Museo Arte Orientale di Venezia: La fornace di Yaozhou, tra l’VIII e il XIII secolo, diventò la manifattura più influente di tutto l’impero

VIVACI TRASPARENZE 
Ceramiche di Yaozhou dalla collezione Shang Shan Tang 

A cura di Sabrina Rastelli 

07.09>23.10.2022

MAOV Museo di Arte Orientale di Venezia
Ca’ Pesaro, S.Croce 2076, Venezia 

Vivaci Trasparenze: ceramiche di Yaozhou dalla collezione Shang Shan Tang è una mostra di ceramiche interamente dedicata alle manifatture di Yaozhou, situata a circa 100 km a nord di Xi’an, nella Cina settentrionale (dove si trova il celeberrimo esercito di terracotta del Primo Imperatore), che si terrà al Museo d’Arte Orientale di Venezia dal 7 settembre al 23 ottobre 2022, con l’organizzazione di Fondazione Università Ca’ Foscari e MAOV.

Università Ca’ Foscari Venezia, con il suo Dipartimento di Studi sull’Asia e Africa Mediterranea, e Museo d’Arte Orientale della Direzione regionale Musei Veneto tornano ancora una volta a collaborare per la realizzazione di eventi di elevato profilo scientifico e insieme divulgativo, in una sinergia di intenti utile e necessaria per la diffusione della conoscenza delle culture extraeuropee.

La fornace di Yaozhou, attiva tra l’VIII e il XIII secolo, rivoluzionò la produzione di ceramiche del genere celadon, diventando la manifattura più influente di tutto l’impero. In ambito ceramico la Cina detiene diversi primati: è stata infatti il primo paese ad inventare la porcellana tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo (mentre in Europa ci sono riusciti mille anni dopo gli alchimisti alla corte di Augusto il Forte (1670-1733) a Meissen), ma, ancora prima, nel XIII secolo a.C., lì erano stati realizzati oggetti dal corpo altamente refrattario rivestito con uno strato di invetriatura verde (con varie sfumature), comunemente noti in Occidente con il nome di celadon e in Cina come qingci (gres con invetriatura verde-azzurra). Questo genere ceramico ha riscosso un successo enorme proprio per le sue tonalità verdi-azzurre che evocano la giada, il materiale simbolo della Cina, o la patina sui bronzi antichi, altro emblema della millenaria civiltà cinese.

Le 96 opere in esposizione provengono tutte da una collezione privata straniera, la上善堂 Shang Shan Tang, alla lettera “Sala del sommo bene”, che include una delle raccolte di ceramiche di Yaozhou più complete al mondo, con esemplari di eccellente qualità, che testimoniano lo sviluppo della manifattura

Tutti i pezzi saranno esposti nella suggestiva sala 12 del Museo d’Arte Orientale, che nel 1928 fu destinata a ospitare le porcellane cinesi di quella che fu un tempo la collezione di Enrico di Borbone. Lo storico allestimento ideato da Nino Barbantini è stato preservato da allora e armonizza gli straordinari pezzi asiatici con i caratteri di un appartamento rococò, adorno di specchi e stucchi settecenteschi, creando un ambiente di grande fascino.

Chicago cat. No. 18
Vaso istoriato
Grès con invetriatura verde-azzurra
Fornaci di Yaozhou
Dinastia Song Settentrionale (960-1127)
H. 15.5 cm
Collezione Shang Shan Tang

No. 24a 
Vaso meiping con motivo di peonie 
Grès con invetriatura verde-azzurra
Fornaci di Yaozhou
Dinastia Song Settentrionale (960-1127)
H. 28 cm
Collezione Shang Shan Tang

La fornace delle meraviglie

La storia della fornace di Yaozhou è sorprendente: da opificio modesto, nel X secolo si era già specializzata nella produzione di celadon di alta qualità (fino a quel momento appannaggio delle manifatture meridionali), attraverso una serie di conquiste tecnologiche dettate dall’esigenza di risolvere difetti e inconvenienti. Nota in seguito soprattutto per la fabbricazione di celadon dalla tonalità verde oliva con motivi decorativi incisi o impressi sotto l’invetriatura, era stata impiantata per produrre ceramiche con coperta nera per uso quotidiano domestico e il genere a smalti policromi sancai (“tre colori”) destinato per lo più ai corredi funerari. La Cina settentrionale era nota per la produzione di porcellana e gli artigiani di Yaozhou si cimentarono anche nella fabbricazione di ceramica bianca (falsa porcellana), realizzata coprendo le impurità presenti nelle argille del corpo con uno strato di ingobbio bianco prima dell’applicazione della vetrina trasparente incolore. I risultati erano però deludenti: più che bianco, il rivestimento risultava di un giallo poco attraente che indusse i fuochisti ad avventurarsi nel complesso, e per loro sconosciuto, sistema della cottura in atmosfera riducente (priva di ossigeno). Le analisi chimiche hanno mostrato che la ricetta per corpo e invetriatura rimase invariata, ma grazie alla cottura in riduzione, la coperta risultava di un verde più che soddisfacente, quando il titanio contenuto nell’ingobbio non interferiva ingiallendola. Per ovviare a questo problema, i ceramisti iniziarono a rivestire completamente gli oggetti prima di ingobbio bianco e poi di vetrina. Tale metodo presentava però un’altra sfida: durante la cottura, l’invetriatura diventa una potentissima colla, rendendo quindi necessario limitare il più possibile i punti di contatto del piede di ogni oggetto con il fondo del contenitore nel quale veniva inserito per la cottura. Anche in questo caso i vasai di Yaozhou dimostrarono grande ingegno raffinando progressivamente la tecnica fino a concepirne una che lasciava soltanto tre piccole cicatrici sulla base. Tale pratica è comunemente associata alle celebratissime ceramiche Ru (prodotte dalla fine dell’XI secolo per un centinaio di anni) e considerata una grande conquista dei ceramisti di Ru, ma in realtà furono i colleghi di Yaozhou a inventarla centocinquanta anni prima. Una nuova sfida si presentò nell’XI secolo, quando i fuochisti adottarono il carbone (in sostituzione della legna che scarseggiava) come combustibile per alimentare le fornaci. La diversa resa del carbone rispetto alla legna impose modifiche significative alla pianta dei forni, mentre il rapido raffreddamento alla fine del ciclo di cottura garantiva invetriature trasparenti (al contrario di quelle precedenti che invece erano translucide). La trasparenza era importante affinché i motivi decorativi eseguiti sul corpo sottostante fossero ben leggibili: il nuovo gusto estetico, infatti, prediligeva oggetti intensamente ornati, ma, sotto una coperta translucida, i decori apparivano nebulosi; perciò, i fuochisti di Yaozhou sfruttarono la piena maturità raggiunta dalle vetrine cotte nei forni alimentati a carbone, raffreddandole rapidamente. Quanto alla sfumatura verde oliva che contraddistingue le coperte di questo periodo, recenti analisi chimiche hanno indicato una modifica della ricetta, probabilmente dovuta alla composizione delle materie prime locali, caratterizzata da un aumento della percentuale di titanio, responsabile di questa tonalità.

