FRANCESCO MACCAPANI MISSONI. La danza dei colori

SEA e MA*GA per l’Arte, in collaborazione con Artland Milano, presentano La danza dei colori, mostra personale di Francesco Maccapani Missoni.

L’esposizione, già visitabile, si concluderà il 20 settembre.

La selezione di opere è allestita nella sala Vip Lounge Montale, situata nell’Area Imbarchi del Terminal 1 dell’Aeroporto di Milano Malpensa, e nella sottostante Area Tulipano, quest’ultima accessibile ai passeggeri in partenza per destinazioni Extra Schengen.

L’opera di Francesco Maccapani Missoni vede l’uso di nastri colorati lavorati con la tecnica del quilling, l’arte di creare macro-filigrane con la carta e nastri di raso per realizzare delle trame policromatiche intrecciate a mano, fissate su telai squadrati e poi laccate a pennello. Dipinti materici che articolano tonalità e sfumature secondo molteplici schemi.

La ricerca artistica di Francesco inizia con l’individuazione delle basi cromatiche sulle quali costruire l’opera, prosegue con un sapiente studio degli accostamenti, e finisce con l’unione dei colori, tramite un paziente intreccio di strisce e fili.

“Maccapani Missoni, come scrive il critico Giorgio Verzotti, adotta infatti strisce di carta colorata di diversa larghezza e le applica al telaio tramite un lungo, attento, minuzioso lavoro di intreccio e di sovrapposizioni, insomma di tessitura, per formare pattern astratti, schemi geometrici, disseminazioni ordinate in una specie di pointillisme geometrizzato. Sarebbe in fondo strano se l’opera di Francesco non risplendesse di colore, essendo questo un elemento intrinseco del suo DNA”.

Il recente passaggio dall’utilizzo delle strisce di carta colorata a nastri di raso ha permesso all’artista non solo di poter lavorare a opere di dimensioni maggiori, ma soprattutto di elevare la sua ricerca artistica a un livello ancor più alto. Grazie alla luce, che il raso riflette in una maniera unica, il colore si mette in moto, trasformandosi e iniziando a vibrare ritmicamente: inizia così la danza dei colori e noi siamo immediatamente spinti a muoverci al loro ritmo.

SEA e MA*GA confermano l’interesse nei confronti delle ricerche artistiche contemporanee, in una collaborazione che 2013 impreziosisce le Vip Lounge di Malpensa con un programma di esposizioni e installazioni, proponendo ai viaggiatori la visione di opere d’arte in un’occasione di intrattenimento e conoscenza.

ARTLAND è un territorio trasversale locale e internazionale di contaminazione artistica. Un portale verso una nuova definizione di fruizione dell’esperienza artistica. Artland nasce a Milano nel 2021, su iniziativa di Francesco Simonetta, sotto la direzione artistica di Mattia Pozzoni e la direzione generale di Virginia Intorcia, con l’obiettivo di promuovere talenti e portare l’arte fuori dalla classica definizione di galleria d’arte.

Francesco Maccapani Missoni

Francesco Maccapani Missoni (Milano, 1985). Erede di una famiglia del prêt- à-porter italiano intrinsecamente legata al colore, Francesco, nato e cresciuto tra i mitici motivi variopinti a righe e a zigzag, le texture e i “put together” di maglie e tessuti Missoni, ha concepito così un linguaggio artistico in linea con il suo imprinting, quanto del tutto personale. Un esercizio di stile che richiede tempo e concentrazione, grande precisione e pazienza. E appare emblematico di un fare sempre più libero da training scolastici e definizioni professionali.


FRANCESCO MACCAPANI MISSONI
LA DANZA DEI COLORI

Sala Vip Lounge Montale – Area Tulipano
Terminal 1, Aeroporto Milano Malpensa
Fino al 20 settembre 2023
 
La sala Vip Lounge Montale è aperta tutti i giorni dalle 6:00 alle 22:00, l’accesso è consentito ai passeggeri di Business Class delle compagnie convenzionate e a tutti coloro che ne acquistano l’ingresso.
L’Area Tulipano è accessibile a tutti i passeggeri Extra Schengen.
 
