L’avanguardia russa si inserisce in una concreta realtà politica e rivoluzionaria. Tre sono le sue correnti distinte: Raggismo, Suprematismo, Costruttivismo.
Questa stagione artistica, intensa e travolgente, segna un momento irripetibile nella storia dell’arte del Novecento. L’avanguardia russa, con la sua visione rivoluzionaria, non è soltanto un fenomeno estetico, ma un’esperienza totalizzante che ha cercato di ridisegnare il rapporto tra arte, società e politica, lasciando un’impronta indelebile nella cultura moderna.
L’avanguardia russa, infatti, si distingue nettamente dalle correnti sperimentali europee, poiché si intreccia con un contesto politico e sociale in piena trasformazione. Non si tratta soltanto di una ricerca estetica, ma di un’arte che si fa interprete e strumento della rivoluzione. Questa straordinaria stagione artistica si sviluppa attraverso tre grandi correnti: il Raggismo, il Suprematismo e il Costruttivismo, ognuna delle quali porta avanti una visione innovativa e radicale del fare artistico.
Il Raggismo, teorizzato da Michail Larionov e dalla pittrice Natal’ja Gončarova, si ispira all’energia e alla dinamicità della luce, traducendole in fasci cromatici vibranti, capaci di catturare il movimento e la forza della modernità.
Il Suprematismo, concepito da Kazimir Malevič, si spinge ancora oltre: per Malevič, nato a Kiev nel 1878 e morto a Leningrado nel 1935, la pittura non è una mera rappresentazione della realtà, bensì un processo mentale, un sistema di segni capaci di decifrare e ordinare il rapporto tra mondo interiore ed esteriore. Secondo questa visione, il quadro non è più un oggetto statico, ma un campo di forze astratte, pure ed essenziali. Il celebre dipinto Suprème ne è un esempio paradigmatico, un’opera che esprime senza mediazioni la sua poetica radicale. Il Suprematismo si configura così come una forma d’arte che aspira a una dimensione assoluta, quasi mistica, e si pone in armonia con il nuovo ordine socialista, il quale abolisce il possesso e l’individualismo. Questa concezione si estenderà anche all’urbanistica, con la visione di città futuristiche dalle forme geometriche e uniformi, anticipando in parte le idee della Bauhaus.
Un percorso parallelo, seppur con sfumature diverse, è quello del Costruttivismo, teorizzato da Vladimir Tatlin (1883-1953). A differenza di Malevič, Tatlin è interamente votato alla causa rivoluzionaria e considera l’arte un mezzo funzionale per la costruzione della nuova società sovietica. L’architettura, la pittura e la scultura non sono più discipline autonome, ma strumenti per creare strutture concrete, efficaci e visivamente incisive. Il suo celebre Modello per il Monumento alla Terza Internazionale (1919) ne è un esempio straordinario: una torre spiraleggiante in metallo e vetro, pensata come simbolo del dinamismo rivoluzionario e del progresso tecnico, destinata a diventare l’icona di un’epoca.
Accanto a queste figure emergenti, due grandi artisti già affermati sulla scena europea fanno ritorno in Russia, desiderosi di contribuire al fermento culturale del tempo: Vasilij Kandinskij e Marc Chagall. Il primo si dedica all’educazione artistica delle masse, organizzando musei e istituzioni per la formazione del popolo; il secondo fonda un’Accademia aperta alle più diverse esperienze espressive. Tuttavia, con il consolidarsi del regime sovietico e l’imposizione di un’arte più strettamente ideologica, entrambi si trovano progressivamente emarginati. Kandinskij lascia la Russia per rifugiarsi in Svizzera, mentre Chagall si trasferisce a Parigi, dove può continuare a sviluppare il suo immaginario poetico, intriso di folclore ebraico e sogno.
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