Si è spento il 29 giugno 1940 uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo, il pittore tedesco Paul Klee di origine svizzera. A fine gennaio del 2018 si è chiusa una mostra a lui dedicata dalla Fondazione Beyeler di Basilea, in Svizzera. “Un centinaio di opere che superano la forma e in cui si ritrovano le peggiori angosce del Novecento”, apre così la pagina de “la Lettura”, il supplemento domenicale del Corriere della Sera, che nell’edizione cartacea affida alla penna sottile di Arturo Carlo Quintavalle di commentare l’esposizione e alla pagina web (che abbiamo scelto per FLIP) brevi velocissime note di Marco Bruna. Cosa dice Quintavalle? «Sono i segni la chiave per capire il linguaggio di Klee e lo mostrano le opere nei quattro capitoli della rassegna “Paul Klee. The Abstract Dimension”: Natura, Architettura, Musica, Segni; segni che poi, alla fine del percorso dell’artista, assumono un forte significato politico». L’astrattismo svolge un ruolo centrale nell’opera pittorica di Klee; nonostante ciò, non lo ha mai adottato come unica forma d’espressione, dando ai segni la libertà di evocare e di rappresentare il proprio mondo delle forme e delle idee. La sua personalità è dotata di innumerevoli interessi che lo portato a spaziare ben oltre alle discipline artistiche, per approdare alla filosofia, alle scienze naturali, come alla poesia e immancabilmente alla musica. Lontano da ogni intento di mimesi della natura, adottata sotto aspetti differenti dalle tutte le correnti che lo hanno preceduto, Klee approfondisce i differenti risvolti della creatività, perché con l’arte può accostarsi proprio alla natura, ma nel tentativo di svelare le leggi della creazione. Passa perciò dal figurativo all’astratto, conservando nelle proprie immagini una levità e una leggerezza affidate al richiamo della memoria.
«Ma di quale memoria si tratta? – si chiede Quintavalle – Sempre in mostra un acquarello Kairouan, davanti alla porta (1914) ci offre una risposta: il pittore scompone i colori, il giallo e il bruno delle dune, il cielo azzurro che entra nei volumi; Klee dunque ha visto a Parigi i dipinti del Cubismo analitico di Braque e Picasso, ha visto Robert Delaunay e le sue Tour Eiffel, i suoi Dischi simultanei e lì, a Parigi, non in Tunisia, come racconterà più tardi, “scopre” il colore». Tutto questo non è casuale, ma il prodotto di una stratificazione lenta e progressiva. È figlio di due musicisti e sposa Lily Stumpf, anche lei musicista; è orientato verso la pittura, ma entra in contatto con le avanguardie storiche soltanto dopo i ventisette anni, quando espone alle mostre internazionali della Secessione a Monaco (1906) e poi a Berlino (1909); quando nel 1911 conosce gli artisti del “Cavaliere Azzurro” (Alfred Kubin, August Macke, Wassily Kandinskij e Franz Marc). Nella mostra di «Der Blaue Reiter» (1912) espone ben 17 lavori, per cui Klee è considerato a tutti gli effetti appartenente alla corrente. Nel corso dell’anno conosce a Parigi Robert Delaunay, pittore cubista, ed è con lui che si avvia ad esplorare colore e luce. Il viaggio a Tunisi, nel 1914, è determinante. Da questo momento Klee trova le basi solide della sua attività artistica; ma deve battere il passo ancora una volta, perché è richiamato alle armi con lo scoppio del primo conflitto mondiale. Dal 1918 in avanti la strada intrapresa è in ascesa non solo perché ormai esprime la completezza del proprio stato d’animo, ma perché si apre un’occasione irrinunciabile e fondante. Walter Gropius lo chiama ad insegnare alla Staatlitches Bauhaus, scuola di architettura, arte e design.
È il 1920, Klee ha modo di organizzare una vera e propria sistematica della propria visione artistica. Dieci anni fertili: dal 1921 alla Bauhaus di Weimar, poi a Dessau dal 1926, fino a quando è costretto a interrompere il lavoro tutto incentrato sulla sua ricerca e pressoché estraneo ad ogni attività sociale e politica. I nazisti spingono per la chiusura della scuola. Quando il sindaco, mette ai voti la cessazione delle attività della Bauhaus, le componenti socialdemocratiche che fino ad allora l’hanno sostenuta si astengono, facendo prevalere il giudizio negativo condiviso dalla cittadinanza, conforme alla nuova e trionfante cultura del nazismo. Il Bauhaus cessa ogni attività a fine settembre del 1932. Klee assume la docenza all’Accademia di Düsseldorf e non segue Mies van der Rohe che a Berlino apre il “Libero istituto per l’insegnamento e la ricerca”. Il nuovo Istituto si manterrà non più con i contributi pubblici, ma con le sole rette degli studenti. L’anno successivo la Bauhaus chiude definitivamente ed anche Klee è costretto alle dimissioni dall’Accademia di Düsseldorf. Il regime giudica come “arte degenerata” la sua produzione e quella degli artisti che hanno condiviso il suo stesso percorso artistico. Decide di trasferirsi definitivamente in Svizzera, nel Canton Berna dove era nato a Münchenbuchsee nel 1879. Continua a dipingere nonostante le sue pessime condizioni di salute. Scrive Quintavalle di questi ultimi penosi anni: «Ormai la pittura di Klee diventa sempre più cupa e il suo ultimo racconto è una rivolta contro gli spettri del nazismo; basta vedere un dipinto rimasto senza titolo Griglia e linee ad onda attorno (1939) dove il significato è dato dal rosso dominante e dalla figura, un volto, su cui incombe, come allora sull’Europa, una griglia, una prigione nera. Il segno di Klee, tanto diverso rispetto alle origini, adesso racconta l’angoscia. Klee, dunque, impegnato fino alla morte, nel 1940, anche se consunto da una dura malattia, contro la trionfante Germania nazista».
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ERNST PAUL KLEE (Münchenbuchsee, 18 dicembre 1879 – Muralto, 29 giugno 1940) è stato un pittore tedesco nato in Svizzera da padre tedesco e madre svizzera, ambedue musicisti. Figura eminente dell’arte del XX secolo, nel periodo della sua formazione Paul Klee si occupò di musica, poesia, pittura, scegliendo infine quest’ultima forma di espressione come ambito privilegiato e dando così inizio ad una tra le più alte e feconde esperienze artistiche del Novecento. Si mantenne comunque anche con i proventi derivati dalla sua attività di strumentista presso l’Orchestra di Berna. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).