Firenze: Proroga fino al 7 maggio la grande mostra “ESCHER” – Dalla sua apertura è stata visitata da oltre 100mila visitatori

Una immagine dell’allestimento della mostra “Escher” – Giorgio Magini fotografo Escher – Anteprime

Firenze, Museo degli Innocenti

LA MOSTRA “ESCHER”
PROROGA FINO AL 7 MAGGIO

A Firenze la mostra record d’incassi dedicata a “ESCHER”
è ospitata in una sede espositiva unica, negli spazi dello storico Museo degli Innocenti che, grazie alla collaborazione con Arthemisia, è diventato un punto di riferimento del capoluogo toscano come luogo di grandi mostre d’arte.

Dalla sua apertura lo scorso 20 ottobre, sono oltre 100mila le presenze registrate alla grande mostra Escher presso il Museo degli Innocenti di Firenze.

Una mostra che conferma il grandissimo e sempre crescente successo di Escher tra il vasto pubblico tanto da essere uno degli artisti più amati in tutto il mondo.

E, in via eccezionale e viste le numerosissime prenotazioni, Arthemisia e il Museo degli Innocenti hanno deciso di prorogare la mostra fino al prossimo 7 maggio per estendere a tutti la possibilità di poter entrare nel mondo del genio olandese e – attraverso le sue circa 200 opere e i lavori più rappresentativi – conoscerne la vita, i viaggi, le ispirazioni e le opere più iconiche.

Con il patrocinio del Comune di Firenze e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher FoundationMaurits e In Your Event, ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company.

La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, partner Mercato CentraleBarberino Designer Outlet e Unicoop Firenze, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner QN La Nazione, radio partner Radio Monte Carlo, educational partner Laba e media coverage by Sky Arte.

Il catalogo è edito da Maurits.


Escher matrice per matrice

Estratto dal testo in catalogo a cura di Salvatore Iaquinta

Escher era un grafico. Nel mondo di oggi molti di noi pensano che un grafico sia qualcuno che si occupa di grafica computerizzata, ma qualche decina di anni fa con la parola “grafico” ci si riferiva a un artista che realizza stampe, un incisore. Persino il termine “stampa” oggigiorno ha un significato diverso. Pensiamo a qualcosa che esce dalla stampante del computer in forma di copia – una cosa completamente priva di originalità. Una stampa di Escher, invece, è un lavoro originale su carta stampato con una matrice che l’artista intagliava a mano. Sebbene già la matrice sia di fatto una scultura, la stampa, creata trasferendo l’immagine dalla matrice inchiostrata su carta, è l’opera d’arte vera e propria. Ciò consente di stampare più opere originali con una singola matrice.

La raccolta di lavori grafici di Escher è composta complessivamente da circa 450 stampe diverse, alcune delle quali sono state tirate in centinaia di copie, mentre di altre ne esistono solo pochi esemplari. Escher usava quasi esclusivamente 6 diverse tecniche di incisione: le incisioni su linoleum (o linoleografia), le xilografie, le xilografie di testa, le acqueforti, le mezzetinte e le litografie. Ognuna ha le sue particolari sfumature che la differenziano dalle altre sia in termini di complessità sia per quanto riguarda l’aspetto finale dell’opera d’arte.

INCISIONI SU LINOLEUM, XILOGRAFIE E XILOGRAFIE DI TESTA

Le incisioni su linoleum, le xilografie e le xilografie di testa sono tutte stampe realizzate con la tecnica dell’incisione in rilievo su matrice in legno o altro materiale. I tre componenti di base per un’incisione sono: una matrice con un’immagine intagliata in rilievo, l’inchiostro e il materiale su cui stampare. Le prime stampe xilografiche risalgano alla Dinastia Han, intorno al 200 d.C. Le immagini incise sulle matrici venivano originariamente stampate su stoffa e solo più tardi su carta.

