Macroregioni: nate in funzione delle sfide e delle opportunità transnazionali comuni

di Paolo Pantani

Le Macroregioni si configurano nel rafforzamento della politica di coesione che con il Trattato di Lisbona del 2007 ha di fatto assunto, accanto ai profili sociale ed economico già delineati dall’Atto Unico Europeo del 1986, una terza dimensione: quella territoriale. Attraverso questo strumento le istituzioni europee hanno voluto elevare la cooperazione territoriale a chiaro obiettivo dell’Unione Europea in posizione centrale, mobilitando il potenziale di crescita che esiste nei territori.
La politica di coesione spera di migliorare l’equilibrio geografico dello sviluppo economico e di innalzare il tasso potenziale di crescita dell’intera Unione, rendendolo sostenibile, equilibrato ed armonioso, in grado di ridurre le diseguaglianze  e di rafforzare la cooperazione transfrontaliera, mediante iniziative congiunte locali e regionali, e la cooperazione transnazionale, mediante azioni volte allo sviluppo territoriale integrato.
In sostanza, le Macroregioni sono strumenti per la migliore attuazione della coesione territoriale – che, nell’elaborazione più recente, come ricordato, affianca e completa la coesione economico-sociale: l’unica in riferimento alla quale finora erano state elaborate la maggior parte delle politiche europee – e per la promozione di uno sviluppo “in grado di superare i confini tra Stati-membri”.
Rendendo più efficace “un’azione che veda come protagoniste aree territoriali contigue, accomunate da problematiche simili, piuttosto che interi territori statali, considerati separatamente l’uno dall’altroDel resto bisogna tenere presente che verso questa modalità di cooperazione si indirizza sempre più frequentemente anche il favore di molti Stati preoccupati dall’accentuarsi dei problemi (come, per esempio, quello degli effetti del cambiamento climatico) che superano i confini amministrativi e non possono essere affrontati in modo adeguato che dalla cooperazione dei territori interessati. Inoltre, c’è da dire che questa strategia di cooperazione territoriale dell’Unione Europea, in modo particolare con la programmazione dei Fondi strutturali 2014/2020, mira ad evitare la dispersione delle risorse finanziarie concentrandole nel tentativo di risolvere alcuni problemi comuni a più autorità statali e sub-statali in determinati settori (definiti “pilastri” o “obiettivi”) la cui dimensione può variare in considerazione della zona geografica interessata, dei soggetti partecipanti e, quindi, delle risorse a disposizione.
In poche parole per la Commissione Europea la Macroregione è una Entità che non è nata in base a criteri amministrativi o finanziari ma in funzione delle sfide e delle opportunità transnazionali comuni.

Da questa impostazione funzionalista, poi, la Commissiome Europea ne faceva inizialmente derivare la regolamentazione principale, cd. dei “tre No!”: 1) No! a finanziamenti specifici a carico del bilancio UE ma coordinamento dei fondi europei (e nazionali) esistenti per il raggiungimento degli obiettivi  inerenti la strategia individuata; 2) No! all’introduzione di una normativa specifica in quanto ogni strategia macroregionale è frutto di una apposita “comunicazione” della Commissione e del corrispondente “piano d’azione” elaborato in base ai contributi di soggetti pubblici (Autorità nazionali, regionali, locali) e privati (stakeholder, mondo scientifico, società civile); 3) No! alla creazione di un’ulteriore istituzione dovendosi applicare alle Macroregioni i principi della cooperazione, del coordinamento, dell’integrazione, della multilevel governance.
Circostanze, tutte queste, che però non si sono dimostrate in grado di dare una risposta soddisfacente al problema principale costituito dall’incapacità delle strutture esistenti di agire in modo efficiente ed efficace a causa della loro frammentarietà. Ed ecco, allora, che la stessa Commissione ha proposto di modificare ed il Consiglio ha accettato di capovolgere la regola dei “tre No!”  nella regola dei “tre Si!”. E cioè: 1) Si! alla complementarietà dei finanziamenti; 2) Si! alla definizione di una nuova progettualità; 3) Si! al coordinamento degli strumenti istituzionali. In definitiva, configurando la Macroregione quale l’Entità per permettere di raggiungere una maggiore efficacia rispetto a quella che si potrebbe registrare a seguito di azioni individuali poste in essere da Unione Europea, Stati-membri, Regioni e Comuni.
Con questa regola dei “tre Si!”, in definitiva, la nostra Macroregione Mediterranea (EUSMED) può configurare una nuova progettualità in maniera complementare e coordinata con gli strumenti nazionali e questa rappresenta una vera evoluzione, potendo avere quindi una progettualità strategica definita della Macroregione Mediterranea (EUSMED).

IMMAGINE DI APERTURA – Un disegno inviato da Paolo Pantani per illustrare is suo articolo.

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