Museo Diocesano di Albano Laziale: Anna Onesti e Virginia Lorenzetti – Da questa a quella stella

a cura di Roberto Libera

Inaugurazione 1° dicembre 2023 ore 17.00

Palazzo Lercari – Museo Diocesano di Albano
Via Alcide de Gasperi 37 – Albano Laziale (RM)

Fino al 13 gennaio 2024

Mostra al femminile negli spazi del Museo Diocesano di Albano che vede esposte le opere di Anna Onesti e Virginia Lorenzetti, due artiste, di diverse generazioni, profondamente legate al territorio dei Castelli Romani, Anna Onesti nata a Rocca di Papa e Virginia Lorenzetti a Genzano di Roma, unite da un profondo amore per la carta e per le tecniche relative alla sua colorazione.                                                                                                   
Il percorso espositivo si articola all’interno degli spazi del Palazzo Lercari, ad Albano Laziale, storica sede episcopale e da dieci anni anche sede del museo diocesano, dove le opere dialogheranno con la collezione museale.

Il titolo della mostra “Da questa a quella stella” è tratto da una breve e folgorante poesia del poeta Luciano Castagnini in arte Luciano Taffelli, delicato artista prematuramente scomparso all’inizio del 1984, compagno di strada di Anna Onesti nel periodo dei suoi anni giovanili, quando Anna studiava presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, a lei e ad altri amici pittori Luciano aveva lasciato copia delle sue poesie finora mai editate.

Cieli è un lavoro che Anna Onesti ha realizzato proprio in quegli anni del suo periodo di studi torinesi. Le opere furono esposte nel 1984, in occasione della prima mostra personale dell’artista nell’ambito della rassegna Arti Visive Proposte, Unione Culturale F. Antonicelli, Infernotti di Palazzo Carignano, Torino. Le opere sono una serie di lavori su tela, stoffa e carta, realizzate con ricamo e doratura che hanno come riferimento il cielo stellato; tre saranno quelle esposte in questa occasione e che erano presenti anche nella prima mostra personale dell’artista. Saranno poi allestite dodici opere su carta raffiguranti i segni dello zodiaco. I segni realizzati attraverso innesti di simboli astrali, antiche iconografie e immagini personali sono caratterizzati da una cromia fatta di colori puri e brillanti. L’artista ha un’esperienza di lavoro con la carta che risale ai suoi anni di lavoro come restauratrice presso l’Istituto Centrale per la Grafica e con la raffigurazione dei dodici segni di Zodiacale, mette a frutto tutta la sua sapienza con una prova di notevole impegno, affrontata con strati di carta incollati uno sull’altro. Infine, un “Arazzo” dal titolo Di cielo e di mare realizzato nel 2023 per il progetto “Di Acqua di Tempo”, nato dalle riflessioni di una rete internazionale di artiste visive e poetesse diventato poi libro edito da AIEP ispirato al medievale libro delle ore.

Francesco Casorati, Gino Gorza, Francesco Franco e altri –
A. Onesti MOSTRA 1984

Virginia Lorenzetti esporrà una serie di opere, che comprende My Aleph, Blue loop e Notte a Bergen, realizzate nel 2023, parte del progetto di tesi sviluppato nel corso dell’ultimo anno di studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma: per le due artiste un confronto – anche se in tempi diversi – degli anni trascorsi a studiare arte. My Aleph si ispira al racconto di Jorge L. Borges “L’Aleph” e vuole rappresentare il tentativo dell’uomo di superare i confini imposti dal mondo reale. Per l’artista la pratica artistica è il modo in cui questa volontà può essere soddisfatta: elaborando nuovi concetti, grazie al linguaggio verbale e visivo si compie uno slancio eroico, il cui obiettivo è quello di oltrepassare la sottile barriera che separa la realtà dall’illusione. Nell’opera sottili strati di carta, tinti con colori naturali, si sovrappongono; l’intervento grafico centrale, realizzato bruciando la carta con un pirografo, simboleggia la scintilla, la fessura nello spazio reale che apre il varco immaginario dell’illusione. Così avviene anche nelle opere Blue loop e Notte a Bergen, in cui l’intento è stato anche qui quello di rendere tangibile il flusso di stimoli e sensazioni riportandoli in luce dal profondo. Per affrontare il passato è necessario tornare all’origine; la memoria tende però a seppellire, a nascondere, offuscando i connotati dei vari conflitti interiori che risultano difficili da definire nello spazio e nel tempo: questo è il gioco della mente, un ambiente dove è difficile orientarsi. Come in un palazzo antico c’è il rischio di perdersi sia nel tempo che nello spazio. Un loop è una serie di impulsi ricorrenti apparentemente senza fine: le sensazioni scaturite dai ricordi sono frammenti da ricomporre, monadi che, come fossero immerse in un’atmosfera primordiale, notturna, priva di punti di riferimento – solo le stelle lontane a far luce. Infine, gli ultimi lavori, realizzati con la stessa tecnica: The Shallows II e il libro d’artista in copia unica Il confine tra prima e dopo.

L’idea di ospitare una mostra di arte contemporanea nel Museo Diocesano di Albano non costituisce una novità. Già da anni, infatti, la collezione museale di arte Sacra dialoga con la presenza di opere artistiche, ospitate in mostre temporanee, in cui il linguaggio della tradizione cristiana si confronta con quello della contemporaneità. Un dialogo difficile ma necessario e, soprattutto, orientato ad aprire nuove vie di espressione alla creatività artistica. Le opere delle due artiste, Anna Onesti e Virginia Lorenzetti, esposte al Museo Diocesano di Albano, si inseriscono armoniosamente in un contesto in cui la visione del Cielo, inteso come sede divina, è parte integrante del sentire spirituale cristiano, unitamente ai profondi significati teologici della Luce e del Creato. 

Anna Onesti. Nata a Rocca di Papa nel 1956 ha studiato presso le Accademie delle Belle Arti di Roma, Urbino e Torino, diplomandosi in Scenografia nel 1978 e in Decorazione nel 1984. Tra gli altri ha avuto come docenti gli artisti Toti Scialoja, Rodolfo Aricò e Francesco Casorati. Dopo le prime realizzazioni scenografiche e le esperienze con Franco Passatore nell’ambito del Teatro Ragazzi dello Stabile di Torino, ha lasciato l’attività di scenografa per dedicarsi alla pittura. Nel 1984 si è svolta la sua prima personale nell’ambito della rassegna “Arti Visive Proposte” promossa dall’Unione Culturale Franco Antonicelli di Torino. L’anno successivo torna a Roma per lavorare come Restauratore Conservatore presso l’Istituto Centrale per la Grafica. Nel 1994, nel corso del suo primo viaggio in Giappone, ha approfondito le conoscenze delle tecniche di restauro e fabbricazione della carta tradizionale di produzione artigianale. Altri viaggi in Giappone e poi in India e in Indonesia l’hanno portata a interessarsi anche ad antiche tecniche di tintura e decorazione di carte e tessuti. Ha esposto, oltreché, in Italia anche in Australia, Corea, Estonia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Iran, Russia e Thailandia.

