CHEAP | “Porpora”: in strada a Bologna le foto di Lina Pallotta affisse da CHEAP

“PORPORA”
In strada a Bologna le foto di Lina Pallotta affisse da CHEAP, che ritraggono l’attivista Porpora Marcasciano.

Venticinque poster per venticinque ritratti fotografici. Trent’anni di scatti e in mezzo le lotte, i viaggi, gli incontri, le rivoluzioni incarnate, i libri, le mostre, il rincorrersi da una città all’altra, la politica fatta nelle strade. Un bianco e nero poroso, una grana ostentata come si ostenta una ruga o una cicatrice che ci siamo conquistate. Dopo essere state al centro di una mostra al Centro Pecci per l’Arte Contemporanea, dal titolo “Volevo vedermi negli occhi”e curata da Michele Bertolino e Elena Magini, una selezione di fotografie di Lina Pallotta che ritraggono Porpora Marcasciano arriva nelle strade di Bologna: è la nuova affissione di CHEAP, il progetto di arte pubblica su poster che festeggia nel 2023 il decennale dalla propria fondazione e lo fa con un libro pubblicato da People e appena arrivato in libreria, “DISOBBEDITE con generosità”.

Lina Pallotta, fotografa, e Porpora Marcasciano, scrittrice e attivista trans, si sono conosciute dallo stesso lato delle barricate in una Napoli calda durante i fantasmagorici anni ’70 e non si sono più abbandonate. Negli anni ’80 Pallotta si è trasferita a New York dove, dopo un periodo di studi presso l’International Center of Photography, ha lavorato come fotoreporter, sviluppando progetti con un’accentuata attenzione politica ed etica. Nonostante i chilometri che le separavano, le due hanno continuato a incontrarsi in geografie disparate: dall’East Village di New York a Roma, a Bologna o Napoli.

Pallotta ha iniziato a fotografare Marcasciano nel 1990 con uno sguardo vicino e un’attenzione affettiva, un tocco immediato e corporeo, una relazione intima. Il progetto “Porpora” è un ritratto in-finito dell’amica e compagna. Uno sguardo obliquo coglie attimi quotidiani, l’evoluzione del corpo, le geografie personali, illuminando la poesia dell’agire politico.

Le immagini esplorano la dimensione personale, svelano momenti interstiziali trans-rappresentativi della vita quotidiana, pretendono di esorcizzare le paure indotte da pregiudizio e razzismo legate alla rappresentazione delle marginalità” scrive Pallotta.

Sprazzi di consapevolezza lontani ed estranei alla noiosa ed inaccettabile rappresentazione mediatica. Istantanea di momenti, frammenti che sfuggono analisi e narrative che, pretendendo di documentare, impongono un’interpretazione della realtà. Una semplice esposizione di esperienze condivise. È nel caos delle interazioni, specchio della nostra vulnerabilità, che possiamo percepire la vita con tutti i suoi conflitti, disperazioni e speranze, incessantemente in divenire. La fotografia per me non è mai una questione di distanza, ma piuttosto mostrare, afferrare e sentire di più ciò che c’è là fuori. È un impulso empatico“.

Le foto di Lina che trovo più belle sono quelle che ritraggono il dubbio, l’espressione perplessa, la riflessione di uno sguardo lontano, alla ricerca di possibili sponde” dichiara Marcasciano. “Non so dire quanto in maniera consapevole o casuale, ma quegli scatti hanno fissato e celebrato istanti significativi. Confesso la totale mancanza di consapevolezza di quanto succedeva, di cosa combinasse quella macchina fotografica nel susseguirsi delle cose. Era talmente normale e scontata quella presenza che neanche ci facevo caso, era parte di noi“.

Questa storia fatta di fotografia e incontri è diventata un libro, edito da NERO: “Porpora” raccoglie un’estesa selezione delle fotografie di Pallotta e quattro contributi testuali di Porpora Marcasciano, Kae Tempest, Raffaella Perna e Allen Frame (ciascuno da posizioni differenti: quella marginale e militante e quella storico-artistica). L’ultima sezione del volume, «Archivi», include oltre centocinquanta documenti concessi dagli archivi di alcune delle associazioni TLGBQI+ presenti sul territorio italiano. I documenti, selezionati grazie al confronto con attivistə, storicə, espertə, raccolgono alcuni spunti tramite cui ricostruire i movimenti politici e le lotte attraversate da Porpora Marcasciano. Il volume verrà presentato al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna Sabato 18 Novembre alle 17: saranno presenti Lina Pallotta e Porpora Marcasciano, l’ingresso è gratuito.

Nata a San Salvatore Telesino (BN), Lina Pallotta si trasferisce a New York alla fine degli anni ottanta, dove si diploma in “Photojournalism and Documentary Photography” presso l’International Center of Photography (ICP). Durante la sua esperienza fotografica il suo sguardo si rivolge ai soggetti marginali, quelli irrilevanti e trasparenti alla società e ai media: la sua indagine si concentra su transessuali/transgender, donne lavoratrici, poeti e artisti underground, sfruttati ed emarginati. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in Europa e negli Stati Uniti, e pubblicate in testate nazionali e internazionali: Catalogo Magazin, Das Magazin, D-donna, Marie Claire, Liberation, The Guardian. Dalla metà degli anni 2000 tiene regolarmente workshop e conferenze in diverse istituzioni specializzate come ICP e Empire State College di New York; Spazio Labo e Limes in Italia. Ha insegnato “Reportage” presso la Scuola Romana di Fotografia, dal 2006 al 2015. Dal 2013 tiene la masterclass annuale, “Shoot Narrazione e Ricerca”, presso Officine Fotografiche Roma e insegna a Spazio Labó, Bologna e RUFA Rome University of Fine Arts.

È stata la direttrice artistica di “Gazebook: Sicily Photobook Festival 2017” e di “Fotoleggendo”, dove ha curato le mostre di Morten Andersen, Brigitte Grignet, Jason Eskenazi, Katrien De Blauwer, Joan Liftin e molti altri. Ha curato la mostra “Percorsi Atemporali – memoria, sofferenza e problematicità sociale” nell’ambito della manifestazione annuale “Obiettivo Donna 2013”. È stata membro di giurie in vari concorsi fotografici. Ha ricevuto borse di studio e residenze, tra cui New York Foundation for the Arts Fellowship, New York, 1998; L’Atelier de Visu, Marsiglia, 2001; CASE media Fellowship, Università del Texas, El Paso, 2002; Fondo per Creative Communities, Lower Manhattan Cultural Council, 2003. Nel 2014 le è stato assegnato il premio Osvaldo Buzzi da Trofei Internazionali della Fotografia. Con il progetto “Porpora” vince la decima edizione dell’Italian Council nel 2021. Nel 2023 le è stato assegnato il Premio Fondazione Paul Thorel, Napoli; Strategia Fotografica 2023 con l’acquisizione di stampe da Volevo Vedermi Negli Occhi, Centro d’arte contemporanea – Luigi Pecci; e il Premio Libri & Altro – ICA Milano con Porpora (Nero Edizioni). Le sue opere sono presenti in collezioni private e musei, come il CRAF-Centro Ricerca Archiviazione Fotografia, la collezione Donata Pizzi e Centro d’arte contemporanea – Luigi Pecci.