L’invetriatura opalina tornò in auge tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo con le ceramiche Ru, molto apprezzate dall’imperatore Song Huizong (r. 1100-1126) che le volle utilizzare a corte. Ancora una volta i ceramisti di Yaozhou seppero rispondere prontamente alla nuova moda, creando la cosiddetta vetrina “chiaro di luna”, dall’aspetto simile alla giada, translucida, brillante, morbida, e caratterizzata da una tonalità di verde molto tenue (al contrario del celeste tipico degli esemplari Ru). Nel XIII secolo le manifatture di Yaozhou andarono in disuso per essere riscoperte attraverso una serie di campagne archeologiche soprattutto negli anni ‘90 del secolo scorso che ne hanno dimostrato il ruolo cruciale nello sviluppo della storia della ceramica cinese.

Dalla tecnologia ai temi decorativi

Per apprezzare appieno la produzione di Yaozhou, la mostra è organizzata per temi, a partire da quello tecnologico in modo da cogliere la sofisticatezza degli esperimenti condotti nel tempo dai ceramisti di Yaozhou, sempre pronti a raccogliere le sfide poste dalle caratteristiche intrinseche alle materie prime locali, a innovare costantemente la produzione e ad adattarsi alle mode del momento. Alcune teche sono centrate intorno ai motivi decorativi intagliati, incisi, o impressi che contraddistinguono i celadon di Yaozhou: peonie (metafora della sensualità femminile), crisantemi (simbolo dell’autunno e della saggezza che si acquisisce con gli anni), loti (introdotti con il buddhismo), bambini che giocano (augurio di progenie numerosa e discendenza ininterrotta), anatre mandarine in uno stagno (emblema di fedeltà coniugale), mini sculture raffiguranti tartarughe applicate sul fondo di piccole tazze per dare l’impressione che stiano nuotando nel liquore che vi si verserà, animali mitologici che evocano storie straordinarie. Altre vetrine sono invece incentrate sulla funzione delle forme utilizzate in ambito domestico, ma anche religioso (soprattutto buddhista). Una teca è dedicata agli esemplari contrassegnati da iscrizioni, una delle quali di particolare importanza poiché indica che già all’epoca delle Cinque Dinastie (907-960), le fornaci di Yaozhou avevano raggiunto l’eccellenza nella fabbricazione di celadon, tanto da essere incluse nel sistema di tributi per la corte imperiale. Se le manifatture di Yaozhou sono famose per le loro ceramiche dal colore verde oliva, è importante sottolineare che esse eccelsero anche nella produzione dei generi rosso ruggine e nero, quest’ultimo monocromo o chiazzato di rosso con un effetto molto moderno, e infatti una vetrina accoglie le varie tipologie mettendone in evidenza i colori.


SCHEDA INFORMATIVA

VIVACI TRASPARENZE
Ceramiche di Yaozhou dalla Collezione Shang Shan Tang
07.09.2022 > 23.10.2022

INAUGURAZIONE
dalle ore 17 alle ore 19 con presentazione e visita alla sala espositiva. Entrata libera

A CURA DI
Prof. Sabrina Rastelli Phd
Professore ordinario di Archeologia e Storia delle Arti e filosofia dell’Asia orientale presso l’Università Ca’ Foscari Venezia
Curriculum Vitae

DOVE
MAOV Museo d’Arte Orientale di Venezia
Ca’ Pesaro, Sestiere di Santa Croce n. 2076, Venezia

ORARI DI VISITA
Dal martedì alla domenica
10.00 > 18.00  La mostra è compresa nel ticket d’ingresso al Museo

ORGANIZZAZIONE
Fondazione Università Ca’ Foscari – MAOV Museo d’Arte Orientale di Venezia

UFFICIO STAMPA
FG Comunicazione – Venezia 
Cristina Gatti 
cristina.gatti@fg-comunicazione.it

Per ulteriori informazioni

Università Ca’ Foscari Venezia
Ufficio Comunicazione e Promozione di Ateneo
Settore Relazioni con i media
Paola Vescovi (Direttrice): Tel. 366 6279602
Federica Ferrarin (Referente di settore): Tel 366 6297904
Enrico Costa (Senior Media Relations Officer): Tel. 337 1050858
Email: comunica@unive.it
Le news di Ca’ Foscari: news.unive.it

Direzione regionale Musei Veneto – Museo di Arte Orientale di Venezia
Ufficio Comunicazione Direzione
Vincenza Lasala
0412967627
vincenza.lasala@cultura.gov.it

Direzione Museo
Dott.ssa Marta Boscolo Marchi
0412967628 – 0415241173
marta.boscolo@cultura.gov.it

Bologna: La mostra fotografica “Herbarium. I fiori sono rimasti rosa” di Alessandra Calò presentata da Maison Laviniaturra

Alessandra Calò, Herbarium

Maison Laviniaturra presenta la mostra di Alessandra Calò
“Herbarium. I fiori sono rimasti rosa”

Opening giovedì 15 settembre ore 17:30

Dal 15 settembre al 31 ottobre 2022
Da martedì al sabato su appuntamento

Via dei Sabbioni 9, Bologna

Inaugura giovedì 15 settembre la mostra “Herbarium. I fiori sono rimasti rosa” dell’artista Alessandra Calò, accompagnata da un testo critico di Azzurra Immediato.

Prosegue cosi la stagione espositiva promossa da Maison laviniaturra, noto atelier-salotto bolognese di moda fondato dalla fashion designer Lavinia Turra, con mostre di artiste donne che continuerà fino al 2023 con Valentina D’Accardi e Malena Mazza.

Ancora una volta l’arte, nelle sue diverse forme, e la moda, come espressione di alto artigianato, si fondono per dare vita ad un progetto espositivo ricco di suggestioni e fascinazioni. L’obiettivo di tali mostre-evento infatti è quello di creare un luogo di incontro dove poter far confluire mondi diversi ma sinestetici: la stilista Lavinia Turra oltre a dar vita alle sue note collezioni prêt-à-couture crea spesso allestimenti concettuali d’immagine che ne riflettono l’ispirazione.