Museo MA*GA
T +39 0331 706011; info@museomaga.it; www.museomaga.it
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | T +39 02 36755700 | M 349 6107625| anna.defrancesco@clp1968.it

Palermo, Loggiato di San Bartolomeo: Proroga fino al 30 giugno la mostra “I LOVE LEGO”

I LOVE LEGO

la mostra che ha già visto oltre 1 milione di visitatori nelle sue tappe in giro per il mondo, dal 20 dicembre è ospitata all’interno dello splendido Loggiato di San Bartolomeo di Palermo.

Tra magnifici diorami – che incantano tanto i bambini quanto gli adulti – costruiti con oltre 1.000.000 di mattoncini assemblabili, la mostra racconta l’incredibile evoluzione di quello che, da giocattolo tra i più comuni e conosciuti, si è trasformato negli anni in vera e propria opera d’arte.

Grandissimo successo di pubblico per la mostra I LOVE LEGO a Palermoche, dalla sua apertura lo scorso 20 dicembre, ha visto un’affluenza totale di oltre 30mila visitatori amanti dei mattoncini più famosi al mondo.
Un ottimo riscontro da parte del pubblico che ha portato gli organizzatori della mostra a prorogare la mostra fino al prossimo30 giugno 2023.

I LOVE LEGO è la mostra che ha già visto oltre 1 milione di visitatori nelle sue tappe in giro per il mondo e che coi suoi magnifici diorami – che incantano tanto i bambini quanto gli adulti – costruiti con oltre 1.000.000 di mattoncini assemblabili, racconta l’incredibile evoluzione di quello che, da giocattolo tra i più comuni e conosciuti, si è trasformato negli anni in vera e propria opera d’arte.

Una mostra pensata per sognare, divertirsi e riscoprire il proprio lato ludico e creativo scrutando tra i dettagli di interi mondi in miniatura.

Promossa dal Ministero del Turismo, dalla Città Metropolitana di Palermo, dal Comune di Palermo, Assessorato regionale del Turismo, sport e spettacolo, all’interno del Progetto “Il tempo insieme”, la mostra è prodotta e organizzata dalla Fondazione Sant’Elia e Piuma in collaborazione con Arthemisia per la comunicazione.

La mostra è realizzata grazie ad alcuni dei più grandi collezionisti privati e non è direttamente sponsorizzata da LEGO.