Virginia Lorenzetti. Nata a Genzano nel 1998 ha conseguito la Laurea magistrale nel 2023 in Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, frequentando nel 2019 il dipartimento di Arte del Libro al Burg Giebichenstein Kunsthochschule Halle e nel 2021/22 il dipartimento di Arti Visive alla HfBK Dresden (Germania). Ha compiuto la sua formazione tra Italia e Germania, avvicinandosi alle tecniche di tintura naturale e produzione e lavorazione della carta e alle tecniche tradizionali di rilegatura e tipografia. Dal 2016 ad oggi ha partecipato a numerose mostre, anche personali, in gallerie e studi italiani e internazionali. La sua opera si muove attraverso i vari volti della grafica tradizionale: disegno, incisione e collage. La sua ricerca tecnica e poetica punta al raggiungimento dell’equilibrio estetico e concettuale dell’immagine, tra segno e colore. Il medium privilegiato è la carta, che le permette di creare strutture sottili ed evanescenti. Ha realizzato numerosi libri d’artista e nel 2021 ha vinto il concorso nazionale Il Ventaglio del Presidente, XIV edizione. È attualmente iscritta al programma di Meisterschülerstudium, indirizzo Arti Visive, alla Hochschule für Bildende Künste Dresden nella classe di Anne Neukamp.


Da QUESTA A QUELLA STELLA
a cura di Roberto Libera

Inaugurazione 1° dicembre 2023 ore 17.00 – ingresso libero e gratuito

Palazzo Lercari – Museo Diocesano di Albano
Via Alcide de Gasperi 37 – Albano Laziale (RM)

Fino al 13 gennaio 2024
Orari: apertura:
martedì e mercoledì 9:30-12:30/15:30-18:30 – sabato 15:30-18:30
Biglietti: € 3 intero – € 1,50 ridotto
Prenotazione obbligatoria
Informazioni:
 333 9999 883
 
Ufficio stampa
Roberta Melasecca
Interno 14 next – Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.com
tel. 3494945612
cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Roma: “Christmas Talking Trees”. Il Giardino incantato dell’Hotel de Russie

Christmas Talking Trees, Progetto di Marco Nereo Rotelli e Prof. Riccardo Valentini –
Hotel de Russie, Roma

“Guarda in profondità nella natura e allora capirai meglio ogni cosa”.
Albert Einstein

A Natale gli alberi d’ulivo “parlano” grazie all’installazione luminosa

a cura di Marco Nereo Rotelli e il Premio Nobel Riccardo Valentini

presso l’iconico Giardino e Piazzetta Valadier dell’Hotel de Russie (Roma)

Inaugurazione venerdi 1 dicembre ore 18,30

visitabile al pubblico dal 2 dicembre al 6 gennaio.
infotel: 06 32888972

L’artista Marco Nereo Rotelli e la tecnologia scientifica sviluppata dal prof. Riccardo Valentini (Premio Nobel per la Pace) insieme agli scienziati del Clima IPCC unitamente al lavoro del designer Valerio Cenciarelli daranno vita ad un “Giardino Incantato” e ad un “Magico Uliveto” nel cuore di Roma, con l’obiettivo di proclamare l’ulivo, simbolo di pace e del Mediterraneo rappresentante dei valori simbolici delle festività natalizie.
Da sempre impegnato a sostegno delle arti, la struttura romana di via del Babuino 9 della nota collezione fondata da Sir Rocco Forte, continua ad approfondire il dialogo tra arte e natura con un progetto innovativo curato dall’artista della luce Rotelli e Riccardo Valentini, che si ispira alle parole del fisico Albert Einstein e illumina i suoi spazi di arte, cultura, bellezza e poesia. 

Olive Love

Lo spazio è pensato come un teatro all’aperto dove pubblico e attori sono gli alberi. Il giardino storico monumentale, progettato dall’arch. Valadier nel XIX secolo è la platea
I quattro alberi d’ulivo installati per l’occasione saranno infatti oggetto di una spettacolare creazione luminosa con intarsiati versi poetici dedicati alla natura e donati da noti poeti contemporanei internazionalitra cui: Adonis (Siria), Gemma Bracco, Silvia Bre, Edoardo Callegari, Maurizio Cucchi, Sabrina De Canio, Roberto Mussapi, Loretto Rafanelli, Massimo Silvotti;  Arica Hilton (USA), Víctor Rodríguez Núñez (Cuba), Paura Rodríguez Leytón (Bolivia), George Wallace (USA); Yang Lian (Cina). I versi dei poeti li leggeremo proiettati all’interno della struttura, sulle piante e sulla parte architettonica con la stile inconfondibile di Marco Nereo Rotelli come una magica ramificazione verbale.  

Il palcoscenico invece sarà la corte di ingresso, la rinomata Piazzetta Valadier.  Qui saranno insediati gli alberi di ulivo e avrà luogo la messa in scena. Lo spettacolare giardino incantato, non sarà metafora del reale, ma il risultato di un investimento scientifico. Il professor Valentini e la sua squadra di ricerca, grazie al prezioso contributo della PandA Foundation, ha approntato una serie di sensori reattivi e dinamici, tramite l’innovativo brevetto progettato da Valentini, il “TreeTalker” con quale gli alberi interagiscono con l’uomo, si illuminano al tatto della mano, comunicano il loro stato di salute e reagiscono alla presenza, emanando colore e creando emozione.

Ad arricchire il messaggio del progetto ideato nel giardino storico, nella galleria interna Rotelli si esprime con un’altra forma d’arte attraverso quattro opere pittoriche (100×100 cm). L’esposizione è curata da Luca Cantore D’amore, in collaborazione con Alessandro Erra Arte.

Marco Nereo Rotelli | Artista nato a Venezia nel 1955, si è laureato in architettura nel 1982. Da anni persegue una ricerca sulla luce e sulla dimensione poetica che Harald Szeemann ha definito come “un ampliamento del contesto artistico”. Rotelli ha creato negli anni una interrelazione tra l’arte e le diverse discipline del sapere. Da qui il coinvolgimento nella sua ricerca di filosofi, musicisti, fotografi, registi, ma principalmente il suo rapporto è con la poesia che, con il tempo, è divenuta un riferimento costante per il suo lavoro. Nel 2000 ha fondato il gruppo Art Project, oggi diretto da Elena Lombardi e composto da giovani artisti ed architetti, con il quale realizza numerosi interventi e progetti di installazione urbana. Questo suo impegno gli è valso la partecipazione a nove edizioni della Biennale di Venezia, oltre a numerose mostre personali e collettive. È stato invitato dalla Northwestern University (Chicago) come artist-in residence (inverno 2013). Le sue opere sono presenti in musei e importanti collezioni private di tutto il mondo. Di lui hanno scritto alcuni tra i più importanti critici d’arte, oltre a poeti, scrittori, filosofi e personalità della cultura internazionale, alimentando un’importante raccolta bibliografica sul suo lavoro.