Dal 15 settembre, tra le creazioni stilistiche dell’atelier, si intrecciano e mescolano le opere dell’artista Alessandra Calò di intenso significato sociale e simbolico, una serie di diorami fotografici, frutto di un percorso condiviso con alcune persone fragili facenti parte del progetto sociale “Incontri! Arte e persone” ai Musei Civici di Reggio Emilia. “Incuriosita dalla ricca collezione custodita ed esposta nel museo, il focus è caduto su ciò̀ che non è visibile al pubblico: una serie di erbari custoditi in un vecchio armadio nella Saletta della Botanica – così racconta l’artista – Nonostante il carattere scientifico che li contraddistingue (famosa è la collezione settecentesca di Filippo Re), ci siamo soffermati sullo sguardo romantico scoperto sfogliando un erbario dell’allora quattordicenne Antonio Casoli Cremona (1885) che catalogava in maniera amatoriale tutte le erbe presenti nel suo giardino e nei dintorni della città”.

Da questa osservazione della natura e della sua imperfezione, La Calò insieme ai partecipanti del laboratorio hanno trasformato le erbe spontanee (le cosiddette “erbacce”) in impronte su carta fotografica grazie alla tecnica del fotogramma, la stessa tecnica usata da molti artisti delle avanguardie del ‘900 come Man Ray. Alessandra Calò ha poi dato vita a sovrapposizioni di immagini e simboli che rimandano al concetto di fragilità e umanità, unendo alle forme delle erbe quelle delle mani stesse dei partecipanti. Un nuovo e innovativo modo di concepire l’immagine che racconta il gesto di cura evocato dai protagonisti delle fotografie fino ad arrivare alla simbiosi e al parallelismo con la natura e l’umanità raffigurata.

Restando fedele al mio modus operandiAlessandra Calò spiega – ho creato sovrapposizioni dove materiali d’archivio, fotografia e processo analogico di stampa si fondono per dare vita ad un’opera. La tecnica consiste nell’esporre oggetti a contatto con l’emulsione fotosensibile, nello specifico quella utilizzata per il nostro erbario è composta da sali d’argento e di ferro, e si chiama callitipia. Ho realizzato numerosi progetti con doppie esposizioni e sovrapposizioni, ogni immagine è unica, così come è unico ciascun partecipante. Oggi si punta alla perfezione con altissime risoluzioni…io cerco di andare controcorrente e puntare al difetto, perché è lì che riconosco l’umanità. Percepisco l’essere umano propriamente il risultato di svariate sovrapposizioni”.

Nel suo testo critico, che accompagna la mostra, Azzurra Immediato sottolinea che “…La ricerca che riconosce l’animo umano come abitante di questa terra, con il suo mistero esistenziale e la sua attesa immanente, è parte dell’abbecedario attuato da Alessandra Calò, nei suoi progetti artistici ed in particolare da Herbarium. I fiori sono rimasti rosa…. che sviluppandosi in una forma composita di teche, stratificazioni di supporti e scrittura, sembra perimetrare una dispersione di storie, di soggetti, di un tempo passato e di visioni in grado di porre in stretto dialogo il presente. Il suo processo di analisi e un trascorso altero che Alessandra Calò, insieme alle sei persone che l’hanno accompagnata nei Musei Civici di Reggio Emilia, ha ricostruito in maniera simbolica, frutto di una armonia oggettivata dal raccordo tra il processo fotografico e il fine semantico iniziale. Se la sovrapposizione, invero, definisce una sorta di ‘scrittura fotografica’ attribuibile alla Calò, Herbarium è sublimazione di un cammino che si è mosso a partire dall’osservazione delle antiche raccolte naturalistiche sino alla realizzazione di un erbario rayografico…. Un’esperienza che ha scelto di radicarsi in una ramificazione di rarità, umane e naturali, attraverso cui, inoltre, la sperimentazione continua – legata a doppio filo con la relazione tra λόγος e τέχνη – per farsi esegesi della meraviglia dell’imponderabile, della bellezza che rimanda alla dimensione essenziale dello spirito e che fa persino del difetto, dell’imperfezione, il carattere di una plusvalenza ontologica avente luogo nell’alveo della purezza umana, laddove la verità non è una certezza bensì una pluralità di punti di vista tali da rendere veritiere talune dinamiche.

Da questo progetto, dal profondo significato sociale, è nato anche un libro d’artista dal titolo “Herbarium. I fiori sono rimasti rosa” pubblicato da studiofaganel editore.

LAVINIA TURRA

Lavinia Turra

Nata a Bologna, cresciuta fra donne che tagliavano e cucivano, ha frequentato da bambina antiche sartorie e imparato l’amore per questo lavoro. Il suo mestiere nasce e cresce con l’uso delle mani, che conoscono e usano non solo i colori e le matite, ma soprattutto le stoffe e i tessuti, adoperando forbici, ago e filo. Arriva a questo lavoro attraverso un’attrazione e una lunga strada di “connivenze” e “complicità” legate all’arte, alla pittura, al teatro.

Curiosa per natura, la relazione personale e l’ascolto sono alla base del suo modo di “vestire” perché l’abito, “deve rappresentare la donna e non travestirla”.

Nel 2017 fonda Maison laviniaturra, sentendo la necessità di uno spazio che non solo offra ma accolga, come solo una “casa” sa fare. L’apertura della Maison coincide anche con l’inizio della collaborazione creativa con la figlia Cecilia Torsello, rinnovamento e fresca energia del brand. Un prodotto 100% Made in Italy, tessuti di ricerca, forme timeless e dettagli all’avanguardia: Maison laviniaturra propone una propria idea di lusso, legato all’etica di produzione, all’individualità e ispirata alla cultura del bello.

ALESSANDRA CALÒ

Alessandra Calò

Alessandra Calò è un’artista che utilizza differenti mezzi per approfondire temi legati all’identità e alla memoria. Pratica dominante nel suo lavoro è il recupero e la reinterpretazione di materiali d’archivio attraverso i quali non intende attuare una rievocazione nostalgica del passato ma proporre una nuova visione della realtà. Nel 2015 partecipa a Fotografia Europea con il progetto Fotoscopia, che entra a far parte della collezione ArtphileinFoundation.

