La vita di Edmondo De Amicis fu per un lungo periodo decisa.
Finiti gli studi, a Cuneo prima e a Torino dopo, a
sedici anni,
nel 1862,
entrò
nell'Accademia militare
dell’esercito
di Modena, dove divenne ufficiale.
La sua fu una scelta convinta e meditata. A suo parere, infatti,
la disciplina militare
era il metodo migliore per l’educazione di una persona. Da
sottolineare, tuttavia, è che, in quel periodo, in cui si andava
costituendo pezzo per pezzo l'unità d'Italia, lo spirito
patriottico
imperava nei cuori dei giovani italiani. De Amicis, inoltre,
pensava che il far parte dell’esercito era il metodo migliore
per contribuire concretamente all’unificazione. Le sue
granitiche convinzioni si incrinarono con la battaglia di
Custoza. Scoppiata la Terza Guerra di Indipendenza, l’esercito
italiano si scontrò a Custoza contro gli Austriaci. Gli italiani
erano in
larga superiorità numerica sui nemici. Destino volle che
l’incapacità dei comandi nella gestione delle truppe, trasformò
una facile vittoria in una cocente sconfitta. De Amicis ne
rimase colpito e fortemente deluso, tanto da abbandonare
successivamente la vita militare. Iniziò in tal modo la seconda
parte della sua vita, stavolta da civile.
Casualità volle
che precedentemente, recatosi per servizio a Firenze, aveva
composto su questi temi dei bozzetti scritti, che in seguito,
raccolti, formarono il libro La vita militare (1868)
apparsi per la prima volta sulla rivista ufficiale del ministero
della guerra,
L'Italia militare,
di cui
assunse, anche, la direzione per un breve periodo.
Uscito dall’esercito, gli fu naturale rivolgersi a La Nazione,
quotidiano fiorentino, divenendo uno degli inviati del giornale.
Tra i suoi reportages vi fu anche quello per la Presa di Porta
Pia a Roma, nel 1970, a cui era presente personalmente. Nella
sua vita, come reporter, viaggiò moltissimo, tanto che
raccoglieva via via le corrispondenze al quotidiano, in testi
monotematici. Pubblicò, perciò, nel tempo i libri di viaggio:
Spagna
(1872),
Ricordi di Londra (1873), Olanda (1874), Marocco
(1876), Costantinopoli (1878/79), Ricordi di Parigi
(1879). Dopo soggiorni ripetuti a Pinerolo, tra il
1882 e il 1884, scrisse
Alle porte
d'Italia,
un testo dedicato alla città piemontese e ai suoi dintorni. Il
Comune di Pinerolo, nel 1884,
gli conferì la
cittadinanza onoraria con tanto di diploma.
Nel
primo giorno di scuola del 1886, il 17 ottobre, il suo editore,
Treves, fece uscire in libreria il suo romanzo
Cuore. Il successo fu
fulmineo: in pochi mesi si oltrepassarono le quaranta edizioni.
In seguito numerosissime furono le traduzioni in altra lingua,
tanto che Cuore
detiene, insieme a Pinocchio di Carlo Collodi, il primato del
libro per ragazzi più popolare della letteratura italiana nel
mondo. Molteplici sono le chiavi per capirne il successo. La
prima perché zeppo di temi morali, tipici del paternalismo
borghese, estratti dai miti del
Risorgimento
italiano,
che, ovviamente, in quel periodo erano diffusi e prioritari.
La seconda, l’anticlericalismo del libro, dovuto ai contrasti
tra il Regno d'Italia e Papa Pio IX
dopo la presa di Roma e il trasferimento della capitale nella
città capitolina, quindi tema condiviso da moltissimi.
Certamente non dalla Chiesa che criticò, alla sua pubblicazione,
Cuore per
la mancanza
totale di
citazioni a
tradizioni
e feste
religiose
(nel libro gli stessi bambini non festeggiano nemmeno il Natale…).
Il libro è testimonianza, inoltre, dell’attenzione che l’autore
volgeva verso la classe popolare, anche se, fino a questo
momento, solo in chiave pedagogica.
Così come si evolve
il mondo, si evolse la visione della società di Edmondo De
Amicis. Nel
1890
lo scrittore si avvicinò alle nuove idee socialiste, fino ad
iscriversi al partito socialista
nel 1896.
Superate,
perciò, le idee nazionalistiche
della prima parte della sua vita, alla base di
Cuore, egli spostò la
sua attenzione verso i ceti popolari e le loro problematiche.
Conobbe Filippo Turati e iniziò a scrivere su
giornali legati al partito, come
Critica
sociale
e La lotta di classe. Scrisse, inoltre, per Il grido
del popolo di Torino parecchi pezzi giornalistici di
ispirazione socialista, raccolti successivamente nel libro
Questione sociale del 1894. Tra gli scritti di questo
periodo abbiamo Sull'oceano (1889)
che narra dei poveri emigranti italiani costretti ad andare in
America, poi Il romanzo di un maestro (1890) e
Amore e ginnastica (1892),
da cui sono stati tratti uno sceneggiato televisivo del 1959 e
un film omonimo, e ancora Maestrina degli operai (1895) e
La carrozza di tutti (1899).
In questo periodo, così fervido di opere, crollò la sua vita
familiare. Le continue liti con la moglie, Teresa Boassi,
portarono il figlio Furio (appena ventiduenne), al suicidio, nel 1898,
a causa della dura e infernale situazione familiare creatasi.
Di lui sappiamo che in questi anni aderì anche ad una loggia
massonica di Torino, divenendone un esponente di rilievo. Nel
1903 fu eletto socio
dell'Accademia
della Crusca.
Compose, tra le ultime opere,
L'idioma gentile (1905), Ricordi d'un viaggio
in Sicilia (1908), e Nuovi ritratti letterari e artistici
(1908).
L’
11 marzo
del 1908, mentre era ospite nella casa di
George McDonald,
un altro grande scrittore dei primi del
Novecento, a Bordighera,
De Amicis morì improvvisamente.
Il romanzo "Primo Maggio", nel 1980, è stato pubblicato
postumo da Garzanti, su interessamento del Comune di Imperia.
Come si comprende già dal titolo, il libro è legato all’adesione
di De Amicis al socialismo di fine secolo XIX.
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