CONTATTI:
www.cheapfestival.it
www.instagram.com/cheapfestival
www.facebook.com/CHEAPfestival
UFFICIO STAMPA:
Daccapo Comunicazione
info@daccapocomunicazione.it
(Marcello Farno) (Ester Apa)

Spoleto, Complesso S. Nicolò: RASSEGNA BIENNALE DI FIBER ART – III edizione

Anna Onesti 1

RASSEGNA BIENNALE DI FIBER ART
III edizione

A cura di Maria Giuseppina Caldarola e Pierfrancesco Caprio 
Coordinamento Associazione Officina d’Arte e Tessuti

sabato 18 novembre ore 18.00
CAOS Centro Arti ex-Opificio Sir- Terni

Giunta alla sua terza edizione, torna la Biennale di Fiber Art, a Spoleto dal 18 novembre al 20 dicembre 2023 nel Complesso monumentale di S. Nicolò e a Terni dal 18 novembre 2023 al 28 gennaio 2024 negli spazi di CAOS – Centro Arti ex Opificio Siri. 
Inizialmente promossa dalla galleria OAT di Spoleto e attualmente dall’Associazione Officina d’Arte e Tessuti di Spoleto, la manifestazione si avvale del sostegno e del patrocinio della Regione Umbria, del patrocinio del Comune di Spoleto, del Comune di Terni e del CAOS, nonché di un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto

Il tema fondante della Biennale è l’arte che si confronta nel/con il sociale e da qui il titolo, Percorsi creativi nel sociale. Come scrive in catalogo uno dei curatori«Si è voluto fare questo riferimento perché il sociale non è un concetto astratto, ma una necessità per l’arte. L’arte non ha come obiettivo specifico quello di cambiare il sociale, come teorizzato a metà degli Anni ’80, ma di vivere nel sociale. Il sociale è un insieme. Connessioni e relazioni incrociate che non possono essere organizzate in un ordine gerarchico, ma come se esplodessero in molte direzioni. Un sistema profondo, ricco e ampio, con i suoi temi e mezzi tecnici, che consente di visualizzare i collegamenti e le trasformazioni del mondo sotto i nostri occhi. È un compito dell’arte decifrare l’attuale complessità sociale. Dove si generano timori, paure, insicurezze….». 

Oltre la tematica generale, nel bando dedicato alle Accademie di Belle Arti italiane si è sollecitata l’attenzione nei confronti dei 17 Obiettivi ONU per lo Sviluppo sostenibile – Agenda 2030. 

Laura Patacchia, Pelle (dettaglio), 2019,
spilli, tessuto antico, 80 x 61 cm, ph Stefano Bonacci

Alla terza edizione della Biennale parteciperanno artisti già da tempo attivi nella scena culturale: Silvia Beccaria, Teodolinda Caorlin, Loretta Cappanera, Silvia Giani, Andrea Guerra, Maria Christina Hamel, Giancarlo Lepore, Ilaria Margutti, Lydia Predominato, Manuela Toselli, Bahar Hamzehpour; in mostra anche una selezione di opere tessili provenienti dalla prima e seconda edizione del Progetto Mustras ideato dall’Associazione Abbicultura di Belvì (NU). 

Per inaugurare uno specifico focus sulle Regioni quest’anno è stata scelta la Sardegna, per ricordare i dieci anni trascorsi dalla morte dell’artista Maria Lai avvenuta nel 2013: in esposizione  le opere di Pietrina Atzori, Nietta Condemi De Felice, Maria Grazia Medda, Annamaria Scanu.

In collaborazione con il CAOS di Terni e con direttore artistico e scientifico Pasquale Fameli dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, proprio gli spazi del CAOS ospiteranno un approfondimento di due artiste, Enrica Borghi Cristina Mariani, sul tema “Generazione-Rigenerazione” (in riferimento al tema dell’economia circolare) ed una personale di Laura Patacchia dal titolo “Spillifera“, entrambi a cura di Pasquale Fameli. Sempre al Caos sarà visitabile “Ricordando Maria Lai“, una mostra di opere di fiber art realizzate dagli allievi del Liceo Artistico “Orneore Metelli” di Terni. Infatti Silvia Giani ha ideato e proposto al liceo un progetto volto a ricordare Maria Lai: gli studenti hanno eseguito opere ispirate a “Legarsi alla montagna” della stessa artista.

In mostra anche numerose opere provenienti dalle Accademie di Belle Arti Italiane, grazie ad un bando lanciato negli scorsi mesi sul tema “Vestire il corpo”. A questo tema si collega anche l’installazione “Magister” di Cristiano Carciani, Direttore dell’Amsterdam Fashion Academy. 

PREDOMINATO

Tra le diverse opere anche una selezione della sesta edizione della Biennale del Libro d’artista, dedicata in particolare ai giovani delle Accademie e Licei artistici e promossa dall’Associazione DARS (Donne, Arte, Ricerca, Sperimentazione) di Udine; altre provenienti dal Premio Valcellina e Feltrosa, la manifestazione dei Maestri e Maestre Feltrai/e promossa da Le Arti tessili di Maniago (UD). 

Durante la Biennale sarà dedicato anche uno spazio alla musica, in particolare al rapporto tra musica moderna e contemporanea ed arti figurative. Sono previsti, infatti, nella Sala Pegasus, un concerto di apertura della mostra con la presenza dei musicisti Lucia Sorci e Rocco Parisi che eseguiranno brani di Milhaud e Honegger e di altri compositori italiani viventi, e un concerto di chiusura a cura di Guido Arbonelli, docente del Conservatorio di Perugia. 


INFO

RASSEGNA BIENNALE DI FIBER ART – III edizione
A cura di Maria Giuseppina Caldarola e Pierfrancesco Caprio 
Coordinamento Associazione Officina d’Arte e Tessuti

Inaugurazione
sabato 18 novembre 2023 ore 11.00 | Complesso monumentale S. Nicolò – Spoleto

sabato 18 novembre ore 18.00 | CAOS Centro Arti ex-Opificio Sir- Terni
Concerto inaugurale
domenica 19 novembre 2023 ore 11.30 Sala Pegasus – Spoleto
Concerto di chiusura
domenica 17 dicembre ore 11.00 Sala Pegasus – Spoleto


18 novembre 2023 – 20 dicembre 2023
Complesso monumentale di S. Nicolò – Spoleto
Orari: 
da venerdì a domenica 10.00-13 / 14.30-18.00.

18 novembre 2023 – 28 gennaio 2024
Caos – Centro Arti ex-Opificio Siri – Terni
Orari
: da giovedì a domenica 10.00-13.00 / 17.00-20.00

Il concerto
domenica 19 novembre 2023 ore 11.00 (gradita la prenotazione)

Sala Pegasus, Piazza Bovio – Spoleto
“Il Novecento e la contemporaneità fra Europa e America Latina”
Musiche di D. Milhaud, A. Honegger, M. Mangani, L. Lugli, V. Correnti, C. Pedini, R. Cognazzo, C. Guastavino, A. Marquez
Musicisti: Rocco Parisi, clarinetto in si bemolle e clarinetto basso
Lucia Sorci, pianoforte
(In ricordo di Pierfrancesco Caprio)

Attività didattiche
Venerdì 24 novembre ore 18: visita alla mostra a cura di Sistema Museo, nell’ambito di “Mezz’ora dopo la chiusura”
Domenica 26 novembre ore 15.30: Famiglie ad arte, visita ed attività di laboratorio per bambini
Sabato 9 dicembre ore 16.30: Incontro con l’artista, alla presenza di Anna Onesti

Ideazione e Coordinamento Maria Giuseppina Caldarola, Pierfrancesco Caprio
Organizzazione Associazione Culturale Officina d’Arte e Tessuti
Allestimento Pierfrancesco Caprio in collaborazione con Gianluca Murasecchi
Media partner ARTEMORBIDA – Textile art Magazine

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart

roberta.melasecca@gmail.com  
349.4945612  www.melaseccapressoffice.it

Roma, PrimaLinea Studio: Dimora – Installazione ambientale di Ak2deru

AK2DERU PRIMALINEA DIMORA 2023

Sabato 18 novembre 2023 dalle 17:00
PrimaLinea Studio presenta

A cura di Domiziana Febbi e Eliseo Sonnino

PrimaLinea Studio è entusiasta di presentare Dimora, l’installazione ambientale multimediale firmata dall’artista Ak2deru. Dimora è un’opera d’arte immersiva che trasforma lo spazio della galleria in un ambiente misterioso e avvolgente. Offre al pubblico un’esperienza artistica totale, dove visivo, sonoro e concettuale si fondono in un unico momento. Attraverso la combinazione di elementi multimediali, tra cui scrittura, pittura, video e suoni, Ak2deru origina un mondo artistico che sfida la percezione e coinvolge lo spettatore in una riflessione profonda e intima. Dimora è un’esplorazione dell’identità, della memoria e del significato dell’abitare, trascende il momento storico e si fa ponte, tramite riferimenti ancestrali e atemporali, per offrire un’esperienza soggettiva a ogni visitatore. L’installazione si presenta come una tenda ed è sostenuta da quattro grandi tele: un doppio dittico sulla “variazione perpetua”, concetto cardine nel lavoro di Ak2deru. L’opera trasforma completamente lo spazio e presenta elementi frattali in cui anche il dettaglio rimarca il senso complessivo dell’opera. L’input che dà vita a questo lavoro è il linguaggio. La parola dimora, declinata nel codice monosemico coniato dall’artista, è plasmata e indagata fino alla radice per testare ed esprimere le sue declinazioni e i suoi molteplici significati. Questi output sono il principio generatore, l’energia che alimenta le opere pittoriche, sonore, testuali e video. All’interno di Dimora gli spettatori sono parte integrante dell’opera. Possono esplorare lo spazio o semplicemente immergersi nell’atmosfera creata dall’installazione. L’interazione con l’opera offre al pubblico la possibilità di interpretare il messaggio in modo personale, di conoscere o riscoprire la propria idea di appartenenza. L’arte, i visitatori e l’ambiente diventano indistinguibili, sfidano le abituali concezioni spaziali e offrono una nuova prospettiva sulla relazione tra spazio, tempo e significato.

