Testimonianze, in omaggio a Toni Zermo, nel giorno della sua dolorosa scomparsa

di Francesco Attaguile

Il suo fiuto non solo giornalistico, espresso dall’intelligenza degli occhi, gli aveva rivelato il pericolo, come traspariva dai suoi scritti durante il lockdown. Si sentiva braccato dal virus, ma aveva ripreso le sue storiche battaglie, incoraggiato dagli amici che – come me – lo hanno considerato la voce della Sicilia positiva, quella che rivendica ciò che le spetta e che agli altri è stato dato. Si, ma per farcela da sola, con i talenti che possiede, dei quali Toni Zermo è stato una delle espressioni più alte. Capì fra i primi, con qualcun altro della sua generazione come Vito Scalia, che il Ponte per collegare il Mediterraneo e l’Europa non è solo la madre di tutte le infrastrutture e il volano dello sviluppo economico, ma rompe l’isolamento di cui soffriamo, la sicilitudine che ci allontana e ci esclude per quei tre chilometri di mare. Che adesso, però, allontanano l’Europa dalle rotte del nuovo sviluppo policentrico, come ci disse il ministro cinese in visita al porto di Augusta in una sua storica intervista.

Lo conobbi quando, da giovane sindaco, mi venne ad intervistare e capii, dalla sua quasi brutale ma non arida stringatezza, che cosa caratterizza un grande giornalista.
Avevamo radici comuni, nella scuola che ha formato molte generazioni di catanesi – il Leonardo Da Vinci dei Fratelli delle Scuole Cristiane – e nella stupenda Catania borghese degli anni ‘60, che lui ha vissuto e dipinto intensamente e che mi fu palestra di impegno politico, ma diventammo amici solo quando, a fine secolo, andai a Bruxelles a difendere le cause della Sicilia, quelle che lui rappresentava. Gli chiesi più volte di suscitare l’indispensabile appoggio di un’opinione pubblica lontana e distratta. Come quando nel 2011 scoprimmo che ci stavano sottraendo il Corridoio transeuropeo già Berlino-Palermo, diventato Helsinki-La Valletta e dirottato da Napoli verso Bari e Taranto. Si ricordò di aver conosciuto Tajani come collega giornalista (era allora Commissario europeo proprio ai trasporti) e procurammo un’altra intervista memorabile, che svelò come lo scippo traeva origine da una proposta tutta italiana, orchestrata dall’allora A.D. delle Ferrovie Moretti per ingraziarsi i politici pugliesi che dovevano di lì a poco avallarne il rinnovo: il ministro Fitto e il presidente della Regione Vendola. Fu uno schiaffo alle nostre rappresentanze, fino ad allora piuttosto assenti, che si mobilitarono per appoggiare la clamorosa “remuntada” tecnica e politica che ci fece reimpadronire inaspettatamente del maltolto, tanto da far chiedere ad un giornalista inglese, alla conferenza stampa di Barroso e del Commissario Kessler per la presentazione della Rete transeuropea, quale fosse la lobby italiana che aveva fatto dirottare il percorso già annunciato. Quel percorso, che riaggancia la Sicilia all’Europa e questa al Mediterraneo ed alle rotte est-ovest – come Lui voleva lucidamente – non è ancora completato e Zermo ci mancherà molto per conseguirlo, ma lo perseguiremo ancora anche nel suo nome, fino ad ottenerlo.
Anche il Ponte si farà, carissimo Toni, e tu ne godrai il panorama, dal Cielo!

IMMAGINE DI APERTURA – Elaborazione grafica dal quotidiano La Sicilia di oggi e una foto di congerdesign da Pixabay 

Abbiamo bisogno di infrastrutture affidabili, comparabili ad altre opere realizzate nel mondo

di Cosimo Inferrera
Presidente AEM (Associazione Europea del Mediterraneo)

Il Prof Massimo Cacciari questa notte ha tuonato. Come mai forte e deciso da fare tremare le colonne della società veneta. «Acqua alta, acqua alla gola!» ha detto stizzito l’ex Sindaco di Venezia. Io ho ascoltato più volte il suo eloquio liscio, scorrevole, attrattivo, sostanzioso. Qualche volta ho avuto la sensazione dello slalom, ma questo fa parte della sua natura dialettica, di timbro politico. Stanotte invece è stato possente, dirompente. Contro il Mose, in particolare. Sette miliardi, ha divorato! E c’erano progetti alternativi, codificati e protocollati. Ha ribattuto con gli occhi iniettati, la voce, da adrenalina, ma non hanno voluto ascoltare. Furibondo, ma che vale! Il sistema ha limite di allarme a 135 mm di acqua; il meteo ha sbagliato la previsione; ne sono caduti 138 mm, il sistema non si è attivato con 12 ore di anticipo e quindi … Il Mose non si è alzato, Venezia è annegata. Tutto il giro sa di pannicello caldo … La conclusione è tipica dei drammi italiani ex post, cioè a latte versato … Ora chi può smuovere questo enorme trappolone!