Nel 2016 il suo progetto Secret Garden vince il Premio Combat per l’Arte Contemporanea e successivamente realizza il suo primo libro d’artista (2018, Danilo Montanari Editore) con prefazione di Erik Kessels, menzione speciale al Premio Bastianelli come miglior libro fotografico pubblicato in Italia. Secret Garden entra a far parte della Collezione Maramotti, Donata Pizzi, MoMA e Met Museum. Nel 2018 partecipa a Circulation Festival (Parigi) con il progetto Kochan, ed una personale all’IIC di Madrid per la XIV Giornata del Contemporaneo. Nel 2022 partecipa ai festival Fotografia Europea (Reggio Emilia), Rencontre Photo Gaspésie (Canada), Diaphane Photaumnales (Francia). Le sue opere fanno parte di importanti collezioni e sono state esposte in prestigiose mostre e festival internazionali.


INFO UTILI MOSTRA Herbarium. I fiori sono rimasti rosa di Alessandra Calò

DOVE: Maison laviniaturra, via dei Sabbioni 9, Bologna
INAUGURAZIONE: Giovedì 15 settembre ore 17:30
QUANDO: dal 15 settembre al 31 ottobre 2022
ORARI: dal martedì al sabato, dalle 17:00 alle 19:00
Su appuntamento. Per visitare la mostra è necessario telefonare al 320 9188304

CONTATTI MAISON LAVINIATURRA
FACEBOOK: Maison laviniaturra
INSTAGRAM: maisonlaviniaturra
SITO: maison laviniaturra

UFFICIO STAMPA: CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

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Roma, Palazzo Bonaparte: Ultimi giorni di apertura per la mostra JAGO. THE EXHIBITION

Curata da Maria Teresa Benedetti, l’esposizione JAGO. The Exhibition è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Jago Art Studio.
L’evento è consigliato da Sky Arte.

Ultimi giorni di apertura per la mostra

JAGO
The exhibition

Fino al 28 agosto 2022 – Palazzo Bonaparte, Roma

Jago
Venere, 2018
Marmo, 70x70x193 cm
Photo by Jago
TESTO CRITICO DI VITTORIO SGARBI

Ultimi giorni di apertura per la mostra Jago. The exhibition.
Fino al 28 agosto a Palazzo Bonaparte di Roma è ancora possibile prendere parte a un’occasione unica per conoscere e apprezzare la genialità di JAGO, documentata per la prima volta in una mostra che riunisce una serie di opere realizzate fino ad oggi, dai sassi di fiume scolpiti (da Memoria di Sé a Excalibur), fino alle sculture monumentali di più recente realizzazione (come Figlio Velato e Pietà), passando per creazioni meno recenti ma più direttamente mediatiche quali il ritratto di Papa Benedetto XVI (Habemus Hominem).

Pseudonimo di Jacopo Cardillo, classe 1987, Jago è scultore potente attento agli esempi della nostra tradizione e universalmente noto come “The Social Artist” per le innate capacità comunicative e il grande successo che riscuote sui social.
Sicuro talento nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, Jago arriva direttamente al cuore del pubblico che lo ama, anzi lo adora. Paragonabile in tal senso a una rockstar, trasmette l’amore per l’arte ai giovani: le dirette streaming e le documentazioni foto e video – attraverso le quali coinvolge il suo pubblico sul web – raccontano il processo inventivo di ogni opera e il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo.
Nelle sue opere, utilizza anche elementi tragici in un costante gioco di rimandi, con una visione sempre tesa alle tematiche del presente, suscitando provocatoriamente negli spettatori riflessioni sullo status dei nostri tempi.

L’ARTISTA

Jago
Photo by Dirk Vogel

JAGO è un artista italiano che opera nel campo della scultura, grafica e produzione video.
Nasce a Frosinone (Italia) nel 1987, dove ha frequentato il liceo artistico e poi il Accademia di Belle Arti (lasciata nel 2010).

Dal 2016, anno della sua prima mostra personale nella capitale italiana, ha vissuto e lavorato in Italia, Cina e America. È stato professore ospite al New York Academy of Art, dove ha tenuto una masterclass e diverse lezioni nel 2018. JAGO ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali quali: la Medaglia Pontificia (consegnatagli dal cardinale Ravasi in occasione del premio delle Pontificie Accademie nel 2010), il premio Gala de l’Art di Monte Carlo nel 2013, il premio Pio Catel nel 2015, il Premio del pubblico Arte Fiera nel 2017 e ha inoltre ricevuto l’investitura come Mastro della Pietra al MarmoMacc del 2017.

All’età di 24 anni, su presentazione della storica dell’arte Maria Teresa Benedetti, è stato selezionato dal prof. Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia, esponendo il busto in marmo di Papa Benedetto XVI (2009) che gli è valso la suddetta Medaglia Pontificia. Questa scultura giovanile è stata poi rielaborata nel 2016, prendendo il nome di “Habemus Hominem” e divenendo una

delle sue opere più significative. L’opera, che raffigura la spoliazione del Papa emerito da suoi paramenti, è stata esposta a Roma, nel 2018, presso il Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese, con un numero record di visitatori (più di 3.500 durante la sola inaugurazione).
A seguito di un’esposizione all’Armory Show di Manhattan, JAGO si trasferisce a New York. Qui inizia la

realizzazione del “Figlio Velato”, opera ispirata al Cristo Velato del Sanmartino, esposta permanentemente all’interno della Cappella dei Bianchi nella Chiesa di San Severo fuori le mura. La ricerca artistica di JAGO occupa una complessa cornice concettuale che, tuttavia, fonda le sue radici nelle tecniche ereditate dai maestri del Rinascimento, tentando di instaurare un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo dei video e dei social network, attraverso i quali condivide il processo produttivo delle sue opere.

Nel 2019, in occasione della missione Beyond dell’ESA (European Space Agency), JAGO è stato il primo artista ad aver inviato una scultura in marmo sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’opera, intitolata

“The First Baby” e raffigurante il feto di un bambino, è tornata sulla terra a febbraio 2020 sotto la custodia del capo missione, Luca Parmitano. Da maggio 2020 Jago risiede a Napoli, dove lavora nel suo studio nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi e dove, a inizio novembre, ha realizzato l’installazione “Look Down” in Piazza del Plebiscito, mentre il 1 ottobre 2021, installa l’opera “Pietà” nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, in Piazza del Popolo a Roma.


