Il Viaggio nella Luna (Le Voyage dans la Lune), un film muto del 1902, capolavoro di Georges Méliès.

Le grandi capitali del Cinema – Torino, Hollywood e Parigi – diventano i poli nevralgici di un’industria nascente, un mondo in fermento privo di regole prestabilite, in cui prendono forma i primi colossal. Il cinema si frammenta in generi sempre più diversificati: dal film storico al western, dalle commedie surreali alle prime pellicole comiche. La cosiddetta “fabbrica dei sogni” conquista il pubblico e trasforma per sempre il panorama artistico e culturale. Nel volgere di pochi anni, il Cinématographe Lumière incanta gli spettatori d’Europa, rivelandosi non solo una meraviglia tecnica, ma anche un mezzo espressivo di straordinario impatto. Visionari come Georges Méliès affinano le tecniche cinematografiche, introducendo i primi effetti speciali e dando vita a un universo di illusioni visive che spalanca le porte alla fantasia.

Auguste Lumière e la Magia del Movimento

Nel 1898, all’interno dello studio parigino del celebre illusionista Georges Méliès, un suo amico proveniente da Lione, Auguste Lumière, gli propone un’esperienza del tutto inedita: assistere a una rappresentazione di immagini in movimento. Per Méliès è una rivelazione, un prodigio che lo lascia stupefatto. Per i due amici il cinema dimostrerà la sua potenzialità dirompente, inaugurando un’era destinata a rivoluzionare l’arte, l’intrattenimento e persino la percezione collettiva del tempo e dello spazio.

Lumière, insieme al fratello Louis, intuisce subito che la sua invenzione non è soltanto una curiosità scientifica, ma un medium capace di affascinare le masse. A Parigi, i due pionieri affittano un locale in Boulevard des Capucines e vi affiggono un manifesto che recita: Cinématographe Lumière – Ingresso un franco. In breve tempo, una folla di curiosi si accalca davanti all’ingresso del Salon, attratta da un fenomeno mai visto prima. La magia delle immagini in movimento supera ogni aspettativa: nulla di paragonabile alla fotografia statica, bensì una sorta di resurrezione visiva, capace di ridare vita a persone ormai scomparse, mostrandole nell’atto di ridere, camminare, giocare.

Il successo è immediato, ma anche la concorrenza non tarda a manifestarsi. In America, dopo un primo trionfo, Lumière si trova a fronteggiare l’ascesa della Biograph Company, che lo costringe a ritirarsi dalla scena statunitense. Nel frattempo, in Russia, lo zar e la sua corte restano incantati dalla nuova invenzione, consacrandola come fenomeno di portata globale. La celebre proiezione del Treno in arrivo alla stazione di La Ciotat terrorizza gli spettatori di tutto il mondo: la locomotiva che avanza in primo piano sembra travolgere il pubblico, dimostrando il potere immersivo del mezzo cinematografico.

Mentre le innovazioni si moltiplicano e i brevetti si susseguono, i fratelli Lumière conservano il loro primato, sperimentando nuove modalità narrative. Il cinema inizia a raccontare le sue storie, a esplorare l’intimità umana, persino a osare con scene di nudo. In occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900, i Lumière progettano uno schermo gigante, consacrando il cinema come una forma d’arte autonoma. Louis Lumière, instancabile sperimentatore, prosegue il suo lavoro sul colore, sul suono e sulle dimensioni dell’immagine, spingendo sempre più avanti i confini di quella che ormai è molto più di una semplice invenzione: il cinema è un nuovo linguaggio.

Georges Méliès: L’Illusionista del Grande Schermo

Tra i primi grandi autori del cinema figura un personaggio destinato a lasciare un’impronta indelebile: Georges Méliès. Magico, visionario, maestro dell’illusione, Méliès intuisce immediatamente le potenzialità artistiche del nuovo mezzo e lo trasforma in una fucina di meraviglie. Sperimenta trucchi ottici e tecniche innovative: personaggi che scompaiono e riappaiono, trasformazioni straordinarie (un uomo che diventa una donna), prospettive ingannevoli che ingigantiscono o rimpiccioliscono oggetti e persone.

Nel suo giardino di Montreuil, fa costruire uno studio con pareti di vetro per sfruttare la luce naturale e vi realizza centinaia di film, circa cinquecento, spaziando tra vari generi. Tuttavia, è nella fiaba che la sua creatività trova la massima espressione: nasce lo Stile Méliès, caratterizzato da un’estetica onirica e da un’attenzione meticolosa alla composizione visiva. Il cineasta disegna ogni scena prima di girarla, anticipando il concetto moderno di storyboard, e sfrutta sovrimpressioni, dissolvenze e trucchi teatrali per creare mondi immaginifici.

Il suo capolavoro, Le Voyage dans la Lune (1902), un film di tredici minuti suddiviso in trenta sequenze, affascina il pubblico internazionale, suscitando entusiasmo negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Francia. Tuttavia, il successo di Méliès non è destinato a durare. Con il tempo, il pubblico si allontana dalle sue atmosfere fiabesche, orientandosi verso un cinema più realistico e drammatico, con nuove tecniche di ripresa e un montaggio più fluido e narrativo. Le riprese in esterno si diffondono e gli effetti speciali lasciano il posto a una narrazione più strutturata. Il cinema, ancora giovane, si appresta a diventare adulto, lasciandosi alle spalle l’epoca dell’incanto e aprendo la strada a una nuova dimensione dell’arte visiva.

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