Messina, porto di Tremestieri

Venezia è nel cuore del mondo, non solo italiano. Italia Unica, per dirla con Corrado Passera e Mario Ciaccia. Ma è anche unica nella smania perversa di affrontare problemi complessi, da Nord a Sud e viceversa. Giorni fa, non a caso, piuttosto con intento di allarme provocatorio abbiamo messo al microscopio il funzionamento altalenante, poco affidabile, assurdo del secondo porto a sud di Messina-Giampilieri. Stessa storia, fotocopia del Mose, di dimensioni finanziarie più ridotte, ma di stessa matrice confusionaria, pasticciona, dispendiosa e …. ci freniamo.

Ora è ipotizzabile una mangiatoia per niente natalizia, per nulla assimilabile alla mangiatoia in cui albergò il Bambin Gesù nella Grotta di Betlemme. Questa è la volta dell’assai rarefatto Ponte di Messina, su cui non mettiamo lingua dal punto di vista tecnico. Piuttosto da cittadini, fondo schiena rotto da imposizioni e balzelli, assai timorosi della fine che farà l’impiego delle risorse dell’albero della cuccagna UE, diciamo attenzione, fate attenzione alla corsa ai primati di cose mai viste e mai fatte nel mondo! Abbiamo semplicemente bisogno di infrastrutture assai importanti per il deserto del Sud, infrastrutture affidabili, verificabili, comparabili ad opere realizzate nel mondo, e che l’ingegneria italiana, RFI e Anas costruiscono validamente nei Paesi del mondo! Paesi in cui si distingue indirizzo, gestione, controllo. Nei fatti, senza pastrocchi e farlocchi. Basta primati poco affidabili, fallimentari come il Mose, il Porto di Tremestieri, il … il Ponte? Speriamo proprio di No. Questo almeno No, quello giusto Si. Per il Natale che viene, non dirò altro. Aspetterò fiducioso il parto delle 16 Levatrici dell’Area dello Stretto del III° millennio. E che sia eutocico!

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Ruth Archer da Pixabay 

Quello dello Stretto di Akashi è solo un ponte per il gommato

En attendent… il Ponte sullo Stretto Musumeci incontra De Micheli

di Cosimo Inferrera
Presidente AEM (Associazione Europea del Mediterraneo)

L’articolo di Mario cade al momento opportuno. Il problema dell’attraversamento stabile dello Stretto entra ormai nel vivo delle cose da fare con il Recovery Found. Un po’ fugace e vago sul tunnel di Giovanni Sacca’, l’articolo chiarisce il significativo cambio di passo dal Progetto della Società SdM, a campata unica di 3300 m., all’inedita idea/proposta di Aurelio Misiti e Pier Paolo Maggiora. In mezzo ai pregi, rimane però l’incertezza grave della lunghezza della campata centrale di 2000 m ai fini dell’attraversamento ferroviario, che rappresenta la finalità prioritaria della mega struttura. Insomma su quel ponte giapponese, che l’ha adottata non passa più neanche una carriola su rotaia… Quel Ponte Akashi è solo un ponte gommato. La gomma in Sicilia spopola, uno vero scandalo del dopoguerra italiano voluto e creato da mamma FIAT, mettendo KO il trasporto ferroviario nel Meridione italiano. Dunque è lì il vulnus principale da rivalutare alla luce delle esperienze cinesi, i cui progetti di ponti ferroviari AV – AC non superano campate di 1300 m, ancora da validare praticamente.

L’articolo di Mario è per questo molto tempestivo, valido, concreto, anche per tutta la ciurma dei patiti, impenitenti, monoculi sostenitori dell’altro Ponte primogenito. E c’è anche da aggiungere che circola da tempo su Facebook una idea/progetto di ponte su pile off-shore sulla Sella dello Stretto, distanziate opportunamente come prima detto, all’altezza del rione Guardia a firma di Giovanni Sacca’. Insomma vedrei con gran favore un confronto dialettico interno tra questi benemeriti esperti per arricchire l dibattito definitivo, che si spera conclusivo.

IMMAGINE DI APERTURA: Picture of the Akashi Bridge in Kobe on December 2005 Picture taken by Kim Rötzel from an aircraft (Fonte Wikipedia)