Christo cammina sulle acque

 

LA PASSERELLA di tessuto giallo sul lago d’Iseo, serve alla “full immersion” degli iniziati, coinvolti emotivamente nell’installazione temporanea di Land Art ideata da Christo. Ma non solo. “The floating piers”, cioè i pontili galleggianti, servono anche come “passerella” alle rockstar della critica d’arte nostrana, perché basta dire il contrario per tenere viva l’attenzione anche su di loro. Philippe D’Averio paragona l’opera all’attrazione della donna cannone, dal momento che in questa sagra di paese «avranno successo solo gli ambulanti di bibite e panini». Vittorio Sgargi, “vox clamantis in deserto”, la definisce come «il desiderio solipsistico di un artista, una passerella verso il nulla». Al contrario, avrebbe potuto stabilire un collegamento con i centri vicini, che preservano monumenti, chiese, siti archeologici, mete di un percorso delle meraviglie, del tutto immersi nel disinteresse e nell’oblio. Christo, isolato dal rumore molesto, risponde con distacco: «Non faccio questi interventi site-specific per essere popolare. Questa è arte non necessaria, che spesso importuna gli amanti dell’arte che preferiscono luoghi asettici o protettivi come le gallerie o i musei. Prendo in prestito uno spazio, creando un “disturbo gentile” e intrecciando la vita delle persone all’opera d’arte». Le rockstar non hanno compreso che gestire la promozione dei luoghi spetta agli organizzatori. Non all’artista. Lui, invece, stimola il desiderio di camminare – quasi involontariamente, meglio se a piedi scalzi – per abbandonarsi al sole, all’umidità del lago, alla pioggia o al vento. «Qui non si è persi dentro una realtà virtuale, non c’è la riproduzione di un’immagine appiattita». Silenzio, “please”.

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About the author: Sergio Bertolami