AK2DERU PRIMALINEA DIMORA 2023

Ak2deru (nome d’arte di Francesco Careddu) è nato a Tempio Pausania, il 2 novembre 1975. Dal 1998 vive e lavora a Roma. Ha studiato al Liceo Artistico di Tempio Pausania e dal 1998 al 2008 composizione musicale con Gian Paolo Chiti e Alvin Curran. E’ il fondatore dell’associazione culturale Dal Suono Sommerso, attiva dal 2007 al 2012 nel panorama della musica contemporanea. Dal 2008 al 2015 è assistente compositore di Alvin Curran. Dal 2012 inizia una costante attività espositiva sia in Italia che all’estero. Lo scorso ottobre ha realizzato con PrimaLinea Studio l’opera d’arte pubblica Autumna negli spazi di Villa Carpegna.

PrimaLinea Studio è un collettivo artistico e curatoriale composto da Eliseo Sonnino, Domiziana Febbi, Riccardo D’Avola Corte e Alessio D’Anelli che promuove lavori d’arte innovativi di artisti emergenti e affermati. PrimaLinea Studio è inoltre un’associazione culturale che collabora con le istituzioni locali al fine di essere un punto di riferimento per l’arte contemporanea nell’area di roma ovest e oltre.

Partecipazione e Informazioni: L’apertura di Dimora è un evento pubblico e aperto a tutti. Vi invitiamo a partecipare e a condividere questa esperienza unica con noi. Per ulteriori informazioni sull’artista, l’installazione e la galleria PrimaLinea Studio, vi preghiamo di contattarci.


PrimaLinea Studio spazio indipendente per l’arte contemporanea
Via Giovan Battista Gandino 31, 00167, Roma, RM

Opening sabato 18 novembre dalle ore 17:00 alle 21:00

La mostra è visitabile dal 18 novembre fino al 16 dicembre
Dal lunedì al sabato, dalle 16:00 alle 20:00
Altri orari su appuntamento

Ingresso libero

INFO E CONTATTI STAMPA:
primalinea@mail.com

Roma, Kapocci Studio: VULCANO collettiva di ceramica

Maria Flora Clementelli

Mostra di ceramica

Maria Flora Clementelli, Maria Grazia Morsella e Luisa Raggi

16 – 18 novembre 2023

Inaugurazione 16 novembre 2023, ore 17.30

Kapocci Studio

Kapocci Studio,
via dei Kapocci 72 – Roma 00184

Inaugurazione 16 novembre 2023, ore 17.30-20.00
17-18 novembre 2023, ore 14.00-18.00

Luisa Raggi
Maria Grazia Morsella

L’artista Raha Tavallali, presso Kapocci Studio, ospiterà i lavori realizzati dalle fondatrici dell’Associazione I Love Ceramica: Flora Clementelli, Maria Grazie Morsella e Luisa Raggi.

In mostra ci saranno le recenti opere delle tre ceramiste incentrate sul tema del Vulcano, simbolo di creazione e rinnovamento della natura, come l’argilla che è simbolo di rigenerazione e di nuovo forme.


Da Simona Pandolfi pandolfisimona.sp@gmail.com

Roma, Spazio all’Arte di Capitolium Art: “MODA e REPORTAGE. Fotografie di Stefano Massimo”

Il 16 novembre l’opening a Roma

16.11.2023: da segnare in agenda l’appuntamento romano con la Fotografia nell’interpretazione che ne dà Stefano Massimo. Il Vernissage della sua mostra “Moda e Reportage” a Roma, a Spazio all’Arte di Capitolium Art, giovedì 16 novembre dalle 18,00, nel progetto curato da Willy Zuco.

Tredici gli scatti selezionati, accompagnati nel Catalogo da un commento critico di Adriana Soares pubblicato da Il Giornale OFF. Alcune, come “Coprifuoco, Gaza, 1988”, esiti di reportage di tragica attualità. Scrive Willy Zuco nell’introduzione al Catalogo: “Oscillando dalla leggerezza della moda alla drammaticità del reportage, con uno sguardo anche rivolto alla delicata sensualità femminile, le foto di Stefano Massimo hanno la capacità di mettere chi le guarda a contatto con le emozioni di tutte queste contrapposizioni”.

Stefano Massimo in primis lavora con la composizione, come racconta in una delle sue interviste lo stesso Fotografo. La sua ricerca di bellezza va nella direzione dell’armonia e dell’equilibrio, oltre che dell’andare oltre, verso il senso, al di là della resa superficiale della foto. Il secondo obiettivo è quello dell’emozione, ricercarla in quello che guarda per poi restituirla all’osservatore. Concorrono a definire i suoi scatti l’amore per la vita di campagna e la cultura genuina ereditata da suo padre insieme al suo gusto per le cose raffinate e ad uno sguardo aperto anche verso la molteplicità di culture altre con cui era entrato in contatto durante la sua vita. Tutto questo influenza il suo linguaggio fotografico, che necessariamente fa i conti anche con la rivoluzione digitale che ha fortemente impattato il mondo della fotografia, ma per quanto possibile nell’alveo della tradizione.

Ad esempio, con il rifiuto di ogni manipolazione delle immagini quale oggi possibile. Gli paiono tecniche capaci infine di svilire il valore del fotografo-artista, la sua stessa immaginazione e quella di chi guarda le sue foto. Sembra scontato, ma è poi centrale il contatto visivo, che per Massimo si traduce nell’utilizzo di obbiettivi corti, come il 58mm, o il 28mm per il reportage, più difficili da usare, ma le cui performances davvero gli hanno permesso di inserire tutto un mondo in uno scatto, donando alla foto importanza e voce.

Come ha avuto modo di dire più volte, è proprio grazie alle foto di moda che Stefano Massimo è riuscito a realizzare alcuni tra i reportage migliori, forse perché nella moda è necessario instaurare un rapporto immediato con tutti gli attori che partecipano all’esecuzione di uno scatto, modelle e modelli, redattori, make-up artists, tecnici, e potenzialmente, basta un attimo per far saltare tutto. Vanno prese tante decisioni che coinvolgono più persone e in fretta. Anche per i reportage di moda poi, la scelta spesso del binomio natura – figura umana, dove la natura è importante tanto quanto il soggetto o il vestito. Natura nei luoghi anche lontani dei set, natura per la sua capacità di stupire e di trasportare anche in spazi temporali diversi, dove il tempo sembra essersi fermato, per esempio.  Dall’effimero alla guerra, i reportage di Stefano Massimo traslano il suo sguardo dal piacere del bello alla drammaticità e al dolore, sempre restituendo, nel bello e nel brutto, autenticità e, per quanto possibile, letteratura. Per immagini.

Vernissage giovedì 16 novembre 2023 dalle ore 18.00 alle 21.00. Sempre gradita una conferma a: roma@capitoliumart.it | Informazioni e accrediti-stampa: comunicazione@capitoliumart.it | La mostra resterà visitabile a Spazio all’Arte (lun.-ven. h. 10.00-13.30/14.30-19.00) fino al 28 novembre 2023.


ComunicazioneSpazio all’Arte – Capitolium Art Roma
T. 339-5785378
e-mail: comunicazione@capitoliumart.it

Roma Biblioteca Antirazzista Carminella: fino al 12 novembre “Ectoderma” di Emanuela Mastria

Foto: Emilia De Leonardis

ECTODERMA 
Installazione di
Emanuela Mastria

Fino al 12 novembre 2023

Biblioteca Antirazzista Carminella
Via dei Quintili 219/221 – Roma

Fino al 12 novembre 2023, presso gli spazi della Biblioteca Antirazzista Carminella di Roma, è possibile visitare l’installazione Ectoderma di Emanuela Mastria. 