La mostra seguirà i seguenti orari:
Tutti i giorni dalle 11.00 alle 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Siti internet
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
@arthemisiaarte
@jago.artist
#JagoBonaparte

Ufficio Stampa
Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
T. +39 06 69380306

Museo Arte Orientale di Venezia: VIVACI TRASPARENZE

VIVACI TRASPARENZE 
Ceramiche di Yaozhou dalla collezione Shang Shan Tang 

A cura di Sabrina Rastelli 

07.09>23.10.2022

MAOV Museo di Arte Orientale di Venezia
Ca’ Pesaro, S.Croce 2076, Venezia 

Chicago cat. No. 10
Coppia di tazze con motivo di tartaruga e di loto
Grès con invetriatura verde-azzurra
Fornaci di Yaozhou
Periodo delle Cinque Dinastie (907-960) o Song Settentrionale (960-1127)
D. 11.5 cm
Collezione Shang Shan Tang
Chicago cat. No. 12
Brocca con motivo di peonie
Grès con invetriatura verde-azzurra
Fornaci di Yaozhou
Periodo delle Cinque Dinastie (907-960) o Song Settentrionale (960-1127)
H. 21 cm
Collezione Shang Shan Tang

Vivaci Trasparenze: ceramiche di Yaozhou dalla collezione Shang Shan Tang è una mostra di ceramiche interamente dedicata alle manifatture delle antiche fornaci di Yaozhou, situate nella Cina settentrionale. 

Attive dall’VIII al XIII secolo, queste fornaci sono celebri soprattutto per la loro produzione dei secoli XI e XII, caratterizzata dalla presenza di vivaci motivi decorativi intagliati o impressi sotto un’invetriatura trasparente di colore verde oliva che va sotto il nome generico di celadon in Occidente e di ceramica verde-azzurra qingci in cinese (gres con invetriatura verde-azzurra).  La parabola storica dellemanifatture di Yaozhou, è sorprendente da qualunque prospettiva la si osservi: tecnologica, archeologica e testuale. Da opificio periferico con una produzione modesta nella fase iniziale, prima della metà del X secolo i suoi celadon erano già inclusi nel sistema di tributo imperiale e nell’XI secolo divenne il centro più influente dell’impero per i qingci  che ricordano la giada, il materiale simbolo della Cina, che nel 1084 gli valsero addirittura il permesso del governo di erigere la prima stele dedicata alla divinità della ceramica.

Le 96 opere in esposizione provengono tutte da una collezione privata straniera, la上善堂 Shang Shan Tang, alla lettera “Sala del sommo bene”, che include una delle raccolte di ceramiche di Yaozhou più complete al mondo, illustrando lo sviluppo della manifattura con esemplari di eccellente qualità.

Questo progetto rinnova la collaborazione tra l’Università Ca’ Foscari Venezia, con il suo Dipartimento di Studi sull’Asia e Africa Mediterranea, e Museo d’Arte Orientale della Direzione regionale Musei Veneto per la realizzazione di eventi di elevato profilo scientifico e insieme divulgativo, in una sinergia di intenti utile e necessaria per la diffusione della conoscenza delle culture extraeuropee.

  • Una delle collezioni più completa al mondo di ceramiche di Yaozhou
  • Un progetto artistico e scientifico di rilievo nato dalla collaborazione dell’Università Ca’ Foscari con il MAOV facente parte della Direzione Musei del Ministero della Cultura, che evidenzia l’importanza del ruolo delle fornaci di Yaozhou nella storia della ceramica cinese.
  • Un’occasione per riscoprire il fascino della collezione del Museo di Arte orientale di Venezia

SCHEDA INFORMATIVA

VIVACI TRASPARENZE
Ceramiche di Yaozhou dalla Collezione Shang Shan Tang
07.09.2022 > 23.10.2022

INAUGURAZIONE
dalle ore 17 alle ore 19 con presentazione e visita alla sala espositiva. Entrata libera

A CURA DI
Prof. Sabrina Rastelli Phd
Professore ordinario di Archeologia e Storia delle Arti e filosofia dell’Asia orientale presso l’Università Ca’ Foscari Venezia
Curriculum Vitae

DOVE
MAOV Museo d’Arte Orientale di Venezia
Ca’ Pesaro, Sestiere di Santa Croce n. 2076, Venezia

ORARI DI VISITA
Dal martedì alla domenica
10.00 > 18.00  La mostra è compresa nel ticket d’ingresso al Museo

ORGANIZZAZIONE
Fondazione Università Ca’ Foscari – MAOV Museo d’Arte Orientale di Venezia

UFFICIO STAMPA
FG Comunicazione – Venezia 
Cristina Gatti 
cristina.gatti@fg-comunicazione.it

Per ulteriori informazioni

Università Ca’ Foscari Venezia
Ufficio Comunicazione e Promozione di Ateneo
Settore Relazioni con i media
Paola Vescovi (Direttrice): Tel. 366 6279602
Federica Ferrarin (Referente di settore): Tel 366 6297904
Enrico Costa (Senior Media Relations Officer): Tel. 337 1050858
Email: comunica@unive.it
Le news di Ca’ Foscari: news.unive.it

Direzione regionale Musei Veneto – Museo di Arte Orientale di Venezia
Ufficio Comunicazione Direzione
Vincenza Lasala
0412967627
vincenza.lasala@cultura.gov.it

Direzione Museo
Dott.ssa Marta Boscolo Marchi
0412967628 – 0415241173
marta.boscolo@cultura.gov.it

Settore Musei Civici Bologna: RE-COLLECTING. Morandi racconta. Il segno inciso: tratteggi e chiaroscuri

Con l’avvicinarsi di Ferragosto, vi ricordiamo le sedi del Settore Musei Civici Bologna che lunedì 15 agosto 2022 saranno regolarmente aperte per consentire la visita in occasione della giornata festiva:  
– Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) | h 10-19
– Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) | h 10-19
– Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) | h 10-18.30
– Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) | h 10-18.30
– MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo Morandi (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) h 10-19

Per maggiori informazioni e per le modalità di accesso raccomandate si invita a consultare il sito www.museibologna.it.

