La visita a Palermo di Xi Jinping: la Sicilia rientra nel nuovo scenario geopolitico?

di Francesco Attaguile

La Sicilia e la Via della Seta: riprenderla, sette anni dopo, da dove eravamo già arrivati. La prossima visita del presidente cinese Xi Jinping in Sicilia offre l’opportunità di riallacciare un rapporto bruscamente interrotto nel 2012 e di riposizionare l’isola al centro dei traffici mondiali.  A chi spetta riassumere l’iniziativa ?

Che gli USA non gradissero l’incremento dei rapporti Italia-Cina ci era noto almeno dal 2011, quando l’allora Segretario di Stato Hilary Clinton incontrando il Ministro degli Esteri Frattini chiese preoccupata cosa stessimo facendo in Sicilia con i cinesi. Infatti nel 2010/2011 -prima durante e dopo l’Expo di Shangai- avevamo avviato (ero allora direttore delle relazioni internazionali della Regione), insieme al compianto assessore Mario Centorrino, al siciliano Antonio La Spina capo dell’ICE in Cina ed alla nostra ambasciata a Pekino, un costruttivo rapporto con le massime autorità politiche e finanziarie cinesi (Fondo sovrano C.I.C. e China Development Bank, con la quale Lombardo sottoscrisse solennemente a Roma un protocollo d’intesa -v. foto), giunto fino alla predisposizione delle schede tecniche di dieci grandi opere da finanziare in Sicilia (compresa l’integrazione del projet financing per il ponte di Messina, considerato la madre di tutte le infrastrutture) presentate da Frattini all’allora premier Wen Jiabao in visita a Roma ed al presidente della C.I.C. Lou Jiwei, quello che poi ha “acquistato” il porto del Pireo. A seguito di ciò accompagnammo il ministro del commercio Yang Yaoping al porto di Augusta, che ottenne un primo co-finanziamento cinese di quasi 100 milioni di euro ad integrazione di quello statale (poi entrambi non utilizzati) per la costruzione dei piazzali per i container e la progressiva trasformazione a loro spese nel più grande porto commerciale del Mediterraneo. Purché fosse collegato stabilmente -precisò il Ministro- allo “entroterra europeo” con il ponte ferroviario sullo Stretto di Messina, la cui Società concessionaria fu presente all’incontro con il presidente Zamberletti e il direttore Fiammenghi, ma non a caso fu subito bloccata a lavori iniziati  -come la TAV Lione/Torino- e messa in liquidazione da un disinvolto D.L. di Monti/Passera .

Il contrastato ma avanzato iter si bloccò del tutto per la rozza ignoranza di Crocetta, che non gli fece “riconoscere” (sic!) e ricevere con il dovuto riguardo un altissimo esponente istituzionale cinese, venuto appositamente per concludere l’accordo quando avevo da poco lasciato la Regione. Sarebbe partita già allora dalla Sicilia quella “via della seta” alla quale il governo cinese non ha mai rinunciato e che, dopo averla rinegoziata per l’Italia con Gentiloni, sta riproponendo con la visita di Xi Jinping. Con essa ora si prevede il potenziamento e l’utilizzo dei porti italiani, a partire da Trieste e Genova, forse anche Taranto e Gioia Tauro, ma non Augusta e Pozzallo perché, benché più prossimi alle rotte, non sono collegati con il ponte alla rete ferroviaria europea. Tuttavia il non casuale “dirottamento” a Palermo del massimo vertice, dovuto per un riguardo alla città di Mattarella (che volle visitare quella di Xi Jinping) ma soprattutto per la posizione strategica della Sicilia, consente ora di ricucire il rapporto. Non sono previste riunioni operative (come a Trieste, dove si firmerà già per l’ampliamento del porto) ma è noto che il sistema piramidale cinese è sensibilissimo a qualsiasi segnale -positivo o negativo- proveniente dall’alto.

Non mancherà a Leoluca Orlando -l’unico ammesso al contatto, essendo la Regione ancora “in quarantena”- di riprendere il dialogo, che richiede tuttavia una pronta iniziativa progettuale di tutto il sistema Sicilia (imprese, Università, Enti territoriali etc.), ma soprattutto la volontà del governo italiano di colmare il divario infrastrutturale del Sud indirizzandovi questo provvidenziale intervento esterno trainante dello sviluppo. Ciò compenserebbe gli oltre 20 miliardi già investiti dai cinesi in quasi 700 imprese del centro-nord ( più di 40 miliardi in Germania, ben 60 nel Regno Unito etc.) ed avvicinerebbe l’Italia e l’Europa (da 3 a 15 gg. di navigazione in meno a.r.) alle rotte del nuovo interscambio globale, bilanciando i massicci investimenti statali ed europei in infrastrutture del nord (TAV compresa) e potrebbe essere il corrispettivo politico per accettare l’autonomia differenziata delle Regioni ricche.

Ma chi alza oggi la mano per chiederlo? Il silenzio è assordante! Quanto alla posizione ostile assunta da Trump (e da Putin, tant’è che Salvini si oppone), occorre ricordare che i vecchi equilibri che hanno a lungo governato il mondo, cristallizzati nel G7, sono ormai superati e che il nuovo policentrismo porta al recupero delle regioni mediterranee fin qui emarginate, rimesse in gioco dal declino dell’egemonia atlantica e dallo spostamento a sud dei nuovi motori dell’economia. L’UE farà bene ad accorgersene in tempo, puntando sui suoi territori meridionali.

IMMAGINE DI APERTURA – Firma del protocollo d’intesa, presso la sede della Regione Siciliana di Roma, fra il Presidente Lombardo e il Governatore (con rango di ministro) della China Developpment Bank, in occasione della visita in Italia del premier cinese Wan Jabao nel 2011. Intorno al tavolo, oltre ai due firmatari e al sottoscritto (Francesco Attaguile), l’assessore all’economia Gaetano Armao, il sottosegretario alle infrastrutture Reina, il vicegovernatore della CDB Liu Hao, l’ing. D’Urso oggi direttore regionale dell’energia, il direttore della Stretto di Messina spa ing. Fiammenghi, il prof.Rosenthal dell’Associazione Italia-Cina (in rappresentanza del presidente Romiti).

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