Trieste: Palazzo Revoltella – Progettato dal berlinese Friedrich Hitzig allievo del grande Schinkel

Al Museo Revoltella di Trieste è presente in mostra fino al 5 giugno un eccezionale corpus di oltre 70 opere che racconta il movimento impressionista e i suoi stretti legami con la Normandia. Sul palcoscenico di questa terra, pittori come Monet, Renoir, Delacroix e Courbet – in mostra insieme a molti altri – colgono l’immediatezza e la vitalità del paesaggio imprimendo sulla tela gli umori del cielo, lo scintillio dell’acqua e le valli verdeggianti della Normandia, culla dell’Impressionismo.

Fino al 5 giugno 2022
Museo Revoltella, Trieste

LA MOSTRA DI MONET

Palazzo Revoltella. Una dimora principesca

Il Museo Revoltella è ospitato nel palazzo che Pasquale Revoltella si era fatto costruire tra il 1852 e il 1858 nel borgo Giuseppino, a pochi passi dalla riva del mare. Progettato dal berlinese
Friedrich Hitzig, allievo del grande Schinkel, era già concepito come futuro museo.
Del resto Revoltella decise di affrontare l’impresa quando aveva quasi sessant’anni, e per di più era celibe, per cui non aveva certo la necessità di un’abitazione di questo tipo. Si tratta di uno degli edifici più rappresentativi di Trieste, grazie al quale fu introdotta nell’architettura cittadina, da decenni caratterizzata dallo stile neoclassico (Borsa, Palazzo Carciotti, Teatro Verdi, Chiesa di S. Antonio), una tendenza eclettica e neorinascimentale.

La facciata è caratterizzata da una sobria eleganza e da un accentuato verticalismo che culmina nelle quattro statue di coronamento di Francesco Bosa. Per la decorazione interna del palazzo, Revoltella chiamò a lavorare diversi artisti, ma affidò l’incarico più impegnativo allo scultore milanese Pietro Magni, che si cimentò nell’interpretazione allegorica di due temi a lui molto cari: la costruzione del secondo acquedotto triestino, celebrata nella “Fontana della Ninfa Aurisina” (1858), che orna l’atrio, e l’apertura del canale di Suez, ricordata nel gruppo scultoreo intitolato “L’istmo di Suez” (1863) posto al primo piano. L’apparato decorativo del palazzo è sontuoso e raffinato, sia nei materiali scelti per rivestimenti e decorazioni, sia nell’arredamento, come si può cogliere già nella biblioteca del pianterreno, un piccolo gioiello di ebanisteria, con alte librerie intagliate e ornate dai ritratti di letterati e filosofi. I vani più grandi e l’elegante scalone elicoidale, sono rivestiti in scagliola, con un effetto molto suggestivo di finto marmo. Molto ricercati anche i disegni dei pavimenti, sia quelli, sempre in scagliola, dei pianerottoli sia quelli in legno delle varie sale, sia al primo che al secondo piano.

Scalone baronale verso primo piano

L’appartamento del primo piano era riservato alla vita privata e al lavoro, mentre il secondo piano, arredato con particolare sfarzo, era usato per i ricevimenti.
Il palazzo era certamente il più lussuoso della città, una piccola “reggia” creata in competizione con il castello di Miramare, che l’arciduca Massimiliano, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, costruiva negli stessi anni sul promontorio di Grignano. Revoltella aveva rapporti cordiali con l’arciduca, e questi, nel febbraio 1859, lo onorò della sua presenza alla festa d’inagurazione del palazzo. Pasquale Revoltella morì nel settembre 1869 lasciando il suo patrimonio alla città. Nel testamento espresse la volontà che il suo palazzo con le opere e gli arredi che conteneva divenisse “un istituto di belle arti” e a tale fine destinò al futuro museo anche una cospicua dotazione di fondi, che doveva essere amministrata da un Curatorio. Il Museo Revoltella fu aperto al pubblico nel 1872. Grazie alle rendite di questo capitale la collezione d’arte si arricchì ben presto di dipinti e sculture di notevole interesse, che dettero al museo una dimensione non solo cittadina ma rappresentativa delle maggiori scuole artistiche italiane e, in una certa misura, europee.

Se alla fondazione, che avvenne nel 1872, la collezione comprendeva solo un centinaio di pezzi tra dipinti e sculture, già alla fine del secolo il patrimonio era più che raddoppiato tanto che la sede era ormai insufficiente ad esporlo completamente al pubblico.