Riccardo Valentini | Laureato all’Università di Roma “La Sapienza” in Fisica con specializzazione in Biofisica. Dopo un periodo di ricerca svolto presso l’Università di Stanford e il Joint Research Center della Commissione Europea ad Ispra, diventa professore ordinario dell’Università della Tuscia, dove oggi insegna il corso di Biologia ed Ecologia Forestale e Digital Technologies for Climate Smart Forestry per la laurea magistrale internazionale. È stato uno dei pionieri della ricerca sul ruolo delle foreste nell’assorbimento della anidride carbonica svolgendo spedizioni scientifiche in diversi ecosistemi del Pianeta dalle foreste boreali in Canada e Siberia a quelle tropicali dell’Amazzonia e del bacino del Congo passando per Europa, Australia, Cina, e Giappone. È stato membro del comitato scientifico del Global Carbon Project e Presidente del programma delle Nazioni Unite GTOS (Global Terrestrial Observation System). È stato autore principale e coordinatore del terzo e quinto rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sugli impatti climatici e l’adattamento ed autore del rapporto speciale IPCC “Land and Climate”.  I recenti riconoscimenti includono: Premio internazionale Norbert Gerbier-Mumm 2004 Zayed International Prize for the Environment, Laurea Honoris Causa Facultè Universitaire des Sciences Agronomiques de Gembloux, Belgio, Premio Nobel per la Pace 2007 come membro del consiglio dell’IPCC, Premio Thomson Reuters che riconosce l’1% degli scienziati più citati al mondo, Premio Ernst Heckel della Federazione delle Società Ecologiche Europee, Laurea Honoris Causa Russian State Agricultural University – Timiryazev Academy, Mosca, Russia. Vincitore National Geographic Explorer Award. Presidente della Società Italiana delle Scienze del Clima 2021-22. Membro della European Academy of Sciences e Medaglia della Accademia delle Scienze dei “XL” per la Fisica e le Scienze Naturali. Il Prof. Valentini ha pubblicato 261 articoli su riviste internazionali peer-review, con 36142 citazioni e un H index di 75. Ha creato e brevettato un nuovo sensore per il monitoraggio della salute degli alberi (TreeTalker) che è usato ora in più di 4000 alberi in diverse località del mondo (Italia, Spagna, Russia, Canada, Germania, Francia, Svizzera, Regno Unito, Corea del Sud, Cina).


PandA Foundation | È un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro che funge da ponte culturale tra Oriente e Occidente, modernità e tradizione, per promuovere il bene comune. La missione della Fondazione consiste nel preservare e favorire lo sviluppo degli ambienti naturali e umani in tutto il mondo, adottando un approccio olistico che integra aspetti economici, sociali, ambientali, culturali e patrimoniali. La Presidente e Fondatrice, Wenyan Jiang, sostiene a livello globale il tema centrale della Fondazione: il cambiamento sostenibile.

Rocco Forte Hotels | Fondata da Sir Rocco Forte e sua sorella Olga Polizzi nel 1996, Rocco Forte Hotels è una collezione di 14 alberghi e resort di lusso dal carattere unico. Tutti gli hotel sono indirizzi iconici, sia storici sia moderni, ricavati all’interno di magnifici edifici in location eccezionali. Gestiti da una famiglia che si occupa di ospitalità da quattro generazioni, gli alberghi sono caratterizzati da un approccio distintivo al servizio, che garantisce agli ospiti di sperimentare il meglio della destinazione e delle aree circostanti. Rocco Forte Hotels comprende: Hotel de la Ville, Hotel de Russie e Rocco Forte House, Roma; Hotel Savoy, Firenze; Verdura Resort, Rocco Forte Ville Private e Villa Igiea, Sicilia; Masseria Torre Maizza, Puglia; Il Balmoral, Edimburgo; Brown’s Hotel, Londra; The Charles Hotel, Monaco di Baviera; Hotel de Rome, Berlino; Hotel Amigo, Bruxelles e Hotel Astoria, San Pietroburgo. Prossime aperture – 2024: Rocco Forte House Milano; 2025: The Carlton, Milano e Liscia di Vacca, Sardegna.


Media Enquiries – Hotel de Russie
Priscilla Nappi | PR & Communication Manager, pnappi@roccofortehotels.com ;
Ufficio Stampa Free Trade Roma Melina Cavallaro – Valerio de Luca
MediaPhoto Gallery | Press Room  |FacebookTwitterInstagram

Melina Cavallaro 
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma 
Valerio De Luca resp. addetto stampa  
Via Piave 74 – 00198 Roma – www.freetrade.it  Skypecavallaro.melina 

Bologna: Sentirearte presenta la mostra fotografica “NUOVO CINEMA ADRIATICO”

a cura di Sentirearte contemporary Art ed Erica Fuschini

OPENING 1 Dicembre ore 19.00

dal 1 Dicembre 2023 al 24 Febbraio

Entrata libera
Aperto tutti i giorni 15.30-22.30

Odeon Gallery
via mascarella, 3 Bologna
info tel. 051227916

La mostra fotografica a due temi sarà presentata nel centro storico di Bologna presso la Gallery dell’Odeon, cinema storico di Bologna. Saranno esposti 20 lavori fotografici dei Paritani, fotografi contemporanei acclamati nel panorama nazionale, avendo esposto in cineteche, teatro e museo.

Roberto Pari e Sergio Tani sono nati e vivono a Rimini. 
Hanno riposto la laurea in un cassetto per occuparsi di fotografia commerciale e creativa. Hanno sperimentato, per passione e per lavoro, diverse tecniche fotografiche, dallo still life creativo al bianco e nero, realizzato personalmente dallo scatto alla stampa. Da diversi anni si dedicano al ritratto in studio e ambientato, con il medio formato e il banco ottico hanno realizzato campagne pubblicitarie, riproduzioni di opere d’arte, fotografie di architettura.

Ciò che colpisce principalmente delle fotografie di “Nuovo Cinema Adriatico” è il contrasto tra elementi distanti e solitamente inaccostabili che provoca nello spettatore un profondo senso di ludico disorientamento. Abbiamo, infatti, in scena comuni pesci e crostacei tipici del nostro mare esposti in copertina sul set di alcuni tra più noti e iconici film internazionali. Di primo acchito si potrebbe pensare ad un fotomontaggio, ma come si può evincere dai set esposti in miniatura, si tratta di vere e proprie installazioni realizzate con scenografie (i set architettonici ricostruiti) e attori (i pesci “poveri” dell’Adriatico reperiti direttamente al banco della pescheria).

“Rapsodia in Blu” consiste in una seconda tipologia di lavori fotografici esposti all’interno della mostra “Nuovo Cinema Adriatico”, in questo filone i lavori riportano ad una ipotetica Rimini sommersa dal mare dove prende vita un mondo nuovo in cui pesci, coralli si fondono a paesaggi urbani come grattacieli, archi e ponti romani, macchine e tutto ciò che è contemporaneo ai nostri occhi.

Ciò che ne nasce è un luogo dove l’ironia dei Paritani apre a mondi onirici.


