Al MAMbo di Bologna la performance “farina” dell’artista ucraina Mariia Proshkovska

Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Mariia Proshkovska

farina

Performance a cura di Lorenzo Balbi e Giulia Pezzoli
MAMbo, Sala delle Ciminiere

Domenica 17 settembre 2023 h 12.00 – 17.00
Ingresso libero

Domenica 17 settembre 2023 dalle h 12.00 alle 17.00 la Sala delle Ciminiere del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna accoglie la performance farina dell’artista ucraina Mariia Proshkovska (Kyiv, 1986).
Già ospite della Residenza per artisti Sandra Natali del museo, dall’aprile al luglio 2022 a causa della guerra in Ucraina e nell’ambito di un’edizione speciale del Programma di Residenza ROSE –  a cura di Giulia Pezzoli, avviato nel 2016 per promuovere la mobilità internazionale dell’arte contemporanea e sostenere le sue espressioni più attuali e creative – Proshkovska torna a Bologna e al MAMbo con un nuovo progetto: una performance dedicata alla città e ai suoi abitanti, un’azione simbolica che sottolinea ancora una volta l’universalità della vita e dell’esperienza umana e la condivisione dei suoi valori fondamentali.

farina, a cura di Lorenzo Balbi e Giulia Pezzoli, traccerà un metaforico fil rouge tra la storia di Bologna e del suo Forno del Pane (costruito nel 1915 dall’allora sindaco socialista Francesco Zanardi e oggi sede di MAMbo) e la difficile situazione della produzione e distribuzione del grano nel mondo dopo l’inizio della guerra su larga scala nel febbraio 2022.
Attraverso il prolungato sforzo fisico e l’utilizzo di una macina a mano, Mariia Proshkovska lavorerà per cinque ore consecutive all’interno della Sala delle Ciminiere del museo per produrre farina da grano ucraino bruciato, ricordandoci, attraverso la fatica e la durezza del compito scelto, l’altissimo prezzo che il suo paese sta pagando per i raccolti degli ultimi anni, durante i quali i territori coltivati si sono trasformati in veri e propri campi di battaglia.
La scelta non casuale della Sala delle Ciminiere come sede performativa da parte dell’artista e dei curatori vuole ricordare l’antica e fondamentale funzione di approvvigionamento di pane che l’edificio di via Don Giovanni Minzoni ha assunto durante i terribili anni della Prima Guerra Mondiale per gli abitanti della città.
Per farina l’artista gode del supporto di AIDA Foundation, iniziativa di beneficenza nata dall’impegno dei partner di Havas Village Ukraine (HVU).
L’ingresso alla Sala delle Ciminiere durante lo svolgimento della performance è libero.

Il ritorno di Mariia Proshkovska a Bologna aggiunge un nuovo tassello alla proficua relazione di dialogo e scambio con il museo, la città e le persone con le quali è entrata in contatto.
Nel 2022, il suo soggiorno presso la Residenza per artisti Sandra Natali è stato infatti un’opportunità per costruire un palinsesto di iniziative in cui ascoltare e diffondere le voci di altri artisti e curatori, sia rimasti in Ucraina che espatriati, e riflettere sulle possibili strategie di supporto nel contesto dello scenario bellico. In questo senso, il museo e la residenza si sono messi a disposizione come strumenti di comunicazione e di sensibilizzazione per far conoscere, attraverso incontri in presenza e in collegamento a distanza, la situazione vissuta dai professionisti che operano con vari ruoli nel campo dell’arte contemporanea e rappresentare le istanze di un loro spaccato rappresentativo.

Un importante momento pubblico scaturito dal soggiorno a Bologna di Proshkovska è stata la performance On the Blade, realizzata grazie al programma ROSE e presentata in forma di video al pubblico a giugno 2022, nell’ambito del festival E.LETTE, a cura di Associazione Orlando, presso la Biblioteca delle Donne di Bologna. La proiezione del video è stata preceduta da un incontro dal titolo Ukrainian feminist art during the war. 2014 – 2022/ L’arte femminista ucraina durante la guerra. 2014 – 2022, con l’artista, il curatore ucraino Sergey Kantsedal e la scrittrice Alessandra Sarchi.

Maria Proshkovska

Mariia Proshkovska – farina – foto Olexander Strizhelchik

Maria Proshkovska
È nata nel 1986 a Kyiv. Si è laureata all’Università Nazionale degli Affari Interni di Kyiv e ha studiato alla Scuola d’Arte Moderna dell’Istituto di Ricerca sull’Arte Moderna. Il suo lavoro si rivolge a problemi di studi sociali di genere, all’influenza dei traumi sulle società, ai temi dell’auto-identificazione e del femminismo. Ha vinto il premio speciale del concorso per giovani artisti ucraini ÌUHi (2017) e il premio assegnato da VOGUE Ucraina (2020), ha partecipato al programma di scambio creativo American Arts Incubator in Ukraine (2018).
Sue opere fanno parte delle collezioni dello Shcherbenko Art Center (Kyiv, Ucraina), del MAMbo (Bologna, Italia) e di collezioni private in Ucraina e all’estero.
Il suo studio a Kyiv è stato la base per l’organizzazione dello spazio artistico indipendente Lab24.
Ha partecipato al ROSE Residency Programme del MAMbo (Bologna) nel 2022 e, sempre nel 2022, è stata borsista del programma di studio Woman in Conflict 1325 (Scozia, Regno Unito). Dal settembre 2023 è studentessa e borsista del corso di Master Performance: Society presso UAL, Central Saint Martins College (Londra, Regno Unito).
Sito web: https://proshkowska.com/


Per farina l’artista ucraina è supportata da

Informazioni generali
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Ufficio stampa Settore Musei Civici Bologna

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Pisa, Museo della Grafica: “Quando il sol apparisce”. Conferenza sulla musica a Pisa nel ‘600

Il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) è lieto di invitarvi alla conferenza:

Quando il sol apparisce.
La musica a Pisa nel ‘600.

Sabato 16 settembre 2023, ore 17:30

Organizzata dall’Accademia dei Disuniti di Pisa, nell’ambito delle celebrazioni dei 400 anni dalla fondazione, la conferenza introdotta da Veronica Manghesi, sarà tenuta dal maestro Carla Ipata con l’accompagnamento musicale di un coro di quattro voci che eseguirà a cappella una selezione di brani barocchi pisani.

Per maggiori informazioni Cliccare il logo

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-66-67)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it

Bologna: ART BEATS – Un progetto diffuso per incontrare, vedere e ascoltare l’arte

ART BEATS – I Musei Civici di Bologna in Musica

Un progetto diffuso per incontrare, vedere e ascoltare l’arte promosso da Settore Musei Civici Bologna e AEB Industriale

16 – 17 settembre 2023
Bologna, varie sedi
Ingresso gratuito

Il Settore Musei Civici Bologna e AEB Industriale,azienda leader internazionale nel settore dell’audio professionale con sede a Crespellano (BO), sono lieti di presentare una nuova partnership per regalare cultura alla città di Bologna.
In occasione del cinquantesimo anniversario della sua nascita, AEB Industriale ha scelto i musei civici felsinei per festeggiare e condividere questo importante traguardo, offrendo al pubblico un doppio dono con ART BEATS – I Musei Civici di Bologna in Musica.
L’iniziativa nasce da una co-progettazione culturale tra Settore Musei Civici Bologna e AEB Industriale che unisce arte e musica in un’innovativa modalità di fruizione e partecipazione.

Nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 settembre 2023 i visitatori possono accedere a titolo eccezionalmente gratuito in sette sedi museali, selezionate tra tutte e sei le aree disciplinari del Settore Musei Civici Bologna, nei rispettivi orari di apertura: Museo Civico ArcheologicoMuseo Civico MedievaleCollezioni Comunali d’ArteMAMbo – Museo d’Arte Moderna di BolognaMuseo internazionale e biblioteca della musicaMuseo del Patrimonio Industriale e Museo civico del Risorgimento.