I DIORAMI
Classic Space

Ideato e progettato da uno dei più grandi collezionisti al mondo di set e pezzi originali della serie
Anni ‘80 Lego® Classic Space, Massimiliano Valentini, il grande diorama “Spazio” riproduce un
insediamento minerario lunare. In questo futuristico scenario l’uomo si avvale dell’aiuto di
astronavi, droidi e macchinari per la ricerca di nuove risorse. La sua realizzazione è in continuo
divenire in quanto di volta in volta si arricchisce di nuovi elementi unici e irripetibili creati dal
costruttore che trae ispirazione oltre che dalla serie originale anche dalle più importanti saghe di
fantascienza cinematografiche.
Grande Diorama City e il Porto
Il Grande Diorama City – work in progress dal 2016 – è la massima espressione del tema cittadino
rappresentato da costruzioni uniche e irripetibili, realizzate interamente con mattoncini originali e
utilizzando sia tecniche di costruzione tradizionali sia tecniche anticonvenzionali: 200.000 pezzi.
I costruttori progettano e realizzano indipendentemente le loro opere usando ispirazioni e stili
diversi, utilizzando schizzi, disegni tecnici ma anche software di progettazione assistito dedicati ai
mattoncini Lego. La collezione di queste creazioni viene arricchita costantemente da nuove opere
composte da migliaia di mattoncini e ricche di particolari.
L’assetto urbano viene definito usando software CAD più convenzionali; si delineano così i
quartieri del centro storico, tratte ferroviarie, zone verdi e aree ricreative.
Completa l’installazione della City un fantastico Porto che nasce da un progetto di Andrea Battaglia
che riproduce una porzione del porto antistante la città; i grandi palazzi si stagliano sul lungo molo
dove approdano gli yacht delle celebrità e i motoscafi dei cittadini che si concedono un giorno di
svago godendosi il mare.
Tra le navi più belle spiccano il catamarano “Queen Mary” da 3800 pezzi, il “Nemesi” (quello con la
chiglia verde) da 3100 pezzi e il colossale “Prince Marie” (tutto nero) da 2900 pezzi.
Roma e i fori imperiali – Il foro di Nerva
Antonio Cerretti con un diorama di 80.000 mattoncini fa il Foro di Nerva o Transitorio, uno dei fori
definiti come imperiali, un insieme di monumentali piazze che costituivano il centro della città di
Roma in epoca imperiale. Iniziato dall’imperatore Domiziano, fu inaugurato dal suo successore
Marco Cocceio Nerva nel 97 d.C.
La pianta del Foro di Nerva fu condizionata dallo spazio disponibile tra i complessi precedenti: la
piazza ebbe una pianta stretta e allungata. Al centro del foro era presente il tempio di Giano,
realizzato come arco quadrifronte. All’estremità la piazza era dominata da un tempio dedicato a
Minerva dietro al quale era posizionata la Porticus Absidata, un ingresso monumentale all’area dei
fori dal quartiere limitrofo. Il lato breve opposto al tempio, a ridosso del Foro Romano, aveva pianta
curvilinea. Su questo lato doveva esistere un ingresso dal Foro Romano, forse identificabile con
l’Arcus Nervae citato in alcune fonti medioevali.
Pirati
È ispirato alle avventure leggendarie dei lontani mari caraibici.
Le opere contenute hanno richiesto svariati tentativi e modifiche, di natura sia stilistica che
strutturale.
L’atollo di origine vulcanica è ritenuto il posto perfetto per nascondere i tesori di mille scorribande
mentre gli indigeni sono pronti a difendere il proprio territorio. I gendarmi sapendolo, sono
appostati per recuperare il bottino e imprigionare i malviventi.
Il kraken, mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi (5.350 pezzi) è stato progettato
interamente in digitale con successive modifiche estetico/strutturali.
Il mito di questo animale leggendario – che infestava gli incubi dei marinai di tutto il mondo, di
dimensioni abnormi, generalmente immaginato come un gigantesco cefalopode tipo calamaro con
tentacoli così lunghi da avvolgere una nave – si è sviluppato soprattutto fra il Seicento e
l’Ottocento. La nave pirata Sea Reaper è ispirata alla famosa nave HMS Victory, un vascello di
prima classe, a tre ponti da 104 cannoni della Royal Navy, costruita negli anni 1760. La paratia
laterale è apribile, al fine di mostrare i ponti e le cabine arredate.
La nave pirata Snake Wing è di libera ispirazione e presenta ponte e cabine arredate. Le vele e i
cordami sono realizzati con pezzi originali presi dai set della serie “Pirates”.
Nido dell’aquila
Ispirato alla saga A Song of Ice and Fire dello scrittore americano George R.R. Martin e alla
pluripremiata serie tv Game of Thrones, l’inespugnabile roccaforte di Nido dell’Aquila (The Eyrie) è
la residenza della casata Arryn, protettrice dell’est.
Lo spettacolare progetto (circa 300.000 di Manuel Montaldo) inizia a prendere corpo nella mente
del progettista nel 2014 e dopo 2 anni di intenso lavoro viene esposta per la prima volta al Lucca
Comics and Games 2016 tra lo stupore del pubblico.
Lo scenario, a cui continuano ad aggiungersi nuovi dettagli anno dopo anno, occupa una
superficie di quasi 3 metri quadrati, mentre la sommità del castello raggiunge 1,80 m di altezza.
Per la sua realizzazione sono stati utilizzati oltre 300.000 pezzi reperiti in oltre 3 anni di ricerca.
Grande Diorama Castello
Il diorama medievale nasce da un’idea di Marco Cancellieri e Jonathan Petrongari nel lontano
2011; partecipa alla costruzione anche Marcello Amalfitano. 250.000 pezzi soggetti a numerosi
cambiamenti nel corso degli anni. Del progetto iniziale è rimasta soltanto l’imponente città
fortificata che sorge nella parte sud; tutto il resto è stato costruito tra il 2013 e il 2015.
Questo diorama può raggiungere la superfice record di 27 metri quadrati.
Partendo da Sud troviamo una piccola foresta abitata dai Forestman e un piccolo forte dei Black
Falcons (personaggi della serie originale Lego® Classic Castle), la città fortificata sviluppata
intorno alla Basilica. Da questa parte il sentiero porta a un piccolo villaggio e all’entrata della
foresta.
Oltre la foresta il villaggio alle porte di Winterfell, dimora della casata Stark, ultimo castello
presente nel profondo Nord ispirato alla serie tv Game of Thrones. Nel Castello il giardino con
l’Albero Cuore.