L’ectoderma è il foglietto embrionale da cui ha origine l’epidermide. 

L’installazione è composta da foglietti di carta quadrati, di varie sfumature di colore come la pelle degli esseri umani. Alcuni foglietti sono lisci e distesi come la pelle di un neonato, altri ruvidi e increspati come la pelle di una persona anziana. 

Lo scorrere del tempo e l’esperienza vissuta creano un movimento e rendono interessante la superficie della carta come quella dell’epidermide. 

Come una scrittura, i segni che caratterizzano un volto umano raccontano la storia della persona a cui appartengono.Emanuela Mastria – Note biografiche

Emanuela Mastria vive e lavora a Roma. Tra il 2012 e il 2015 ha frequentato il Corso di Ceramica con la docente Romana Vanacore presso la Scuola d’Arte e dei Mestieri Nicola Zabaglia di Roma. Nel 2013 ha conseguito la Laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università degli studi ROMA TRE. Tra le principali esposizioni: 2022: REMANSO Ten reflections on Fiber Art, Ex Cartiera Latina, Via Appia Antica 42, Roma, a cura di Maria Constanza Villarreal, in collaborazione con Vittorio Beltrami. 2021: Il fazzoletto di Desdemona, Biblioteca Vallicelliana, Salone Borromini, Piazza della Chiesa Nuova 18, Roma, a cura di Michela Becchis, all’interno della rassegna Opera 00|20 a cura di Paola Paesano. 2020: PEZZI UNICI 4, Galleria Gallerati, Via Apuania 55, Roma, a cura di Noemi Pittaluga; The Pottery Show, a cura di Karin Lindström Le Gall e Lethicia Meeuwes. 2019: Ceramics and more, Museo delle Civiltà, Roma; Il Viaggio, Galleria Il Laboratorio, Roma, a cura di Michela Becchis. 2018: La Ceramica in Circolo, Argillà Italia 2018, Palazzo delle Esposizioni, Faenza (RA), a cura di Evandro Gabrieli e Gabriella Sacchi; TERRE#2, VETRINA, Calvi dell’Umbria (TR), a cura di Giovanna de Sanctis e Franco Profili; MORE CLAY LESS PLASTIC, Keramos Associazione Culturale, Roma, a cura di Lauren Moreira e Gaia Pagani; Il Sapere delle mani, Museo del Fiume, Nazzano (RM); Ridefinire il gioiello, Museo del Bijou, Casalmaggiore (CR), a cura di Sonia Patrizia Catena; 2015: Portafortuna, Spazio Varco, L’Aquila, a cura di Paola Marulli e Andrea Panarelli; EGOSUPEREGOALTEREGO. Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte, MACRO, Roma, a cura di Claudio Crescentini, Roma; Il cielo in una stanza, MICRO, Roma, a cura di Paola Valori; 2013: Forme e colori della terra di Tuscia, Museo della Ceramica della Tuscia, Palazzo Brugiotti, Viterbo. 2001: Mostra collettiva, Ex Mattatoio, Roma; Immaginativa 10x10x10, Santa Maria della Scala, Siena. 2000 Primo Premio nazionale d’Arte 10x10x10, Galleria DIDEE, Via del Poggio 2, Siena. Le sue opere sono in diversi luoghi della cultura italiani quali Museo del Bijou Casalmaggiore, Cittadellarte Fondazione Pistoletto Biella, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz città meticcia Roma. Tra i principali premi: 2018 Primo Classificato, Il Sapere delle mani, Museo del Fiume, Nazzano (RM), con l’opera Ginkgo; 2013 Primo Classificato sezione Scuola, Forme e colori della terra di Tuscia, Museo della Ceramica della Tuscia, Viterbo, con l’opera Driope; 2013 Primo Classificato, 3° Concorso Raffa&Là Disegna il tuo gioiello, Raffa&Là, Roma, con l’opera Yakamoz. www.emanuelamastria.com


INFO

Ectoderma
Installazione di Emanuela Mastria
Organizzazione a cura di Clara Santini
Inaugurazione venerdì 3 novembre 2023 ore 18.00
Biblioteca Antirazzista Carminella
Via dei Quintili 219/221 – Roma
Fino al 12 novembre 2023
Orari
: sabato 4, domenica 5, sabato 11 e domenica 12 novembre dalle 16.00 alle 20.00. Ingresso gratuito
È possibile sostenere l’Associazione di Promozione Sociale Carminella con un contributo libero, visitando il sito: http://www.carminella.it/contatti/donazioni.html
Per info
Associazione di Promozione Sociale Carminella
info@carminella.it

Ufficio stampa
Roberta Melasecca –
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
tel 349 494 5612 – roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
Cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Bologna: Inaugurazione di una nuova sezione espositiva del Museo del Patrimonio Industriale

Catalogo M.M. 1939- Courtesy Archivio Mazzetti Tozzi

Settore Musei Civici Bologna | Museo del Patrimonio Industriale

Moto bolognesi M.M.

La collezione Giampaolo Tozzi e Mirella Mazzetti: la passione, la memoria, l’archivio familiare

Inaugurazione nuova sezione espositiva
Sabato 11 novembre 2023 ore 11.00

Il Museo del Patrimonio Industriale del Settore Musei Civici Bologna inaugura sabato 11 novembre 2023 alle ore 11.00 Moto bolognesi M.M. La collezione Giampaolo Tozzi e Mirella Mazzetti: la passione, la memoria, l’archivio familiare, la nuova sezione espositiva dedicata a una importante collezione di motociclette prodotte con il leggendario marchio della M.M., la più illustre e titolata casa costruttrice bolognese attiva tra il 1924 e il 1958.

La collezione, acquisita dal museo in comodato di durata decennale, rappresenta il coronamento di un lungo percorso che ha coinvolto la famiglia del fondatore Mario Mazzetti, in particolare nelle persone della figlia Mirella e del genero Giampaolo Tozzi, con l’obiettivo di riscoprire e valorizzare la figura di uno dei più importanti tecnici progettisti del motociclismo bolognese e una storia imprenditoriale dai risvolti tecnici e sportivi di altissimo livello. Lo testimoniano in modo inequivocabile le 18 motociclette esposte, prodotte durante l’intero l’arco di vita dell’azienda, ricercate a lungo, poi studiate e, quando necessario, restaurate in maniera filologica da esperti artigiani.
Una collezione di cui fa inoltre parte l’ingente documentazione aziendale dell’Archivio Mazzetti Tozzi gelosamente conservata dalla famiglia (cataloghi, dépliant, fotografie, disegni tecnici e brevetti), che è diventata un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli appassionati e collezionisti, da cui ha preso vita il Registro Storico M.M.

La sezione dedicata alla vicenda costruttiva della M.M. arricchisce gli spazi espositivi permanenti del museo dedicati alla motoristica, in cui sono presenti esemplari di motocicli, motori e componenti di altre importanti aziende (G.D, F.B.M., Minarelli, Ducati, Idroflex, Marzocchi, Verlicchi), a testimonianza del ruolo preminente che il polo produttivo dell’area bolognese – terra di motori per eccellenza – ha svolto per tutto il Novecento, contestualizzandone gli scenari di evoluzione tecnica, produttiva e aziendale.

Sulla M.M. 125 Amedeo Tigli e Alfonso Morini, 1° e  2° nel Campionato Italiano 1926, con giacca e maglia M.M. Mario Mazzetti
Courtesy Archivio Mazzetti Tozzi

L’affidamento di questa importante collezione familiare è un ulteriore riconoscimento del lavoro di studio e ricerca che il Museo del Patrimonio Industriale ha svolto negli ultimi due decenni, con l’obiettivo di ricostruire le vicende del dinamico comparto motoristico attivo in area bolognese attraverso una serie di mostre tematiche e pubblicazioni tra cui, ultima in ordine temporale, Antologia della moto bolognese, 1920-1970. L’indagine condotta su fonti composite – documenti, memoria orale, immagini fotografiche e filmate, giornali e riviste specializzate del tempo – ha consentito di ricostruire nel tempo un centinaio di biografie aziendali e la formazione di un ricchissimo archivio di immagini e documenti, anche grazie all’aiuto del mondo del collezionismo.