Oltre che alla visione e al dialogo con l’arte, il pubblico è invitato all’ascolto di sette installazioni sonore inedite, una diversa per ogni sede espositiva, ognuna ispirata da un particolare, da una sala, da un manufatto identificativo in grado di raccontare l’unicità del museo associato. Le sette opere musicali sono commissionate ad altrettanti talentuosi musicisti e compositori che intrattengono con Bologna un legame speciale: Beatrice AntoliniValentino Corvino, Davide Fasulo e Marco FerrariMarco Frattini, Gabriella Ghermandi e Fabrizio PuglisiPiero Odorici, Guglielmo Pagnozzi.

Valentino Corvino,violinista, violista, compositore e direttore di orchestra fa risuonare Il respiro di Felsina con la sua viola nel chiostro del Museo Civico Archeologico portando l’eco di un mondo lontano, fatto di memorie che appartengono a tutti.
Guglielmo Pagnozzi,clarinettista e sassofonista jazz, attraversa con La Stanza Rossa – La Stanza Gialla – La Boschereccia i tre ambienti iconici delle Collezioni Comunali d’Arte conservate a Palazzo d’Accursio con diverse sonorità, per arrivare dove la nota del clarinetto è soffiata e profonda, il tempo rallenta, si ferma.
Beatrice Antolini, estrosa polistrumentista e cantautrice, attingendo sonorità sia dal pianoforte sia dal clavicembalo, si esibisce con la sua Fuga Marziale (da Marte a Venere), una struttura di fuga barocca sviluppata con l’elettronica come una song moderna, miscelando il tempo antico e contemporaneo nelle sale del Museo della Musica.
Piero Odorici, uno dei maggiori esponenti jazz in Europa, trae ispirazione dalle sculture del Palazzo della Mercanzia del Museo Civico Medievale di Bologna per la composizione Ray, in ricordo dell’amico e grande percussionista di origini portoricane, nato e cresciuto nel Bronx di New York, Ray Mantilla.
Gabriella Ghermandi, scrittrice, performer e cantante italo-etiope e Fabrizio Puglisi, pianista, compositore ed improvvisatore con Addis Abeba cuore africano portano la musica etiope a incontrare la storia garibaldina del Museo civico del Risorgimento, per celebrare la comunione degli ideali umani di libertà, altruismo e generosità che varcano ogni confine.
Davide Fasulo, polistrumentista, conduttore di ensemble strumentali e vocali e Marco Ferrari, clarinettista e flautista con Voi siete qui hanno realizzato una composizione ispirata al MAMbo nella sua totalità e all’insieme di sensazioni che suscita la visita alla galleria come a dare più rilevanza all’idea di spazio in un’arte in cui è il tempo a fare da guida.
Marco Frattini compositore e batterista, in Wood Carousel con percussioni e intrecci sonori sognanti da voce al mulino da seta custodito al Museo del Patrimonio Industriale facendosi rapire dal suo ritmo intrinseco.

La suggestione visiva di questi sette luoghi di cultura di BolognaCittà della Musica UNESCO, si trasformerà così in note musicali per coinvolgere i visitatori in un’esperienza immersiva aumentata.
Attraverso la creazione di un QR Code ogni composizione resterà a disposizione del museo in via permanente, per permettere a tutti gli interessati di ascoltarle in occasione della loro visita.

Il progetto è stato sviluppato con il supporto di Laboratorio delle Idee, agenzia di comunicazione specializzata in consulenza strategica e progetti culturali.

Elena Di Gioia, delegata alla Cultura di Bologna e Città metropolitana, dichiara: “Festeggiare e donare. Un binomio importante che AEB Industriale condivide con la città di Bologna e con i Musei Civici; un dialogo che intreccia cinquant’anni di altissima professionalità di una azienda leader a livello internazionale con l’eccellenza del patrimonio culturale delle collezioni dei sette musei civici coinvolti insieme alla competenza di grandi musicisti e musiciste che impreziosiscono la scena musicale contemporanea e dal forte legame con la città. Una festa dunque su più livelli co-progettata appositamente dal Settore Musei Civici e AEB e che valorizza l’imprenditoria, la cultura, le collezioni e gli spazi museali come elemento di ispirazione e la scena musicale di Bologna Città della Musica UNESCO in una grande festa culturale trasversale e aperta a tutti i cittadini e cittadine”.

Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna, sottolinea: “Il progetto ART BEATS è il frutto della co-progettazione culturale tra Settore Musei Civici Bologna e AEB Industriale, tra pubblico e privato, che unisce arte, cultura e musica. Auspichiamo che questa best practice possa diventare un modus operandi di lavoro e sviluppo congiunto tra i nostri musei e le aziende”.

Arturo Vicari, fondatore e amministratore delegato di AEB Industriale, commenta: “Sono molto felice di condividere con la città di Bologna un traguardo così importante per la storia della nostra azienda, come il cinquantesimo anniversario, regalando ai visitatori l’ingresso ai musei e offrendo la possibilità di apprezzare il talento di questi straordinari musicisti che sono stati capaci di unire arte e musica in un’esperienza unica”.

Informazioni e approfondimenti sono disponibili sull’app ArtZonzo sviluppata da Associazione Mnemonica, con una mappatura audiovisiva dell’arte contemporanea e della produzione culturale contemporanea: artzonzo.it.


Settore Musei Civici Bologna

Il Settore Musei Civici Bologna racconta, attraverso le sue collezioni, l’intera storia dell’area metropolitana bolognese, dai primi insediamenti preistorici fino alle dinamiche artistiche, economiche, scientifiche e produttive della società contemporanea.
Un unico percorso diffuso sul territorio, articolato per aree tematiche. Archeologia, storia, storia dell’arte, musica, patrimonio industriale e cultura tecnica sono i grandi temi che è possibile affrontare, anche attraverso percorsi trasversali alle varie sedi.
Fanno parte del Settore Musei Civici Bologna: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Museo Civico Archeologico, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, Museo del Tessuto e della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, Museo del Patrimonio Industriale, Museo civico del Risorgimento, Museo internazionale e biblioteca della musica, oltreché lo spazio espositivo di Villa delle Rose.
Il Settore Musei Civici Bologna si occupa inoltre del progetto di valorizzazione culturale del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna.

AEB Industriale

AEB Industriale è un’azienda leader a livello internazionale nella progettazione, produzione e commercializzazione di prodotti e sistemi per l’audio professionale e la sonorizzazione pubblica con sede a Crespellano. Fondata a Bologna nel 1973 dall’Ing. Arturo Vicari, l’azienda è oggi presente in 135 paesi e fornisce impianti di sonorizzazione per i più importanti concerti al mondo e per manifestazioni di rilievo nazionale come il Festival di Sanremo di cui è stata fornitore negli ultimi cinque anni. L’export rappresenta Il 91% del fatturato di AEB Industriale che punta in primo luogo sulla qualità tecnologica dei suoi prodotti, investendo in Ricerca & Sviluppo l’8% del fatturato.
AEB Industriale è l’anima fondatrice di uno dei gruppi leader in questo settore; gruppo che nel 2023 prevede un fatturato superiore ai 240 milioni di euro e di cui Arturo Vicari è CEO.


Informazioni
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AEB Industriale S.r.l.
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Uffici Stampa
Settore Musei Civici Bologna
Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
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Laboratorio delle Idee

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Simona Poli

Pisa, Museo della Grafica: RI-CICLANDO AL MUSEO. Un pomeriggio tra disegni e biciclette

In occasione della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile e in collaborazione con FIAB Pisa, il Museo della Grafica organizza:

RI-CICLANDO AL MUSEO.

Un pomeriggio fra disegni e biciclette.

Attività per famiglie

Sabato 16 settembre 2023, ore 16:15

Età consigliata: 6-11 anni

Quando è stata inventata la bicicletta?

Se anche voi amate questo ecologico mezzo di trasporto e volte saperne di più, vi aspettiamo al Museo per trascorrere un pomeriggio osservando alcuni disegni e stampe che la ritraggono, per poi divertirci a realizzare un’originale opera d’arte a due ruote.

Evento gratuito su prenotazione. 

Prenotazioni: educazione.museodellagrafica@sma.unipi.it

Termine prenotazioni: venerdì 15 settembre 2023, ore 13:00.

È richiesta la presenza di un adulto accompagnatore per tutta la durata dell’attività.