Sede
Loggiato di San Bartolomeo
Via Vittorio Emanuele, 25
90133 – Palermo (PA)

Orario apertura
dal martedì alla domenica 10.00 – 20.00
(ultimo ingresso ore 19.00)
Lunedì chiuso

Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00 (dai 4 ai 18 anni)

Informazioni e prenotazioni
T. + 091 774 7695
prenotalatuavisita@gmail.com

Sito
www.fondazionesantelia.com
www.arthemisia.it
@fondazionesantelia
@loggiatosanbartolomeo
fb Fondazione Sant’Elia
fb Loggiato San Bartolomeo

Hashtag ufficiale
#LegoPalermo

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Forte dei Marmi: “ACCADDE IN VERSILIA. Il tempo di Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy”

Accadde in Versilia
Il tempo di Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy

Forte dei Marmi, Forte Lepoldo I
17 giugno – 5 novembre 2023

“Accadde in Versilia”, la mostra prodotta dalla Società di Belle Arti con il Comune di Forte dei Marmi e Fondazione Villa Bertelli, propone, al Forte Leopoldo I dal 17 giugno al 5 novembre, la lettura in punta di pennello di quel magico momento che la Versilia visse a cavallo tra ‘800 e ‘900. Quando il paesaggio incredibilmente armonioso, il clima e le acque calamitarono qui il beau monde europeo e non solo. Personalità attratte dai bagni, certo, ma anche dall’ambiente culturale creato da chi “in stagione” qui si dava appuntamento, improvvisando cenacoli artistici, letterari e musicali.  

Villeggianti insieme a marinai, contadini, cavatori: mondi diversissimi, spesso solo tangenti. Affascinanti, non meno del paesaggio, agli occhi degli artisti italiani e stranieri che si fecero stregare dalla Versilia: da Puccinelli a Fontanesi, Signorini, Cabianca, Viner, Lear, Vedder, Skovgaard, Poingdestre, tra i molti. 

“Accadde in Versilia” focalizza la sua indagine su tre grandi protagonisti di quel momento magico: Plinio Nomellini, Lorenzo Viani e Moses Levy. Proponendo una raffinata selezione di loro capolavori, alcuni non più visti da tempo, provenienti da collezioni private, ad eccezione dello straordinario Festa al villaggio di Nomellini, concesso dalla Pinacoteca “il Divisionismo” della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.

Plinio Nomellini: Le ore quiete, 1898, olio su tela, cm 89,5×114

Plinio Nomellini agli inizi degli anni Novanta orienta il proprio linguaggio verso nuove sperimentazioni, sia divisioniste, grazie alla frequentazione di Pellizza da Volpedo, sia neo impressioniste, importate da Parigi. Il suo incontro del 1903 con Giovanni Pascoli aggiunge una svolta simbolista alla sua pittura.  

La selezione di sue opere per la mostra versiliese è anticipata dalla grande tela di Giuseppe Viner, La semina, parte del trittico Terra Madre, esposto nel 1906 per l’inaugurazione del valico del Sempione.

Nomellini qui racconta la straordinaria quotidianità che trascorre in Versilia. Ecco la costruzione di un bastimento (Cantiere, 1904) o la semplice ritualità domestica, come in L’ora della cena (1898) o in Ore quiete (1898), o il folklore paesano (La chiesa di San Frediano a Lucca, 1930 circa). Immagini di una civiltà contadina, vera protagonista e depositaria di un luogo primigenio, ancora preservato dal rutilante caos della modernità.   