Da Sentirearte SentireArte@outlook.it 

Roma, HyunnArt Studio: Maurizio Pierfranceschi. Opere su carta

Piera e Artemio

a cura di Francesca Bottari

HyunnArt Studio
inaugurazione: sabato 25 novembre 2023
dalle ore 12.00 alle 20.00

durata mostra 25/11/2023 – 19/01/2024

Le opere su carta di Maurizio Pierfranceschi sono dodici figure in carta rigenerata, alcune sostenute da particolati supporti inclusi nella forma, su cui la pittura è intervenuta in piena autonomia. Un piccolo pantheon di sagome e composizioni sulle quali la lunga esperienza di pittore e scultore ha trovato una sua sintesi cristallina.

Le opere su carta di Maurizio Pierfranceschi sono dodici figure in carta rigenerata, alcune sostenute da particolati supporti inclusi nella forma, su cui la pittura è intervenuta in piena autonomia. Un piccolo pantheon di sagome e composizioni sulle quali la lunga esperienza di pittore e scultore ha trovato una sua sintesi cristallina.
Il bosco affollato e fatato in cui Pierfranceschi ci accoglie nella mostra romana è un distillato dell’essenza autentica del suo lavoro più che trentennale, ma anche di ciò che lui stesso è, persona e artista. Nelle dodici forme di carta rigenerata e dipinta – figure silenti e composte, ma vibranti di vita – ha lasciato confluire il suo mondo personale e figurativo, mosso da un’ispirazione che forse ha sorpreso anche lui, per urgenza e creatività felice: la sua vasta esperienza di artista versatile, tra pittura e scultura, le sue origini famigliari legate alla terra e alla natura, la cultura iconografica accumulata in anni di studio e contemplazione, ma anche la memoria personale e l’amicizia, valori fondanti che innervano la sua psiche e la sua mano.

Giuseppe

Solo a prima vista leggibili come opere di carta dipinta, i vari “Giorgio, Elisa, Giuseppe, Clivio, Piera, Loreto, Artemio, Medea” e gli altri, sono materialmente frutto di un processo di riciclaggio che discende dallo stesso lavoro di Pierfranceschi. E sono altresì il risultato di un cammino ideativo in cui l’artista ha attinto sia nella sua abbondante cultura figurativa sia in competenze nobilmente artigianali più innate che indotte, apprese in forma inconscia dalla schiera dei suoi affetti più cari, fin dall’infanzia.

Artemio

L’artista stesso ha dato alla mostra un titolo semplice e icastico. Perché la carta è dipinta, certo, ma la corrispondenza tra pigmento e supporto non è funzionale e costruttiva, né asseconda le norme della scultura cromatica, ma interviene sul corpo plastico generando una formidabile duplicazione espressiva. Questi due flussi oggi convergono nelle 12 figure edificate, giacché Pierfranceschi, qui artista e artefice, ne ha costruito scheletro e basi con ferri, legni e scatole, lasciando che la polpa di carta vi si adattasse docilmente; plasmate, poiché ottenute manipolando l’impasto umido, frutto di un laborioso processo; dipinte, laddove il pigmento, giunto dalla sua stessa produzione più recente (con cui la connessione iconografica e stilistica è lampante), si è disteso sulle superfici scabrose come un’arte impetuosa ma sorella. L’artista ha così testato, in questa nuovissima fase, la forza di un percorso esecutivo rigoroso e controllato che vede in ogni passaggio il risultato nella sua pienezza.Pierfranceschi ha sempre aspirato a ‘costruire’ la sua pittura, cercando sicura gestualità, spazialità misurata e controllo della materia in uso. In questa piccola folla di sagome la sua vocazione edificatrice ha trovato una felice formulazione: egli ha inventato un linguaggio e un processo, e finalmente costruito le sue opere su carta, dense di vita e di esperienza. Un piccolo pantheon di presenze animate dalla leggerezza della fiaba e dalla forza morale del mito.

www.mauriziopierfranceschi.it


HyunnArt Studio: viale Manzoni 85/87 00185 Roma
orario settimanale: dal martedì al venerdì 16.00/18.30
per appuntamento 3355477120 pdicapua57@gmail.com

Da Simona Pandolfi pandolfisimona.sp@gmail.com

Inaugurato il museo medievale di Monfalcone (Gorizia)

Inaugurazione, al centro Sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint – Foto di Fabrizio Ruzzier

INAUGURATO IL MUSEO MEDIEVALE DI MONFALCONE
Al via le visite anche alle altre risorse storiche e culturali della città

La spada “a una mano e mezza” rinvenuta nell’area adibita a bottega del fabbro durante il restauro dell’edificio che ospita il Comune di Monfalcone è uno tra i reperti più importanti esposti al Museo Medievale, inaugurato dal Sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, e dall’Assessore alla cultura, Luca Fasan, insieme alla Regione, con il video-saluto del Presidente, Massimiliano Fedriga, alla presenza di altre autorità e della Soprintendenza.

“Oggi raccontiamo il recupero delle nostre radici, che per noi rappresentano un grande valore, e lo facciamo restituendo alla città un pezzo importante della sua storia, che è la storia di tutti i suoi cittadini” – ha rilevato il sindaco Cisint.

“Il Museo Medievale non era previsto nel progetto di restauro del Municipio ma noi, nel 2018, abbiamo fortemente creduto in questa opportunità e abbiamo presentato in Regione un progetto di fattibilità tecnica economica per realizzarlo. Un progetto che è stato apprezzato e finanziato con 600.000 euro – ai quali sono stati aggiunti ulteriori 35.000 euro di fondi comunali – per creare un luogo che racchiudesse al suo interno cultura, storia e i simboli della nostra città. 

Un viaggio nel tempo che spiega chi siamo stati, e che noi, con schiena dritta e spina dorsale, abbiamo voluto valorizzare perché sono le nostre radici che ci consentono di guardare al futuro. Monfalcone è città della cultura e per noi questa è una giornata importante, che abbiamo voluto ulteriormente esaltare offrendo la possibilità, attraverso un open day, di scoprire e riscoprire le tante risorse storiche e culturali che Monfalcone ci regala”.

Un’arma dalla lunga lama, atta a essere brandeggiata con una mano a cavallo o con due mani a terra, in uso da parte della cavalleria pesante tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo e permetteva ampi e variegati attacchi di scherma.


Gli scavi dell’area archeologica – direzione scientifica Luigi Fozzati e Marta Novello – scavi Archeotest) per il restauro dell’edificio che ospita il Comune (RUP Enrico Englaro con la collaborazione di Fulvio Salvagno) hanno portato alla luce un vero tesoro della storia cittadina, rimasto per secoli sepolto sotto il pavimento dell’edificio. Sono emersi tratti delle fondazioni delle mura di cinta della città medievale e significativi resti dell’abitato del XIII-XVI secolo, con reperti archeologici in materiale ceramico e vitreo, metallo e osso, che ne documentano la vita quotidiana (strumenti di lavoro e di uso comune tra cui zappe, chiodi, monete, ceramiche di varia tipologia e foggia).

Grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e con la direzione scientifica della Soprintendenza Friuli Venezia Giulia (Simonetta Bonomi, Andrea Pessina, Antonella Crisma, Giorgia Musina, Marta Novello, Daniele Pasini, Micol Siboni e Paola Ventura), l’area archeologica racconta, attraverso un efficace allestimento museografico (a cura di GTRF Tortelli Frassoni Architetti Associati), una pagina importante della storia di Monfalcone.