Per maggiori informazioni Cliccare il logo

educazione.museodellagrafica@sma.unipi.it 
050 2216059/70

Evento inserito all’interno del calendario di iniziative della Settimana Europea della Mobilità di Fiab Pisa

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-66-67)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
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Roma: presentazione del libro “Guardare il restauro” di Eleonora Coloretti. Interviene Carlo Giantomassi.

14 settembre 2023
Presentazione del libro

“Guardare il restauro”
di Eleonora Coloretti

Spazio all’Arte – Capitolium Art
Via delle Mantellate 14b

Interverrà il restauratore di fama internazionale  Carlo Giantomassi, accanto all’Autrice  Eleonora Coloretti e all’Editore del Volume.

Gradita una conferma a: comunicazione@capitoliumart.it

Nello spazio romano sarà  possibile vedere ancora esposte le opere dell’artista italo-irachena Hadeel Azeez.

Seguirà brindisi.

Giovedì 14 settembre 2023, dalle 18,30 alle 20,00, Spazio all’Arte, sede romana della Casa d’aste Capitolium Art in via delle Mantellate 14b a Roma, ospita, con ingresso libero, la presentazione del libro “Guardare il restauro”, edito da Campisano Editore, in una conversazione cui parteciperanno, oltre all’Autrice, Willy Zuco, responsabile di Spazio all’Arte, Carlo Giantomassi, restauratore di fama internazionale e Graziano Giovanni Campisano, fondatore dell’omonima casa editrice. Spazio all’Arte prosegue così, fin dalla sua apertura lo scorso novembre, nella sua vocazione all’esplorazione di quanto ruota e cambia attorno all’Arte.

Il restauro è spesso il protagonista misconosciuto ai più dell’insieme di tele esposte in una mostra. Invece le operazioni specializzate e delicatissime di cui si compone sono preziose tanto per la conservazione del patrimonio artistico quanto per quello che possono raccontare dei materiali costitutivi, della tecnica di esecuzione e della datazione delle opere su cui intervengono, restituendole poi allo sguardo dei visitatori.

Il libro curato da Eleonora Coloretti invita a “guardare” proprio il restauro, attraverso il colloquio con alcuni dei più grandi esponenti del Restauro italiano: Gianluigi Colalucci, Carlo Giantomassi e Donatella Zari, Guido Botticelli, Antonio Forcellino, essi stessi anche divulgatori e insegnanti del “mestiere” di restauratore. E nello stesso tempo, fa il punto su storia, teoria e prassi del Restauro nella cultura italiana e internazionale, rivendicando il ruolo di ispirazione e leadership che l’Italia può vantare in questo campo.

L’Autrice

Eleonora Coloretti

Eleonora Coloretti nasce a Firenze.  Restauratrice qualificata, laureata in conservazione e restauro del patrimonio storico artistico, completati gli studi universitari entra a far parte dei restauratori specializzati dell’Opera Primaziale Pisana, ente preposto alla tutela, al restauro e alla valorizzazione di Piazza dei Miracoli a Pisa (patrimonio UNESCO). Lavora sotto direzione tecnica di Gianni Caponi, Carlo Giantomassi e Donatella Zari, Gianluigi Colalucci, con supervisione scientifica di Antonio Paolucci. Perito esperto e consulente tecnico d’ufficio presso il tribunale di Massa, esegue attribuzioni, perizie, stime, valutazioni e certificazioni di opere d’arte.


ComunicazioneSpazio all’Arte – Capitolium Art Roma
T. 339-5785378
e-mail: comunicazione@capitoliumart.it

Venezia, Palazzetto Bru Zane: una “Carmen” di Bizet come non l’avete mai vista! 

CARMEN DI GEORGES BIZET

RICOSTRUZIONE DELLE SCENE E DEI COSTUMI DEL 1875

THÉÂTRE DES ARTS, ROUEN (FRANCIA)

Dal 22 settembre al 3 ottobre 2023

Il Palazzetto Bru Zane e i suoi partner propongono il recupero visivo di una delle opere liriche più conosciute e proposte in tutto il mondo: la Carmen di Bizet, con i costumi, la scenografia e la messinscena della sua prima rappresentazione nel 1875.
Dopo la riscoperta del primo Faust di Gounod (2018) e della versione originale della Vie parisienne di Offenbach (2021), l’équipe di ricerca si è confrontata con un titolo assai più popolare, cosa non esattamente consueta per il Palazzetto Bru Zane.

Assistere a Carmen come all’epoca in cui fu rappresentata per la prima volta è l’idea ispiratrice di questo progetto. Per far questo, è stato necessario tornare all’artigianato di un tempo, in particolare alla pittura, pur avvalendosi dei vantaggi della tecnologia moderna. L’équipe del Palazzetto Bru Zane ha collaborato con il Château de Versailles Spectacles e l’Opéra de Rouen Normandie per arrivare a una resa storica impeccabile dei costumi, delle luci, delle scene e della messa in scena affidate rispettivamente a Christian Lacroix, Hervé Gary, Antoine Fontaine e Romain Gilbert.

Diventata gradualmente un punto di riferimento internazionale, quest’opera ha dato origine a una grande varietà di interpretazioni e qualche mitologia: il fiasco della prima e la conseguente morte di Bizet, genio incompreso, appartengono infatti più al folclore che alla realtà storica. La partitura, pur non offrendo molte edizioni alternative, nondimeno oscilla tra le sue due versioni – quella con i recitativi di Ernest Guiraud e quella con i dialoghi parlati – ed è spesso minacciata da tagli, mentre gli allestimenti più radicali hanno stravolto il contenuto iniziale fino al controsenso.

“Con la Carmen è stato fatto di tutto, tranne, forse, il passo più concettuale e inaspettato: ricostruirne oggi, nel 150° anniversario della sua creazione, l’allestimento, i costumi e le scene originali. Questo approccio non equivale a una museificazione, anzi: si tratta proprio di riscoprire la prima giovinezza di Carmen.”
Étienne Jardin, Direttore della ricerca e delle pubblicazioni del Palazzetto Bru Zane

Il revival proposto si basa non solo sulla ricostruzione delle scene realizzate all’Opéra Comique nel 1875, ma più in generale su tutto il materiale d’archivio che permette di immaginare come la Carmen è stata allestita nel mondo negli anni tra la prima parigina e la Prima guerra mondiale. Rappresentata in diverse lingue, la Carmen originale era generalmente cantata con i recitativi di Guiraud, ed è per questo motivo che lo spettacolo proposto a Rouen ha scelto di adottare la versione senza dialoghi. Pertanto, non si assisterà soltanto alla rappresentazione parigina del 3 marzo 1875, ma alla Carmen così come la scoprirono gli spettatori di New York, Vienna, Bruxelles, Stoccolma, Milano e Londra.

 “Per far rivivere il primo allestimento del 1875, è stato necessario studiare a fondo una documentazione d’archivio assai ricca e dettagliata” – spiega lo scenografo Antoine Fontaine – “Il mio lavoro di ricostruzione di antiche scenografie mi ha dato l’opportunità di ricreare il linguaggio pittorico delle storiche tele dipinte. Ho potuto così trasporre le incisioni colorate recuperate dalla stampa su telai monumentali dipinti a tempera, disposti a ventaglio nello spazio del palcoscenico, ripristinando anche l’inclinazione del 4% della scena stessa, tradizionale per l’epoca”. Per quanto riguarda l’illuminazione, nel 1875 il palcoscenico era illuminato a gas, quindi a luce calda e ovviamente non esistevano proiettori a illuminare la scena. I cantanti erano truccati pesantemente e comunque dovevano collocarsi il più vicino possibile alla ribalta per essere visibili. “In collaborazione con Hervé Gary, lighting designer di questa produzione – continua Fontaine – abbiamo lavorato con le luci della ribalta ispirandoci agli schizzi scenici di Daumier e Degas e abbiamo collocato pali luminosi a bassa intensità dietro ogni telaio per creare la giusta atmosfera luminosa”.

