Roma, Curva Pura: Raha Vismeh – L’eco delle ombre | Testo di Maria Vittoria Pinotti

Raha Vismeh, Senza titolo, olio su tela, 2022, 80×70 cm I

L’eco delle ombre
Raha Vismeh 

Testo critico di Maria Vittoria Pinotti

Inaugurazione mercoledì 16 novembre 2022 ore 18.30-21.30

Curva Pura
Via Giuseppe Acerbi, 1a – Roma

Mercoledì 16 novembre 2022 dalle 18.30 alle 21.30 presso la galleria Curva Pura si terrà l’inaugurazione della mostra L’eco delle ombre, la prima personale dedicata all’artista Raha Vismeh (Shiraz, Iran, 1987), con un testo di accompagnamento di Maria Vittoria Pinotti. L’eco delle ombre è un lavoro sulla sperimentalità della gradazione di colore su un unico tono e la ricerca latente verso scorci di architetture urbane e spazi abitativi idealizzati. L’esposizione nasce con l’intento di creare una riflessione sul valore dell’osservazione su coesi rapporti combinatori di forme architettonico-geometriche, in quanto sintomo dello stadio più sperimentale di una tecnica eseguita con sottili velature pittoriche di colore ad olio. I lavori in mostra ci pongono in un disarmante dialogo con un codice pittorico in cui la classica pittura multi-tonale viene abbandonate per giungere ad una drastica e volontaria semplificazione coloristica. Un atteggiamento tipico, quello dell’artista, di un atto di deviazione verso le consuete tecniche pittoriche, che le permette di concentrare l’attenzione verso le forme e i rapporti tra le strutture e gli oggetti che vi si trovano dentro. Così, anche se le opere trattano in maniera seriale lo stesso soggetto, esse sono un chiaro incitamento verso mai univoci sensi di lettura, per porsi invece come una esperienza stratificata ed avvolgente, per spingerci a pensare la struttura abitativa e cittadina come uno spazio fisico che si vive e che ci riguarda. 

In questo modo, il potere immaginativo delle opere solleva questioni intorno al senso di appartenenza ed anche verso il lasciato di una impronta nei luoghi che occupiamo. Le architetture immaginative di Vismeh sono delle sceneggiature spaziali in continuo divenire, la cui intensa visibilità varia in base alla quantità di velature utilizzate per definirle. Sono composizioni solide, dalle corpose atmosfere misteriose che attendono di essere vissute in quanto tracce di una manifestazione umana. Tuttavia, mancano del tutto riferimenti figurativi, una omissione volontaria che tende a farci concepire tali strutture come contenitori ricchi di indizi misteriosi, quali uova, meridiane solari o misteriosi buchi neri. Soggetti di una materia spuria, la stessa con cui sono fatti i sogni, in modo tale da porsi come delle finestre interiori, scandagli aperti verso la psiche creativa di un’artista che si lascia studiare senza alcun timore. Così, le opere sembrano materializzare l’arbitrarietà, il carattere strutturale e fattuale di territori misteriosi caratteristici per la loro lignea fissità e monumentale presenza fisica. Sono spazi appartenenti ad un mondo urbano, alcune volte anche privato ed arcadico, che intendono raccontare visivamente il tempo dell’attesa, dell’indugio, di una ricerca fatta di echi e rimbombi tonali. 

Biografia

Raha Vismeh è nata in Iran, a Shiraz nel 1987 e vive e lavora a Roma. Nel 2011 si trasferisce in Italia dove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Sono diverse le mostre collettive a cui ha partecipato, si ricordano: Concept design festival, Galleria nazionale di Cosenza, Cosenza (2022), Let’s call for artist for Afghanistan, Ambasciata Afghanistan, Roma, (2021), In Divernire, Museo Civico di San Cesario di Lecce, Lecce (2019), Accademia in & out, MAAAC, Museo Area Archeologica Arte Contemporanea di Cisternino, Brindisi, (2018), Arte in Vetrina, Galleria D’arte Francesca Capece, Maglie, Lecce, (2018), Incipit 1, Galleria d’Arte Germinazioni, Lecce, (2018), Progetto d’incipit, Fondo Verri, Lecce, (2018), Tiny Biennale, Temple University, Roma, (2018), Incipit 2/, Must Museo Storico Città di Lecce, Lecce, (2018), Incipit 1/, Galleria d’Arte Germinazioni, Lecce, (2017). Tra i premi d’arte sono da citare: Concorso, Il ventaglio del presidente, (2018), Premio Giuseppe Cascicara, (2018), Premio Emilio Notte (2018), Premio Antonio Leonardo Verri, (2017). 