Museo Morandi | via Don Minzoni 14

RE-COLLECTING.
Morandi racconta. Il segno inciso: tratteggi e chiaroscuri

A cura di Lorenza Selleri

Giorgio Morandi
Grande natura morta con la lampada a petrolio, 1930
acquaforte su rame
Collezione C.O.Z.
Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi
Provenienza: Deposito in comodato gratuito da gennaio 2017
Punte e bulini utilizzati da Giorgio Morandi per incidere
Istituzione Bologna Musei | Casa Morandi

La mostra Morandi racconta. Il segno inciso: tratteggi e chiaroscuri, a cura di Lorenza Selleri, costituisce il quinto ed ultimo appuntamento del ciclo di focus espositivi denominato RE-COLLECTING, ideato da Lorenzo Balbi per approfondire temi legati alle collezioni permanenti del MAMbo e del Museo Morandi, indagandone aspetti particolari e valorizzandone opere solitamente non visibili o non più esposte da tempo. 
L’esposizione si concentra sulla tecnica dell’acquaforte di cui Giorgio Morandi fu maestro eccelso. Maestro in senso stretto, dal momento che dal 1930 diventa docente di Tecnica dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ma anche in senso lato, dato che dalla sua straordinaria capacità tecnica e dal suo rigore non si può prescindere. Egli infatti si dedicò alla grafica, e in particolare all’acquaforte, con un impegno pari a quello dedicato alla pittura (“dipingo e incido paesaggi e nature morte”, dichiarò egli stesso nel 1937), tanto che ne divenne un interprete straordinario, tra i più significativi di tutto il panorama europeo del suo tempo. 
Sette delle quattordici acqueforti esposte entrarono a far parte del patrimonio del Comune di Bologna nel 1961, quando Morandi le donò, conservando l’anonimato, in occasione del riordino delle raccolte della Galleria d’Arte Moderna allora ubicata presso Villa delle Rose. Accanto a queste opere sono presentati alcuni fogli appartenenti a collezioni private, concessi in comodato gratuito al museo in tempi più o meno recenti, e la stampa della sola lastra, ad oggi nota, che Morandi incise con la tecnica della ceramolle.
Completa l’esposizione una selezione di strumenti originali, lettere, fotografie e documenti inediti provenienti dall’Archivio Storico dell’Accademia di Belle Arti.


Museo Morandi | via Don Minzoni 14
RE-COLLECTING. Morandi racconta. Il segno inciso: tratteggi e chiaroscuri
A cura di Lorenza Selleri
Periodo di apertura: prorogata fino al 23 ottobre 2022
Orari di apertura: martedì, mercoledì h 14-19; giovedì h 14 -20; venerdì, sabato, domenica, festivi h 10-19; chiuso lunedì non festivi
Ingresso con biglietto museo: intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale giovani 18-25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura
Telefono: 051 6496611
Sito: www.mambo-bologna.org/museomorandi

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
Ufficio Stampa Bologna Musei
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
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Settore Musei Civici Bologna: Davide D’Elia. FRESCO

Con l’avvicinarsi di Ferragosto, vi ricordiamo le sedi del Settore Musei Civici Bologna che lunedì 15 agosto 2022 saranno regolarmente aperte per consentire la visita in occasione della giornata festiva:  
– Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) | h 10-19
– Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) | h 10-19
– Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) | h 10-18.30
– Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) | h 10-18.30
– MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo Morandi (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) h 10-19

Per maggiori informazioni e per le modalità di accesso raccomandate si invita a consultare il sito www.museibologna.it.

Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Strada Maggiore 44

Davide D’Elia.
FRESCO

A cura di Elisa Del Prete

Davide D’Elia
FRESCO, 2022
Installation view della mostra
Museo Davia Bargellini, Bologna
photo © M3S Roma

L’intervento di Davide D’Elia, presentato al Museo Davia Bargellini da NOS Visual Arts Production con la curatela di Elisa Del Prete, è pensato in dialogo con la collezione del museo e i peculiari criteri museografici che ne dettano il percorso espositivo all’interno del palazzo seicentesco dove è situato, raro esempio di collezionismo privato cittadino.
La mostra si compone di otto quadri in plexiglas del ciclo FRESCO realizzati nel corso di un precedente intervento site specific operato da D’Elia nel 2018 sugli affreschi del Salone delle Feste del Palazzo Atti-Pensi di Todi, dimora cinquecentesca che si erge al centro della piazza principale della città umbra, che a Bologna vengono allestiti in relazione ai dipinti e alle sculture commissionate dal mecenatismo dei Bargellini, tra le famiglie bolognesi che ricoprirono importanti cariche nel Senato cittadino.
Da tempo l’artista indaga la relazione tra passato e presente, storia dell’arte e arte contemporanea, pittura accademica e “gesto” pittorico, in un percorso che mette al centro un ripensamento su forma e colore in chiave attuale. Per realizzare il ciclo FRESCO a Todi, l’artista non è intervenuto direttamente sugli affreschi ma vi ha apposto delle strutture in plexiglas appositamente progettate. Ciò gli consente di stendere campiture di pittura “iris blue” celando talvolta gli elementi organici del paesaggio, talvolta  le architetture nell’intento di far emergere la costruzione dei dipinti degli affreschi sottostanti. Una volta rimossi dagli affreschi, gli otto quadri sono diventati pitture astratte – o “assolute”, come le definisce l’artista – su cui si è conservata la traccia dell’indagine compositiva creando un discorso tra “pittura assente” e “pittura presente”.
La mostra a Bologna è completata da due nuovi interventi site specific, Zero e Zero1, su due dipinti della collezione del museo entrambi dal titolo Paesaggio con figure di Vincenzo Martinelli (fine sec. XVIII) esposte nella Sala 1. Zero e Zero1, nel momento in cui lasceranno il luogo originario del Museo Davia Bargellini per essere esposti altrove, attiveranno a loro volta un processo di traslazione portandosi dietro il contesto primario. “Atti” dello stesso componimento poetico, le opere di FRESCO costruiscono nel tempo e nello spazio un dialogo tra luoghi geograficamente distanti tramite un’azione di sovrapposizione in cui la storia e l’identità di ognuno si stratificano sul tassello successivo. Proprio in tale ottica la visita propone un’esperienza di Realtà Virtuale (realizzata da Filippo Pagotto/EL CA BO), tramite cui il visitatore si fa testimone della simultaneità dell’opera ricongiungendo il ciclo alla sua fonte originaria.


Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Strada Maggiore 44
Davide D’Elia. FRESCO
A cura di Elisa Del Prete
Periodo di apertura: fino al 25 settembre 2022
Orari di apertura: martedì, mercoledì, giovedì h 10-15; venerdì h 14-18; sabato, domenica, festivi h 10-18.30; chiuso lunedì non festivi
Ingresso: gratuito
Telefono: 051 236708
Sito: www.museibologna.it/arteantica

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
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Settore Musei Civici Bologna: NO, NEON, NO CRY

Con l’avvicinarsi di Ferragosto, vi ricordiamo le sedi del Settore Musei Civici Bologna che lunedì 15 agosto 2022 saranno regolarmente aperte per consentire la visita in occasione della giornata festiva:  
– Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) | h 10-19
– Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) | h 10-19
– Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) | h 10-18.30
– Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) | h 10-18.30
– MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo Morandi (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) h 10-19

Per maggiori informazioni e per le modalità di accesso raccomandate si invita a consultare il sito www.museibologna.it.

Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

NO, NEON, NO CRY

A cura di Gino Gianuizzi

NO, NEON, NO CRY
Veduta della mostra
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna – Project Room
12 maggio – 4 ottobre 2022
Foto Ornella De Carlo
Courtesy Settore Musei Civici Bologna

La Project Room del MAMbo torna a giocare il suo ruolo di contenitore tematico che accoglie, ricostruisce, racconta e valorizza le esperienze artistiche del territorio bolognese ed emiliano-romagnolo: fino al 4 ottobre 2022 lo spazio accoglie infatti la mostra NO, NEON, NO CRY, a cura di Gino Gianuizzi, che tenta una narrazione della complessa, sfaccettata, “disordinata” storia della galleria neon.
Nata nel 1981 senza un programma, senza strategia, senza budget e senza obiettivi predeterminati, neon è stata un laboratorio permanente, una comunità per artisti, critici e curatori e un luogo di formazione per tutte le persone che vi hanno collaborato.
Attraverso la formula della wunderkammer, lo spazio della Project Room del MAMbo verrà abitato da opere in proliferazione, un accumulo visivo in cui inoltrarsi con circospezione tentando di decifrare i singoli lavori e di ricondurre i lavori agli artisti.
Una sorta di organismo complesso, una comunità che continua a dialogare, discutere, mettere in dubbio e a rafforzarsi nella contaminazione.


NO, NEON, NO CRY
A cura di Gino Gianuizzi
Periodo di apertura: fino al 4 ottobre 2022
Ingresso con biglietto museo: intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale € 2 giovani 18-25 anni | gratuito possessori Card Cultura

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
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Settore Musei Civici Bologna: La memoria del futuro. Mario Ramous. Un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta

Con l’avvicinarsi di Ferragosto, vi ricordiamo le sedi del Settore Musei Civici Bologna che lunedì 15 agosto 2022 saranno regolarmente aperte per consentire la visita in occasione della giornata festiva:  
– Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) | h 10-19
– Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) | h 10-19
– Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) | h 10-18.30
– Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) | h 10-18.30
– MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo Morandi (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) h 10-19

Per maggiori informazioni e per le modalità di accesso raccomandate si invita a consultare il sito www.museibologna.it.

Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6

La memoria del futuro. Mario Ramous. Un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta

A cura di Maura Pozzati e Michele Ramous Fabj

Esopo, Favole del Lupo, dell’Asino, della Volpe e del Leone, cm 20,3 x 28,8
Quattro volumi a cura e con traduzioni di Mario Ramous
Disegni di Pirro Cuniberti
Cappelli, Bologna, 1952.

Poeta, latinista, italianista, critico d’arte e direttore editoriale: sono solo alcune delle forme e attività culturali che hanno contraddistinto la figura intellettuale di Mario Ramous e che per la prima volta vengono mostrate al pubblico grazie alla mostra La memoria del futuro. Mario Ramous. Un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta a cura di Maura Pozzati e Michele Ramous Fabj, organizzata dal Centro Studi Mario Ramous con la collaborazione di Scripta Maneant Editore.
Il percorso espositivo, articolato in sei sale delle Collezioni Comunali d’Arte in Palazzo d’Accursio, si snoda in una continua scoperta di inediti, interessi poliedrici e instancabile ricerca di “perfezione” di Mario Ramous. Una mostra, quindi, per curiosi; curiosi di un tempo in cui il fervore culturale e il confronto artistico tra intellettuali permeavano la quotidianità ed erano la base per ogni lavoro creativo.
La mostra espone opere d’arte di indiscusso valore artistico-culturale, facenti parte della collezione personale di Ramous tra cui un disegno di Giorgio Morandi del 1915 Piatti, segno dell’amore che il poeta e scrittore d’arte aveva per il pittore bolognese, tanto da dedicargli un saggio nel 1949 I disegni di Giorgio Morandi, uno dei suoi testi d’arte più bello e intenso; il grande olio Omaggio a Carpaccio di Concetto Pozzati del 1964, un’opera che «sancisce il passaggio dall’informale giovanile alla fase dialettica dell’ironia e della bifrontalità tipiche della pop art»; una tecnica mista di Rodolfo Aricò del 1965 (Forma e campionario), quale testimonianza del loro sodalizio intellettuale e del comune «amore nei confronti della grande tradizione classica che si ribalta poi nel contemporaneo»; un olio su tela di Sergio Romiti del 1949, altra opera simbolo del «rapporto profondo tra due uomini di acuta sensibilità»; un mobile bar con disegno di Pirro Cuniberti a testimoniare la loro amicizia; le lastre di stampa originali delle opere di Giorgio Morandi e Marino Marini, pubblicate rispettivamente in I disegni di Giorgio Morandi (1949) e La memoria, il messaggio (1951).
Manoscritti di poesie e traduzioni, poesie visive, disegni pubblicitari inediti, spartiti musicali, articoli di critica e rari volumi degli anni Sessanta e Settanta documentano i molteplici i linguaggi, le contaminazioni e gli incontri amicali che Ramous intrattenne con grandi nomi del ‘900, tra cui Pietro Bonfiglioli, Pirro Cuniberti, Francesco Flora, Marino Marini, Giorgio Morandi, Concetto Pozzati, Sergio Romiti, Gianni Scalia, Emilio Scanavino, Mario Sironi, Adriano Spatola.


Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6
La memoria del futuro. Mario Ramous. Un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta
A cura di Maura Pozzati e Michele Ramous Fabj
Periodo di apertura: fino al 4 settembre 2022
Orari di apertura: martedì, giovedì h 14-19; mercoledì, venerdì h 10-19; sabato, domenica, festivi h 10-18.30; chiuso lunedì non festivi
Ingresso con biglietto museo: intero € 6 | ridotto € 3 | ridotto speciale giovani 18-25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura
Telefono: 051 2193998
Sito: www.museibologna.it/arteantica

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
Ufficio Stampa Bologna Musei
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Arte che rinfresca le menti – Le mostre dell’estate-autunno 2022

In attesa di ritrovarci dopo la pausa estiva, Roberta Melasecca PressOffice – agenzia di comunicazione, ufficio stampa e promozione artistica – segnala alcune delle mostre aperte anche nel corso di agosto e quelle che si inaugureranno durante i mesi autunnali.