ORCHESTRE DE L’OPÉRA DE ROUEN NORMANDIE
CHŒUR ACCENTUS / OPÉRA DE ROUEN NORMANDIE
CHŒUR D’ENFANTS DE LA MAÎTRISE DU CONSERVATOIRE DE ROUEN

Coproduzione Château de Versailles Spectacles / Opéra de Rouen Normandie / Bru Zane France / Palazzetto Bru Zane

Edizioni Choudens (revisioni del Palazzetto Bru Zane)


Informazioni e acquisto
bru-zane.com/evento/carmen
operaderouen.fr/programmation/carmen
Contatti per la Stampa
contact@bru-zane.com
 
In collaborazione con Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro; roberta@studioesseci.net Tel. 049 663499

A Darfo apre il nuovo Museo dedicato a Franca Ghitti

Meridiana con Franca Ghitti, anni Ottanta, Ph. Fabio Cattabiani

MUSEO FRANCA GHITTI

Darfo Boario Terme (Brescia)
Dal 23 settembre 2023

Nel “Conventone”, edificio settecentesco di Darfo Boario Terme, dal 23 settembre apre al pubblico l’atteso, nuovo Museo interamente dedicato a Franca Ghitti (Erbanno 1932 – Brescia 2012), l’artista che ha trasmesso al mondo, interpretandolo in modo del tutto originale, il linguaggio ereditato dai segni, graffiti, tradizioni della sua Val Camonica, Patrimonio Unesco.

Il nuovo Museo Franca Ghitti, il cui nucleo iniziale avrà sede in un’area dell’ex convento da poco ristrutturata grazie ad un cospicuo contributo regionale a valere su fondi dei Piani Integrati della Cultura (Pic), nasce dalla volontà del Comune di Darfo Boario Terme, della Fondazione “Archivio Franca Ghitti” presieduta dalla professoressa Maria Luisa Ardizzone, New York University, dalla Comunità Montana e dal Consorzio Comuni BIM di Valle Camonica.

Il Museo Franca Ghitti, al di là dell’esposizione di un nucleo fondamentale di lavori dell’artista, si propone di approfondirne e valorizzarne l’opera e sarà dunque anche un centro studi dove verrà conservato l’Archivio di Franca Ghitti, contenente scritti vari e gli inediti “Taccuini” dell’Artista e la sua biblioteca privata.

Franca Ghitti all’OK Harris Gallery, New York, 2008 con Valigia, 2007, carta trattata colorata su cartone, olio, chiodi, corda, 185x75x225 cm., Ph. Fabio Cattabiani

Con questo obiettivo, in concomitanza con l’apertura dei nuovi spazi museali, il 23 e 24 settembre viene organizzata una doppia  giornata di studi a cura di Elena Pontiggia e Fausto Lorenzi, cui parteciperanno importanti critici e studiosi tra cui Ara Merjian, storico dell’arte, New York University; William Klien, storico dell’arte, New York University; Micol Forti, direttrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani; il filosofo e scrittore Alessandro Carrera,  University of Houston; Marco Meneguzzo, storico dell’arte, Accademia di Brera; Elena Pontiggia, storica dell’arte, Politecnico di Milano, autrice della più completa monografia su Franca Ghitti; Cecilia De Carli, storica dell’arte, Università Cattolica, Milano, e Arianna Baldoni, curatrice del catalogo generale dell’artista.

“Ad essere inaugurata il 23 settembre è una importante “anteprima” di quello che andrà configurandosi come il completo Museo Franca Ghitti, anticipa Maria Luisa Ardizzone. Un’ampia anteprima che, via via, sarà implementata ma che già saprà fornire al visitatore un’idea precisa di tutta la variegata produzione dell’artista. Si inizia con un’antologia delle Vicinie, che entusiasmarono Giulio Carlo Argan, autore nel 1980 di un fondamentale saggio su Franca Ghitti. Il ciclo delle Vicinie (“scatole magiche”, composte da una struttura geometrica di legno in cui abitano figure evocative e simboliche) si ispira alle comunità contadine della Val Camonica e di altre parti d’Italia, di cui parla anche Dante, che dall’epoca delle invasioni barbariche all’epoca napoleonica erano legate da vincoli di solidarietà.

Le Vicinie nascono dai ricordi d’infanzia dell’artista, cioè la grande segheria paterna, la memoria delle madie e delle santelle – le edicole sacre – che vedeva nelle case, nei paesi e nei sentieri della Val Camonica, e interpretano quelle memorie riallacciandosi all’idea, preannunciata già dalle prime avanguardie, di una scultura che ospita lo spazio e che inserisce figure e forme in una sorta di scatola, in modo che il vuoto diventi parte integrante dell’opera.

Ci saranno poi esempi di tutto il percorso dell’artista: i Tondi, strutture circolari ispirate agli esiti della scultura-pittura geometrica contemporanea, ma anche alla forma dei fondi di botti e barili che l’artista vedeva in Franciacorta; i Boschi in ferro e in legno, le Mappe e le Meridiane, i Libri chiusiMemoria del ferro, tutti cicli di opere in cui Ghitti evoca uno spazio-tempo archetipo in forme libere, come deposito di segni, sospeso tra installazione concettuale e reminiscenze del passato tra cui il romanico lombardo. Nelle Meridiane, in particolare, l’artista dispone per terra in ampi cerchi concentrici una serie di sfridi, cioè di scarti del metallo, che ama recuperare nelle sue opere. Sono orologi solari che non stanno sulla parete ma sul terreno.   

Non mancheranno Alberi-Libro, cioè sculture verticali in legno lavorate con liste, tacche e intagli ritmici (il liber ricavato sotto la corteccia si fa custodia del sapere della comunità) che confluiranno nel Bosco, parete di elementi modulari che scandisce il tempo della storia e delle provviste, ma anche il recinto attorno a cui camminare e in cui aggirarsi per interrogare come in un archivio domestico le forme dell’esistenza e della comunità degli uomini. Ai piedi del Bosco il Tondo delle offerte con una imbandigione di coppelle o tazze di siviera che nelle antiche fucine servivano per versare il metallo fuso nelle forme e qui si caricano di un senso di sacralità. E ci sarà un richiamo ai Cancelli d’Europa, stratificazione di linee di tensione, assemblaggi di lame e sfridi in ferro che evocano porte e pareti-soglia, sbarramenti inquieti che fronteggiano e turbano lo spazio. I temi sono quelli dei confini, dei transiti e degli incroci, ma anche delle barriere, sui confini di un’Europa di migrazioni, esili, integrazioni, chiusure.

“Continuo a intervenire selezionando e riorganizzando [gli scarti] in grandi cerchi di terra nera, ricostruendo il loro luogo naturale e cioè la fucina” dichiara Ghitti. E aggiunge: “Il mio lavoro in scultura tenta di trasformare uno spazio geometrico in uno spazio storico, reinventando il ‘luogo della scultura’ come deposito e archivio del territorio.”

Ci saranno infine le Pagine chiodate, che l’artista ha presentato per la prima volta alla OK Harris Gallery di New York, diretta da Ivan Karp, già direttore della galleria di Leo Castelli, il leggendario mercante dei maestri della Pop Art. Sono libri composti da fogli trafitti da una lunga sequenza di chiodi, che mescolano gli elementi delle antiche Crocifissioni con la creazione di moderni libri di artista. “Un libro di chiodi/una porta chiodata/ e al di là/ ciò che vorremmo essere,/ciò che non siamo in grado di essere” scrive il poeta Sandro Boccardi in una poesia dedicata a Franca.  Altri Alfabeti è il titolo che Ghitti inventa negli ultimi anni della sua vita per definire l’universo cui ha dato forma attingendo a una sua tensione visionaria e fondendo istinto e calcolo, rigore geometrico-matematico e ispirazione, senso della materia e dei luoghi, della storia.

“Nel nuovo Museo – anticipa Elena Pontiggia – le opere dell’artista saranno accorpate, all’interno del percorso cronologico, secondo nuclei tematici, per dar conto il più possibile della vicenda espressiva di un’artista che non si è mai ripetuta ma ha sempre inventato soggetti nuovi, con inesauribile forza creativa”.

“L’obiettivo che il Comune di Darfo Boario Terme e la Fondazione “Archivio Franca Ghitti” si propongono – afferma il Sindaco di Darfo Boario Terme, Dario Colossi – è di giungere al completamento del percorso museale entro il 2025. Sarà un museo vivo, che offrirà momenti di incontro, di riflessione, con l’intervento di artisti, scrittori, intellettuali, chiamati a parlare anche di arte contemporanea e delle questioni più rilevanti del momento.”