L’immagine non doveva solo essere incisa sulla matrice ma doveva anche essere speculare rispetto alla stampa finale. Ciò significa che Escher doveva immaginarsi il disegno al contrario e incidere tutte le lettere e i numeri (in particolare il suo monogramma e la data) al contrario altrimenti la stampa finale sarebbe stata difettosa. Escher doveva fare attenzione anche alla struttura delle opere in cui non erano presenti lettere e numeri. La costellazione di Orione, visibile nel cielo notturno di La cattedrale sommersa, è per esempio nella sua giusta disposizione. L’osservatore “legge” un’opera da sinistra a destra e una litografi a come Galleria di stampe non procederebbe in modo così naturale se l’immagine non fosse speculare.

La carriera di Escher come incisore iniziò all’età di 17 anni, quando fece la sua prima incisione su linoleum nel 1916, un ritratto di suo padre. Un’incisione su linoleum viene realizzata stendendo uno strato liscio e morbido di linoleum che aderisce alla superficie della matrice in legno. Incidendo la superficie con un coltello o una sgorbia a V, Escher rimuoveva dal linoleum le parti che, una volta stampata l’immagine, voleva rimanessero bianche o incolori.

Usando questa tecnica, lo strato di linoleum diventa una specie di grande timbro a inchiostro, poiché le parti non rimosse sono in rilievo sulla superficie della matrice. Escher distribuiva l’inchiostro sulla matrice di linoleum con un rullo a mano, una specie di mattarello che ricopre la superficie. In seguito distendeva un foglio di carta sulla matrice esercitando una forte pressione per trasferire l’inchiostro sulla carta. Spesso i grafici usavano dei torchi, ma Escher stampava solitamente a mano usando un rullo per applicare pressione sulle opere più grandi. Altre volte preferiva usare un cucchiaio d’avorio. La parte convessa dello strumento era

molto dura e liscia con una piccola superficie. Molte opere recano l’annotazione “eigen druk” che, grosso modo, si traduce come “propria pressione [della mano].”

Stampare una matrice con tante aree bianche e in leggero rilievo è più facile che stamparne una con aree (solitamente nere) spesse o in maggiore rilievo. Le grandi aree nere dell’opera Drago dovevano essere passate più e più volte con il cucchiaino di legno per assicurarsi che ogni singolo millimetro quadrato di inchiostro nero fosse trasferito su carta. Queste stampe sono ricche e lisce. Le stampe di Escher non sono quasi mai troppo o troppo poco inchiostrate (C’è da chiedersi se il suo cestino fosse pieno di stampe che non riteneva perfette). Attraverso i miei stessi tentativi di fare delle stampe xilografiche, ho imparato che una stampa aderirà alla matrice inchiostrata solo quel tanto da poterne ancora sollevare una metà per controllare la qualità di stampa. Si può aggiungere dell’inchiostro sulla parte scoperta della matrice, dove necessario, per poi rimetterci sopra la carta. Hans de Rijk, un amico di Escher, ha confermato che l’artista olandese ha seguito questa procedura per la xilografia Drago.

Solitamente Escher stampava su una carta sottile fatto a mano, tipo Japon. Il Japon è, nonostante il nome, un tipo di carta olandese molto sottile. Rispetto ai tipi di carta più spessi, quelli sottili assorbono inchiostro senza bisogno di applicare una forte pressione. Per prima cosa Escher inumidiva la carta per ammorbidire le fibre. Questo processo fa sì che la carta assorba meglio l’inchiostro. Al contrario della carta asciutta, la carta umida richiede molto meno inchiostro e meno pressione per trasferirlo dalla matrice alla carta.

