Le grandi donne del Verismo lo sono
state davvero. Matilde Serao non fu soltanto scrittrice, ma
anche significativamente giornalista. È stata, infatti, la prima
donna ad aver fondato e diretto un quotidiano in Italia. Il
16 marzo del
1892, grazie a lei e al marito, vide la luce il
quotidiano napoletano Il
Mattino, seguito poco dopo, dalla fondazione de
Il Giorno, che
diresse da sola. Ma la sua vita da giornalista e imprenditrice
la vide protagonista di molte pubblicazioni, soprattutto a
Napoli. La Serao nacque in Grecia a Patrasso il 7 marzo 1856.
Il padre Francesco, avvocato, con l’insuccesso insurrezionale
del 1848 a Napoli, dovette riparare in Grecia. Qui svolse
attività d’insegnante, conoscendo e sposando la nobile decaduta
Paolina Borely, discendente dei principi Scanavy di Trevisona.
Alla notizia nel 1860 della prossima caduta del governo
borbonico di
Francesco II, il padre tornò in Italia. La famiglia lo
seguì a Napoli nel 1861. Il padre riprese la sua attività di
avvocato e giornalista, presso Il Pungolo
nella città
partenopea. Matilde crebbe, quindi, frequentando una redazione
di giornale, rimanendone affascinata. Quello che non ci si
aspetterebbe è che la Serao, futura scrittrice, fino
all'età di otto anni non aveva ancora imparato né a leggere né a
scrivere. La spinsero successivamente una grave crisi economica
familiare e la malattia della madre. A quindici anni, priva di
qualsiasi titolo di studio, si iscrisse, in qualità di uditrice,
alla Scuola Normale "Eleonora
Pimentel Fonseca". Con ottimi profitti ottenne il diploma
di maestra. Subito dopo cercò e trovò un lavoro stabile,
entrando (vincendo un concorso pubblico), come ausiliaria ai
Telegrafi
di Stato, dove lavorò per quattro anni. La vocazione al
giornalismo, tuttavia, la spinse a collaborare con brevi pezzi
al Giornale di Napoli.
Nel 1878, a ventidue
anni, pubblicò sul Corriere del Mattino la sua
prima novella, Opale. Due
anni dopo, nel 1882, la sua ambizione la portò a partire per
Roma, dove per cinque anni collaborò attivamente come
giornalista al
Capitan
Fracassa.
Qui si adattò a scrivere di tutto, dalla
cronaca rosa
alla critica letteraria. Riuscì con la sua attività ad
entrare nella vita dei salotti mondani della capitale.
All’inizio il suo piglio di donna indipendente suscitò
attenzione e curiosità. Finita questa la sua “immagine”, come la
chiameremmo oggi, il suo fisico un po' tozzo, la risata grossa,
la mimica ed i modi del tutto spontanei, più che ammirazione la
fece diventare l’oggetto stesso della derisione e del
pettegolezzo. La Serao, tuttavia, ha la testa dura, e se non
ottiene soddisfazione dalla realtà mondana, è il suo mestiere di
giornalista a rincuorarla e a darle la forza per mirare avanti.
Così arriva il successo tanto sperato con la pubblicazione del
libro Fantasia (1883).
Unico critico un certo Edoardo Scarfoglio, che dalle
pagine del giornale letterario Il libro di Don Chisciotte,
nella sua
recensione al testo della Serao, usa parole critiche, a volte
dure: «... si può dire che essa sia come una materia
inorganica, come una minestra fatta di tutti gli avanzi di un
banchetto copioso, nella quale certi pigmenti troppo forti
tentano invano di saporire la scipitaggine dell'insieme».
Quello che non capita nella fantasia capita nella realtà. La
Serao e Scarfoglio si incontrarono successivamente nella
redazione del Fracassa.
La Serao non parlò della recensione cattiva, ad un bel giovane
così attraente quale egli era. Si sviluppò, invece, una intensa
amicizia, che ben presto divenne argomento proprio di quei
salotti che frequentava la scrittrice. Erano sempre insieme,
ovunque a Roma: lui tanto bello ed elegante e lei con modi così
“popolari”. Come finì? Si sposarono il
28 febbraio
1885 a Roma, e la notizia divenne l’argomento di tutti,
tanto che lo stesso Gabriele D’Annunzio scrisse un pezzo su
La Tribuna,
narrando la splendida giornata. Ebbe quattro figli dallo
Scarfoglio, ma, testa dura, non per questo si arrese,
rinunciando al suo lavoro. Anzi, il seguente periodo romano la
vide scrittrice molto prolifica. Scrisse, tra l’altro: Pagina
Azzurra, All'erta!, Sentinella, La
conquista di Roma, Piccole anime, Il ventre di
Napoli (1884) e Il romanzo della fanciulla.
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