Abbiamo visto come tra
Naturalismo e Verismo ci siano punti in comune, ma anche
differenze rilevanti. Il Verismo nasce a Milano all’interno di
un giro di letterati, più o meno collegati tra di loro. Gli
scritti programmatici di Giovanni Verga e gli articoli composti
da Luigi
Capuana determinano un ambito di riferimento, ma al di là
dell’opera di questi, non esiste una vera e propria teoria
verista, tanto da poter parlare di scuola verista. All’interno
dello stesso Verismo i riferimenti comuni risultano alquanto
generali e molto labili. Più che di “scuola verista” si può
parlare di singole personalità di "gusto verista". Ecco perché
quando si parla del movimento, si tende a caratterizzarlo con
l’opera di alcuni scrittori in particolare. L’opera di questi
scrittori, comunque, definiti nell’ambito di questo “gusto”, in
prospettiva realistica e regionale, disegnano una galassia di
opere notevoli, tanto da dare vita al realismo novecentesco
italiano. A Verga e Capuana possiamo collegare Federico De
Roberto, discepolo del primo e anch’esso siciliano. L’opera del
terzetto può definire quasi una “corrente”, non trascurabile,
del movimento stesso: il Verismo legato alla Sicilia.
Luigi Capuana -
biografia.
Luigi Capuana è considerato da alcuni il
vero teorico del Verismo italiano, anche se la sua importanza è
stata nel tempo offuscata dalla grandezza dell’altro siciliano:
Giovanni Verga. Capuana sviluppò la sua visione verista in
particolare verso la Sicilia in alcune opere teatrali, ad
esempio
Malìa,
che venne messa in scena da Giovanni Grasso e musicata da
Francesco Paolo Frontini. Tutte le sue commedie ispirate alla
Sicilia furono raccolte nel libro Teatro dialettale siciliano
(1910-1921).
Nato a Mineo,
in provincia
di Catania (nel 1839), sviluppa gli studi a Mineo, a
Bronte e a Catania, seguendo il corso di studi tradizionale, ma
anche da autodidatta per un breve periodo, per motivi di salute.
Nel 1860, Capuana lascia il corso di giurisprudenza di Catania
per far parte dell’epopea garibaldina. Ne trae un’esperienza che
riporterà, l’anno seguente, nella
leggenda drammatica in tre canti "Garibaldi"
(pubblicata a Catania dall'editore Galatola). Tenta "l'avventura
letteraria" partendo per Firenze nel 1864. Qui conosce diversi
scrittori (come, ad esempio, Aleardo Aleardi) e collabora con il
quotidiano “La Nazione” come critico teatrale. Scrive delle
novelle, ispirandosi a
Dumas figlio.
La morte del padre lo coglie in un breve periodo di sosta in
Sicilia. I problemi economici e familiari che ne scaturiscono
gli impediscono di ripartire per Firenze. Solo nel 1875 torna in
continente a Roma (dopo essere stato anche sindaco del suo
paese, Mineo). Conosciuto Verga, decide di trasferirsi anch’esso
a Milano. E’ questo momento che fiorisce e si sostanzia
l’opera di Capuana scrittore e critico. Scrive per il
Corriere della
Sera
come critico letterario e teatrale. Nel 1877 viene pubblicata
"Profili di donne", la sua prima raccolta di novelle, e, nel
1879, il romanzo "Giacinta", in cui applica le teorie
veriste che egli stesso sta creando con Verga e gli altri
scrittori. Alcuni lo considerano il manifesto del verismo
italiano. Inizia a fare opera di propaganda sui giornali del
Naturalismo francese, in particolare Zola, e delle nuove teorie
elaborate. L’anno seguente comincierà a raccogliere i suoi
articoli su Zola, i Goncourt, Verga e altri scrittori, che
pubblicherà su "Studi sulla letteratura contemporanea"
(1890-1892). In un breve periodo (è in viaggio
continuamente) a Mineo, inizia a scrivere quello che sarà
considerato il suo capolavoro: "Il Marchese di Roccaverdina"
(pubblicato nel
1901). La fine del secolo lo vede impegnatissimo nella
pubblicazione di testi letterari e la messinscena teatrale di
sue opere. Dal
1900 lo
scrittore inizia un’importante carriera educativa ottenendo la
cattedra di letteratura italiana presso l'Istituto Femminile di
Magistero a Roma. Nel 1902, ricoprirà quella all’Università di
Catania, di lessicografia e stilistica. Autore
letterario di livello, Capuana conosce D’Annunzio e Pirandello,
insegnante anch’esso al Magistero di Roma. Numerosi i testi
scritti e pubblicati: il romanzo "Rassegnazione
(1900),
"Coscienze" (1905), "Nel paese di Zagara" (1910),
"Gli Americani di Rabbato" (1912). Muore a
Catania, il 29 novembre 1915, poco dopo l’intervento italiano
nella Prima Guerra Mondiale.
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