Mutt and Jeff in Occultism (Fox, 1918). Locandina del film comico. La frase pronunciata dal defunto allude al fatto il gran bacchettone delle pompe funebri sta piangendo perché non può tagliare il cadavere più di tanto per adattarlo alla bara.

All’alba del Novecento, l’Europa si presentava come un continente in piena trasformazione: i processi di modernizzazione avevano impresso un’accelerazione senza precedenti ai mutamenti sociali, economici e politici. Tuttavia, al di là del progresso industriale e della crescente influenza della borghesia, permanevano ancora significativi retaggi del passato feudale. Per questo motivo, parallelamente ai cambiamenti in atto, si diffuse in Europa un crescente interesse per l’occulto, alimentato in parte da una moda proveniente dagli Stati Uniti, dove lo spiritismo aveva conosciuto un’ampia fortuna sin dalla metà del XIX secolo. In particolare, la borghesia inglese e francese fece dello spiritismo un raffinato passatempo mondano, contribuendo alla notorietà di medium e circoli esoterici.

La convinzione che fosse possibile comunicare con i defunti trovava legittimazione nelle adesioni di illustri intellettuali, come la scienziata Marie Curie, che ne avallavano, almeno in parte, la plausibilità. Nondimeno, dietro il fascino di queste pratiche si celavano spesso inganni e scandali, svelati talvolta da osservatori più scettici e accorti. Non di rado, celebri esponenti dello spiritismo venivano smascherati: emblematico fu il caso di Allan Kardec, il maggiore teorico del movimento in Francia, la cui produzione letteraria risultò essere in parte attribuibile ad altri autori.

Basandosi sul principio scientifico secondo cui non esiste effetto senza causa, cominciò a osservare e ad analizzare i fatti con mente libera e organizzò con sobrietà le informazioni e gli insegnamenti ottenuti attraverso vari mezzi.

Kardec descrisse la sua dottrina spiritualista nel Libro degli Spiriti (1857), Il libro dei Medium (1861) , Il Vangelo secondo lo Spiritismo (1863) , Paradiso e Inferno (1865) e La Genesi secondo lo Spiritismo (1868). Secondo Kardec, lo spiritualismo è una “scienza” che studia la natura, l’origine e il destino degli spiriti, nonché le loro relazioni con il mondo corporeo, cioè il nostro mondo.

Parigi, durante la Belle Époque, fu senza dubbio la capitale indiscussa dell’esoterismo, fungendo da epicentro di teorie eterogenee e di gruppi iniziatici di varia natura. Accanto a una schiera di ciarlatani, operavano anche studiosi di notevole spessore, come René Guénon, riconosciuto come il più autorevole esponente del pensiero esoterico della prima metà del Novecento. Guénon si dedicò con rigore allo studio delle grandi tradizioni sapienziali, dall’induismo vedico al taoismo cinese, fino al cristianesimo esoterico, ma fu anche un implacabile demistificatore delle imposture diffuse negli ambienti occulti.

A partire dal 1912, Guénon fu iniziato al sufismo da Ivan Aguéli, alias Abdel Wahid, e adottò il nome sufi Abdel Wahid Yahia. Durante questo periodo, Guénon aveva anche avuto modo di conoscere la Massoneria e vari gruppi occulti. Cominciò a pubblicare articoli sul simbolismo cristiano, e concentrò la propria attenzione nella redazione del suo primo libro contro la teosofia (Le Théosophisme: Histoire d’une pseudo-religion).

Tra le figure più enigmatiche dell’epoca spicca Fulcanelli, il leggendario alchimista francese la cui identità rimase avvolta nel mistero. Attivo almeno dal 1907, era noto per le sue affermazioni sulla trasmutazione dei metalli in oro e per l’uso di sostanze esotiche come il galbano, una resina aromatica dalle proprietà psicoattive. Celebre anche per il suo incenso dei Magi, a cui attribuiva poteri arcani, Fulcanelli incarnava l’archetipo del sapiente ermetico, sospeso tra scienza e leggenda.

L’alchimia conobbe una sorta di rinascita, reinterpretata alla luce del positivismo scientifico. François Jollivet-Castelot, fondatore nel 1896 della Società Alchimistica di Francia e della rivista L’Hyperchimie, si fece promotore di un approccio moderno alla disciplina. Il suo manuale Comment on devient alchimiste divenne un testo di riferimento per gli adepti, con consigli pratici che spaziavano dalle abluzioni rituali fino all’uso del forno elettrico per esperimenti di trasmutazione. Tra i suoi seguaci più noti vi fu il drammaturgo svedese August Strindberg, che negli ultimi anni della sua vita si dedicò con fervore all’alchimia, arrivando persino a sostenere la candidatura del maestro al Premio Nobel per la Chimica nel 1897.

Un altro protagonista di spicco fu Maitre Philippe, taumaturgo e guaritore di fama internazionale, che otteneva risultati straordinari senza mai richiedere compensi. La sua influenza giunse sino alla corte russa: nel 1901 lo zar Nicola II e la zarina Alessandra Fëdorovna lo invitarono a San Pietroburgo, nominandolo medico dell’esercito e consigliere di Stato con il rango di generale. La sua crescente autorevolezza suscitò però ostilità, e le trame di corte portarono alla sua sostituzione con il controverso monaco Grigorij Rasputin, destinato a giocare un ruolo cruciale negli ultimi anni dell’Impero zarista. Ma non fu solo la Russia a rivolgersi ai maestri dell’occulto: persino il Kaiser Guglielmo II si affidò più volte ai consigli di Maitre Philippe.

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