La pasta nel menù alimentare del povero e del ricco

 

La pasta era servita sia sulla tavola del ricco, sia su quella del povero. Tuttavia, diverso era il consumo e diverso il punto di vista. Mentre gli aristocratici e i ricchi in genere, consumavano la pasta come una delle portate, a volte considerata di contorno, i poveri si dovevano accontentare di quella e basta, un vero piatto unico. Ciononostante, la pasta come piatto completo ha attraversato i secoli, lasciando innumerevoli esempi.

LA PASTA DEL POVERO
Sin dall’inizio il consumo della pasta fra il popolo non è passato inosservato. Nei libri e nelle cronache storiche troviamo accenni. Possiamo cominciare dal cronista Salimbene da Parma che ci parla del goloso di pasta fra’ Giovanni da Ravenna, per poi passare alle novelle del Boccaccio (in primis quella del paese di Bengodi). Franco Sacchetti ci narra del piatto di pasta condiviso dai suoi due eroi. Nel 1617, invece, le cronache ci riferiscono del pranzo, a base di pasta, offerto a tutto il popolo dal duca di Ossuna, viceré del regno spagnolo. Ben 10.000 i suoi commensali, che affollano allegramente i giardini di Poggioreale. Gorani, ci riporta, in uno dei suoi scritti, dell’abitudine del popolo di consumare un solo piatto di maccheroni, accompagnato da un bicchiere di acqua e zucchero. Nel 1872, ne fa accenno anche David Silvagni, nel testo Scene di vita napoletana. In esso ci descrive un operaio che, durante la giornata, mangia una volta sola, un unico piatto di maccheroni, di circa 300 grammi, condita da caciocavallo e basta.
Ma col trascorrere dei secoli, nell’Ottocento, la pasta divenne Il piatto quotidiano di tutte le famiglie napoletane, quelle povere e quelle benestanti.

LA PASTA DEL RICCO
Sulla tavola del ricco, a differenza di quello del povero, regna l’abbondanza. Tanto che la pasta viene servita, nel Cinquecento, come copertura, soprattutto del pollame, ma troviamo anche la lepre unita a pappardelle (nel testo di Romoli).  Nel 1517, Folengo nel Baldus ci descrive un piatto di teneri anatroccoli intinti in un brodetto e ricoperti da lasagne.
L’abitudine si manterrà fino al XVIII secolo, soprattutto in Spagna. Sino alla fine del Seicento, nelle corti e nelle grandi case nobiliari italiane, gli chef del servizio di bocca mischiano la pasta con la carne, in varie ricette, in particolare a pollami lessati, ma ve ne sono anche con il manzo.

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