La storia della M.M. è strettamente legata all’operato del suo fondatore Mario Mazzetti, riconosciuto come “una delle più illustri firme dell’industria motociclistica italiana, un tecnico illuminato, un costruttore animato dalla più intransigente scrupolosità che rasenta persino la più spietata autocritica. Uno di quei tecnici che consumano la loro vita tra regoli e compassi, attorno alle macchine d’officina, tecnici progettisti e costruttori che pagano di persona, mossi da una commovente passione per il mestiere, talché attraverso le loro mani il mestiere diventa arte” (Arturo Coerezza sulla rivista “Motociclismo”).

Francesco Lama su M.M. 350 al circuito della Superba di Genova, 1937- Courtesy Archivio Mazzetti Tozzi

Mario Mazzetti nasce a Bologna il 20 febbraio 1895. Dopo le scuole elementari interrompe lo studio e si mette in cerca di un’occupazione per aiutare la famiglia. Impara l’arte del fabbro e del meccanico, seguendo in età ormai adulta anche i corsi serali di disegno tecnico all’Istituto Aldini Valeriani.
Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, trova impiego nel 1921 all’Officina delle Ferrovie dello Stato, quindi nel 1923 alla G.D, da poco nata, come meccanico collaudatore.
Lo spirito di iniziativa lo spinge a progettare un suo motore a 2 tempi e, con una scrittura privata, si accorda con il pilota Alfonso Morini per dare vita ad una ditta nella quale vige una precisa ripartizione di compiti: Mazzetti si occupa della parte tecnica – dalla progettazione al collaudo – e Morini di quella commerciale, sportiva e organizzativa. La Fabbrica Motociclette Brevetti M.M., fondata da Mazzetti e Morini, nasce ufficialmente il 29 settembre 1924 aprendo un’officina in via Galliera 128 a Bologna.
Fin da subito sono le competizioni a dare impulso dinamico alla nuova casa, le cui motociclette surclassano per velocità e tenuta tutte le concorrenti. È l’inizio di un periodo di successi in Italia e all’estero che tra il 1924 e il 1957 porteranno alla conquista di 461 podi,di cui 264 vittorie, nei più importanti eventi sportivi, 7 Campionati Italiani Piloti e Marche, 2 Campionati in Belgio e Francia e ben 13 record mondiali di velocità conquistati nell’arco di 9 anni (1927-1936) in quattro classi di cilindrata (125, 175, 250, 350 cc).

Favoriti dai successivi sportivi, i risultati commerciali sono confortanti e le partecipazioni all’annuale Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo di Milano sono sottolineate sulla stampa specializzata con accenti di ammirazione per i modelli esposti, la cui bellezza ed eleganza, insieme alle caratteristiche tecniche sempre originali, richiamano un gran numero di visitatori. Facendo fronte al variare della legislazione, con conseguenti nuovi indirizzi produttivi, vengono offerte a sportivi e gentleman la 175 a 4 tempi, quindi le 350 e 500 a valvole laterali, adottate anche dal Corpo dei Vigili Urbani di Bologna e dalla Polizia Provinciale per le loro ottime doti di resistenza.
Le restrizioni dell’economia bellica negli anni Quaranta arrestano lo sviluppo dell’azienda, allora la più grande fabbrica di moto della città con circa 80 dipendenti, limitando la produzione a un esiguo numero di motocarri imposto dalle autorità. Lo stabilimento di via Calvaert, colpito nel 1944 da pesanti bombardamenti, dopo la Liberazione viene in parte ricostruito con grande sacrificio, riprendendo l’attività nel 1947 con un programma in parte tradizionale, in parte innovativo, ma senza quell’euforia per le piccole cilindrate che domina ovunque.
Nel dopoguerra vengono proposti i modelli classici 350 e 500 che trovano ancora estimatori tra gli appassionati, ma il mercato stenta ad accogliere macchine di gran classe orientando il favore degli acquirenti, in quegli anni di grande povertà, verso mezzi più economici. Vengono quindi conservati solo la linea 250, con il motore 54 A, e i modelli Turismo, Sport e Super Sport rinnovati. Per le corse in Formula 2 la 54 A Super Sport dà origine ad una 250 Sport SS. Aggravatasi la situazione finanziaria e commerciale, si tenta il lancio di una 125 a 2 tempi, il cui motore viene realizzato dall’officina Mario Michelini su disegno di Mazzetti, e di una 175 a 4 tempi monoalbero. La scelta di puntare su altissima qualità e tecnologia con relativo aumento dei costi, segna, di fatto, l’inizio del declino dell’azienda, che chiude con procedimento fallimentare nel 1958 ponendo fine a una storia gloriosa.
Mazzetti accetta poi una proposta della F.B Minarelli per la messa a punto di un motore 125 a 4 tempi, con risultati positivi, ma alcuni dissapori lo porteranno a recedere dalla collaborazione. Venuta meno la salute, muore il 25 ottobre 1964.

La trentennale attività della M.M., costellata di successi sportivi e commerciali, trova spiegazione nell’estrema accuratezza costruttiva dei suoi dispositivi, ma ancor più nelle scelte e nelle realizzazioni di innovazioni tecnico-meccaniche, spesso precorritrici nel panorama motoristico nazionale, che Mazzetti propone alternando la progettazione al tavolo da disegno con il duro e appassionato lavoro di officina.

Alcuni di questi pezzi – la bicicletta a motore a 2 tempi da 125 degli anni Venti, la motoleggera 175 monoalbero a 4 tempi del decennio successivo, come pure le motociclette 250 (tra le migliori “quarto di litro” dell’epoca), 350 (il modello più celebrato della casa bolognese) e 500 a valvole laterali – sono state ai vertici della produzione nazionale nei rispettivi settori. Eccellenti nelle prestazioni, veloci, affidabili, eleganti, hanno incontrato l’interesse sia dei piloti per le gare in Italia ed Europa, sia degli amatori che le hanno utilizzate come mezzo di trasporto con finalità turistiche o di lavoro.

Veduta di allestimento sezione espositiva dedicata alle moto bolognesi M.M. – Foto Virginia Farina
Nell’immagine del pannello di destra: Vigili urbani in parata per la festa della Repubblica sulle M.M. prebelliche in via Irnerio, a Bologna, nell’immediato dopoguerra

Esempio unico a Bologna, fin dagli inizi la M.M. si caratterizza per lo studio di progetto e la costruzione di tutte le parti più significative dei suoi modelli, dal motore alla ciclistica, tutte orgogliosamente identificate con il marchio aziendale e in 7 casi coperte da brevetto.
La scelta della M.M. e del suo titolare di realizzare motociclette sempre all’avanguardia dal punto di vista costruttivo, sia per la qualità dei materiali impiegati che per l’originalità dei componenti, è stata una costante nella storia dell’azienda, perseguita fin dalla fondazione. Ad esempio, nel 1940 Mazzetti, secondo nel mondo, realizza una forcella telescopica con ammortizzatori idraulici che nel dopoguerra utilizzerà di serie in tutte le moto.
L’alta tecnologia e la qualità delle moto così prodotte giustificano l’alto costo, proprio di una gamma di modelli prestigiosi destinata soprattutto ad un’élite di acquirenti facoltosi. Una scelta di mercato peculiare e a lungo vincente, ma non nel dopoguerra, con la “motorizzazione popolare”, e negli anni Cinquanta, quando cambiano drasticamente le richieste del mercato e gli assetti produttivi.

Veduta di allestimento sezione espositiva dedicata alle moto bolognesi M.M. – Foto Virginia Farina

Non solo: la documentazione archivistica conservata e messa a disposizione dalla famiglia di Mario Mazzetti ha permesso di portare alla luce aspetti episodici, ma significativi, che testimoniano la varietà dei suoi interessi e la propensione ad affrontare problematiche tecniche nuove, rispetto alla ben nota attività di progettista di motociclette.
Alcune fotografie mostrano il misterioso prototipo di una piccola auto da corsa realizzata presumibilmente all’inizio del 1940: anche in questo caso egli introduce soluzioni particolari, come i freni idraulici in lega leggera con prese d’aria per il raffreddamento e gli ammortizzatori di spinta laterali.
Un altro caso unico, è l’allestimento su richiesta di Raffaele Giordani, titolare dell’omonima grande fabbrica di giocattoli a pedali, della versione motorizzata di un sidecar per bambini.
Risale infine al periodo della guerra, quando la mancanza di materie prime e soprattutto le restrizioni imposte dal regime impediscono di produrre, la realizzazione di una piccola serie di biciclette a marchio M.M., una delle quali, quella appartenuta a Mazzetti stesso, è presente in esposizione.

