Reggio Emilia: FERPI a Fotografia Europea 2025

Una mattinata intensa e ricca di spunti quella che ha visto l’8 maggio scorso  FERPI – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, tornare tra i protagonisti culturali di Fotografia Europea, il festival internazionale dedicato all’immagine contemporanea, con il seminario “Avere vent’anni. Comunicazione Responsabile e nuove generazioni. Tra parole e algoritmi: comunicare con etica nell’era digitale”, organizzato dalla Delegazione FERPI Emilia-Romagna.

L’evento, sold out da giorni, ed ospitato nei suggestivi Chiostri di San Pietro, ha posto al centro del dibattito il rapporto tra le nuove generazioni e la comunicazione, tra verità e rappresentazione, tra narrazione e realtà, tra parole e dati. Una riflessione trasversale su come costruire – o ricostruire – una relazione di fiducia con chi oggi ha vent’anni, immerso in un ecosistema ipermediato e disintermediato allo stesso tempo, nel quale la comunicazione è ovunque ma la comunicazione responsabile resta una sfida ancora aperta.

Ad aprire i lavori, i saluti di Davide Zanichelli, Direttore della Fondazione Palazzo Magnani, seguiti dall’intervento di Filippo Nani– Presidente FERPI, che ha sottolineato la profondità del legame tra la Federazione e il festival. «La fotografia – ha sottolineato Nani – è uno dei linguaggi fondanti della comunicazione, ma Fotografia Europea, da diversi anni, è molto più di questo: è un festival che ci restituisce uno spaccato sociale e antropologico del nostro presente. FERPI condivide con questa visione il bisogno di interrogarsi sul ruolo e sulla responsabilità di chi comunica. Per questo siamo felici di esserci, ancora una volta, e di contribuire a tracciare una rotta».

Ferpi a Fotografia Europea 2025
8 maggio 2025 – Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia
AVERE VENT’ANNI. COMUNICAZIONE RESPONSABILE E NUOVE GENERAZIONI
Tra parole e algoritmi: comunicare con etica nell’era digitale
ORYOKI 25 FERPI CONVEGNO AVERE 20 ANNI

Il seminario è stato arricchito dalla presenza di relatrici e relatori di grande prestigio, provenienti dal mondo del giornalismo, dell’impresa, della ricerca, della comunicazione strategica e dell’analisi sociale. Ognuno di loro ha offerto uno sguardo originale e competente sul tema, contribuendo a sviscerare la complessità della comunicazione responsabile nell’era digitale: dalle trasformazioni del linguaggio e del racconto mediatico all’impatto delle tecnologie sulla nostra capacità di attenzione e di relazione, dal valore dell’autenticità e dell’errore nella costruzione dell’identità, fino al ruolo centrale delle nuove generazioni nel ridefinire le regole dell’ecosistema comunicativo.

La mattinata si è articolata in due panel tematici, ciascuno composto da interventi individuali seguiti da una tavola rotonda di confronto tra i relatori. Il primo panel, introdotto da Biagio Oppi – Consigliere Nazionale FERPI con delega alle Relazioni Internazionali e promotore del progetto “A Dire il Vero” di Pfizer, ha visto succedersi sul palco Silvestro Ramunno – Presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-RomagnaSilvia Brena – giornalista, scrittrice e CEO di Network ComunicazioneFederico Montanari – docente di sociologia e semiotica all’Università di Modena e Reggio EmiliaFrancesca Corrado – economista, autrice e fondatrice della Scuola di Fallimento e Lisa Iotti  – giornalista e inviata del programma Presadiretta di Rai Tre.

Silvestro Ramunno ha aperto la serie di interventi illustrando il nuovo codice deontologico dei giornalisti, sottolineando come la libertà di stampa debba sempre accompagnarsi alla responsabilità: un principio che, per la professione giornalistica, si traduce nella deontologia. Un richiamo forte, soprattutto per i più giovani, spesso lontani dal mondo dell’informazione tradizionale, ai quali Ramunno ha rivolto un invito a riconoscere il valore di chi informa in modo professionale, con rigore e trasparenza.

È seguita la riflessione di Silvia Brena, che ha portato l’attenzione sul ruolo del linguaggio, delle parole e della loro capacità di costruire senso, identità e relazione. In un mondo segnato da contrasti e tensioni, ha spiegato, servono parole capaci di ascolto e dialogo, capaci di veicolare autenticità e coerenza. I giovani, ha osservato, sanno riconoscere ciò che è costruito o finto, e chiedono trasparenza nei messaggi come nei comportamenti.