Innalzata dai Patriarchi di Aquileia nel Medioevo sulle rovine di strutture tardo-antiche e in parte distrutta dalla Grande guerra, la Rocca di Monfalcone venne restaurata per cura della Soprintendenza tra il 1950 ed il 1955. Dal 30 marzo 1970 è sede del Museo Speleo-Paleontologico e dall’alto del suo possente torrione la vista si estende sulla città, il mare e la pianura, mentre di lato lo sguardo è protetto dai rilievi carsici, confermandone il ruolo di fortezza.



Città murata fin dal 1838, Monfalcone oggi conserva resti delle mura innalzate dai Patriarchi di Aquileia, che risalgono al 1526, anno in cui era podestà Giovanni Diedo. La città murata comprendeva un’esigua parte del territorio e la popolazione di Monfalcone abitava per lo più i borghi. Era attraversata completamente da una via, l’attuale via S. Ambrogio. Le chiavi delle porte si conservano nel palazzo Municipale.

Nel corso dell’Open day,  al MuCa-Museo della Cantieristica di Monfalcone è stata inaugurata la mostra Peripheral Memories, il progetto dell’Associazione IoDeposito che reinterpreta la storia industriale del territorio attraverso le inedite prospettive di dieci artisti contemporanei internazionali con visita guidata speciale per le scuole e per le autorità e la cerimonia di donazione delle opere di Neja Tomšič e Andreja Kargačin alla città e alle aziende che le hanno ospitate in residenza.

MuCA – Foto di Fabrizio Ruzzier

Il MuCa – unico museo italiano dedicato alla cantieristica – inaugurato nel 2017, con sede nell’ex Albergo Operai, illustra oltre un secolo di storia: è un museo diffuso, che coinvolge il territorio in maniera diretta, non soltanto con il percorso interno allo spazio espositivo, ma anche con una serie di percorsi esterni nel villaggio di Panzano e di visite guidate all’interno dello stabilimento Fincantieri, dove si possono ammirare alcune tra le più grandi navi da crociera in costruzione. Unico esempio di grande cantiere navale nel nord est d’Italia, ha notevole importanza anche sotto il profilo storico-testimoniale per il quartiere operaio cresciuto attorno alla fabbrica, significativo esempio di quartiere pianificato nell’epoca della seconda industrializzazione.

La Galleria Comunale d’Arte Contemporanea ha ospitato una conferenza del curatore della mostra “Dino, Mirko e Afro Basaldella. Destini paralleli e intrecciati“, prof. Davide Colombo, con la presentazione del catalogo dell’importante esposizione.

La mostra, il cui progetto è nato dall’amore per il territorio e per le eccellenze che lo hanno caratterizzato, è stato voluta e promossa dal Comune di Monfalcone in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia, il Consorzio Culturale del Monfalconese/Ecomuseo Territori e realizzata con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e con il supporto di diverse importanti realtà del territorio.

Mostra “Dino, Mirko e Afro Basaldella. Destini paralleli e intrecciati”
– Foto di Fabrizio Ruzzier

I tre fratelli Basaldella – Dino (1909-1977), Mirko (1910-1969) e Afro (1912-1976) – esordiscono insieme alla prima mostra della Scuola friulana d’avanguardia tenutasi a Udine nel 1928: una “generazione in rivolta” in nome del superamento delle istanze tradizionali. Da questo momento inizia una vicenda artistica che attraversa buona parte del Novecento, nutrita dalla dialettica tra un’origine culturale e artistica condivisa, e le scelte individuali legate a una propria specificità.
Attraverso quattro sezioni e una parte documentaria, la mostra affronta alcuni nodi delle ricerche dei tre fratelli Basaldella grazie a un confronto serrato tra opere scultoree e pittoriche in cui emergono parallelismi e divergenze presenti nelle loro scelte poetiche e linguistiche.

Il Museo Medievale di Monfalcone sarà aperto al pubblico dal lunedì alla domenica dalle ore 10.00 alle 13.00 e lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica anche dalle ore 15.00 alle ore 18.00. 

Per info e prenotazioni telefonare al numero 334 6000121 o scrivere una mail all’indirizzo: booking@comune.monfalcone.go.it


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Museo del ‘900 di Mestre: proroga fino al 7 gennaio 2024 la mostra “Rivoluzione Vedova”

Screen 12

GRAZIE ALLA PROROGA FINO AL 7 GENNAIO 2024 DELLA MOSTRA “RIVOLUZIONE VEDOVA” AL MUSEO M9 DI MESTRE SARA’ POSSIBILE IMMERGERSI ANCORA NELL’OPERA MULTIMEDIALE E SITE SPECIFIC

Realizzata da Vitruvio Virtual Reality

Un omaggio all’artista Emilio Vedova che coniuga in maniera creativa il linguaggio artistico informale con la tecnica di computer grafica 3D.

Fino al 7 gennaio 2024
M9 – Museo del ’900
Via Giovanni Pascoli 11, Venezia-Mestre

Visto il suo grande successo e la calda accoglienza ricevuta da parte del pubblico, è stata prorogata fino al 7 gennaio 2024 la mostra “Rivoluzione Vedova”, a cura di Gabriella Belli e visitabile al M9 – Museo del ‘900 di Mestre. In occasione dell’esposizione, ideata e progettata da Fondazione Emilio e Annabianca Vedova e coprodotta con M9 – Museo del ’900, lo studio Vitruvio Virtual Reality ha curato, ideato e realizzato la video installazione site specific e l’area immersiva dal titolo “Nel Tumulto. Situazioni contrastanti simultanee”, per celebrare l’arte di Emilio Vedova.

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La mostra apre un percorso inedito che sceglie l’arte contemporanea come strumento per esplorare e interpretare la storia sociale, culturale, politica ed economica del Novecento, una scelta che sottolinea il ruolo centrale di Emilio Vedova, la cui opera è interprete e testimone di un forte legame storico e civile con gli eventi che hanno segnato il XX secolo, mantenendo oggi la forza di una costante attualità.

In questo contesto ben si inserisce l’opera multimediale e site specific “Nel tumulto. Situazioni contrastanti simultanee”, di Vitruvio Virtual Reality, studio specializzato in computer grafica che realizza spot pubblicitari, tour virtuali per mostre o eventi di moda, esperienze di realtà aumentata e virtuale. L’installazione è una sfida alla rappresentazione, una guida alla scoperta del segno e dei luoghi che hanno caratterizzato la vita dell’artista. Attraverso l’analisi del suo lavoro e del corpus teorico, il team multidisciplinare di Vitruvio Virtual Reality ha portato il proprio tributo con un corto in qualità cinematografica della durata di 3 minuti e 30 secondi, pensato per essere proiettato in un apposito spazio immersivo composto da 4 pareti contrapposte (superficie totale 56 mq). Il pubblico può imbarcarsi in un’esperienza multisensoriale che lo condurrà alla scoperta dell’immaginario del grande artista veneziano. Una sala immersiva che promette un viaggio emozionale nel mondo gestuale e creativo di Vedova.  