Atrio, Fontana Scarpa

Il Museo Revoltella. L’espansione della Galleria d’Arte Moderna

Per aggiungere spazi adeguati alle nuove dimensioni del patrimonio del Museo Revoltella, nel 1907 il Comune di Trieste acquistò l’attiguo palazzo Brunner, ma i cambiamenti avvenuti con la prima guerra mondiale fermarono il processo di ampliamento e il museo ottenne, negli anni trenta, solo un piano.
Si dovettero aspettare gli anni sessanta per avere tutto l’edificio a disposizione.

Il progetto di ristrutturazione fu affidato nel 1963 all’architetto Carlo Scarpa (già molto noto come autore del Museo di Castelvecchio di Verona e della Fondazione Querini Stampalia di Venezia), che lasciò

intatti i muri perimetrali, ma operò una completa trasformazione degli spazi interni, aprendo un grande vano al centro, attorno al quale si snoda un percorso costituito da una galleria continua e molto articolata, che inizia nel grande atrio, sale attraverso Palazzo Revoltella, rientra nel Palazzo Brunner all’altezza del terzo piano e si conclude al piano in un ambiente luminosissimo e aperto sulla città e sul mare.

Nel corso dei lavori, iniziati appena nel ’68, sorsero molti problemi e ben presto Scarpa lasciò l’incarico. Gli subentrarono, in un primo tempo, il suo assistente Franco Vattolo che continuò la sua opera negli anni settanta, ma ci fu un’altra interruzione, e solo nel 1991, sotto la direzione di Giampaolo Bartoli, i lavori si conclusero e il Museo Revoltella, che ormai possiede oltre 1500 opere, tra dipinti e sculture, potè essere riaperto al pubblico e continuare a svolgere pienamente la sua funzione culturale, grazie anche a una sede adeguata ai tempi e ad attrezzature moderne e funzionali.

Il Museo Revoltella. La collezione

Ciò che caratterizza maggiormente la raccolta d’arte di questo museo è la presenza, accanto ai nomi dei maggiori artisti italiani, di un cospicuo numero di autori stranieri, austriaci, tedeschi, francesi, spagnoli, belgi, che rispecchiano il carattere cosmopolita della Trieste ottocentesca e i suoi legami, non solo commerciali, ma anche culturali, con tutta l’Europa.

Accanto ad alcuni grandi nomi dell’arte neoclassica, Canova, Bartolini (un busto di Felice Baciocchi di Lorenzo Bartolini fu il primo acquisto del Museo) nella sezione ottocentesca ospitata nelle sale di Palazzo Revoltella troviamo un’ampia rassegna di ritrattisti operanti all’inizio dell’800 in ambito austriaco e veneto: da Giuseppe Tominz, pittore goriziano autore dei più efficaci ritratti della borghesia cittadina negli anni della Restaurazione, a Natale Schiavoni e Friedrich Amerling. Meno numerose ma senz’altro interessanti, le vedute della prima metà dell’Ottocento, con qualche influsso neoclassico (Scarabelotto) ma principalmente derivate dalla tradizione veneziana, come le opere di Bison, Inganni, Canella e Caffi. Il museo Revoltella possiede anche un’ampia serie di dipinti di soggetto storico: vi sono rappresentati autori noti a livello nazionale come Francesco Hayez, Giovanni Pagliarini e Domenico Morelli, ma anche gli specialisti locali di questo genere, Giuseppe Lorenzo Gatteri e Cesare Dell’Acqua.

Un nucleo importante è costituito da opere appartenenti alle ricerche sul “vero” e databili attorno alla metà del secolo o poco più tardi: vi figurano i protagonisti delle diverse scuole regionali, lombarda, veneta, toscana e napoletana, come Domenico Induno, Filippo Palizzi, Vincenzo Cabianca, Giacomo Favretto.

Non manca una significativa presenza di tele dedicate a episodi risorgimentali, tra cui è da segnalare un “Bivacco” di Giovanni Fattori accanto al quale troviamo anche opere dei famosi fratelli Induno, efficaci cronisti delle imprese garibaldine. L’epoca a cavallo tra Ottocento e Novecento, che corrisponde alla prima fase di sviluppo dell’istituzione, è ben documentata nella collezione del Museo Revoltella, che, come si è detto, grazie al lascito testamentario, disponeva di cospicui fondi per gli acquisti. Un punto di riferimento fondamentale divenne la Biennale di Venezia dove, fin dalla prima edizione (1895), in cui si scelse “La derelitta” di Domenico Trentacoste, vennero acquistate molte opere che ancor oggi sono la parte più interessante della collezione. Vanno citati a tale proposito Canonica, Bistolfi, Balestrieri, De Maria, von Stuck, Zorn, de Nittis, tutte acquisizioni precedenti al 1914. Ma la ricerca di opere significative per arricchire il museo veniva fatta dal Curatorio anche in altre mostre nazionali e internazionali (Ciardi, Nono) o direttamente dagli artisti (Morelli).

