Giorno del Ricordo: come, secondo l’Anpi messinese

Puntualmente anche quest’anno in vista del Giorno del Ricordo, le vicende del confine orientale vengono cinicamente strumentalizzate da gruppi estremistici di chiara ispirazione neofascista.

Purtroppo, anche alcune giunte comunali e regionali, ispirate dal nazionalismo dei partiti e dei gruppi di estrema destra, tentano di proporsi come vittime e di colpevolizzare i partigiani titini o peggio ancora tentano di porre sullo stesso piano le vittime del nazifascismo, pianificato nei campi di sterminio – Conferenza di Wannsee (Berlino 20 gennaio 1942) – e le vittime delle foibe.

È doveroso ricordare che le foibe e l’allontanamento di tanti cittadini di lingua italiana dalla loro terra è un fatto reale e drammatico che l’ANPI non ha mai sottaciuto, come non è mai stato nascosto che tante vittime e tanti esiliati erano semplicemente innocenti. Ma raccontare la storia in modo parziale, distorcendo la realtà è un atto inqualificabile e da condannare senza esitazioni. Negare, oscurare, che all’origine di tutti i fenomeni degenerativi di cieca violenza furono la tragedia dell’invasione fascista di quei territori, l’italianizzazione forzata delle popolazioni, le torture, gli stupri, gli assassinii di massa da parte dei fascisti italiani, istriano-dalmati e i loro camerati slavi “gli ustascia” di Ante Pavelic, sarebbe irresponsabile e vero negazionismo.

Storicizzare quello che è accaduto non giustifica le violenze indiscriminate.

Storicizzare significa che c’era una guerra scatenata dal nazifascismo e che alla guerra, in una realtà complessa, come quella del confine orientale, in cui vivevano nazionalità italiane, slave e tedesche, inevitabilmente si sono sommati elementi di guerra civile che è sempre una guerra difficile da eliminare anche quando si giunge al termine formale dei conflitti. Coloro i quali oggi, in Italia e non solo, si vestono da giustizieri, non sono mai andati dall’altra parte a sentire dalla viva voce dei protagonisti, anch’essi vittime innocenti, quali furono le responsabilità del regime fascista italiano. Non citano mai le parole di Mussolini che considerava insignificante sacrificare mezzo milione di slavi “barbari” per affermare l’italianità di quei territori. Non citano mai la Risiera di San Saba, neppure i campi di concentramento di Arbe e gli altri. Non sanno quanti patrioti slavi sono finiti nelle foibe. Non sanno quanti sloveni, croati e serbi sono stati eliminati per garantire la supremazia nazifascista. Certamente non lo sanno, ignoranza e arroganza li mantengono all’oscuro.

È il solito modus operandi di chi non ha argomenti, ma in compenso ha molta nostalgia per il ventennio fascista. La legge istituita per il Giorno del Ricordo, del 2004, dovrebbe essere aggiornata, affinché, si possa tacitare il vergognoso contributo di tutti quei politicanti da operetta e lasciarla esclusivamente al rigore e professionalità di chi fa ricerca storica.

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