Sarah Bernhardt, La Diaphane. Poudre de Riz, 1890

Il panorama teatrale agli inizi del Novecento fu attraversato da un profondo rinnovamento, segnato dalla volontà di superare le rigidità delle convenzioni teatrali tradizionali, in particolare quelle legate al verismo. Non più un mero riflesso della realtà, ma una rappresentazione che trascendeva il quotidiano, il teatro si apriva a nuove possibilità artistiche. I protagonisti di questa trasformazione furono soprattutto gli attori, che, grazie alla maggiore libertà espressiva, videro riconosciuti i propri meriti. A questo si aggiunga l’importanza del ruolo del regista. Stanislavskij e Mejerchol’d hanno trasformato il teatro basato sulla parola in un teatro di azione fisica. Registi come Max Reinhardt, Jacques Copeau e Anton Giulio Bragaglia saranno figure chiave nel panorama europeo.

Le Grandi Divinità del Palcoscenico

In questo periodo di primo Novecento, fra le figure maschili più celebri attori, spiccano Tommaso Salvini e Jouvet.

Tommaso Salvini fu una figura di spicco nel teatro italiano del XIX secolo. Insieme ad Adelaide Ristori ed Ernesto Rossi, fu un esponente del periodo cosiddetto del Grande Attore. Si formò nelle compagnie di Gustavo Modena e Luigi Domeniconi. Acquisì successivamente fama mondiale e viaggiò in Spagna, Portogallo, Sud America, Inghilterra, Egitto, Russia e Stati Uniti, recitando in italiano con attori inglesi, pur senza avere studiato la lingua, come riportato in un’intervista al The Morning Call di San Francisco del 18 giugno 1893.

La sua capacità di interpretare ruoli complessi e di emozionare il pubblico lo rese uno degli attori più amati del suo tempo. Partecipò a numerose produzioni teatrali di successo, contribuendo alla diffusione della cultura italiana all’estero. La sua dedizione all’arte drammatica influenzò generazioni di giovani attori. Tra i suoi ruoli più celebri si annoverano quelli shakespeariani, dove dimostrò una straordinaria versatilità e profondità interpretativa. Morirà a Firenze nel 1915.

Louis Jouvet, influenzato dalla famiglia, studiò e si laureò in farmacia. Nel tempo libero, si dedicava al teatro. Lavorò con Léon Noël, nel Théâtre d’Action d’art, nel Teatro delle Arti, all’Odéon e al Châtelet. Nel 1913, Jacques Copeau lo assunse al teatro Vieux-Colombier, dove divenne direttore di scena, scenografo, assistente e attore.

Nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, Louis Jouvet si arruolò volontario come autista di ambulanza e farmacista. Smobilitato nel 1917, tornò alla compagnia Vieux-Colombier e si trasferì al Garrick Theatre di New York, senza ottenere il successo sperato.

Tra le figure femminili che calcarono il palcoscenico adinizio secolo vanno ricordate, naturalmente, due leggende senza tempo: Eleonora Duse e Sarah Bernhardt.

La Duse, autentica icona del teatro italiano, non si limitava a un solo stile, ma adattava la sua recitazione alle sfumature di ogni personaggio. La sua straordinaria versatilità la portò a interpretare ruoli come quello di Santuzza nella Cavalleria Rusticana di Verga e a lavorare al fianco di Gabriele D’Annunzio, con il quale creò una delle sue interpretazioni più celebri: quella della Gioconda. Ma non solo, la sua carriera si arricchì di tragedie come Francesca da Rimini, opera che segnò la sua affermazione sulla scena internazionale. Tuttavia, la sua relazione con D’Annunzio si concluse amaramente quando il poeta scelse Sarah Bernhardt per un ruolo in La città morta, lasciando la Duse in uno stato di rancore.

Sarah Bernhardt, dal canto suo, è un altro pilastro del teatro europeo, apprezzata per la sua eleganza e la sua capacità di interpretare ruoli drammatici con un’intensità senza pari. Seppur rivale della Duse, la Bernhardt si distinse anche per la sua capacità di navigare tra il teatro classico e quello di boulevard, interpretando opere che raccontano la borghesia francese, come quelle di Henry Bataille e Henry Bernstein. Negli anni successivi alla Grande Guerra, la stagione delle grandi dive iniziò a tramontare, mentre la Duse, ormai stabilitasi in America, e la Bernhardt, vissuta tra la nostalgia del passato, segnarono simbolicamente la fine di un’epoca.

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