Una sezione molto suggestiva è quella che riunisce paesaggi e marine degli anni a cavallo tra i due secoli, con opere di Fragiacomo, Belloni, Bezzi, Delleani e Grimani.
Le vicende dell’arte triestina si possono approfondire in una sezione, dedicata a Italo Svevo e alla cerchia di artisti che lo scrittore frequentava e sosteneva (Veruda e Fittke, soprattutto).

Il percorso dell’Ottocento, che si conclude coi grandi formati degli ultimi anni, si estende ben oltre lo spazio di Palazzo Revoltella, e occupa anche il terzo e il quarto piano di Palazzo Brunner, dove troviamo il capolavoro di Gaetano Previati, “Il giorno sveglia la notte”, che condivide lo spazio con altre opere molto rappresentative del clima internazionale del primo decennio, quali: Mancini, Zuloaga, von Stuck, Egger Lienz, Zorn.

Quinto piano, Galleria

Al quinto piano troviamo il Novecento, con un’ampia documentazione di opere di artisti locali e nazionali, appartenenti all’epoca del Secessionismo.

Una saletta al quinto piano è riservata ad alcuni protagonisti del Novecento italiano, tempestivamente acquistati nelle Biennali e Quadriennali del periodo tra le due guerre: Casorati, Sironi, Carrà, Carena. Per altre vie pervennero altri grandi nomi italiani degli anni trenta: de Chirico, Savinio, Plinio Nomellini, Francesco Messina.

Naturalmente ricca la rappresentanza degli artisti giuliani del primo Novecento, un periodo decisamente vivace con tante personalità originali: Vittorio Bolaffio, Arturo Nathan, Carlo Sbisà, Leonor Fini, Gino Parin, Ruggero Rovan, Bruno Croatto, Cesare Sofianopulo e Marcello Mascherini. Il percorso del Museo Revoltella si conclude al sesto piano con una rassegna abbastanza ampia delle tendenze che hanno caratterizzato gli anni Cinquanta e Sessanta in Italia: oltre all’importante “Paesaggio” (1944) di Giorgio Morandi, esposto ad inizio percorso, sono presenti alcuni nomi del cosiddetto “Gruppo degli Otto” (formatosi nel 1952 attorno al critico Lionello Venturi), con Afro, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Morlotti, Giuseppe Santomaso ed Emilio Vedova, tutte opere provenienti dalle Biennali veneziane di quegli anni. Ci sono anche Renato Guttuso e Alberto Viani, accomunati ad alcuni degli autori appena citati per la partecipazione al “Fronte Nuovo delle Arti”.

Un terzo gruppo è quello degli spazialisti con Fontana, De Luigi, Capogrossi e Scanavino.
Sul versante opposto troviamo Burri, con un’opera che bene esemplifica gli sviluppi materici dell’informale. Figure importanti come Music, Pirandello, Zigaina, ed altri ancora, completano lo scenario della pittura mentre un folto gruppo di opere molto pregevoli documenta la produzione scultorea del secondo dopoguerra: dal “Bambino con l’anatra” di Manzù (1947), alla “Sfera” di Arnaldo Pomodoro, dal “Ritratto di Carrà” firmato da Marini alla testa femminile di sapore arcaico di Emilio Greco. Sullo sfondo di queste opere c’è una stupenda vista sulla città e sul golfo di Trieste, che l’ideatore di questi spazi, Carlo Scarpa, non ha voluto precludere al pubblico, ma ha ritagliato sulle pareti e sul soffitto per permettere la compenetrazione di spazio interno ed esterno, di natura e arte, di città e museo.


SEDE
Museo Revoltella
Via Armando Diaz, 27
34123 Trieste (TS)

INFORMAZIONI
T. +39 040 982831
www.arthemisia.it
www.triestecultura.it
www.discover-trieste.it

ORARI
Dal lunedì alla domenica e festivi 9:00 -19:00
Martedì chiuso
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Hashtag ufficiale
#ImpressionistiTrieste

UFFICIO STAMPA
Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it | M. +39 392 4325883
press@arthemsia.it | T. +39 06 69308306

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