Le innovazioni del British Museum 2/5

 

Il British Museum fu il primo museo nazionale, aperto gratuitamente al pubblico, che non fosse di proprietà ecclesiastica o reale, e incentrato su ogni produzione umana, in generale. Un vero museo illuminista.

Se, tuttavia, in principio l’attività del museo era imperniata, soprattutto, sulla tematica naturalistica e libraria, nel 1772, ricevette la collezione di ceramica greca di proprietà di William Hamilton, che rappresentò il primo nucleo artistico e storico, su cui si sarebbe sviluppato in seguito. Ebbe donazioni pure di materiali provenienti dalle “stanze delle meraviglie” e altre donazioni, come la Collezione Thomason e la biblioteca di David Garrick (circa 1.000 opere).

L’Inghilterra di fine Settecento era protesa verso il mondo. Numerosi erano gli esploratori che vi affluivano nei Mari del Sud, tra cui James Cook. Così, dal mondo intero, giunsero al museo oggetti di culture etniche fino ad allora sconosciute. Da Clayton Mordaunt Cracherode si ebbero in donazione libri, gemme intagliate, monete, stampe e disegni.

La Royal Society era già in contatto con esploratori, viaggiatori e lontani ambasciatori britannici. Tra questi ultimi, l’ambasciatore di Napoli fece giungere da Pompei ed Ercolano reperti archeologici autentici o riproduzioni di questi e, naturalmente, disegni del Vesuvio.

 

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