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Federigo Tozzi nacque il 1º gennaio 1883 a Siena. Suo padre, d’origine contadina, era un uomo rude, ma abile negli affari. Possedeva due poderi nei dintorni della città e il "Ristoratore il Sasso" (presso l'Arco dei Rossi). Aveva in odio, tuttavia, la cultura in genere, e questo fu motivo di continui scontri con il figlio Federigo. La madre era affetta da epilessia.
Come è facile intuire, gli studi furono alquanto travagliati, anche perché il carattere del ragazzo era insofferente e ribelle. F
requentò dapprima la scuola elementare in Seminario continuando successivamente nel Collegio Arcivescovile di Provenzano. Nel 1895 ne fu espulso per cattiva condotta (in quell’anno morì anche sua madre). Provò a continuare nella scuola delle Belle Arti. Dopo tre anni neri, fu espulso anche da questa scuola. Provò a frequentare i corsi delle scuole tecniche, prima a Siena e poi a Firenze. Voglia di studiare ne aveva poca e, alla prima occasione, nel 1902, decise di abbandonare gli studi regolari.
Eppure il germe della cultura gli stava crescendo dentro. Il piacere di leggere lo portò al
la biblioteca comunale di Siena, dove studiava testi di qualsiasi argomento, soprattutto quelli che riguardavano le nuove scoperte nel campo della psicologia moderna.
In questo periodo travagliato diverse figure femminili entrarono nella sua vita: per prima la matrigna, acquisita dalle seconde nozze del padre nel 1900. Questa divenne ispirazione per il personaggio di Luigia de Il podere. Poi conobbe diverse ragazze: Annalena, Emma e Isola. Il carattere dell’ultima sarà quello del personaggio di Ghìsola di Con gli occhi chiusi
.
Dal 1901 al 1904 frequentò brevemente una sezione del
Partito Socialista degli Italiani, dove conobbe l'intellettuale Domenico Giuliotti.

Inizialmente l’opera di Tozzi è legata a Siena. Dopo la sua prima pubblicazione, la Città della Vergine, opera in versi, divenne curatore di raccolte di antichi scrittori senesi. Volendo allargare i suoi orizzonti, nel 1907, entrò nelle ferrovie, lavorando a Pontedera e a Firenze
. Da questa esperienza trasse ispirazione per la stesura di un un "diario", Ricordi di un giovane impiegato. L’anno seguente tornò a Siena a causa della morte del padre. L’evento scatenò la sua ispirazione letteraria e proprio in questo periodo mese mano alla scrittura delle novelle di Bestie e dei suoi romanzi più celebri, Con gli occhi chiusi e Il podere. Sempre nello stesso anno sposò Emma Palagi, che gli darà il figlio Glauco. Nel 1911 editò la raccolta di  liriche di La zampogna verde, e, nel 1913, diede vita, insieme a Giuliotti, alla rivista quindicinale La Torre (di ispirazione cattolica e nazionalista).
La maturazione dello scrittore, però, avviene successivamente a Roma. Dopo essersi trasferito con la famiglia nella città, iniziò a collaborare con diverse riviste letterarie e conobbe diversi personaggi notevoli. Ne è dimostrazione l’uscita in libreria, nel 1915
, della raccolta Bestie, grazie all'editore Treves, con cui pubblicava lo stesso D'Annunzio. Scoppiata la guerra, Tozzi lavorò presso l'ufficio stampa della Croce Rossa. Qui conobbe Marino Moretti.
Il suo paziente lavoro di composizione esplode dopo la fine della Grande Guerra.
Nel 1919, per i tipi di Treves, Tozzi pubblica in successione Con gli occhi chiusi, e l’anno seguente Tre croci, unitamente a Gli egoisti, (romanzo autobiografico ambientato nell'ambiente letterario romano), e Giovani, raccolta di novelle. Tutto questo lo deve all’amicizia stretta con Panzini, Pirandello e Borgese. Soprattutto questi ultimi credevano fortemente in lui , tanto che Borgese valutò  l’ultimo suo libro, Tre croci, come capolavoro del realismo.
Ma Tozzi non ebbe fortuna: nell’anno del suo successo, il 1920, affetto da polmonite, il 21 marzo
, morì, interrompendo quella che si profilava una grande carriera letteraria.

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