Per la direzione del museo, da parte del Comune di Darfo Boario Terme, è prevista l’individuazione di una figura qualificata che dia rilievo internazionale allo stesso, come internazionale è stata l’arte di Franca Ghitti, che si è sempre ispirata alla sua Val Camonica, ma al tempo stesso all’Africa (dove ha vissuto e lavorato due anni), a New York (dove ha esposto più volte), all’Europa di Kokoschka (con cui ha studiato a Salisburgo) e di Brancusi.


Info: www.fondazionearchiviofrancaghitti.com
 
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Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

Bologna, Palazzo d’Accursio: un omaggio dedicato a Pirro Cuniberti, grande artista bolognese

L’installazione con la finestra dedicata a Pirro Cuniberti
in Sala Farnese di Palazzo d’Accursio, Bologna
Foto Giorgio Bianchi – Comune di Bologna

Cosa c’è in Comune tra Pirro e questa finestra?
Per i 100 anni appena nati di Pirro Cuniberti


Inaugurazione della veduta sulla città

Domenica 10 settembre 2023 ore 18.00
Palazzo d’Accursio | Cappella Farnese e Sala Farnese

Piazza Maggiore 6, Bologna

In occasione del centenario dalla nascita di Pier Achille “Pirro” Cuniberti, il Comune di Bologna, insieme al Settore Musei Civici Bologna e all’Archivio Pier Achille Cuniberti “per Pirro e per Segno”, promuove un omaggio dedicato alla figura del grande artista bolognese con una serie di iniziative trasversali intorno alla sua opera e alla sua pratica.
Le celebrazioni per i “100 anni appena nati” di Pirro Cuniberti si articoleranno in un calendario di esposizioni/installazioni, eventi e iniziative diffuse in città, in cui confluiranno numerose progettualità che proseguiranno nel corso del 2024. Un programma di “incursioni d’arte”, cittadine e non solo, per raccontare le vite interminate e le tante opere ancora sconosciute del pittore e disegnatore, artista tra i più originali nell’ambito di una “linea fantastica” dell’arte italiana del secondo Novecento.

Allievo di Giorgio Morandi e Giovanni Romagnoli all’Accademia di Belle Arti di Bologna, in seguito folgorato da Paul Klee per la sua concezione della forma come infinita genesi creativa, il “maestro dei segni” Pirro Cuniberti è stato un artista poliedrico dall’identità multiforme, capace di misurarsi con assoluta naturalezza con differenti modalità espressive – dalla grafica, alla pittura, all’illustrazione – e dare raffigurazione a dimensioni interiori e universi immaginifici liberi da vincoli mimetici. La sua prolifica avventura inventiva, suggellata da una carriera lunga oltre mezzo secolo, non traccia uno sviluppo lineare di ricerca quanto piuttosto un volo al di sopra delle varie correnti artistiche, che ha attraversato con la leggerezza della poesia profonda.

Mescolando l’istinto al disegno geometrico, il rigore alla fantasia assoluta, Cuniberti ha viaggiato molto, ma solo con il pensiero, ed è rimasto sempre saldamente ancorato all’ombra antica delle Due Torri. Di se stesso diceva: “Sono un provinciale. Ho sempre amato Bologna e da qui non sono mai voluto andare via. Neanche negli anni in cui lavoravo a Milano e a Roma, quando avrei potuto trasferirmi. Per niente al mondo avrei lasciato la mia città”. E per Bologna, con grande generosità, l’artista ha immaginato e creato segni per alcuni momenti importanti della vita culturale e sociale della città che rimangono indelebili nella memoria collettiva. Oltre al Vecchione d’artista e al manifesto celebrativo per il compleanno della Biblioteca Salaborsa, due sue opere rappresentano in modo particolare il rapporto significativo avuto con la nostra città: il logotipo creato per “Bologna 2000 Capitale europea della Cultura” e il manifesto del tredicesimo anniversario della strage alla stazione, dove l’eleganza e la semplicità di ottantacinque fiori in volo verso il cielo racchiudono il suo senso di appartenenza alla sua amata Bologna. Da ricordare, inoltre, la realizzazione della Magna Carta per l’Università di Bologna in occasione del nono centenario.

Conferenza stampa di presentazione della finestra dedicata a Pirro Cuniberti in Sala Farnese di Palazzo d’Accursio, Bologna
Da sinistra: Leonardo Bergonzoni, Alessandro Bergonzoni, Francesca Lazzari, Giovanni Verde, Barbara Cuniberti, Lorenzo Balbi, Elena Di Gioia, Eva Degl’Innocenti, Flaminio Gualdoni
Foto Giorgio Bianchi – Comune di Bologna

L’avvio del progetto speciale è simbolicamente previsto domenica 10 settembre, proprio nel giorno in cui l’artista avrebbe compiuto 100 anni, alle ore 18.00 a Palazzo d’Accursio, con l’intitolazione di una delle finestre che da Sala Farnese affacciano su Piazza Maggiore.
La dedica è preceduta da un’inaugurazione ufficiale nell’adiacente Cappella Farnese, in cui il pubblico potrà scoprire la genesi dell’originale iniziativa. Interverranno: Matteo Lepore (sindaco di Bologna), Elena Di Gioia (delegata alla Cultura di Bologna e Città metropolitana), Eva Degl’Innocenti (direttrice Settore Musei Civici Bologna), Lorenzo Balbi (direttore MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna), Barbara Cuniberti (figlia dell’artista e presidente Archivio Pier Achille Cuniberti “per Pirro e per Segno”), Leonardo Bergonzoni (segretario economo Archivio Pier Achille Cuniberti “per Pirro e per Segno”), Flaminio Gualdoni (critico d’arte) e Alessandro Bergonzoni (artista e vicepresidente Archivio Pier Achille Cuniberti “per Pirro e per Segno”).

Perché dedicare proprio una finestra? Barbara Cuniberti racconta di essersi ispirata ad alcune parole di suo padre: “Il segno è indispensabile alla mia vita come l’aria”. Ecco allora l’idea della finestra, da lei voluta, frutto di una ricerca condivisa con Alessandro Bergonzoni e il contributo di uno dei nipoti di Pirro, Leon Sal. L’idea di Barbara è stata subito raccolta e condivisa con entusiasmo da Elena Di Gioia e dall’Amministrazione Comunale, con il supporto e il coinvolgimento di Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo. Un segno come intitolazione e omaggio della città al grande artista che diventa, citando uno dei tanti pensieri di Bergonzoni sul progetto della compagna,“vera e propria cornice di un quadro che cambia di continuo luci, colori e aria”.
La veduta cunibertiana di Sala Farnese è “autografata” tramite incisione su vetro con il titolo di un disegno dell’artista – Anche le ali degli angeli si rompono – che racconta ciò che lui stesso, con le mani della matita, ha sempre percepito di Bologna: “una piazza di sguardi rivolti verso il cielo, visti con l’occhio discreto di una lente che scruta l’ombelico della città”, come dice Alessandro Bergonzoni.
L’incisione e l’allestimento sono realizzati dagli scenografi Giovanni Verde e Francesca Lazzari.Grafica e video sono a cura di Francesco Schinaia.

Come ricorda la moglie dell’artista Laura Baisi detta Lalla, presidente onorario dell’Archivio Pier Achille Cuniberti “per Pirro e per Segno”: “Ho condiviso e archiviato tutti i suoi lavori per sogno e per segni messi in riga, ma senza mai una volta archiviare la nostra vita di innamorati”. Pirro ha fino ad oggi fatto, dello stare un po’ in ombra, la sua luce: Bologna la riaccenderà per svelare i segreti del suo estro, volato dentro ad una finestra, silenzioso, come uno degli alianti che tanto adorava, attraverso la trasparenza di un foglio di vetro scritto. Tutti i visitatori della Sala Farnese potranno “leggere”, al volo, Piazza Maggiore da quell’affaccio dedicato. Che non si sporge mai nel vuoto.