Appunti di viaggio per Raha Vismeh 

di Maria Vittoria Pinotti 

Gran parte degli abitanti del pianeta crede che occupare spazi sia il fine di un atto necessario, eppure sono convinta che tale azione sia una forma di opera d’arte, una espressione della gente che ci vive. Spostarsi, lasciare tracce ed impronte, vivere un luogo sono momenti di passaggio, cui mi avvicino con una certa curiosità personale. Così, anche oggi mi trovo a transitare sviscerando da questo momento delle riflessioni tra estasi ed estetica

Quando per la prima volta ho visto le tue opere la domanda che mi è sorta, ed alla quale cercherò di rispondere, è questa: perché ti concentri così tanto su queste architetture, calibrando altresì il gioco cromatico su un unico tono? È stato naturale inseguire la risposta nel considerarti una pittrice noumenica, in quanto coltivatrice di forme apriori, secondo un punto di vista che ti porta a ragionare quasi (attenzione, oso dire, quasi) come un architetto, perché ancor prima del responso degli strumenti scientifici rendi le geometrie tramite sensazioni di piani stranamente ordinati. Poi ho dovuto ravvedermi, siccome subentra la tua straordinaria dimestichezza nel gestire il colore, semplificato e genialmente gestito con un feroce spirito riduttivo ed intuitivo; un atteggiamento che non temi affatto, probabilmente perché ti permette di percepire la smaterializzazione dei soggetti in una polidimensionalità dove tutto è molto percepibile allo spirito piuttosto che ai sensi. 

Un altro argomento che voglio affrontare è la tua capacità di concentrare l’attenzione su un unico soggetto. Sì, pare che questa tua ricerca eseguita in serie, quasi in maniera tormentosa, voglia comunicare altro, così, mi sono chiesta cosa cercassi di raccontarmi e cosa significassero per te queste rigide strutture architettoniche: l’abitazione intesa a soddisfare la tua malinconica nostalgia di uno spazio, o altrimenti, evasione, alternativa. Inoltre, seppur le tue costruzioni siano apparentemente analitiche, razionali e statiche sembra che in questa reificazione oggettiva, in realtà si celi qualcosa di soggettivo. Non è un caso che per dedicarti a tale soggetto tu abbia costruito un modellino, una piccola spia architettonica che fa brillare in te il desiderio di raffigurare solidità, simmetria, staticità, attraverso i colori, la cui massa e volume diventano protagonisti assoluti. Eppure, per comprendere al meglio questa tua coraggiosa scelta, mi riaffiora in mente il pensiero del critico d’arte americano Meyer Schapiro, circa l’importanza dell’eseguire ricerca su un unico tema, predilezione di un’attenzione 

verso l’essere mezzo del mezzo. In particolare, come ho accennato prima, credo tu voglia rivelare qualcosa di te in questi luoghi, così in realtà, queste architetture, invece di chiudere spazi hanno un’azione di aprimento verso qualcosa di più profondo, più specificatamente riportano il valore dell’impronta che l’uomo lascia negli spazi. Potrei servirmi dei tuoi precedenti lavori per chiarire queste mie riflessioni, che qui si amplieranno dolcemente, mi riferisco, in particolare, al tuo interesse nel ritrarre le scarpe, soggetto a te tanto caro e che hai esaminato molto. Considera che Van Gogh trattava questi oggetti come sinonimi di autoritratti, con nitidi indizi autobiografici. Perciò, mi vien da pensare che anche per te queste abitazioni siano portatrici di una impronta, di un umano valore tattile, poiché sono luoghi in cui tu ti osservi, come in uno specchio: isoli il soggetto, lo metti accuratamente in scena e lo interpelli nel silenzio di un’eco fatto di ombre di colore monotonali. 
Una ultima nota. Abbiamo proposto un titolo per la tua mostra L’eco delle ombre, ebbene, avrei voluto dargliene un altro, la parafrasi di un saggio di Ettore Sottsass, Di chi sono le case vuote? Ovviamente così non sarà perché tu non vuoi rispondere apertamente a questa domanda, la lasci meravigliosamente sospesa, inoltre, è un titolo troppo diretto per una materia che fa appello ad istinti irrazionali. Questo, perché immagino che per te, la costruzione, quella che noi tutti consideriamo casa, luogo di appartenenza, non è un luogo semplicemente da vivere, rappresentando piuttosto un territorio dove porsi delle domande. È viaggio dello spirito, un anelito dell’anima, un’aspirazione verso la concretezza radicale nel segno del rigore geometrico, in cui gli assi cartesiani non sono concepiti come dei limiti, bensì delle coordinate dalle quali ti decondizioni per svicolarti liberamente. Così, in maggior e minor misura, a causa del colore alcune volte turbinoso ed altre volte pacatamente controllato, ci restituisci composizioni di uno spazio ideale in cui scompare, come in un ambiente iperuranio, la forza di gravità. A questo punto, ti domando, Di chi sono queste case vuote Raha? Sai, Sottsass intelligentemente affermava che forse appartenevano ai privilegiati, che per lui erano proprio gli artisti, figure specializzate nella gestione di buchi neri situati nello spazio qua e là. Non è un caso che anche tu nelle abitazioni raffiguri buchi neri in quanto spazi speciali, catalizzatori di mondi tattili e tangibili. Così, rimango sempre più convinta che in queste case vuote tu voglia raccontare la vita degli artisti, che alla fine coincide anche con la tua, cara Raha.


INFO

Raha Vismeh – L’eco delle ombre
Testo di Maria Vittoria Pinotti

Inaugurazione mercoledì 16 novembre 2022
dalle ore 18.30-21.30

Fino a domenica 18 dicembre 2022

Orari: su appuntamento – prenotare via mail curvapura@gmail.com o whatsapp 3314243004

Curva Pura 
Via Giuseppe Acerbi, 1a – Roma
curvapura@gmail.com

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com
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