Federico Montanari ha proposto una lettura critica del modo in cui i media raccontano i giovani, concentrandosi in particolare sul fenomeno della musica trap e rap. Ha evidenziato come, anche quando questi stili entrano nel mainstream – basti pensare alla loro presenza sempre più marcata a Sanremo – le narrazioni che li accompagnano restino spesso polarizzate, cariche di pregiudizi o stereotipi. È necessario, ha sottolineato, superare le semplificazioni e adottare uno sguardo più analitico e meno giudicante, capace di riconoscere la complessità delle espressioni culturali giovanili.

A portare il dibattito sul terreno dell’educazione al fallimento è stata Francesca Corrado, che ha decostruito l’ossessione per il successo proponendo una narrazione alternativa, più umana e reale. Il fallimento – ha evidenziato – è parte del percorso di crescita e apprendimento, e normalizzarlo è un passo necessario per restituire ai ragazzi la libertà di sbagliare, di riprovare, di imparare. Una comunicazione responsabile, ha aggiunto, deve includere anche i racconti imperfetti.

Ha chiuso la sequenza degli interventi del primo panel Lisa Iotti, con un’analisi acuta e documentata sull’impatto della tecnologia digitale sulla nostra capacità di attenzione. Nell’epoca del “clic”, ha osservato, restiamo iperstimolati ma incapaci di soffermarci davvero. L’attenzione, da intendersi non solo come sforzo ma come apertura e disponibilità, è diventata un bene raro, soprattutto tra i più giovani. I dati più recenti mostrano effetti allarmanti sullo sviluppo cognitivo, rendendo ancora più urgente una riflessione sul nostro modo di abitare il tempo, le piattaforme e le narrazioni.

La seconda parte della mattinata ha riaperto il confronto spostando il focus su dati, marketing, tecnologia e futuro, con gli interventi di Vilma Scarpino – CEO di BVA DoxaAlessandro Marani – co-founder di Oryoki e brand strategistNicola Giacché –fondatore dell’associazione Digital Freaks e digital strategist, e Francesco Canuti – Vice-presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Reggio Emilia.

Vilma Scarpino ha presentato i risultati di una ricerca recente e articolata, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 14 e i 74 anni, con un focus specifico sui giovani. Il suo contributo ha offerto uno sguardo empirico e approfondito sulle opinioni e i comportamenti delle nuove generazioni in relazione alla sostenibilità, all’intelligenza artificiale e al ruolo della comunicazione (i principali risultati della ricerca sono riportati nella parte conclusiva del comunicato).

Alessandro Marani ha offerto uno spunto potente sul ruolo del marketing contemporaneo, che non può più limitarsi a vendere, ma deve contribuire a generare valore culturale e sociale. La Generazione Z, ha osservato, pretende autenticità, inclusione e impatto reale: rifiuta narrazioni vuote e vuole sapere come vengono usati i propri dati. In questo scenario, i dati non sono semplici numeri, ma segnali, desideri, storie da interpretare. Per costruire connessioni durature, il marketing deve fondere intelligenza analitica, creatività e sensibilità, diventando un agente di trasformazione, non solo uno strumento di persuasione.

Nicola Giacché ha proseguito con un intervento dal tono provocatorio e lucido, ruotando attorno a una domanda solo apparentemente semplice: “Ma i giovani d’oggi, quanti anni hanno?” A partire da questa riflessione, ha decostruito l’etichetta di “nativi digitali”, mostrando come il rapporto tra la Gen Z e la tecnologia sia tutt’altro che lineare. Dietro l’uso disinvolto degli strumenti digitali, si nascondono domande aperte, una ricerca di senso, spazi di espressione e smarrimento. Giacché ha invitato a un cambio di prospettiva: è tempo di smettere di parlare dei giovani e cominciare a parlare con loro, costruendo forme di comunicazione autentiche e condivise.

A chiudere il secondo panel è stato Francesco Canuti, che ha posto l’accento sul valore delle relazioni come elemento strategico, non solo per la vita privata, ma per la sostenibilità delle organizzazioni. In un mondo iperconnesso e dominato dalla velocità, ha spiegato, le relazioni autentiche – basate su fiducia, ascolto e reciprocità – diventano una risorsa vitale per la crescita personale e professionale. Le relazioni sostenibili, ha sottolineato, sono il vero capitale del presente e del futuro.

ORYOKI 25 FERPI CONVEGNO AVERE 20 ANNI

I dati parlano chiaro: tra i giovani tra i 14 e i 34 anni emerge una consapevolezza matura, che supera la media generale. La conoscenza dei temi ESG è pressoché universale: il 90% degli italiani tra i 18 e i 74 anni dichiara di averne sentito parlare, ma il dato sale al 92% tra i 18-34enni e addirittura al 95% tra i giovanissimi tra i 14 e i 17 anni. Un segnale che testimonia come le tematiche ambientali, sociali e di governance abbiano ormai fatto breccia nel linguaggio quotidiano delle nuove generazioni.