Allestimento

Nel tumultoè un’opera multimediale site specific che si colloca all’incrocio tra la pittura, la filosofia, l’architettura e i segni di un immaginario visivo mutuato dal genius loci veneziano.

Mediante l’elaborazione tridimensionale dell’immagine restituita con una tecnica apparentemente bidimensionale, in bianco e nero, colori chiave del linguaggio pittorico dell’artista, abbiamo creato un’immedesimazione empatica tra fruitore e artista sotto forma di dialogo introspettivo con il contesto semiotico della città” così dichiara Simone Salomoni coordinatore del progetto e co-fondatore di Vitruvio Virtual Reality.

Il tema centrale dell’installazione è il rapporto tra l’artista e la città, che Vedova ha sempre considerato come fonte d’ispirazione. Il suo lavoro, infatti, è strettamente legato al contesto lagunare, alla sua luce, ai suoi colori e alle sue architetture. Nel video si esplora lo stato emozionale dell’artista, la traslazione semantica tra oggetto e segno, l’impulso cinestesico e la gestualità che diventa un’azione energica, quasi una performance. L’installazione di Vitruvio Virtual Reality completa così il percorso espositivo della mostra che racconta con centotrenta opere il punto di vista di questo grande artista ed intellettuale, mettendoci a confronto, attraverso i suoi lavori, con i capitoli “caldi” della nostra storia recente, dalle macerie della Seconda guerra mondiale agli avvenimenti della politica internazionale che hanno sconquassato il mondo negli anni Sessanta e Settanta e ben oltre, fino alle soglie del Duemila.        

Immergendosi “Nel tumulto” il visitatore, il cui punto di vista coincide anche con il piano pittorico, assisterà a una narrazione sviluppata su due livelli convergenti, scanditi da momenti di immedesimazione nell’azione-gesto in cui strati di segni e di pittura si sommano tra loro e da momenti contemplativi in cui emergono i luoghi e le architetture di Venezia che hanno ispirato i lavori di Vedova.

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Screen 05

L’esposizione si avvale del patrocinio della Regione del Veneto e del Comune di Venezia ed è sostenuta in qualità di main sponsor da Generali Valore Cultura, il programma pluriennale di Generali Italia per rendere l’arte e la cultura accessibili a un pubblico sempre più vasto e per valorizzare la comunità e i territori, e dal Gruppo SAVE, sempre attento a promuovere iniziative culturali di rilievo.

Hanno contribuito Venezia Unica, AVA – Associazione Veneziana Albergatori e, in qualità di Official Partner, Camera di Commercio di Venezia Rovigo e Trenitalia.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO VIDEO INSTALLAZIONE: NEL TUMULTO. Situazioni contrastanti simultanee
IDEATA E REALIZZATA DA: Vitruvio Virtual Reality
NELL’AMBITO DELLA MOSTRA: Rivoluzione Vedova
MOSTRA REALIZZATA DA: Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, M9 – Museo del ‘900
MOSTRA A CURA DI: Gabriella Belli
DOVE: M9 – Museo del ’900, Via Giovanni Pascoli 11, Venezia-Mestre
QUANDO: Fino al 7 gennaio 2024
ORARI: mercoledì-giovedì-venerdì dalle 10 alle 18; sabato-domenica dalle 10 alle 19; lunedì e martedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
COSTO BIGLIETTO MOSTRA: Intero 10 euro, Ridotto 8 euro
 
CONTATTI
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A Udine, Pittori del Settecento tra Impero Asburgico e Repubblica di Venezia

Francesco Fontebasso: L’Immacolata.
Chiesa dei Santi Andrea e Tommaso, Vinaio

Udine, Castello

25 novembre 2023 – 7 aprile 2024

Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein

14 dicembre 2023 – 7 aprile 2024

I retroscena dell’arte in Friuli nel Settecento friulano, tra Impero Asburgico e Repubblica di Venezia. Apre la mostra in Castello.

Da sabato 25 novembre si è alzato il sipario su “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero. Arte attraverso i territori del Friuli Venezia Giulia”, la mostra che ripercorre, grazie a 130 tra opere e documenti, la produzione artistica che ha caratterizzato il nostro territorio nel ‘700. L’esposizione, realizzata dai Musei Civici di Udine in collaborazione con i Musei Provinciali di Gorizia, sarà aperta al pubblico nelle sale del Castello dal 25 novembre a 7 di aprile 2024 e a partire dal 14 dicembre sarà visitabile anche a Palazzo Attems Petzenstein, relativamente all’area isontina. Il Friuli Venezia Giulia era territorio di confine ma anche di passaggio, contaminazioni, osmosi, incontri, perché attraversato dalla direttrice Vienna-Venezia, le capitali delle due grandi potenze europee che dominavano sulla regione e sulle città di Udine e Gorizia, ovvero l’impero Asburgico e la Serenissima Repubblica di Venezia.

Le ricerche in ambito artistico durate circa 30 anni hanno fatto emergere nuove pagine di quello che è stato definito “il secolo Veneziano” di Udine, con opere mai esposte al pubblico in una narrazione dedicata che finalmente le vedrà protagoniste, a testimonianza della vivacità in ambito artistico e della frequenza con cui le persone, in particolar modo gli artisti con le proprie idee e opere, si spostavano lungo la linea che univa le due capitali, lasciando la propria impronta artistica, divenuta poi eredità culturale, a Udine e nei dintorni.

“Udine, adesso come nel 700, occupa una posizione di evidente centralità tanto nel territorio regionale del Friuli Venezia Giulia, quanto nelle linee di collegamento dell’Europa geografica”, commenta l’Assessore alla Cultura del Comune di Udine Federico Pirone. “Questa centralità ha fatto sì che in passato sul nostro territorio si incontrassero le rotte di molte figure di grande rilevanza, che qui hanno lasciato la loro impronta artistica spostandosi tra Vienna e Venezia, capitali di due delle realtà che dominavano l’Europa; oggi invece la pone, in quanto città museale a tutti gli effetti, in una posizione strategica dal punto di vista culturale, che la spinge inevitabilmente a valorizzare tutta la ricchezza del suo patrimonio artistico e architettonico”, le parole dell’Assessore Pirone.

GiambattistaTiepolo: gruppo allegorico, recto.
Trieste, Museo Sartorio

“Obiettivo della mostra al Castello di Udine è – afferma Vania Gransinigh, che con Liliana Cargnelutti e Alessandro Quinzi cura il progetto – mettere in luce quelle personalità che trovarono nel Friuli Venezia Giulia una regione stimolante per esprimere al meglio la loro arte. Assolutamente nuova è l’attenzione che daremo al filo rosso tra le varie tappe del percorso espositivo, che mira a mostrare l’attività sul territorio di artisti di grande fama come Giambattista Tiepolo e il figlio Giandomenico, Pietro Longhi e Nicola Grassi, insieme a personalità meno note al grande pubblico come quelle di Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso, Francesco Chiarottini, che però all’epoca incontrarono il consenso della committenza soprattutto di carattere religioso”.