Spiega Elena Di Gioia, delegata alla Cultura di Bologna e Città metropolitana: “Dare voce agli artisti e alle artiste è una delle linee della nostra politica culturale e una scelta strategica di questa amministrazione che porto avanti con convinzione sia creando sempre più occasioni pubbliche di presenza nelle iniziative in città sia aumentando i segni della presenza di artisti e artiste che hanno attraversato Bologna depositando segni permanenti anche nello spazio pubblico. Le intitolazioni culturali a artisti e artiste nello spazio pubblico di giardini, parchi, strade che stiamo portando avanti in questo periodo sono uno di questi aspetti e rendono presente e attiva la memoria culturale e creativa dei cittadini e delle cittadine che incrociano sempre più oggi nella trama dei propri percorsi nomi che rimandano a artisti e artiste e alle loro opere. In questo percorso anche il palazzo di città, Palazzo d’Accursio, diventa luogo sempre più attraversato dalle opere e riferimenti di artisti (come la presenza della poesia di Patrizia Cavalli in Sala del Consiglio oggi affianco alle Sibille di Elisabetta Sirani e alle prossime azioni)Per i cento anni ‘appena nati’ di Pirro Cuniberti abbiamo deciso di non ridurre la celebrazione a un solo luogo o a una sola opera ma, come sicuramente come lui stesso avrebbe preferito, a una fitta trama di presenze creative che incontrano chi si muove nella nostra città. La dedica di uno sguardo autografato sulla città è un invito originale a chi visita Palazzo d’Accursio a soffermarsi su Pirro Cuniberti e a condividere con lui uno sguardo che vola sulla città. Questa dedica è il primo segno di una pluralità di segni che rimandano a Pirro Cuniberti in città che proporremo come volontà di renderlo presente e vivo. ‘fare un giretto’, per riprendere le sue parole, con lui in città con modalità inedite e originali che prenderanno corpo nei prossimi mesi e che fanno festa alla grande opera di Pirro e all’indissolubile legame con la nostra città”.

Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna, sottolinea: “La dedica della veduta sulla città rappresenta l’inizio delle celebrazioni dei ‘100 anni appena nati’ del grande artista Pirro Cuniberti, poeta del segno, una delle più grandi figure dell’arte italiana”.

Biografia di Pier Achille “Pirro” Cuniberti

Pier Achille Cuniberti, detto Pirro, nasce a Padulle di Sala Bolognese (BO) il 10 settembre 1923 da Zaira Monari ed Emilio Cuniberti, rappresentante di masonite, materiale che avrà una grande importanza per la futura attività artistica di Pirro.

Sono i genitori ad incoraggiarlo nell’attività del disegno sin dall’infanzia e all’età di dieci anni viene premiato agli Argonali Nazionali della Cultura e dell’Arte organizzati dall’Opera Nazionale Balilla.

Nel 1939 si iscrive alla Regia Scuola per le Industrie Artistiche di Bologna, dove segue i corsi di disegno di Ferdinando e Ruggero Rossi che, come dichiarò Cuniberti: “Mi hanno insegnato tutto quello che mi è veramente servito”.

Nel 1943 viene chiamato alle armi, ma trascorsi i tetri anni della seconda guerra mondiale Pier Achille prosegue la sua strada nell’apprendimento delle arti e nel 1948 si diploma all’Accademia delle Belle Arti dove ha avuto come insegnanti Giorgio Morandi e Giovanni Romagnoli.

Dal 1945 inizia a lavorare come grafico pubblicitario per Ducati, Volkswagen ed altri studi.
Nel 1948 Cuniberti visita La Biennale di Venezia e scopre Paul Klee, che costituirà per tutta la sua carriera un grande punto di riferimento, tanto da essere definito dall’artista emiliano un vero e proprio padre spirituale.

Nel 1949 segue il corso di Virgilio Guidi e realizza molti disegni, pastelli, tempere su carta, piccole tele a olio, ma di questa fase iniziale distruggerà tutto.

Nel 1952 inizia ad utilizzare la penna a sfera con la quale realizza disegni, sulla carta da macchina, che approdano all’astrazione. Cuniberti ha già dato avvio ad una peculiare formula disegnativa – cui per buona parte della carriera resterà legata la sua immagine – innestata su una trasfigurazione sottilmente astraente e micrografica dalla realtà. Nella sua pittura si intuisce il vibrante, retrattile significato del segno.

È il 1953 quando Cuniberti viene chiamato a ricoprire la cattedra di Disegno Professionale nella sezione di Decorazione Pittorica, posizione che definisce il suo ruolo di insegnante condotto in parallelo alla professione di artista. Il disegno rappresenta il filo conduttore di tutta la sua opera: attraverso tensioni e sottili vibrazioni grafiche, Cuniberti crea una lingua poetica unica nell’ambito della cosiddetta “linea fantastica” della pittura italiana del dopoguerra, una espressione attraverso cui trasmettere una visione del mondo attenta ai temi del quotidiano e dell’attualità.

Seguono anni di grande sperimentazione condotta tra disegni, tempere su carta, pastelli, piccole tele a olio e incontri con altri personaggi del panorama artistico e culturale come Vasco Bendini, Sergio Romiti e Sergio Vacchi. In questo periodo Cuniberti inizia inoltre a realizzare i primi disegni a penna tendenti all’astrazione, realizzati su carta da macchina con la nuova penna a sfera, che diviene presto un medium privilegiato dall’artista: “La biro è un mezzo straordinario che consente di disegnare il grosso e il sottile e permette di esprimermi con grande leggerezza”.

Nel 1957 viene presentato da Francesco Arcangeli al Circolo Culturale di Bologna, dove tiene la sua prima mostra personale. Le prime mostre portano i primi riconoscimenti: dopo avere partecipato nel 1965 alla IX Quadriennale di Roma, viene premiato l’anno successivo al XII Premio Spoleto con il suo quadro Tentativo di dialogo con un ufficiale di frontiera. Successivamente presenta altre opere alla X e alla XI Quadriennale di Roma e inizia a collaborare come grafico con Il Resto del Carlino.

Il passaggio agli anni Settanta è vissuto nella sperimentazione di formati maggiori, generalmente ripudiati dall’artista sin dall’inizio della carriera. La predisposizione per i generi minimi e per le tecniche grafiche miste (insieme alla preferenza per il segno ingolfato dei pastelli) ritornano nella serie delle Arche, immagini cui affidare, in una mitica trasfigurazione lirica, la propria sopravvivenza e quella della pittura. All’attività pittorica unisce quella di grafico, decoratore, ceramista, illustratore. Accanto alle tematiche consuete il minimalismo cunibertiano continua ad esprimersi, fin dagli anni Sessanta, nelle parallele figurazioni di nudo, silhouettes diafane ed incorporee o grovigli di materia pulsante.

Nel 1979 Cuniberti sostituisce alla tela delle tavole di masonite – materiale ottenuto da laminato di legno pressato – preparate con base acrilica e dipinte con colori acrilici diluiti poi con l’intervento di pastelli e grafite.

È del 1984 la sua prima antologica, allestita alla Pinacoteca di Bologna e seguita sette anni dopo da un’altra antologica curata da Claudio Cerritelli e Dario Trento. Gli ultimi anni sono scanditi da altre antologiche e da collaborazioni artistiche, come quella con Giosetta Fioroni con la quale realizza nel 1992 un disegno a quattro mani per il libro Mano Doble. Le ultime mostre di Cuniberti sono ospitate al Museo Archeologico di Bologna (2003) e alla ESSO Gallery di New York (2008).

L’artista muore a Bologna il 4 marzo 2016. Tra mostre personali e collettive, il suo lavoro viene esposto in importanti sedi istituzionali, come la Galleria d’Arte Moderna, Palazzo dei Diamanti, a Ferrara, il Musée d´Art Moderne de la Ville de Paris e il Centre George Pompidou a Parigi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Si spegne a Bologna il 5 marzo 2016.

Opere di Cuniberti sono conservate nella Pinacoteca Civica di Pieve di Cento, al Museo d’Arte Moderna di Bologna, alla Galleria Civica di Modena e al Museo d’Arte di Ravenna.

Di Lui hanno scritto, tra gli altri: Francesco Arcangeli, Renato Barilli, Stefano Benni, Alessandro Bergonzoni, Pietro Bonfiglioli, Pier Giovanni Castagnoli, Claudio Cerritelli. Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Andrea Emiliani, Paolo Fossati, Flaminio Gualdoni, Antonio Grulli, Roberto Pasini, Silvia Pegoraro, Tullio Pericoli, Francesco Poli, Roberto Roversi, Franco Solmi, Roberto Tassi, Dario Trento, Peter Weiermeier.