Una singola matrice può stampare solo con un colore, quindi, per ogni stampa che includa un secondo colore, ci vuole una seconda matrice. Superficie increspata è una stampa a due matrici. L’acqua che si vede sullo sfondo è stata stampata con una matrice di linoleum, mentre gli alberi riflessi sull’acqua sono stati stampati con la tecnica xilografica. Ovviamente la stampa a più matrici richiede una tecnica di allineamento delle immagini per ottenere un risultato perfetto. Se ci si sbagliasse anche solo di un millimetro, si creerebbero degli spazi bianchi. A seconda della complessità del lavoro, Escher faceva dei segni con la matita o dei buchi con degli spilli che servivano come punti di riferimento. Ce n’è uno al centro della xilografia Limite del cerchio IV.

Le xilografie e le xilografie di testa sono intagliate e stampate con la stessa tecnica dell’incisione su linoleum. Il legno è più duro, spesso e resistente del linoleum. Le xilografie vengono fatte su legno di filo, ottenute intagliando il legno nel senso della fibra con sgorbie e scalpelli. La prima stampa xilografica commerciale di Escher fu San Francesco che predica agli uccelli. Questa stampa è la dimostrazione delle dimensioni e dei dettagli che possono essere raggiunti con una xilografia. Tra l’altro gli strani uccelli che ornano la stampa sono un omaggio di Escher al suo insegnante di arte Samuel Jessurun de Mesquita, un celebre artista olandese di grande talento. Gli uccelli erano infatti un motivo ricorrente delle sue xilografie.

La visita allo studio dello xilografo Fokko Mees nel 1931 inspirò Escher a provare a fare delle xilografie su legno di testa, ottenuto tagliando il legno in modo perpendicolare. Una xilografia di testa è simile a una xilografia, ma si usano strumenti più fini per incidere il legno di testa. Questo tipo di legno uniformemente compatto consente di inserire maggiori dettagli: Escher poteva intagliare linee molto sottili in qualsiasi direzione della matrice. Il legno di filo è facile da intagliare lungo la venatura, ma l’incisione trasversale risulta più complicata e, di conseguenza, è più difficile ottenere e mantenere la stessa precisione nei dettagli. Le matrici di legno di testa sono assemblate come i ceppi da macellaio o i taglieri. Queste matrici erano più costose rispetto a quelle di legno di filo e nel tempo, purtroppo, anche più soggetti a spaccature. Le matrici di legno di testa vengono intagliate con un tipo di scalpello chiamato bulino. I bulini sono strumenti dalla punta affilata che, quando vengono passati sulla superficie delle matrici di legno, sollevano un sottile ricciolo di legno.

L’Interno di San Pietro è una xilografia di testa realizzata con molti dettagli tecnici e una precisione che nelle xilografie non è possibile ottenere. Sfortunatamente nel corso degli anni la matrice si è spaccata e in molte delle stampe esistenti è visibile una spaccatura orizzontale all’altezza della parte superiore sinistra della stampa.

L’opera Limite del cerchio IV è una meravigliosa dimostrazione di risparmio ed efficienza. Si tratta di una stampa a due matrici (una xilografia in nero e ocra). Piuttosto che acquistare due grandi matrici, Escher usò dei pezzi di legno che erano un terzo della grandezza del lavoro finale. L’opera richiese in tutto ben sei stampe! Le sue iniziali sono state coperte con l’inchiostro in due punti. Le matrici non sono rettangolari, ma

hanno una forma simile all’area finale stampata. Più piccole erano le matrici, più era semplice per Escher allinearle per creare le stampe.

Con la stampa Vortici Escher ruppe con la xilografia tradizionale. Realizzò questa intricata xilografia a tre colori usando solo due matrici. L’artista usò la stessa matrice per stampare sia il pesce rosso che quello grigio, ruotando semplicemente la matrice di 180 gradi. Le parti in nero sono invece state stampate due volte con una matrice grande come la metà inferiore dell’opera finale.

