Pompei: il termopolio della Regio V tra nature morte, resti di alimenti e vittime dell’eruzione

“Pompei, ultima scoperta”, docufiction realizzata dall’appena nata Direzione Rai Documentari, con le immagini esclusive del Thermopolium, andato in onda in prima serata su Rai2 ha galvanizzato l’attenzione degli italiani. «I dati di ascolto del documentario su Pompei sono un segnale per la cultura e una pagina importante per il servizio pubblico. La Rai deve continuare a scommettere su programmi di qualità che rafforzano il legame degli italiani col patrimonio culturale». Con queste parole il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha commentato il successo della trasmissione.

La scoperta archeologica è una ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei. Il Termopolio, oggi diremmo una tavola calda, è riemerso nello slargo che fa da incrocio tra il vicolo delle Nozze d’argento e il vicolo dei Balconi, nuovo ambiente di scavo della Regio V sul quale il documentario si è incentrato. Le decorazioni del bancone di vendita raffigurano su un prospetto, la bella figura di una Nereide (divinità marina) a cavallo, mentre sull’altro lato del bancone compaiono immagini inerenti alle attività di vendita. I termopoli erano molto diffusi nel mondo romano, tanto che nella sola Pompei se ne contano almeno ottanta. I cittadini avevano l’abitudine di consumare il prandium (il pasto) fuori casa. Lungo la via si fermavano al banco dove all’aperto si servivano bevande e cibi caldi, come sta ad indicare il nome stesso, di origine greca, formato dalle parole termos caldo e poleo vendo. I cibi erano conservati in grandi dolia (giare) incassate nel bancone di mescita in muratura. Si potevano gustare animali d’allevamento oppure cacciagione. L’ambiente della taverna era certamente di richiamo grazie al suo bancone a forma di “elle”, decorato da variopinte raffigurazioni che rappresentavano le attività che si svolgevano nella bottega. Né più né meno che un’insegna commerciale. Oltre ai dipinti sono state rinvenute anfore intatte e vasi con i resti degli alimenti e delle pietanze già cucinate. In uno dei riquadri riaffiorati è riprodotto l’ambiente della locanda, così come doveva mostrarsi ai frequentatori, con il banco con gli avventori, contenitori in vetro e in ceramica, mensole. In altri riquadri pittorici due anatre germane sul piano di vendita sono pronte per essere arrostite o farcite, e altre pietanze da assaporare. In un angolo è rappresentato un “cave canem” ovvero l’avvertimento di fare attenzione al un cane posto al guinzaglio. Sulla cornice qualche mattacchione ha graffito anche un insulto verso il padrone del locale, forse uno schiavo di recente reso libero, che suona letteralmente «Nicia cacatore invertito». I resti dell’uomo sulla cinquantina sono stati rinvenuti, insieme a quelli del suo cagnolino, nel retro del locale, disteso su una branda, schiacciato probabilmente dal crollo del solaio. Un altro corpo è stato rinvenuto presso il bancone.

Nel Termopolio sono stati rinvenuti oggetti da dispensa e da trasporto, come nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa. Il pavimento dell’ambiente era rivestito da uno strato di cocciopesto (ovvero frammenti in terracotta pestata e mista a cementante), decorato a tratti con inserzioni di marmi policromi (alabastro, portasanta, breccia verde e bardiglio). Massimo Osanna, Direttore del Parco Archeologico di Pompei dal 2016, ha anticipato, nel corso delle conferenze stampa, l’intenzione di rendere molto presto visitabile al pubblico questa nuova area di scavo. «L’idea, pandemia permettendo è quella di aprire l’accesso al Termopolio a Pasqua 2021, facendo passare i visitatori dal cantiere di restauro della grande Casa delle Nozze d’argento, chiusa al pubblico ormai da decine di anni».

LEGGI LA SCHEDA SUL SITO DEGLI SCAVI: Riaffiora per intero il termopolio della Regio V

IMMAGINE DI APERTURA

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