Completa l’allestimento un montaggio fotografico dedicato agli uomini e ai luoghi di lavoro della fabbrica ed è consultabile, secondo vari percorsi di indagine, una banca dati multimediale che presenta fotografiedépliantpubblicità e cataloghi che testimoniano il percorso aziendale della M.M. e dei circa 100 produttori di motociclette attivi sul territorio fino al 1960. Si tratta di un’esaustiva “enciclopedia” del motociclismo bolognese resa possibile grazie al contributo del mondo del collezionismo che ha conservato e messo a disposizione una ricca documentazione iconografica.

Le motociclette M.M. esposte
125 cc Milano/Napoli 1925
125 cc Monza 1927
125 cc Speciale corsa 1927
175 cc A Sport 1931
175 cc Record 1933
250 cc A Super Sport 1936
500 cc D Gran Turismo 1939
500 cc 47D 1947
250 cc AS 1948
250 cc A Sport 1948
250 cc AS Corsa 1948
350 cc C 47 Turismo 1948
350 cc CTS 1951
250 cc 1951 AS 1952
250 cc 54 A Super Sport 1954
350 cc Turismo 1954
125 cc 1955
250 cc SS Competizione 1956

Il Museo del Patrimonio Industriale – collocato nella suggestiva sede di una fornace da laterizi del XIX secolo – studia e racconta la storia economico produttiva di Bologna e del suo territorio dal tardo Medioevo ai giorni nostri.
Il percorso espositivo si apre con la ricostruzione dell’organizzazione produttiva dell’antica “Città dell’acqua e della seta” che ha visto Bologna – tra i secoli XV e XVIII – esportare filati e veli di seta in tutto il mondo occidentale. Questa supremazia produttiva entra in crisi alla fine del secolo XVIII quando la Rivoluzione Industriale costringe ad aggiornare saperi e organizzazione del lavoro.
La città è costretta a riprogettare il proprio futuro, puntando sulla formazione tecnica come elemento strategico di rinnovamento: nel corso del XIX secolo si afferma, così, l’Istituto Tecnico Aldini Valeriani. Da questa scelta, oltre che dall’esistenza di fattori economici, organizzativi, logistici e amministrativi favorevoli, scaturisce la ripresa produttiva della città nella seconda metà dell’Ottocento che porterà un secolo dopo all’affermazione dell’attuale distretto industriale.
Bologna si configura oggi come una vera e propria capitale dell’industria meccanica ed elettromeccanica. La ricchezza e la complessità del distretto viene ricostruita attraverso le sue principali articolazioni produttive: le macchine da pasta, la motoristica e l’automazione meccanica, settore, quest’ultimo, nel quale la città compete a livello mondiale.


Informazioni
Museo del Patrimonio Industriale
Via della Beverara 123 | 40131 Bologna
Tel. +39 051 6356611
museopat@comune.bologna.it
www.museibologna.it/patrimonioindustriale
Facebook: Museo del Patrimonio Industriale
Instagram: @museopat
YouTube: Museo del Patrimonio Industriale 

Orari di apertura
giovedì, venerdì 9-13
sabato, domenica 10-18.30
 
Biglietti
intero € 5 | ridotto € 3 | ridotto speciale giovani > 19 anni e ≤ 25 € 2 | gratuito possessori Card Cultura
 
Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Ufficio Stampa Settore Musei Civici Bologna
UfficioStampaBolognaMusei@comune.bologna.it
Silvia Tonelli – Tel. +39 051 2193469 – silvia.tonelli@comune.bologna.it
Elisabetta Severino – Tel. +39 051 6496658 – elisabetta.severino@comune.bologna.it

Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini: MARIO DE BIASI E MILANO. Edizione straordinaria

Mario De Biasi, Una coppia ammira la Galleria Vittorio Emanuele II dalle terrazze del Duomo.
Credito: Mario De Biasi Per Mondadori Portfolio

MILANO | MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

DAL 14 NOVEMBRE 2023 AL 18 FEBBRAIO 2024

MARIO DE BIASI E MILANO
EDIZIONE STRAORDINARIA

La mostra celebra il centenario della nascita e raccoglie 100 tra le immagini più iconiche, alcune inedite, che il fotoreporter ha scattato a Milano,

sua città d’adozione, sua città d’elezione.

Un saggio visivo sull’opera di Mario De Biasi (1923-2013), fotografo versatile, definito da Enzo Biagi come “l’uomo che poteva fotografare tutto”. E in questo tutto ha prediletto il capoluogo lombardo, dove si trasferì a 15 anni. Così a cento anni dalla sua nascita, il Museo Diocesano di Milano gli dedica – dal 14 novembre 2023 al 18 febbraio 2024 – un’Edizione Straordinaria che raccoglie una serie di scatti iconici dedicati alla sua città d’adozione.   

La mostra “MARIO DE BIASI E MILANO. Edizione Straordinaria”, organizzata e prodotta da Mondadori Portfolio in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano e curata da Maria Vittoria Baravelli con Silvia De Biasi, presenta 100 fotografie vintage, provini e scatti inediti di uno degli autori più apprezzati del secondo Novecento italiano, che per trent’anni documentò la storia del nostro Paese attraverso le pagine del periodico di Arnoldo Mondadori Editore, “Epoca”.

Il percorso espositivo – costituito da opere provenienti dall’Archivio Mondadori e dall’Archivio De Biasi – consentirà al pubblico di conoscere il linguaggio personale che il fotografo adattò a contesti molto diversi tra loro. E, in particolare, a Milano.

Il Duomo, la città, la gente e la moda, senza ordine o punteggiatura”, racconta Maria Vittoria Baravelli, “Milano è quinta e campo base, luogo di una danza infinita da cui De Biasi parte per tornare sempre, dedito a immortalare dalla Galleria ai Navigli, alla periferia, una città che negli anni Cinquanta e Sessanta si fa specchio di quell’Italia che diventa famosa in tutto il mondo“.

Uno sguardo lucido ed evocativo al tempo stesso, quello di De Biasi, capace di raccontare con immediatezza e originalità un momento controverso della storia d’Italia. Nelle trame ordinate dei suoi scatti si leggono infatti i cambiamenti storici e culturali del Paese, che negli anni ’50 e ’60 andava assestandosi su una rinnovata identità culturale. Rinascita che in Milano trovava sintesi e negli scatti di De Biasi eloquente espressione.

L’esposizione si snoda attraversando idealmente la città, dal suo centro nevralgico fino alle periferie. Ci sono i turisti che s’affacciano dal tetto del Duomo e che affollano i bar della Galleria Vittorio Emanuele II, ma anche i pendolari alla stazione ferroviaria di Porta Romana. E poi San Babila, l’Arco della Pace, lo zoo nei giardini di Porta Venezia, scorci di una Milano oggi impossibile dove le chiatte risalgono i Navigli e tutti si meravigliano del mondo che cambia.

L’approccio autoriale di De Biasi si arricchisce dell’acume giornalistico nel 1953, quando viene assunto come fotoreporter da Epoca. Rivista iconica del tempo, ideata sul modello dei periodici statunitensi illustrati, di cui facevano parte, tra gli altri, Aldo Palazzeschi e Cesare Zavattini.

In una pubblicazione che si distingueva per la raffinata impostazione grafica, secondo il direttore Enzo Biagi, De Biasi era l’unico in grado di garantire sempre al giornale “la foto giusta”, anche se per guadagnarla doveva rischiare la vita tra pallottole e schegge di granata, nei tanti servizi bellici della sua carriera. Oppure confrontarsi con i grandi personaggi dell’epoca tra intellettuali, attrici e artisti.

Totalmente inediti i provini di Moira Orfei acrobata e i frame che precedono e seguono il celebre scatto Gli Italiani si voltano, realizzato nel 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film, che Germano Celant scelse per aprire la mostra “Metamorfosi dell’Italia”, organizzata nel 1994 al Guggenheim di New York. L’immagine immortala un gruppo di uomini che osservano Moira Orfei, inquadrata di spalle e vestita di bianco mentre passeggia per il centro di Milano.