Molte delle opere in mostra, infatti, provengono dalle chiese parrocchiali delle province di Udine, Pordenone e Gorizia e per la prima volta sarà possibile vederle affiancate, in una narrazione che ne favorisce senza dubbio una lettura comparativa e d’insieme. Oltre alla committenza religiosa si farà particolare riferimento alle iniziative promosse dalla famiglia Savorgnan, che la storia vuole tradizionalmente legata alla Repubblica di San Marco e al suo stile architettonico, estremamente riconoscibile tra le vie del centro storico Udinese. Particolare attenzione anche alla storia della famiglia de Pace, caso paradigmatico nel contesto che si è qui tratteggiato. Conti dell’Impero, legati sia al contesto goriziano che a quello udinese per la residenza dei due diversi rami della famiglia, i de Pace possedevano una villa nella località di Tapogliano in territorio asburgico che abbellirono di ricchi ornamenti e di una interessante collezione di dipinti, cui appartengono anche numerosi ritratti presentati in mostra. Si tratta di opere che testimoniano, nel loro complesso, i molteplici riferimenti figurativi che i loro committenti ebbero ben presenti nel momento in cui interpellarono i pittori a cui affidare la resa delle effigi familiari.


Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net;
referente Simone Raddi simone@studioesseci.net

Roma, Von Buren Contemporary: Agostino Rocco – Prud’hon and more

Agostino Rocco, Porn Script, 2023, olio su tavola, 68 x 69 cm

Von Buren Contemporary presenta

mostra personale di
AGOSTINO ROCCO

Testo critico: Marta Spanò

Curatrice e organizzazione: Michele von Büren

la mostra resterà aperta fino al 6 dicembre
orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; domenica e lunedì su appuntamento

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

Agostino Rocco, Le Mouchoir, 2020, olio su tavola, 76 x 70 cm

Von Buren Contemporary è lieta di presentare Prud’hon and more, la mostra personale di Agostino Rocco.

Le creazioni tecnicamente abbaglianti di Rocco rientrano nella tradizione del ritratto, intrise di atmosfera storica e sobrietà. A un esame più attento, però, rivelano una vena sovversiva di umorismo e anacronismi inaspettati che servono a sconvolgere le nostre ipotesi pur rimanendo meravigliosamente seducenti. Rocco riesce così a planare tra due mondi, proponendo immagini classiche rivisitate in chiave moderna.

Il cuore della mostra è centrato su una serie di dipinti ispirati al Portrait de jeune homme del pittore Romantico francese Pierre-Paul Prud’hon, che si trova al Louvre. Ricordando l’ossessione di Francis Bacon per il Ritratto di Innocenzo X di Veláquez, Rocco rielabora con insistenza l’ammaliante lavoro di Prud’hon in un ciclo di crescenti distorsioni che si discostano chiaramente dalla sua fonte pur omaggiandone l’opera venerata.

Agostino Rocco è nato a Padova nel 1971, città in cui vive e lavora. Artista autodidatta, Rocco si è dedicato allo studio della storia dell’arte, in particolare all’opera di quei maestri che sono diventati e rimangono una costante fonte di ispirazione: i grandi artisti toscani e fiamminghi del XV secolo, così come le scuole francesi e olandesi del XVII secolo.


Ufficio stampa
Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com
Tel: (+39) 320 5621416

Venezia, Ca’ Pesaro, Sale Dom Pérignon: MAURIZIO PELLEGRIN. Me stesso e io

Maurizio Pellegrin, The Gentleman, 2014, olio su tela del XIX secolo, filo, tessuto,104×64 cm – 19th Century oil on canvas, Thread, Fabric, 104×64 cm.

Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna Sale Dom Pérignon

24 novembre 2023 – 1 aprile 2024 

a cura di Elisabetta Barisoni 
in collaborazione con Marignana Arte e Galleria Michela Rizzo
con il sostegno di Banca Prealpi

Un artista che attraverso ensemble di oggetti dismessi porta in scena “ciò che è stato”; un passato non inteso come un reliquiario ma memoria carica di nuova energia, ritratti legati alla ricerca e alla costruzione dell’identità individuale a partire da una collettività generatrice.  
È questo Maurizio Pellegrin, artista veneziano residente a New York, che con la personale MAURIZIO PELLEGRIN. Me stesso e io nella sale Dom Pérignon di Ca’ Pesaro propone un dialogo ideale con la grande mostra Il ritratto veneziano dell’Ottocento, adiacente al secondo piano del museo; il ritratto contemporaneo si confronta così con il ritratto classico, ottocentesco, partendo dalla prima sala con una serie di autoritratti dell’artista alternati a rappresentazioni della città d’origine, memorie di disegni e appunti del passato, 104 Eyes and 1 Block Dot, 2011 e Drawings 1984 – 2002, proseguendo nella seconda sala con due opere monumentali: The Others, ritratti del Settecento e Ottocento, progetto site-specific realizzato appositamente per interpretare la mostra inaugurata a Ca’ Pesaro lo scorso 21 ottobre; e Memories (The Corsets), reperti di umanità in cui il ritratto emerge come assenza e la biancheria intima appesa di donne del passato è messa a confronto con i preziosi indumenti raffigurati nella mostra dell’Ottocento. 

Pellegrin si pone come connettore tra una visione contemporanea del ritratto, dunque documentazione di un hic et nunc realmente accaduto, legato alla realtà, e un’interpretazione ottocentesca per la quale, il ritratto, è da intendersi come celebrazione e consacrazione all’eternità; il processo che conduce alla costruzione della propria identità non raccoglie dunque volti dei suoi contemporanei ma individui appartenenti al XVIII e XIX secolo. 

Venezia fa da cornice e lega ancora una volta le due mostre, città di partenza di Maurizio Pellegrin e destinazione di Nino Barbantini, primo direttore di Ca’ Pesaro e curatore dell’esposizione storica di riferimento per Il ritratto veneziano dell’Ottocento del 1923, che arrivato da Ferrara, scelse la città lagunare come sua dimora. 


Contatti per la stampa
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
In collaborazione con 
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076
30135 Venezia
Tel. +39 041 721127
capesaro.visitmuve.it

Milano, Museo della Permanente: “LEGO LIFE”. Una mostra per mettere alla prova l’inventiva

Dal 22 novembre presso gli spazi della Permanente in via Turati sono ospitati meravigliosi e fantastici diorami, mai esposti prima in città,
costruiti interamente coi mattoncini che hanno fatto impazzire generazioni di bambini e appassionati del mondo Lego.

Una mostra pensata per bambini e adulti, per giocare, per mettere alla prova la propria inventiva,
per passare il tempo con la famiglia o coi propri amici e per sognare e divertirsi.

Il Museo della Permanente si prepara a inaugurare il Natale all’insegna del gioco, del divertimento e dello stare insieme.
Milano è infatti pronta ad accogliere LEGO LIFE, una straordinaria mostra pensata per tutte le famiglie e gli appassionati di ogni età dei moduli per le costruzioni più famosi al mondo.

