

| PERFORMING 2025 Nella città di Catanzaro Performing continua oltre il festival, tra laboratori, residenze e nuove opere in divenire: tra i protagonisti Luana Perilli, Fabio Sandri, Elena Bellantoni e Matilde De Feo. |
Dopo il fitto calendario di eventi che ha animato Catanzaro sino all’estate 2025, Performing prosegue il suo cammino spostando il baricentro dalla scena espositiva alla ricerca. La prima edizione del festival itinerante delle arti performative contemporanee – promosso dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro con il sostegno del Ministero dell’Università e della Ricerca e il coinvolgimento di altre undici istituzioni tra AFAM e Università italiane – si conferma così un progetto che non si esaurisce nell’evento, ma si struttura come una piattaforma di ricerca e produzione artistica diffusa, in costante evoluzione. In questi mesi, Catanzaro torna a essere centro attivo di produzione culturale, ospitando artistə, curatori, ricercatori italiani e internazionali all’interno di laboratori, residenze e co-progettazioni che attraversano i linguaggi del performativo. I progetti in corso segnano la continuità viva del festival e anticipano una fase di restituzione pubblica prevista tra febbraio e marzo 2026, tra mostre, installazioni, opere video e nuove azioni collettive.
È in questo orizzonte che Luana Perilli lavora alla finalizzazione di “Cantalamissa”, esito di un laboratorio già svolto nei mesi scorsi. Il progetto prende forma attraverso pratiche di cammino e ascolto, coinvolgendo comunità locali dell’Appennino centrale in una riflessione partecipativa sul paesaggio e sul rapporto interspecie. Un’installazione restituirà pubblicamente l’intreccio tra ecologia, mito e memoria collettiva. Sul versante fotografico e performativo si muove invece “Spazio Tempo Corpo”, progetto di Fabio Sandri a cura di Luca Panaro, che mette in discussione i dispositivi canonici della fotografia off-camera. Il laboratorio ha attivato un dialogo internazionale tra studenti italiani e svedesi – in collaborazione con l’Università di Göteborg – e ha dato vita a otto opere fotografiche di grande formato, che sono state esposte durante la Biennale di Göteborg 2025. Con una riflessione sospesa tra paesaggi liminali e alter ego spettrali, Simone Bergantini ha concluso la fase produttiva di “Landscapes for Ghosts”, un progetto che indaga i legami tra immagine, identità e solitudine nell’epoca digitale. L’esito è un corpus di 24 fotografie, realizzate nel deserto spagnolo di Tabernas, e una video-installazione a due canali, attualmente in fase di elaborazione curatoriale, le cui riprese sono state realizzate con la collaborazione di docenti e studenti di EASDA – Scuola superiore di Disegno di Alicante.

Un lavoro corale e stratificato è quello condotto da Elena Bellantoni, il cui progetto “Ruinate: Donne Ribelli” affonda le sue radici nelle tradizioni magiche e popolari calabresi, si interroga su chi siano oggi le “streghe contemporanee” e sul loro ruolo nella resistenza contro i poteri patriarcali e mafiosi. Frutto di una ricerca che intreccia cinema, tradizione popolare e critica sociale, il progetto coinvolge la designer Karisia Paponi (professoressa di Fashion design dell’ABA di Catanzaro) ed Emilio Leo, amministratore e direttore creativo dello storico Lanificio Leo. Il progetto darà vita a una serie di abiti-scultura e a un’opera video ambientata nei calanchi di Crotone, luogo simbolico di resistenza e ferita. “Ho deciso di partire dal linguaggio per ridefinire delle storie che diventano uno spazio fisico e psichico. Le Ruinate sono donne di questi territori, così aspri e difficili anche da raggiungere, che si sono ribellate. “Ruinate” è un sostantivo femminile o participio passato, che unisce due parole: la rovina/ruina e la rinascita. La negazione dei diritti delle donne lega molti paesi che visivamente e simbolicamente sono attraversati da zone desertiche, come i calanchi in Calabria, che diventeranno la location per girare un video collettivo e lavorare sulla “tessitura” di storie”. Una parte della produzione si svolgerà anche all’estero, con l’obiettivo di raccogliere testimonianze e materiali visivi legati a esperienze di resistenza femminile in contesti di conflitto armato o culturale.
Attualmente in fase di lavorazione anche “Lucky Girl”, la nuova opera di Matilde De Feo, realizzata tra Napoli e il paesaggio dell’Aspromonte. Ispirato all’Alfabeto Officinale di Tomaso Binga, il progetto si configura come un video-abbecedario performativo, in cui parola e gesto si sovrappongono alla pelle e al corpo, trasformando la scrittura in presenza politica e poetica. A partire dalla parola “Fortunata”, lo stereotipo del femminile viene riscritto da un alfabeto generativo, nel quale a ogni lettera è associata una forma-posizione del corpo, che diviene paesaggio. Ad amplificare la visione naturale è l’accostamento di fiori autoctoni alle lettere di Fortunata, usata come estensione massima – e dunque limite visivo – delle possibilità di combinazione delle parole che casualmente si paleseranno al fruitore dell’opera video finale.
Con queste traiettorie in corso, Performing prosegue nel suo impegno a costruire un laboratorio artistico permanente che parte da Catanzaro ma si apre a dimensioni transnazionali. La fase di restituzione rappresenterà non un punto di arrivo, ma una nuova soglia: l’occasione per condividere pubblicamente, attraverso mostre e attivazioni nello spazio urbano, i frutti di un processo artistico collettivo e in continua trasformazione.
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