La mostra si chiude con la sezione “Da Milano alla Luna” che raccoglie una preziosa selezione di fotografie che De Biasi realizzò nei suoi viaggi extra europei: dall’India alla Rivoluzione di Budapest, dal Giappone alla Siberia, fino ad arrivare all’allunaggio con i celebri scatti a Neil Amstrong.

Mario De Biasi (Sois, Belluno 1923 – Milano 2013) si trasferisce a Milano a 15 anni dove diventa radiotecnico. Durante l’occupazione tedesca viene inviato a lavorare a Norimberga, dove trova per caso un manuale di fotografia e impara a fotografare da autodidatta. Tornato in Italia nel 1946 lavora presso la Magneti Marelli di Sesto San Giovanni e nel 1953 è assunto come fotoreporter dal periodico di Arnoldo Mondadori “Epoca”, con cui lavora fino al 1983. Durante questo trentennio realizza più di centotrenta copertine e indimenticabili reportage dall’Italia e da tutto il mondo: in Sud America, a Hong Kong, a Singapore, sull’Etna, in Africa. Rimangono celebri alcuni servizi come quello in Ungheria durante la rivolta del 1956 e quello della spedizione con Walter Bonatti in Siberia nel 1964. È molto apprezzato anche per i suoi ritratti “in maniche di camicia” ai protagonisti del tempo quali, solo per citarne alcuni,  Aristotele Onassis, Ray Sugar Robinson, Andy Warhol, Marlene Dietrich, Brigitte Bardot.

Pubblica oltre cento libri e riceve numerosi riconoscimenti internazionali.

Nel 1982 riceve il premio Saint Vincent di giornalismo e nel 2003 è insignito dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) del titolo di “Maestro della fotografia italiana”. Il Comune di Milano riconosce la sua attività conferendogli l’Ambrogino d’oro nel 2006 e, dopo la sua scomparsa nel 2013, iscrivendone il nome nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in una lapide dedicata ai “cittadini illustri, benemeriti, distinti nella storia patria”.


MARIO DE BIASI E MILANO
EDIZIONE STRAORDINARIA
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini(p.zza Sant’Eustorgio, 3)
14 novembre 2023 – 18 febbraio 2024
 
Orari: martedì / domenica, ore 10.00-18.00
La biglietteria chiude alle ore 17.30
 
Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it
 
Social

#MuseoDiocesanoMilano #MuDiMi #DeBiasi100
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche | Anna Defrancesco | T. +39 02 36755700
anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

Robert Doisneau, dal 15 novembre in mostra alla Gran Guardia a Verona

ROBERT DOISNEAU

Verona, Palazzo della Gran Guardia

15 novembre 2023 – 14 febbraio 2024

Al Palazzo della Gran Guardia di Verona, dal 15 novembre 2023 al 14 febbraio 2024 sarà possibile visitare l’esposizione Robert Doisneau, la grande retrospettiva sul celebre fotografo francese.
La mostra, curata da Gabriel Bauret, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, con il patrocinio del Comune di Verona, ripercorre la vicenda creativa del grande artista francese, attraverso 135 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nell’immediata periferia sud di Parigi.

A Montrouge, Doisneau ha sviluppato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Dallo stesso atelier, oggi le sue due figlie contribuiscono alla diffusione e alla divulgazione della sua opera, accogliendo le continue richieste di musei, festival e case editrici.

Tra le opere in mostra non poteva mancare Le Baiser de l’Hôtel de Ville, Paris, 1950, immagine celebre e iconica, ritenuta tra le più riprodotte al mondo, nella quale una giovane coppia si bacia davanti al municipio di Parigi. Il celebre scatto non fu frutto del caso: Doisneau stava realizzando un servizio per la rivista americana Life e per questo chiese ai due giovani di posare per lui.

“Quello che cercavo di mostrare era – racconta Doisneau – un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.”

Il percorso espositivo è arricchito dalla proiezione di estratti dal film di Clémentine Deroudille “Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux” e da un’intervista al curatore Gabriel Bauret.

La mostra è accompagnata dal catalogo “Robert Doisneau”, edito da Silvana Editoriale.

Nato nel 1912 a Gentilly, una città nella periferia sud di Parigi, Robert Doisneau muove i primi passi nel campo della litografia, attività che abbandonerà rapidamente in favore di un apprendistato presso lo studio di André Vigneau, che lo introduce al mondo della fotografia. Seguirà, per quattro anni, un’intensa collaborazione con il reparto pubblicitario della Renault.

Terminato questo impegno, Robert Doisneau approda al tanto ambito status di fotografo indipendente, ma il suo slancio viene spezzato dalla guerra, che tuttavia non gli impedirà di continuare a fotografare. Subito dopo la Liberazione della capitale, di cui è testimone, comincia un periodo molto intenso di commissioni per la pubblicità (e in particolare per l’industria automobilistica), la stampa (tra cui le riviste “Le Point” e in seguito “Vogue”) e l’editoria.

In parallelo, porta avanti i suoi progetti personali, che saranno oggetto di numerose pubblicazioni, a cominciare dal libro realizzato nel 1949 in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo.

La sua traiettoria si incrocia anche con quelle di Jacques Prévert e Robert Giraud, la cui esperienza e amicizia nutrono la sua fotografia, nonché con quella dell’attore e violoncellista Maurice Baquet, protagonista di numerosi scatti del fotografo. Dal 1946 le sue fotografie vengono distribuite dall’agenzia Rapho. Qui conosce in particolare Sabine Weiss, Willy Ronis e, successivamente, Édouard Boubat, che insieme a lui formeranno una corrente estetica spesso definita “umanista”.

Nel 1983 gli viene assegnato il “Grand Prix national de la photographie”, a consacrazione di un’opera estremamente ricca e densa. Tale consacrazione passa attraverso le numerosissime esposizioni, in Francia come all’estero, le incalcolabili opere che rivisitano la sua fotografia dalle prospettive più varie e i documentari a lui dedicati. E a Verona il pubblico avrà il piacere di avvicinarsi al grande fotografo attraverso ben 135 delle sue più belle immagini.


ROBERT DOISNEAU
Verona, Palazzo della Gran Guardia
15 novembre 2023 – 14 febbraio 2024
 
Orari:
Da domenica a venerdì 10.00 – 19:30
sabato 10.00 – 20:30
 
Biglietti:
Intero: € 12,00
Ridotto: € 10,00
Scuole: € 4,00
Famiglia: adulti € 10,00, bambini € 4,00
 
Ufficio Stampa della Mostra
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Rif. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Aperta a New York la mostra sul periodo americano (1938/48) di CORRADO CAGLI

Corrado Cagli, Partita a carte, 1937

TRANSATLANTIC BRIDGES: CORRADO CAGLI, 1938-1948

Fino al 27 gennaio 2024

New York, CIMA – Center for Italian Modern Art

421 Broome St

Il Center for Italian Modern Art (CIMA) ha inaugurato la mostra Transatlantic Bridges: Corrado Cagli, 1938-1948, dedicata all’artista ebreo italiano Corrado Cagli (1910-1976).
La mostra, curata dal professor Raffaele Bedarida dell’università Cooper Union, vuol far luce sull’affascinante viaggio umano ed intellettuale intrapreso da Cagli durante gli anni trascorsi negli Stati Uniti, tra il 1938 ed il 1948, approfondendo gli aspetti della vita di Cagli durante gli anni ’30, quando fu costretto a lasciare il suo paese natale per sfuggire alla censura e alla persecuzione.

Pittore di talento, Cagli fu attivamente coinvolto in progetti pubblici commissionati dal regime fascista italiano. Tuttavia, dopo il 1937, il lavoro di Cagli attirò feroci critiche da parte dei soggetti reazionari all’interno dell’establishment fascista. Quale artista ebreo e apertamente omosessuale, Cagli divenne bersaglio di attacchi virulenti, soprattutto a seguito della promulgazione in Italia delle leggi razziali del 1938.

