Il lavoro di Wright in questo periodo ha avuto un forte impatto sullo sviluppo dell’architettura moderna non solo americana, ma anche in Europa. Apriranno infatti all’architettura organica.
Frank Lloyd Wright è considerato uno degli architetti più influenti del ventesimo secolo. Si racconta che sia stato indirizzato nel suo linguaggio formale geometrico, utilizzato in molti dei suoi progetti, giocando da bambino con i blocchi di Froebel, che la madre di Wright aveva acquistato all’Esposizione universale di Filadelfia del 1876.
Wright si forma professionalmente presso lo studio di Dankmar Adler e Louis Sullivan, il più noto esponente della Scuola di Architettura di Chicago, con cui collabora a partire dal 1890 per sette anni prima di mettersi in proprio. Tuttavia, il pensiero di Wright è influenzato anche dalle opere di Henry Hobson Richardson e dai principi dell’Arts and Crafts di William Morris. In qualità di figlio del “Nuovo Mondo”, nutre un’incrollabile fiducia nel potenziale dell’America e respinge ogni revival stilistico europeo, orientando invece la propria ricerca verso forme espressive ispirate all’arte e all’architettura orientale, in particolare giapponese, nonché alle tradizioni costruttive delle civiltà precolombiane, come i Maya e gli Indios.
L’inizio della lunga e prolifica carriera di Frank Lloyd Wright (1869-1959) è segnato dallo sviluppo di un linguaggio architettonico profondamente innovativo: lo “stile della prateria”. Più che una semplice corrente estetica, esso incarna una visione autentica e originale del vivere e dell’abitare, radicata nel paesaggio e nella cultura americana.
Il dinamismo pionieristico della frontiera, simbolo della conquista americana, si traduce in un ideale architettonico che supera il concetto di limite per abbracciare un dialogo aperto con la natura. Wright concepisce la casa dei pionieri come un rifugio armonioso, un’abitazione unifamiliare, semplice e in stretto rapporto con la terra. Egli stesso afferma: “La prateria ha una sua propria bellezza e noi potremmo riconoscere e accentuare questa bellezza naturale.” Da qui prende vita la sua concezione di “Architettura Organica”, in cui lo spazio interno si proietta fluidamente verso l’esterno, quasi come un organismo vivente.
Le case in cui sviluppò il suo personale “stile prateria” è caratterizzato dall’orizzontalità della struttura, dalla figurazione geometrica e dalla fusione spaziale tra interno ed esterno. Tetti ampi e aggettanti, lunghe fasce di finestre e l’imponenza dei camini verticali – spesso fulcro simbolico e funzionale dell’abitazione – definiscono il linguaggio visivo di queste costruzioni. L’opera più famosa di questo periodo è la Robie House a South Chicago , vicino all’Università di Chicago . È esempio paradigmatico dell’interazione tra interno ed esterno e della fusione tra materiali e paesaggio.
Le piante di queste abitazioni, con il loro disegno geometrico e rigoroso, evocano i motivi delle stoffe scozzesi: gli ambienti si intersecano e si sviluppano secondo un ordine spesso simmetrico sulla facciata principale, per poi articolarsi in modo più libero e asimmetrico verso la zona privata, che si apre sul giardino.
In questo approccio, Wright condivide con gli architetti europei contemporanei l’aspirazione a trasformare la società attraverso la progettazione dell’ambiente costruito. Fedele agli ideali di Morris, concepisce ogni sua opera come un’opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk), in cui architettura, arredi, decorazioni, vetrate, mosaici e giardini si fondono in un insieme armonico. Per realizzare questa visione, si avvale della collaborazione di artisti e artigiani, tra cui lo scultore Richard Bock.
Tra il 1904 e il 1906, lo stile della prateria raggiunge il suo apice con opere come l’Unity Temple a Oak Park e la Martin House e il Larkin Building a Buffalo, esempi di una progettazione che ridefinisce il concetto di spazio architettonico.
Con la costruzione dell’Imperial Hotel di Tokyo (iniziato nel 1916), Wright chiude questa fase della sua carriera e si immerge in nuove sperimentazioni. La sua ricerca proseguirà negli anni ridefinendo costantemente i confini dell’architettura moderna.
Un dramma personale segnò questi anni della sua vita. Nel 1903, l’architetto Frank Lloyd Wright prese la decisione di lasciare sua moglie Catherine, dalla quale aveva avuto sei figli, per Mamah Borthwick. La relazione fu estremamente scandalosa per l’epoca e ebbe un impatto negativo sulla carriera di Wright considerato un adultero.
Nel 1914, si verificò una tragedia devastante a Taliesin, la residenza e studio che Wright aveva costruito per sé e per Mamah in Wisconsin. Un bracciante, mentre Wright si trovava a Chicago, appiccò un incendio alla casa. L’incendio provocò la morte di Mamah, dei suoi due figli e di quattro membri dello staff di Wright. Questo tragico evento segnò una battuta d’arresto significativa nella carriera dell’architetto, lasciandolo affranto e temporaneamente incapace di lavorare.
Dopo questo periodo di lutto, Wright iniziò una relazione con Miriam Noel. Nonostante tutto Catherine, la moglie legale di Wright, alla fine accetterà di concedergli il divorzio, ma solo nel 1922, dopo parecchi anni di separazione.
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