Una mostra unica nel suo genere e ricca di tantissime novità!
Accanto ad alcuni immensi diorami – dettagliatissime riproduzioni di fantastici mondi in scala ridotta costruiti attraverso la passione e l’ingegno di alcuni tra i più grandi collezionisti Lego e costruttori d’Europa – ad accompagnare e intrattenere i visitatori sono state pensate ad hoc una coloratissima sala immersiva, una mostra di opere ispirate alla storia dell’arte e rielaborate in chiave Lego, un grande laboratorio dove i bambini possono sbizzarrirsi ad assemblare le proprie costruzioni e tanti giochi di ruolo in larga scala con i quali confrontarsi durante la visita.

Città immaginifiche, ricostruzioni storiche, continenti inesplorati e interi villaggi abitati dalle popolarissime minifigures che, da sempre, sono presenti nell’immaginario collettivo del grande pubblico perché tutti, almeno una volta nella vita, ci si è trovati a mettere alla prova la propria inventiva e provato a costruire il mondo dei propri sogni.

In mostra saranno presenti 7 immensi diorami: dalle ambientazioni caraibiche dove scorrazzano i pirati a scene della seconda guerra mondiale; dalle riproduzioni di aree naturalistiche agli scorci delle vie del centro storico con quartieri, stazioni ferroviarie e strade; dalla conquista dello spazio sul suolo lunare alla suggestiva riproduzione della Roma del medioevo; ambientazioni realizzate in decine di metri quadrati con oltre mezzo milione dei mattoncini.

Ad arricchire la mostra e renderla più dinamica – tra boschi e palazzi, tra astronavi e pirati – il visitatore è invitato anche una divertente “caccia al personaggio”, una sfida nel rintracciare personaggi celebri (e non) nascosti all’interno delle installazioni: da Harry Potter a Dart Vader, diversi gli ospiti a sorpresa inseriti nelle divere installazioni che accompagnano nella visita tutti coloro che vogliono divertirsi a scovare tra i mattoncini.

E ancora, a dimostrare quanto i moduli Lego siano in grado di “creare arte a 360°”, in mostra al Museo della Permanente immancabili saranno anche le tele di Stefano Bolcato, rivisitazioni in versione ‘omini LEGO’ delle più grandi e famose tele e capolavori della storia dell’arte, dalla Gioconda ai più attuali quadri di Frida Kahlo.

Con il patrocinio del Comune di Milano, promossa dal Museo della PermanenteLEGO LIFE è una mostra prodotta e organizzata da Piuma in collaborazione con Arthemisia e vede come partner Il Mercato Centrale Milano.

La mostra, non è direttamente sponsorizzata da LEGO, è realizzata grazie ad alcuni dei più grandi collezionisti del mondo.


LIBERAZIONE
Con circa 150.000 pezzi questo diorama è la rappresentazione storica dell’ingresso degli alleati in uno dei paesi della provincia italiana che nel 1945 erano ancora sotto il controllo delle truppe tedesche. Le truppe si fanno strada tra i ruderi dei bombardamenti e le carcasse dei mezzi militari. La cura dei dettagli e la fedeltà delle riproduzioni restituiscono una fotografia emozionante e coinvolgente.

GRANDE DIORAMA CITY
Il Grande Diorama City è la massima espressione – composto di circa 160.000 pezzi – del tema cittadino rappresentato da costruzioni uniche e irripetibili, realizzate interamente con mattoncini originali e utilizzando sia tecniche di costruzione tradizionali, sia tecniche anticonvenzionali.
I costruttori progettano e realizzano indipendentemente le loro opere usando ispirazioni e stili diversi, utilizzando schizzi, disegni tecnici ma anche software di progettazione assistito dedicati ai mattoncini Lego. La collezione di queste creazioni viene arricchita costantemente da nuove opere composte da migliaia di mattoncini e ricche di particolari. L’assetto urbano viene definito usando software CAD più convenzionali; si delineano così i quartieri del centro storico, stazione e tratta ferroviarie, zone verdi e aree ricreative.

FORI IMPERIALI – FORO DI AUGUSTO – ANNO 2 A.C.
Con circa 60.000 pezzi Il Foro di Augusto è il secondo in ordine cronologico tra i Fori Imperiali di Roma e questo diorama ne rappresenta una fedelissima e dettagliata ricostruzione.
Nella piazza sorge il tempio dedicato a Marte Vendicatore, inaugurato nel 2 a.C., che si appoggiava sul fondo all’altissimo muro perimetrale. Alla testata del portico settentrionale un ambiente distinto ospitava una statua colossale dell’imperatore. Al centro della piazza spicca la quadriga trionfale dell’imperatore Augusto Vittorioso.

DIORAMA MEDIEVALE
120.000 pezzi rappresentano una città ispirata a Roma nel medioevo: le nuove costruzioni, create in mattoni e materiali di risulta, si addossano e si sovrappongono agli antichi edifici inglobandoli in una architettura caotica ma affascinante; case, torri e campi coltivati sorgono dove prima erano le grandi piazze pavimentate in marmo e travertino mentre chiese nascono dove prima si ergevano templi.

GRANDE DIORAMA PIRATI
Circa 220.000 mattoncini creano il diorama che rappresenta la riproduzione degli insediamenti caraibici dei coloni inglesi del XVIII secolo. La tranquillità della natura incontaminata degli atolli vulcanici viene interrotta dal fragore delle cannonate delle navi imperiali a caccia dei pirati che inseguono i tesori nascosti, prede delle scorribande passate. Il tutto ai piedi del grande vulcano pronto ad eruttare.

DIORAMA ARTICO
In questa installazione, circa 80.000 pezzi, riproducono una porzione della calotta polare artica su cui è stata installata una base dedita allo studio delle risorse naturali. Sono presenti laboratori di analisi, hangar per il ricovero dei velivoli, zone adibite alle estrazioni minerarie, impianti eolici per la produzione di energia elettrica. Ormeggiata sulla banchina naturale c’è la grande nave rompighiaccio da ben 35.000 pezzi, completamente arredata al suo interno.

DIORAMA CLASSIC SPACE
Ideato e progettato da uno dei più grandi collezionisti al mondo di set e pezzi originali della serie anni ’80 Lego® Classic Space il grande diorama “Spazio” che con 35.000 pezzi riproduce un insediamento minerario lunare. In questo futuristico scenario l’uomo si avvale dell’aiuto di astronavi, droidi e macchinari per la ricerca di nuove risorse. La sua realizzazione è in continuo divenire in quanto di volta in volta si arricchisce di nuovi elementi unici e irripetibili creati dal costruttore che trae ispirazione oltre che dalla serie originale anche dalle più importanti saghe di fantascienza cinematografiche.


Orario apertura
Tutti i giorni 10.00 – 19.30
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Sito
www.arthemisia.it
www.lapermanente.it
#LegoLifeMilano

Informazioni
piumamostre@gmail.com

Biglietti
Intero
 € 14,00
Ridotto € 12,00 (bambini dagli 11 ai 18 anni e studenti universitari con tesserino)
Ridotto speciale € 10,00 (bambini dai 4 agli 11 anni)

Ufficio stampa
Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it