A causa di tali condizioni ostili, Cagli scelse di lasciare la sua terra natale e cercare rifugio negli Stati Uniti. In America divenne una figura influente nel milieu culturale ed artistico degli emigrati a New York. Trovò rispondenza nell’ambiente neoromantico facente capo alla Julian Levy Gallery e al Wadsworth Atheneum. Fu attivo nell’ambiente dei surrealisti anti-bretoni della rivista View e divenne protagonista di un momento fondamentale della cultura gay di New York, collaborando con artisti coinvolti con la Ballet Society e con Harper’s Bazaar, ed esponendo alla galleria di Alexander Iolas. Durante i suoi dieci anni di permanenza in America, Cagli continuò a produrre ed esporre disegni, un mezzo che gli permise di interrogare e criticare la retorica fascista. Mentre infuriava la seconda guerra mondiale, Cagli si arruolò nell’esercito americano, svolgendo addestramento sulla costa occidentale, prima di tornare in Europa per partecipare a eventi storici, quali il D-Day e la liberazione del campo di concentramento di Buchenwald. Alla fine della guerra Corrado Cagli giocò un ruolo cruciale nel ristabilire i legami culturali tra Italia e Stati Uniti, collaborando con il MoMA, Irene Brin e la galleria romana L’Obelisco.

La nuova mostra del Center for Italian Modern Art, che include disegni, dipinti, foto ed ephemera, non esplora solo i temi della guerra, dell’esilio e della discriminazione, ma mette anche in luce il poliedrico impegno di Cagli con l’ambiente surrealista e neoromantico di New York. Inoltre, la mostra fa luce sulla sua collaborazione con George Balanchine e la Ballet Society, evidenziando la profondità e la ricchezza della sua eredità artistica.

Il curatore Raffaele Bedarida, PhD, storico dell’arte specializzato in modernismo e politica transnazionale, ha una vasta esperienza nei temi di diplomazia culturale, migrazione e scambi tra Italia e Stati Uniti, ed è dunque particolarmente qualificato ad illustrare l’affascinante narrativa di Cagli. Il CIMA è onorato di presentare Transatlantic Bridges: Corrado Cagli, 1938- 1948, ed orgoglioso di esibire il lavoro di un artista straordinario, la cui vita e il cui lavoro costituiscono un richiamano ai temi di perseveranza, trasformazione ed espressione artistica, possibili nonostante le avversità. La mostra costituirà un’esplorazione stimolante e approfondita di un capitolo spesso trascurato della storia dell’arte italiana e americana.

La mostra è accompagnata da un nutrito calendario di eventi aperti al pubblico. Parte dei programmi è concepita in collaborazione con il Centro Primo Levi, che generosamente contribuisce all’analisi della vita e dell’opera di Cagli attraverso la pubblicazione dell’edizione in lingua inglese del libro di Raffaele Bedarida sull’artista.

Un ciclo di incontri e conversazioni con artisti contemporanei, concepito in risposta all’assegnazione di un premio ricevuto dal CIMA dalla Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, affronterà i temi suggeriti dalla mostra di Cagli.

Tutti gli eventi pubblici del CIMA sono resi possibili grazie al generoso contributo della Fondazione Tiro a Segno di New York. La mostra sarà accompagnata da un catalogo a colori ideato in collaborazione con l’Archivio Cagli di Roma.

Corrado Cagli, Costume per i satiri, 1948 –
The triumph of Bacchus and Ariadne

CIMA

Fondato nel 2013 dalla storica dell’arte Laura Mattioli, il Center for Italian Modern Art (CIMA) è una fondazione pubblica no profit dedita a promuovere l’arte italiana moderna e contemporanea presso un pubblico internazionale. Attraverso mostre apprezzate dalla critica, una ricca programmazione di eventi pubblici ed un prestigioso programma di borse di studio internazionale, CIMA colloca l’arte moderna italiana in nuovi e più ampi contesti storici e culturali, evidenziandone il fondamentale contributo allo sviluppo della cultura artistica internazionale.

Situato in un luminoso loft nello storico quartiere di SoHo a New York City, CIMA offre un ambiente intimo che permette di apprezzare al meglio le opere d’arte. Le visite guidate della mostra, condotte dai borsisti ricercatori che CIMA invita a New York come parte della propria missione educativa, iniziano con la degustazione di un caffè espresso e sono seguite da un percorso della mostra concepito in modo da favorire un dialogo tra borsisti e visitatori. I programmi pubblici del CIMA offrono numerose opportunità per approfondire i temi della mostra e la conoscenza dell’arte italiana; e costituiscono una piattaforma volta a promuovere il dialogo tra artisti, ricercatori, scrittori e altre figure di spicco del mondo dell’arte e della cultura.

Corrado Cagli nello studio di New York, 1946 – by Arnold Newman

Biografia ridotta

Corrado Cagli nasce ad Ancona il 23 febbraio 1910 da Alfredo Cagli, insegnante di matematica, e Ada Della Pergola, scrittrice per l’infanzia nota con lo pseudonimo di Fiducia. Nel 1915 si trasferisce con i genitori a Roma, dove compie dapprima solidi studi classici per poi frequentare l’Accademia di Belle Arti e lo studio di Paolo Paschetto (1885-1963), artista grafico e decoratore fra Liberty e Déco. Negli anni ‘30 a Roma propone la poetica del Primordio e dell’arcaismo nella Scuola che lo vede protagonista insieme a Capogrossi e Cavalli. Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano dove presenta una imponente pittura murale, due anni più tardi espone le sue opere più recenti alla II Quadriennale di Roma, mentre nel 1936 realizza per la VI Triennale di Milano la poderosa Battaglia di San Martino e Solferino (5,50 x 6,60 m), oggi conservata agli Uffizi. Nel 1937 la Repubblica Francese conferisce all’artista la medaglia d’oro per aver eseguito un ciclo di pitture (168 mq) nel vestibolo del Padiglione italiano all’Exposition Internationale des Arts et des Tecniques dans la Vie Moderne di Parigi.

Con l’emanazione delle leggi razziali è costretto a lasciare l’Italia, prima di partire riesce, tuttavia, ad ultimare l’affesco, poi distrutto, raffigurante Orfeo incanta le belve (3,15 x 2,35 m) nella Rotonda del Padiglione Italia alla XXI Biennale di Venezia e nel novembre del 1938 si trasferisce prima a Losanna, poi a Parigi e successivamente nel 1939 a New York dove inizia un’intensa attività espositiva, prima fra tutte quella allestita alla Julien Levy Gallery nel 1940. L’anno seguente si arruola nell’esercito americano e nel 1944 prende parte insieme alla Prima Armata Statunitense allo sbarco in Normandia ed alle campagne di Francia, Belgio e Germania, liberando anche il campo di concentramento di Buchenwald nel 1945. Terminato il secondo conflitto mondiale torna a New York, in uno studio sulla Second Avenue, figurando tra i fondatori della compagnia The Ballet Society ed ottenendo il Guggenheim Fellowship.

Nel 1948 si stabilisce definitivamente a Roma, sua patria artistica, dove sperimenta nuove tecniche e linguaggi pittorici, promuovendo inoltre le più recenti ricerche di altri artisti.
Nel luglio 1963 si tiene a L’Aquila un’ampia retrospettiva dal titolo Omaggio a Cagli, a cura di Enrico Crispolti, nell’ambito della rassegna internazionale “Aspetti dell’Arte Contemporanea”, mentre nel 1964 la XXXII Biennale di Venezia dedica all’artista una sala personale. Agli inizi degli anni ‘70 progetta e realizza a Göttingen, in un’area dove sorgeva una sinagoga distrutta dai nazisti nel 1938, il monumento-memoriale in acciaio inossidabile La notte dei Cristalli. Nel 1972 viene allestita a Palazzo Strozzi una mostra antologica, comprendente circa 600 opere, nella quale si evidenzia la sua nomadica esperienza pittorica.

Corrado Cagli muore a Roma il 28 marzo 1976.


Orari   
venerdì e sabato 11 – 18. Visite guidate 11 e 14.
Dal lunedì al giovedì su appuntamento solo per i members
 
Biglietto d’ingresso                           
15 USD per le visite guidate. 10 USD intero
Gratuito per members e studenti
 
Info                                                    
tel. +1 646 3703596 – italianmodernart.org
 
Ufficio stampa USA                           
Mikaela Duhs | Shore Fire Media | mduhs@shoefire.com
Rebecca Shapiro | Shore Fire Media | rchapiro@shoefire.com
 
Ufficio stampa ITALIA                        
StudioBegnini – info@studiobegnini.it
Roberto Begnini