Un momento dell’incontro MMO al Museo di Messina nel Novecento. Lo stendardo del Kiwanis Club riguarda altre manifestazioni ospitate nella medesima sala. Nella foto alcuni dei presenti, da sinistra: Giuseppe Previti, Cosimo Inferrera, Carmelo Celona, Sergio Bertolami.

Nel pomeriggio di giovedì 18 aprile, al Museo di Messina nel Novecento, si è tenuto il primo workshop del gruppo di lavoro Cultura e Turismo della Macroregione Mediterranea Occidentale (MMO). L’arch. Sergio Bertolami, che coordina i lavori, ha introdotto una prima discussione sul concetto di valore. Nello specifico, ha focalizzato l’attenzione sul particolarissimo “Museo dell’innocenza”, che lo scrittore turco Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura 2006, ha realizzato raccogliendo una collezione di oggetti. Di per sé stessi questi oggetti sono “innocenti”, ma che per Pamuk hanno un potere evocativo tale da rendere tangibili memorie personali e della città di Istanbul fra il 1950 e il 2000. Pubblichiamo di seguito la presentazione proiettata durante l’incontro come spunto di riflessione.

La discussione, articolatasi fra gli intervenuti dopo la proiezione, ha permesso di individuare un gruppo qualificato di persone che parteciperà ad un prossimo incontro, con l’intento di determinare le caratteristiche tipologiche di una rete di piccoli musei e collezioni private esistenti e, nel caso, determinare la necessità di nuovi musei locali. Tali strutture potranno interagire fra di esse e valorizzare le potenzialità del territorio macroregionale.

Il progetto di ricerca, relativo al laboratorio di progettazione “Per una rete dei Piccoli Musei della Macroregione Mediterranea”, si affianca ai due progetti già individuati dalla commissione Cultura e Turismo della MMO. Il primo riguarda il ripopolamento e il riuso di borghi storici, progetto condotto dall’arch. Carmelo Celona (in questo momento in 15 centri italiani). Il secondo riguarda la riqualificazione dell’area falcata di Messina incentrata sulla realizzazione di un Acquario internazionale, progetto curato dal prof. Josè Gambino. I tre progetti saranno materia di approfondimento da parte di persone interessate ad affrontare esperienze di progettazione partecipata. Tali progetti, costituiranno il tema dei prossimi workshop. Intanto proseguiamo sul tema della “costruzione sociale del valore” facendo uso di TouchDown.

TouchDown
Le idee migliori occorre prenderle al volo. Nascono spesso nel corso di riunioni o letture spontanee. Ecco perché abbiamo concepito alcune pagine web per riflettere meglio su quanto è stato dibattuto nei laboratori.

TouchDown 1 – Il testo della presentazione filmata è stato reso pubblico sulle pagine di Experiences.it e si potrà leggere al seguente link:
LA COSTRUZIONE SOCIALE DEL VALORE – IL MUSEO DELL’INNOCENZA A ISTAMBUL
TouchDown 2 – La presentazione contiene due filmati in inglese. Per rendere più agevole la comprensione è possibile leggerne i contenuti in italiano al seguente link:
LA COSTRUZIONE SOCIALE DEL VALORE – FILMATI
TouchDown 3 – Il primo momento di lavoro servirà a mettere a punto un elenco di Piccoli Musei. Di seguito potrete vedere un esempio al link:
MAPPATURA DEI PICCOLI MUSEI: UN PRIMO ESEMPIO DA SEGUIRE
TouchDown 4 – La trasmissione dell’eredità che unisce passato/presente/futuro è alla base del ragionamento sul valore nei beni culturali.
IL VALORE DEL PATRIMONIO CULTURALE: UNA SFIDA DA CONSIDERARE

Seguiranno sull’argomento della “costruzione sociale del valore” altri approfondimenti, commisurati all’interesse dei partecipanti (se decideremo riunioni in presenza) o dei lettori (se ci limiteremo a delle considerazioni scritte). Il migliore metodo di lavoro lo metteremo a punto insieme.

Piccola nota a margine
di Sergio Bertolami

Nel corso della mia relazione al primo workshop della commissione Cultura e Turismo della Macroregione Mediterranea Occidentale, mi è stato chiesto quanti visitatori conti ogni anno il particolare “Museo dell’Innocenza” a Istanbul realizzato da Pamuk, premio Nobel 2006 per la letteratura. Qualcuno ha addirittura ha avanzato il dubbio che dal 2012 sia ancora aperto. Ogni illazione è lecita; per comprovarla o meno, ognuno di noi può immergersi nelle ricerche e togliersi la curiosità. Internet è a disposizione di tutti. Per la verità, quando cominciò a pensare il museo, Pamuk era ben cosciente di quante poche persone visitassero i piccoli musei d’Europa, ma nonostante tutto questa idea, confessa, «non mi servì d’insegnamento sulla difficoltà e la vanità del mio progetto: al contrario, la poesia dei musei vuoti nelle strade secondarie alimentava i miei sogni». Lo scrive in un altro libro, intitolato L’innocenza degli oggetti un catalogo illustrato che restituisce tutta la magia del suo museo, di cui mi piacerebbe parlare a chi è interessato ad approfondire il discorso. Da parte mia, trovo una nota Ansa sul numero dei visitatori e la riporto: «nei primi quattro anni di apertura dal 2012 al 2015 il museo ha avuto una media di 33-34 mila visitatori l’anno, ma gli accadimenti degli ultimi due anni (con le bombe esplose in città e la repressione che hanno condizionato il turismo) il numero è sceso 25-26 mila visitatori». Che il museo sia ancora aperto è documentato: per averne certezza basta andare su Trip Advisor e digitare “Museum of Innocence”. Troviamo 571 recensioni e l’ultima, in ordine di tempo, è di aprile 2019. La persona, che redige la nota, si dilunga a commentare le proprie gradevoli sensazioni e lamenta soltanto: «Non abbiamo avuto molto tempo per la visita, dato che siamo arrivati 30 minuti prima della chiusura». Peccato, aggiungerei, visto che il tempo stimato di visita è di due ore e mezza e il biglietto base d’ingresso costa 45 euro. Visto però che i critici di casa nostra forse sono interessati anche ad un confronto con grandi Musei, li rimanderei alle statistiche ufficiali, come quelle della Regione siciliana (ultimi dati del 2017). Il Museo regionale di Messina, per fare un esempio – che espone fra l’altro, Caravaggio e Antonello – dichiara 7.072 visitatori paganti e 12.180 non paganti per un totale di 19.252 fruitori. Questi numeri fanno esultare di gioia i giornali locali. Contenti loro!