Pagina per Cuniberti

Testo di Flaminio Gualdoni scritto nel 1987 per la mostra alle gallerie Il Segno, L’Arco e L’Oca, Roma, aggiornato con una piccola piccola variazione.

Concentrate fluenze, ha il disegno di Cuniberti.
Orientale, nel ripensarsi all’estremo, nel decantarsi fino a essere nuda tensione del fantastico, segno che marca un differenziale in assenza di statica, fluttuando.
Occidentale, nel ridarsi come brandello conciso di narrazione, storietta, ad sensum temporale: come un crampo stilistico, di diario liciniano. Da vero, per dire con Gianni Celati, “narratore delle pianure”, carattere fondante dell’animus di Pirro, ma che è insieme Perelà.
Pagina è, prima di tutto, sequenza che presuppone uno sfogliare, un inseguirsi interno d’umori, minimi fremiti d’idea, germinazioni straniate. Pagina spazio, quello spazio fatto di “piccole strade per passare” che anche Gastone Novelli praticava, quello spazio astrattissimo e privato che è però concreto luogo d’esperienza, misura significativa delle movenze dell’intelletto e della sensibilità mentale, del loro farsi eccitazione nervosa della mano.
Più che ai fogli impaginati nel meretricio d’una cornice (“Servire in mano senza cornice”, prescrive lapidariamente l’artista), penso al loro cumularsi mormorante sul tavolo assorto dello studio di via Saragozza, dopo la lunga pigrizia geniale dell’invenzione, del lavorio interno, della concentrazione fatta di piccoli rituali domestici.
Penso, soprattutto, agli album – almeno otto, più qualcun altro iniziato – che si scalano lungo l’arco della vicenda di Cuniberti: quello del 1962-63, un altro iniziato nel 1966 e ripreso nel 1974, il nucleo della metà anni Settanta e primi Ottanta.
La struttura di libro è precisa, minuziosa fino all’ossessione la registrazione delle date, rimuginante l’insistenza, per decine e decine di fogli, sullo stesso tema: la testa, la figura, il paesaggio… Pause lunghe, poi folate di fantasmi, anche più e più in un sol giorno, varianti fulminee intorno a un apparire che già in seme ha l’innaturalità – e la dolcezza – del segno con memoria d’altre pagine, del fantasticare in filigrana cartacea.
È segno, doppio, che consegna, e insieme evoca artifizi, specchiamenti sottili e difformi: come in un piccolo museo dal catalogo esploso, che si ostina in un ordine che è la pantomima di se stesso; come lo scenario di un racconto di cui si sia persa la storia, e i cui materiali improvvisino trepide e metafisiche recite a soggetto; come un paesaggio che creda d’aver orizzonte, mentre il centro della terra non c’è più. Non figure, avvenimenti.
Fatti di sapori brulichii avvertimenti. Mappe d’un tesoro che non c’è ma fa lo stesso. Metriche dissolute e dissolte. Astuzie e grazie formali che si estenuano nel minimizzarsi, nel continuo spostarsi fuor di funzione.
Quanto c’è della sismografia introversa di Wols, in questi libri, in questi gruppi di fogli compaginati da una legatura di pensiero? Quanto del segnare fondamentale di Klee?
Molto, in termini d’amore. Nulla, in termini d’una pratica d’arte che si voglia alta. Cuniberti è un antieroe che nulla vuole testimoniare, che non vuole neppure militare nell’arte. Renitente, impertinente, sottrae la pratica all’ideologia e all’affermazione, le chiede e si chiede solo stupefazioni, frammenti disseminati d’intensità che vivano franchi dalla dissipazione mediocre della ragione, della fantasia, dell’intelligenza.
Così, soprattutto, la sua ironia si applica alla corrosione, e la sua affermata alterità si ribalta, di fatto, in ragionamento incalzante sull’arte, sulle sue miserabili seriosità.
E in indicazione d’una possibile, incontaminata capacità di poesia.


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Roma, Aranciera di Villa Borghese: “CURARE AD ARTE: LA BELLEZZA COME TERAPIA” > Museo Carlo Bilotti

Al Museo Bilotti di Roma
si è tenuto un incontro dedicato al potere curativo dell’arte,
organizzato da Fondazione Bracco in collaborazione con Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – Gemelli ART
e in occasione della mostra “Ritratte. Donne di arte e di scienza”

“RITRATTE. DONNE DI ARTE E DI SCIENZA”
13 luglio – 10 settembre 2023
Museo Carlo Bilotti | Aranciera di Villa Borghese, Roma

Si è tenuto il 7 settembre l’incontro di approfondimento dedicato all’arte come strumento di terapia medica organizzato da Fondazione Bracco in collaborazione con Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – Gemelli ART presso il Museo Carlo Bilotti, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, nell’ambito della mostra “Ritratte. Donne di arte e di scienza“.

All’evento – aperto da un messaggio di saluto di Diana Bracco, Presidente di Fondazione Braccoe di Federica Pirani della Sovrintendenza Capitolina – sono intervenuti Vincenzo Valentini, Direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Radioterapia Oncologica e Ematologia del Policlinico Gemelli, Alfonsina Russo, Direttrice Parco Archeologico del Colosseo ed Enzo Grossi, medico e Advisor scientifico di Fondazione Bracco.

L’iniziativa ha messo in luce la prospettiva scientifica sugli effetti benefici dell’arte in medicina e nella cura dei pazienti, presentando gli studi di welfare culturale sviluppati da Fondazione Bracco a partire dal 2011 e il Progetto Art4ART del Policlinico Gemelli. Il tema è stato inoltre approfondito attraverso una prospettiva complementare, dedicata alle dimensioni benefiche di un luogo d’arte, con la relazione della Direttrice Parco Archeologico del Colosseo, ritratta in foto nella mostra che ha ospitato l’incontro.

L’incontro di oggi è solo l’ultima tappa di un viaggio che Fondazione Bracco ha iniziato oltre dieci anni fa“, ha affermato Diana Bracco. “È dal 2011, infatti, che indaghiamo il valore curativo dell’arte e della musica per tante patologie. Personalmente ci credo da sempre, e oggi è dimostrato da numerosi studi sulla popolazione di diversi Paesi che frequentare musei, concerti, teatri, cinema, mostre aumenti la percezione del proprio benessere e faccia bene alla persona. In altre parole, la cultura migliora la qualità della vita dell’individuo. E questo vale anche per i pazienti che devono affrontare il difficile percorso della cura. Sono davvero orgogliosa che la piattaforma Art4ART del Gemelli abbia accolto anche fotografie, filmati e storie tratti dalla nostra mostra Ritratte: mi auguro che le biografie di queste grandi donne possano appassionare tanti pazienti e, soprattutto, tante ragazze.

Il Progetto Art4ART, nato nel 2019 all’interno del Centro di Radioterapia oncologica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – Gemelli ART (Advanced Radiation Therapy), si inserisce nel filone dedicato all’arte che ha visto, nel tempo, le sale di trattamento trasformarsi in ambienti che riproducono luoghi dell’antica Roma, in un grande acquario con annesso sottomarino per i piccoli pazienti o di ascoltare musiche scelte dal paziente attraverso l’uso di tecnologie innovative.

Il nostro primo obiettivo è accogliere e accompagnare i nostri pazienti nel faticoso percorso di cura, mettendo a disposizione la bellezza dell’Arte e della Natura, nelle sue molteplici espressioni“. ha dichiarato Vincenzo Valentini, Direttore del Gemelli ART. “L’obiettivo è quello di offrire un contesto bello, curato, attrattivo, in grado di attivare le risorse emotive e motivazionali nascoste in ognuno di noi per favorire la consapevole partecipazione alla terapia e consentire una autentica relazione con il personale sanitario tutto. L’arte non è solo uno strumento di accoglienza e di intrattenimento, ma un vero e proprio strumento di cura. Abbiamo in questi anni raccolto molte evidenze scientifiche che sostengono la validità di questo approccio. La peculiarità del Gemelli ART, infatti, è quella di essere un centro ospedaliero in cui si realizza il connubio tra arte, tecnologia e assistenza e tutto questo con la finalità di portare avanti l’umanizzazione delle cure e accompagnare e guarire meglio con la bellezza dell’arte i pazienti che si rivolgono al Policlinico Gemelli in una fase impegnativa della loro vita.