La sostenibilità non viene percepita come un concetto astratto o una moda passeggera: l’80% degli intervistati la considera una necessità. Tuttavia, i giovani interrogano le modalità con cui essa viene proposta. Tra gli Under 25, il 59% si dichiara disposto a pagare un prezzo maggiore per prodotti sostenibili, ma questa disponibilità si accompagna a un’attenta valutazione dell’accessibilità economica e della coerenza tra valori dichiarati e azioni reali. Non basta più “comunicare sostenibilità”: occorre dimostrarla in modo concreto, inclusivo e verificabile.

Anche nei comportamenti quotidiani emergono segnali incoraggianti: l’85% degli Under 35 afferma di impegnarsi attivamente in pratiche green, con una propensione ancora maggiore in presenza di strumenti che incentivano il comportamento virtuoso, come App premianti o iniziative di gamification. È una generazione che agisce, ma che chiede anche un ritorno: culturale, simbolico o pratico.

L’attenzione non è però rivolta solo all’ambiente. Il rapporto con l’intelligenza artificiale rappresenta un altro campo d’indagine centrale, e anche in questo caso la posizione giovanile appare lucida e articolata. Pur riconoscendo all’IA un ruolo potenziale positivo in termini di efficienza e innovazione (lo afferma il 66% del campione), ben il 72% degli italiani manifesta un timore diffuso che la tecnologia possa “sopraffare” l’umano. I rischi percepiti sono molteplici: la manipolazione delle informazioni (indicata dal 60%), la perdita di autenticità nei contenuti (50%) e la disinformazione (39%) sono gli aspetti che destano maggiore preoccupazione. Non si tratta di tecnofobia, ma della richiesta di regole chiare, alfabetizzazione digitale e un’etica della tecnologia che sappia coniugare progresso e tutela.

Anche il tema dei canali di comunicazione è stato esplorato dalla ricerca. I social media si confermano come principale punto di contatto per i giovani (68%), ma non esclusivo: il 33% ritiene che eventi dal vivo e momenti di confronto reale abbiano un ruolo importante per informarsi e orientarsi. Al contrario, i media tradizionali perdono rilevanza: solo il 23% dei giovani cita la TV, il 13% la radio e il 10% la stampa tra i propri canali di riferimento. Ciò che emerge è il bisogno di un ecosistema comunicativo ibrido, che sappia combinare immediatezza e profondità, rapidità e relazione.

Infine, la ricerca ha messo in luce un elemento spesso sottovalutato: la sorprendente maturità economico-finanziaria dei giovanissimi. Il 76% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni conosce almeno uno strumento di risparmio, mentre il 58% sarebbe disposto a utilizzarlo per investire. Una generazione che non solo si interessa di sostenibilità, ma è pronta a compiere scelte responsabili anche sul piano economico. Anche il lavoro sostenibile è visto con favore dalla maggioranza dei 18-34enni, sebbene una quota crescente (18%, in aumento rispetto al 2023) esprima timori per le conseguenze occupazionali delle transizioni in atto. È il segnale di una domanda crescente di trasparenza, orientamento e formazione.

In sintesi, i dati restituiscono l’immagine di una generazione esigente ma non sfiduciata, consapevole ma non disillusa. Giovani che non si accontentano di messaggi rassicuranti, che rifiutano l’incoerenza, che cercano nella comunicazione non solo intrattenimento, ma anche senso, verità e possibilità di partecipazione. Una generazione con cui comunicare è una sfida, ma anche un’opportunità per costruire un futuro condiviso.

FERPI desidera ringraziare tutti i relatori e i partner che hanno reso possibile questo momento di confronto ricco e plurale: Palazzo Magnani e Fotografia Europea, la Fondazione Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, Unindustria Reggio Emilia, Oryoki, Coop Alleanza 3.0 e la Gazzetta di Reggio. Proseguire il dialogo con le nuove generazioni, ascoltarne bisogni e visioni, e continuare a promuovere una cultura della comunicazione autentica, etica e responsabile, resta per FERPI una priorità assoluta. Perché comunicare non è solo raccontare, bensì contribuire a costruire una società più consapevole e inclusiva. Un grazie particolare va alla Delegazione FERPI Emilia-Romagna, in particolare alle socie Barbara Benfenati, Melita Montani, Veronica Boldrin, Ilaria Morandi e Giulia Bergami per l’impegno e la dedizione nella realizzazione dell’evento.


FERPI | Dal 1970 è l’associazione che, con la Presidenza affidata a Filippo Nani, rappresenta in Italia i professionisti delle Relazioni Pubbliche e della Comunicazione. I soci FERPI operano come liberi professionisti, dirigenti, funzionari, dipendenti e collaboratori di aziende, enti pubblici, Enti del Terzo Settore, docenti universitari. Partecipano alla vita di FERPI anche studenti e neolaureati.


Media Relations FERPI
Diana Daneluz
Mail: mediarelationferpi@gmail.com

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