16- Letture estive: “Feria d’agosto” di Cesare Pavese – Piscina feriale

La scelta delle letture estive è talmente impegnativa che si preferirebbe essere già a settembre. Naturalmente stiamo scherzando, perché i suggerimenti offerti sono talmente tanti che potremmo trascorrere tutto il tempo a passarli in rassegna. La Redazione Il Libraio, ad esempio, fornisce una lunga e documentata lista di Libri da leggere: oltre 200 consigli per l’estate 2022. Dovete solo acquistare il libro che preferite e portarvelo sotto l’ombrellone.

In verità, l’espressione “libro da ombrellone” sembra alquanto irriverente trattandosi di letture, che certo non vorremmo fossero del tutto disimpegnate e superficiali. La proposta che vi facciamo è, quindi, (ri)scoprire un bel libro di un grande autore italiano del Novecento. Un libro solo, da leggere, capitolo dopo capitolo, dovunque voi siate.

Feria d’agosto di Cesare Pavese, raccoglie brevi racconti incentrati sugli anni giovanili dell’autore: la vita in campagna, le vigne, l’infanzia in contrapposizione col mondo degli adulti, la voglia di lasciare quelle colline e conoscere il mondo. Infine, la città, le case, le feste, le amicizie. Sono temi che si ritrovano anche in altri capolavori di Cesare Pavese. Sono i temi che per tutto il mese d’agosto ci accompagneranno sulle pagine di Experiences. Buona lettura e buone ferie, per voi e per noi.

Parte seconda: La città

Piscina feriale

È bella la nostra piscina color verdemare sotto il sole e intorno cespugli che nascondono le case e i viali, e piú lontano colline basse, cosí bella che qualcuno di noi si alza ogni tanto, dà un’occhiata comprensiva e fa un passo, poi respirando con un sospiro chiude gli occhi e torna a stendersi tacendo. Se una donna fa questo, tutti la guardiamo; poi gettiamo un’occhiata al cancelletto d’ingresso dove non entra nessuno. Sappiamo che il sole e l’acqua verde bastano a riempire la mattinata – di tanto in tanto uno di noi si alza e si butta in acqua –, ma il sospetto di ognuno è che cosa farebbe se la piscina fosse deserta e gli toccasse godersi da solo tanta luce e tanto sereno.

In verità, siamo tutti in attesa. Ce lo diciamo con frasi scherzose o indolenti, voltando appena il capo, muovendo le labbra che sanno di sudore. Le due compagne che sono con noi stanno sedute o distese secondo che richiede il sole o la voglia mutevole. La compagnia che ci facciamo serve a distrarci dalla varia attesa, dal vuoto instabile che la tentazione di tacere crea dentro di noi.

La piscina è molto grande, ma non ci viene in mente di percorrerla scavalcando i corpi e osservando. Uno non ha curiosità, in piscina. Per quanto circondato da volti e corpi amici, preferisce lasciarsi sorprendere da improvvise solitudini. C’è della gente che strilla e che ride: si direbbe che per loro l’attesa è finita. Si guarda, si vedono schiume, corpi nudi, spruzzi; sono ragazzi, sono giochi. Non è ancora questo: non per noi, almeno.

La nudità del cielo fa appello alla nostra. È difficile nascondere pensieri in questa insolita nudità. Ci si riscuote appena, ci si sente visibili come ciottoli in fondo all’acqua. La nostra solitudine è un vuoto, un’immobilità dei pensieri. Soltanto cosí ci resta in cuore qualcosa di nostro. A volte ce ne dimentichiamo, e diciamo a voce alta cose improvvise che subito suonano superflue, già sapute dagli altri.

Chi di noi lascia il gruppo per buttarsi in acqua, ha l’aria di scusarsi e invita gli altri a seguirlo, a tenergli compagnia. Le nostre compagne lo guardano, e sorridono. A volte si alzano anch’esse, a volte ci alziamo tutti, e scendiamo nell’acqua.

Non si sfugge, nemmeno nell’acqua, alla solitudine e all’attesa. Qualcuno di noi scende al fondo, scende a toccare il cemento; è una cosa insolita, e tutti gli istanti che trascorre sommerso nell’acqua verde sono un modo di nascondersi, di essere solo. Quando ritorna fra noi, taciturno, è l’unico che ha l’aria di non attendere qualcosa.

Che cosa deve dunque accadere? Se ne parla, di tanto in tanto, quando il gruppo si va ricomponendo. È una questione che ci appassiona; qualcuno non capisce subito quando il piú vivace di noi la intavola, ma poi gli viene spiegata e anche lui s’incuriosisce. — Siamo qui per bagnarci e per prendere il sole, – diciamo. Ecco. – Siamo qui per stare insieme —. Ciascuno di noi pensa che, se la piscina fosse deserta, non reggerebbe a starsene solo, sotto il cielo.

Una nostra compagna sorride, e, siccome è seminuda, si capisce che pensa che siamo qui per farle corona. — Anche questo è vero, – dice un altro. – Sí, sí —. Ma siamo tutti inquieti, chi seduto e chi disteso, qualcuno contorto, e dentro di noi c’è un vuoto, un’attesa, che ci fa trasalire la pelle nuda.


Edizione completa sulla pagina dedicata a Feria d’agosto di liberliber.it . Testo digitalizzato da Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it, revisionato da Catia Righi, catia_righi@tin.it, e Ugo Santamaria.

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