Treviso, Museo Civico Luigi Bailo: Arturo Martini – È dovere per la città una mostra riservata al proprio “figlio”

ARTURO MARTINI. I capolavori

Treviso, Museo Luigi Bailo

31 marzo – 30 luglio 2023

Mostra a cura di Fabrizio Malachin e Nico Stringa

A Treviso sono state realizzate tre mostre dedicate ad Arturo Martini. La prima nel 1947, quasi del tutto dimenticata, a torto, era stata allestita a pochi mesi dalla scomparsa dell’artista. La seconda nel 1967 rimane epica per il gran numero di opere radunate per l’occasione, per la cura di Giuseppe ‘Bepi’ Mazzotti, e ancora per la progettazione degli allestimenti di Carlo Scarpa. L’architetto inscenò negli ambienti del Museo Santa Caterina soluzioni di altissima suggestione che fecero scuola per molti anni per gli allestimenti delle esposizioni temporanee. Questi fatti resero quella mostra l’evento martiniano per antonomasia, facendo conoscere e riscoprire Martini al grande pubblico. La terza nel 1989 in occasione del centenario della nascita. Fu questo un evento che si poneva l’obiettivo d’indagare la fase giovanile dello scultore, analizzando il periodo e le opere comprese tra il 1905 il 1921. Molte le opere inedite presentate in quell’occasione, valorizzando tutti gli apporti e le culture che contribuirono alla formazione dell’artista. A distanza di oltre 30 anni dall’ultimo evento organizzato a Treviso (75 dal primo), organizzare una grande mostra che raccolga i capolavori diventa una straordinaria opportunità e una sfida. Dopo quella di Scarpa-Mazzotti, un’occasione per i più qualificati studiosi per fare il punto sugli studi martiniani, esaltando la dimensione e la modernità del genio della scultura del Novecento. Recentemente (maggio 2022) è stato completato il restaurato del complesso museale “Luigi Bailo”: elegante e moderno ben si presenta oggi per accogliere le ricche collezioni civiche ma anche grandi mostre temporanee.

Arturo Martini, La Nena, terracotta, 1929 circa

Quello permanente è un allestimento dedicato ad opere dalla fine dell’800 tra Treviso e Venezia (Luigi Serena, i Ciardi, gli artisti capesarini eccetera), con l’arte di Alberto Martini e Gino Rossi, ma soprattutto con l’artista trevigiano per eccellenza dell’epoca, Arturo Martini. È doveroso evidenziare che il Museo Bailo ospita la più ampia collezione pubblica martiniana, un vero e proprio palinsesto con la produzione giovanile, le ceramiche, le grafiche e celebri sculture fino agli anni della sua maturità. L’anima del Museo si annuncia fin dall’esterno del complesso: una studiata parete finestrata lascia intravvedere, anche ai più distratti passanti sulla pubblica via, un maestoso gruppo scultoreo di Martini, collocato nel primo chiostro dell’Istituto. Si tratta del gruppo di Adamo ed Eva, opera dalle proporzioni monumentali, concepita proprio per spazi esterni visto che fu realizzata dallo scultore nel 1931 per il giardino della Villa di Acqui Terme di Herta von Wedekind e Arturo Ottolenghi. Una scultura che è uno dei capolavori del Museo Bailo, sia per ciò che rappresenta dal punto di vista estetico e nel catalogo martiniano, ma anche per la sua alta valenza simbolica: l’Adamo ed Eva fu assicurato alle collezioni cittadine grazie al concorso di molti privati cittadini che, attraverso una pubblica sottoscrizione, ne consentirono l’acquisto nel 1993: la mostra si colloca così nella ‘casa’ di Martini, e simbolicamente nel trentennale di questa straordinaria acquisizione. L’evento inaugurale che ha aperto il nuovo museo Bailo è stato la mostra “Canova Gloria Trevigiana. Dalla bellezza classica all’annuncio romantico”, curata da F. Malachin, G. Pavanello, N. Stringa: un’esposizione di successo che si è posta sulla scia della prima monografica assoluta dedicata ad Antonio Canova, inscenata a Treviso nel 1957 da Luigi Coletti, raccontando aspetti inediti in modo accattivante. Quella dedicata a Canova è stata la prima tappa di un percorso ideale nella storia della scultura che sta conducendo il nostro Istituto: partendo da Antonio Canova si arriva fino ad Arturo Martini, passando da Luigi Borro e da Antonio Carlini (quest’ultimo fu maestro di Martini tra il 1905 e il 1908). Tra la mostra di Canova e quella di Martini, sarà infatti allestita (dicembre 2022 – marzo 2023) una mostra dedicata a Carlini (la prima mostra in assoluto a lui riservata facendo conoscere uno scultore quasi completamente inedito), creando un’ideale filo rosso che consentirà di apprezzare l’evoluzione del linguaggio della scultura moderna (gli eventi riservati ai cosiddetti ‘minori’, come possono sembrare gli scultori Borro e Carlini, sono non solo un dovere per i nostri Istituti, ma un contributo essenziale per apprezzare perché i ‘grandi’ devono essere qualificati come tali e, nel nostro caso, a meglio comprendere Martini che sviluppò la sua straordinaria arte innovativa anche come reazione alle regole carliniane). Tra le motivazioni non è secondario il rapporto dell’artista con il territorio trevigiano dove è nato, si è formato e dove ha continuato a coltivare amicizie e affetti. Una grande mostra riservata al ‘suo figlio’ è un dovere per la città, un’occasione per tutte le città dove ha vissuto e operato, un’opportunità per i musei e i collezionisti che conservano i suoi capolavori: un rinnovato impegno pubblico quindi, com’è una mostra, per rinnovare l’attenzione per uno dei più importanti scultori di tutti i tempi in coincidenza (lieve il ritardo) con il 75° della morte.


Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. +39 049.663499 roberta@studioesseci.net (Roberta Barbaro)

About the author: Experiences