LE LITOGRAFIE

La parola litografia deriva al greco lìthos, “pietra” e gràphein, “scrivere”. Nel 1796 Alois Senefelder, un attore e drammaturgo tedesco, mise a punto un metodo per stampare più copie di un’immagine incisa su una superficie di pietra. Sebbene la litografia sia un tipo di stampa a matrice, questa non viene né scavata né incisa. La litografia sfrutta le proprietà chimiche dell’olio e dell’acqua, più specificamente il fatto che non si mescolino. Solitamente per le litografie vengono usate delle matrici di pietra calcarea molto lisce e spesse. Prima di applicare un qualsiasi materiale sulla pietra, Escher creava inizialmente un disegno, quindi usava della carta da ricalco per trasferire i contorni dell’immagine ottenuta sulla matrice. In seguito, con una matita nera litografica (o grassa cioè composta da sostanze grasse) disegnava l’immagine (speculare della stampa finale) sulla pietra.

Come per un disegno a matita, Escher poteva sfumare l’immagine creando tonalità e profondità non ottenibili con le stampe xilografiche. Barbarano Cimino è la dimostrazione dell’accuratezza dei dettagli e della profondità di campo che possono essere raggiunte con questa tecnica. Le colline grigie e il cielo nello sfondo fanno da forte contrasto alle pareti rocciose più scure in primo piano. Escher tentò in seguito di realizzare alcune xilografie di testa che assomigliassero a litografie.

La xilografia Interno di San Pietro contiene in effetti delle leggere sfumature di grigio, solamente perché Escher, usando strumenti estremamente fini, riuscì a disegnare dei piccoli quadrati bianchi e neri così vicini da ingannare l’occhio, specialmente per le tonalità di grigio delle piastrelle del pavimento. Disegnare l’immagine sulla pietra era la parte più divertente. Poiché il processo di stampa litografica è un’arte tanto quanto la creazione dell’immagine, Escher ingaggiò un litografo che realizzasse le stampe partendo dalle sue pietre. La prima cosa che il litografo fa è “incidere” la pietra. Si tratta di un processo chimico, cioè non meccanico. Sulla superficie della matrice di pietra viene applicata una soluzione acida che corrode leggermente la superficie liscia della pietra. Le aree che erano state disegnate con la matita grassa rimangono inalterate, poiché, essendo oleose, respingono la soluzione acquosa dell’acido. Le aree incise sono inoltre trattate con una soluzione di gomma arabica. La gomma arabica è idrofila (capace di legarsi con l’acqua e di trattenerla), quindi, quando viene applicato uno strato sottile d’acqua sulla pietra, l’acqua si deposita sulle aree incise, mentre viene respinta dalle aree grasse. Successivamente sulla matrice viene applicato con un rullo uno strato sottile di inchiostro a base d’olio. L’inchiostro si depositerà solo sul disegno oleoso, mentre verrà respinto dove c’è acqua. Come ultima cosa, viene steso un foglio di carta sulla matrice. Insieme vengono passati attraverso un torchio manuale, trasferendo così l’inchiostro sulla carta.

Le litografie possono essere riprodotte in grande scala. Escher usò solo poche pietre litografiche – quando morì nel 1972, nel suo studio ne sono state trovate solo dieci. Una volta terminato il lavoro, l’artista puliva spesso la pietra per poi levigarne la superficie di un millimetro. In tal modo rimuoveva tutti i residui dei pastelli a olio e della gomma arabica per fare “tabula rasa” per un nuovo lavoro. La levigatura rendeva impossibile ristampare l’immagine raffigurata. Per questo motivo molte delle sue litografie esistono solo in edizioni limitate come Natura morta con specchio sferico, tirata in soli 10 esemplari.

È quasi ironico che alcuni dei suoi lavori più rari siano stati creati con un processo inventato per la produzione di massa. Nemmeno le ultime dieci pietre litografiche possono essere riusate per la stampa. Le pietre, insieme alle matrici in legno, le lastre a mezzatinta e le matrici di linoleum sono state quasi tutte “invalidate” dopo la morte di Escher secondo le sue disposizioni. Qualsiasi stampa postuma presenterebbe gravi difetti.


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