Il rapporto tra benessere personale e fruizione culturale è per Fondazione Bracco un tema prioritario: fin dal 2011 la Fondazione ha avviato progetti intesi a divulgare evidenze scientifiche e a incoraggiare la fruizione culturale nei luoghi di cura. In particolare, il connubio tra arte e scienza, concepito come relazione di continuo scambio tra saperi, è un focus specifico di indagine.

I progressi scientifici di diverse discipline quali la scienza bio-psico-sociale, la scienza del wellbeing, la scienza dello stress e il neuroimaging, hanno avuto una convergenza molto forte permettendo la nascita di una vera e propria scienza della bellezza” ha dichiarato Enzo Grossi, Advisor scientifico di Fondazione Bracco. “Ciò ha permesso effettivamente di dare plausibilità biologica alle crescenti evidenze scientifiche sul ruolo dell’arte e della cultura nella promozione del benessere e della salute della popolazione generale, e di supporto integrativo o sostitutivo ai farmaci per le persone malate, da cui il concetto di welfare culturale. L’esposizione alla bellezza, variamente intesa, migliora la qualità di vita dell’individuo in modo sostanziale, fino ad arrivare ad un effettivo prolungamento dell’aspettativa di vita, riducendo il rischio di gravi patologie degenerative.

Alfonsina Russo, Direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, ha presentato “Salus per artem”, progetto nato per promuovere l’idea della cultura come fattore migliorativo della qualità della vita. Avviato nel 2018, è fondato sulla convinzione, ormai consolidata anche scientificamente, che la partecipazione delle persone ad attività in contatto diretto con l’armonia, di cui sono portatori i monumenti e le opere d’arte, possa generare benessere; e a beneficiarne in particolar modo sono i pubblici con esigenze particolari. All’insegna del diritto universale alla bellezza, nel tempo le iniziative di “Salus per artem” si sono quindi progressivamente sviluppate e arricchite di contenuti, coinvolgendo le numerose associazioni che sul territorio si occupano quotidianamente dei diversi tipi di disabilità e di disagio sociale.

La mostra fotografica “Ritratte. Donne di arte e di scienza” – curata e realizzata dalla Fondazione Bracco in collaborazione con Arthemisia e Zetema Progetto Cultura e promossa da Roma CapitaleAssessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – è dedicata ai volti, alle carriere e al merito di donne italiane che hanno conquistato ruoli di primo piano nell’ambito della scienza e dei beni culturali. L’esposizione, visitabile fino al 10 settembre 2023 presso il Museo Carlo Bilotti di Roma ad ingresso gratuito, propone in un ideale unione di saperi tra arte e scienza, un viaggio esemplare tra luoghi d’arte e laboratori scientifici.


Sede
Museo Carlo Bilotti | Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia, 6
00197 – Roma RM

Informazioni
T. +39 060608

Siti internet
www.fondazionebracco.com
www.museiincomuneroma.it
www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
#Ritratte
@FondazioneBracco
@arthemisiaarte
@MuseiInComuneRoma

Ingresso gratuito

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Palma di Montechiaro: Gattopardo d’oro 2023, tra letteratura, cinema e storia

Monastero delle Benedettine

Gattopardo d’oro 2023, l’affresco della Sicilia di Tomasi di Lampedusa, tra letteratura, cinema e storia

Tra i premiati Nicola Piovani, Giulio Scarpati e Debora Caprioglio

Palma di Montechiaro (AG), 9 settembre, ore 21.00 (Piazza del Monastero delle Benedettine)

Echi e suggestioni gattopardiane rivivranno nei luoghi della memoria, che hanno fatto da sfondo alle vicende che s’intrecciano in una delle opere letterarie più amate al mondo.

Nelle scalinate del Monastero delle Benedettine – primo Palazzo Ducale e residenza dei Tomasi già nel Seicento – sabato 9 settembre alle ore 21.00, una lettura contemporanea del romanzo di Tomasi di Lampedusa, grazie al Premio “Gattopardo D’Oro” 2023. Un evento promosso dall’Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa, presieduta da Letizia Pace, con il patrocinio del Comune di Palma di Montechiaro, che quest’anno vedrà la direzione artistica di Nino Graziano Luca.

Una terza edizione che ripercorrerà storia, cultura, innato orgoglio siciliano, per un vero e proprio viaggio nel passato. Sul palco – a ritirare il Premio realizzato dell’Artista orafo del Festival di Sanremo Michele Affidato – ospiti d’eccezione: il maestro Premio Oscar Nicola Piovani, gli attori Giulio Scarpati e Debora Caprioglio, il direttore dell’intrattenimento Day Time di RaiUno Angelo Mellone (in collegamento da Roma), il sovrintendente del Teatro Massimo di Catania Giovanni Cultrera, la giornalista del TG1 Adriana Pannitteri e lo storico capostruttura Rai Paolo De Andreis.

Letizia Pace

«Un ringraziamento va al sindaco di Palma di Montechiaro Stefano Castellino e al mio Cda, per aver creduto nella crescita di questo progetto –commenta la presidente Letizia Pace – abbiamo costruito un programma unico per valorizzare un Premio che vuole interpretare il legame profondo dell’autore del “Gattopardo” con i luoghi e il paesaggio. Inoltre, abbiamo scelto un palcoscenico che ha una forte valenza simbolica proprio per il legame emotivo che lega Giuseppe Tomasi di Lampedusa al Monastero delle Benedettine: è qui, infatti, che lo scrittore ritrovò lo slancio per ultimare il suo capolavoro. Palma di Montechiaro ha una storia secolare luminosa e il nostro compito è quello di accendere i riflettori su questo luogo-simbolo per tutta la Sicilia, contribuendo alla promozione della settima arte, della letteratura e della storia; per rafforzare il senso d’appartenenza a questa terra e al suo patrimonio; per accreditare questo paese quale location gattopardiana; per fare leva sul turismo culturale; per educare le nuove generazioni alla letteratura e al cinema».

«Il Gattopardo – sottolinea Nino Graziano Luca – parola dopo parola, ritrae l’incantevole architettura che sorregge la storia dell’Isola, nel bene e nel male. Pur evidenziando i limiti della stasi, dell’immobilismo, io trovo – contrariamente a quanto scritto da decenni – uno stimolo al cambiamento, una disponibilità al nuovo. Per questo ho cercato di ideare un progetto artistico che oltre a “sorreggere la memoria storica di quest’Opera”, a 65 anni dalla sua uscita e a 60 dalla realizzazione del magistrale lungometraggio di Luchino Visconti, possa costituire un ponte verso il futuro, uno sprone al rinnovamento. Le decine di ballerini del Corpo di Ballo della Compagnia nazionale di danza storica da me diretta (famosa per la partecipazione in 2 film prodotti dalla Disney) consentiranno al pubblico d’immergersi nell’atmosfera di una volta, con una magica esecuzione in costume dell’800 del Valzer, della Mazurka, della Contraddanza dal film “Il Gattopardo”. L’Orchestra Ensemble del Bellini – diretta dal M° Giovanni Anastasio, farà risuonare la piazza con l’esecuzione di celebri colonne sonore. Per citare Tomasi di Lampedusa – conclude il direttore artistico, che preannuncia una scena topica con la ballerina Michela Sorrentino (nipote di Goffredo Lombardo, produttore del film del Gattopardo) – la coppia Angelica-Don Fabrizio farà una magnifica figura e un profumo di bouquet a la Maréchale si leverà tutt’intorno». Tra gli ospiti in programma anche la giornalista Sara Manfuso e la saggista e lampedusista Maria Antonietta Ferraloro, autrice del libro “Il Gattopardo raccontato a mia figlia”.

Ambientazione storica, costumi d’epoca (firmati da Andreas Di Dio), ospiti d’eccezione, coreografie e musiche celebri, per un’esperienza culturale che renderà omaggio al talento.


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