Lorenzo Viani: Sul molo. In attesa del rientro delle barche, 1915, olio su cartone, cm 68,8×98,5

Le ridenti e pacate immagini della Versilia offerte da Nomellini e, successivamente, da Moses Levy sono bruscamente deviate dal potente e magmatico espressionismo di Lorenzo Viani che mette a punto l’alfabeto più adatto a descrivere, tutt’uno, il volto più scuro di quella terra e il popolo di diseredati che la abita. É il caso della ieratica immagine della Moglie del marinaioSul molo. In attesa del rientro delle barchePeritucco con il fiocco rosso, della scarna china dei Viandanti e di Vecchio pescatore. La sua è un’arte che si ispira, spesso, alla dimensione drammatica della quotidiana vicenda degli umili, di chi fieramente si oppone o con fatica sopporta la durezza della vita. Con il disegno cattura la miseria ma anche la speranza che gli uomini portano scolpite nelle rughe del volto.

Moses Levy: Maschere (Pierrot), 1919 olio su cartone, cm 27×37

La terza sezione è dedicata a uno dei massimi protagonisti della stagione artistica versiliese dei primi tre decenni del ‘900, Moses Levy. Tunisino di nascita, elesse questa terra a sua patria, divenendo uno dei più ammirati e suadenti cantori di quella che potrebbe definirsi come una tarda “belle époque” versiliese, rovescio estetico-iconografico del più grave scenario presentato dall’amico Lorenzo Viani.

La sua pittura si evidenzia per lo stile personalissimo che, pur nutrendosi delle contaminazioni europee cezanniane e cubiste, tanto quanto degli echi metafisici e futuristi, non risulta in alcun modo etichettabile e sarà viatico e spunto per l’arte italiana a venire.

Le opere selezionate coprono circa un trentennio (1911-1938), evidenziando quello “spettacolo fisso in mutazione continua che sarà sempre il linguaggio di Levy”. Tra i capolavori in mostra, Donna con cappello biancoCinema Eolo e Folla di sera sul lungomare di Viareggio, la luminosa serie delle Spiagge, Profilo di giovinetto e Anna e l’amica, che includono a pieno Levy nel contesto artistico italiano degli anni Venti, fino ad arrivare a esiti di stupefacente modernità nell’espressionismo cromatico di gusto matissiano del più tardo Signora in rosso al caffè.

La mostra, dunque, offre al visitatore un nutrito nucleo di opere, sorprendenti per originalità compositiva e forza evocativa, assimilabili a testimonianze poetiche di luoghi geografici e dell’anima che, alle soglie del Novecento, documentano il coraggioso aggiornamento di “questo piccolo mondo antico” con le nuove correnti che stanno spirando d’Oltralpe.


Orario
17 giugno-10 settembre:  tutti i giorni 17.00-23.00 / mer 10.00-13.00
11 settembre-5 novembre:  mer 10.00-13.00 / ven, sab e dom 10.00-13.00 / 16.00-19.30
 
 
Ingresso  
intero € 8,00
ridotto € 6,00 (residenti e giornalisti muniti di tesserino)
gratuito sino ai 18 anni e disabili
 
Info
Ufficio informazioni turistiche
tel. +39 0584 280292
forteinfo@comunefdm.it
www.visitforte.com
 
Società di Belle Arti
Arte Italiana del XIX e XX secolo
 
Viareggio
viale M. Buonarroti, 9
tel. +39 0584 52030
 
Milano
via del Vecchio Politecnico, 9
tel. +39 02 76022713
 
info@sba.it
www.sba.it
 
Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

Milano, Palazzo Reale: MARIO DONDERO. La libertà e l’impegno

Mario Dondero – Ballerine di avanspettacolo, Milano, 1953

MARIO DONDERO
La libertà e l’impegno

Milano, Palazzo Reale

21 giugno 2023 – 6 settembre 2023

Dal 21 giugno al 6 settembre 2023 a Palazzo Reale apre la mostra Mario Dondero. La libertà e l’impegno.
Per la prima volta esposta a Milano l’ampia retrospettiva del lavoro fotografico di Mario Dondero (1928-2015), uno dei protagonisti della fotografia italiana della seconda metà del Novecento e fotoreporter di spicco nel panorama internazionale.

Promossa da Comune di Milano – Cultura, e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale in collaborazione con l’archivio Mario Dondero, la mostra è curata da Raffaella Perna e sarà allestita nell’Appartamento dei Principi.