Moussa. Il segno sinuoso della bellezza
Palazzo Ducale – Castelnuovo di Porto (RM)
Fino al 18 settembre 2022

Fino al 18 settembre 2022 il Palazzo Ducale “Rocca Colonna” di Castelnuovo di Porto ospita la mostra “Moussa. Il segno sinuoso della bellezza“, mostra antologica dedicata a Moussa Aziz Abdayem (1947-2020).
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Cielo incluso
Opere di Maria Grazia Tata / Fotografie di Salvatore Di Vilio
Palazzo Chigi-Albani – Soriano nel Cimino (VT)
Fino al 28 agosto 2022

Fino al 28 agosto 2022, gli spazi di Palazzo Chigi-Albani di Soriano nel Cimino ospitano la mostra Cielo incluso con le opere di Maria Grazia Tata e le fotografie di Salvatore Di Vilio, accompagnata dal testo e dalla consulenza storico-antropologica del ricercatore indipendente Massimiliano Palmesano
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Premiazione Vincitori Premio Internazionale
“Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”
Palazzo Duchi di Santo Stefano di Taormina
3 settembre 2022

Il 3 settembre 2022, presso la “Sala Saffo” del Palazzo Duchi di Santo Stefano di Taormina, si svolgerà la premiazione dei vincitori del Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti” dedicato alla ricerca artistica di artisti under 35 e promosso da A-HEAD Project – Angelo Azzurro ONLUS
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XIII edizione Land Art al Furlo
Terra d’Arte e di Musica
Casa degli Artisti Sant’Anna del Furlo – Fossombrone (PU)
3 – 18 settembre 2022

La Casa degli Artisti di Sant’Anna del Furlo presenta la XIII edizione della Land Art al Furlo che si svolgerà dal 3 al 18 settembre 2022: più di cinquanta artisti nazionali e internazionali parteciperanno al Festival dell’arte e della musica
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Senso – Installazione di Monica Pennazzi
Grotta Giardini di Jos – Terra-Arte – Blera (VT)
Inaugurazione 10 settembre 2022

Il giorno 10 settembre 2022, alle ore 16.00, verrà presentata, all’interno di Terra-Arte 2022, nella grotta dei Giardini di Jos, l’installazione Senso di Monica Pennazzi in collaborazione con Ivan Macera, a cura e con un testo di Roberta Melasecca
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Passoscuro Art Festival 2022
Isola pedonale artistica sul Lungomare – Passoscuro Fiumicino (RM)
16 – 17 settembre 2022

Venerdì 16 e sabato 17 settembre 2022 inaugura la prima edizione di Passoscuro Art Festival, a cura dell’Associazione L’Isola delle Correnti e con il patrocinio del Comune di Fiumicino
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Anna Romanello – À Rebours Attraversamenti di memorie
Istituto Italiano di Cultura a Parigi
Inaugurazione 10 ottobre 2022

Dal 10 ottobre al 9 novembre 2022 l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi presenta la mostra di Anna Romanello “À Rebours Attraversamenti di memorie. Opere 2022-1985, a cura di Tiziana Musi

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Artkeys Prize – Festival di arte contemporaneaMostra dei Vincitori
Ex Tabacchificio Borgo Cafasso (SA)
19 – 27 novembre 2022

Dal 19 al 27 novembre 2022 saranno in mostra,nell’area dell’Ex Tabacchificio di Borgo Cafasso, a due passi dall’area archeologica di Paestum, i vincitori di Artkeys Prize – Festival di arte contemporanea, nelle diverse categorie di pittura, scultura e installazione, fotografia, video arte e performance…
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Melasecca PressOffice – Interno 14 next
Roberta Melasecca
mail: roberta.melasecca@gmail.com – info@melaseccapressoffice.it
www.melaseccapressoffice.it – www.interno14next.it

Settore Musei Civici Bologna: Sean Scully. A Wound in a Dance with Love

Con l’avvicinarsi di Ferragosto, vi ricordiamo le sedi del Settore Musei Civici Bologna che lunedì 15 agosto 2022 saranno regolarmente aperte per consentire la visita in occasione della giornata festiva:  
– Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) | h 10-19
– Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) | h 10-19
– Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) | h 10-18.30
– Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) | h 10-18.30
– MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo Morandi (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) h 10-19

Per maggiori informazioni e per le modalità di accesso raccomandate si invita a consultare il sito www.museibologna.it.

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | via Don Minzoni 14

Sean Scully. A Wound in a Dance with Love

A cura di Lorenzo Balbi

Sean Scully
A Wound in a Dance with Love
Veduta di allestimento / Installation view
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2022
Foto Ornella De Carlo

L’esposizione al MAMbo A Wound in a Dance with Love, a cura di Lorenzo Balbi e con la Kerlin Gallery di Dublino come main partner, è basata sulla mostra Sean Scully: Passenger – A Retrospective, curata da Dávid Fehér e organizzata dal Museum of Fine Arts – Hungarian National Gallery di Budapest (14 ottobre 2020 – 30 maggio 2021), successivamente ospitata al Benaki Museum di Atene, e arriva a Bologna in una versione rinnovata e pensata per il MAMbo. 
L’artista è nuovamente protagonista di una personale a Bologna dopo 26 anni: nel 1996 fu proprio la Galleria d’Arte Moderna, da cui discende il MAMbo,a dedicargli una mostra nella sede di Villa delle Rose.
Nell’arte di Scully confluiscono in eguale misura tanto un’estesa conoscenza delle opere di maestri antichi e contemporanei quanto una singolare sensibilità nel trarre suggestioni visive ed emozionali da dati di realtà. La mostra bolognese, con 68 lavori esposti (dipinti a olio, acrilici, acquerelli, disegni e una scultura monumentale), intende evidenziare la dialettica costante fra queste due componenti fondamentali del lavoro dell’artista, ripercorrendo una vicenda creativa lunga oltre cinquant’anni.
Dalle prime sperimentazioni figurative degli anni ’60 e le opere minimaliste degli anni ’70 fino al lavoro attuale, A Wound in a Dance with Love documenta i più importanti sviluppi di una pratica sempre coerente con i propri presupposti eppure capace di variare significativamente nel corso del tempo, in relazione a esperienze emotive ed evoluzioni esistenziali come ad affetti e lutti.


MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | via Don Minzoni 14
Sean Scully. A Wound in a Dance with Love
A cura di Lorenzo Balbi
Periodo di apertura: fino al 9 ottobre 2022
Ingresso: intero € 6 | ridotto € 4
Orari di apertura: martedì, mercoledì h 14-19; giovedì h 14 -20; venerdì, sabato, domenica, festivi h 10-19; chiuso lunedì non festivi
Telefono: 051 6496611
Sito: www.mambo-bologna.org

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
Ufficio Stampa Bologna Musei
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silvia.tonelli@comune.bologna.it
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