L’esposizione mira a offrire uno sguardo complessivo sull’opera di Dondero, attraverso una selezione di immagini appartenenti a reportage e servizi fotografici realizzati lungo l’intero arco della sua lunga carriera, dagli anni cinquanta agli anni dieci del XXI secolo. Insieme a molte tra le fotografie più iconiche, in mostra vengono presentati diversi scatti inediti, forniti dall’archivio dell’autore, tra cui alcuni ritratti di Pier Paolo Pasolini e Laura Betti.

La mostra a Palazzo Reale vuole restituire il lungo percorso di Dondero attraverso un racconto che segue un duplice criterio espositivo, cronologico e tematico insieme. Il display espositivo delle dieci sale dell’Appartamento dei Principi è concepito come una narrazione che si snoda lungo altrettante tappe, ciascuna pensata come una micro-mostra: dalle fotografie dei primi viaggi in Portogallo negli anni Cinquanta, sino agli scatti realizzati a Kabul negli anni.

Il percorso espositivo

La sala 1, oltre al testo di introduzione alla mostra, accoglie un nucleo di fotografie di taglio sociale realizzate nella penisola iberica, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, sino alla fotografia, scattata a Malaga nel 2001, con il ritratto tenuto nel palmo di una mano di un giovane combattente repubblicano, scomparso in una fossa di Franco

Nella sala 2 viene presentata una selezione di 15 fotografie realizzate in Italia, che ritraggono la migrazione interna al Paese, il processo di alfabetizzazione, il lavoro rurale, le manifestazioni politiche e sindacali, l’attività dei pescatori a Chioggia nel 1980.

La sala 3 ospita un corpus di immagini realizzate nel 1968 in Irlanda, dove Dondero documenta diversi aspetti della realtà sociale del Paese, tra cui l’attività della leader cattolica irlandese Bernadette Devlin, durante la sua campagna a sostegno dei diritti degli studenti della Queen’s University.

Le sale 4 e 5 accolgono un focus dedicato a importanti personaggi del mondo dello spettacolo, in Italia e all’estero, con ritratti di Pier Paolo Pasolini ripreso sul set del film Comizi d’amore, Laura Betti, Carla Fracci, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Vinicio Capossela, Vittorio Gassman, Eugène Ionesco, Serge Gainsbourg, Jean Seberg.

A seguire, la sala 6 ospita i ritratti di alcuni tra i maggiori scrittori e letterati del XX secolo: dallo scrittore americano di origine armena William Saroyan, ripreso alla macchina da scrivere nel 1959, a Günter Grass ritratto a Milano nel 1962, al poeta sperimentale fondatore dei Novissimi Edoardo Sanguineti, a Dacia Maraini e Pier Paolo Pasolini ritratto insieme alla madre Susanna Colussi nella loro abitazione all’Eur, sino alla celebre fotografia di gruppo del Nouveau Roman.

La sala 7 presenta invece i ritratti di alcuni tra i più significativi pittori, scultori, fotografi, critici d’arte, direttori di museo fotografati da Dondero, tra cui, Francis Bacon, Alexander Calder, Barbara Hepworth, Alberto Giacometti, Palma Bucarelli, Alberto Burri, Fabio Mauri, Elisabetta Catalano, Sergio Lombardo, Mimmo Rotella, Pierre Restany, Fausto Melotti.

La sala 8 raccoglie un nucleo significativo di fotografie scattate in Francia, che documentano la realtà sociale e politica del Paese: i congressi del partito gollista a fine anni Cinquanta, le manifestazioni in favore di Mitterrand dopo l’attentato subito ad opera dell’OAS nel 1959, gli eventi del ’68, la borsa di Parigi, il viaggio di Deng Xiaoping in Francia nel 1975, le recenti manifestazioni in difesa dei diritti sociali avvenute a Parigi nel 2011.

La sala 9 si concentra sui reportage scattati in Africa, dove il fotografo torna a più riprese lungo l’arco della sua carriera: in Algeria durante il conflitto con il Marocco, in Nigeria, in Costa d’Avorio, in Senegal.

La sala 10 raccoglie le fotografie scattate in varie parti del mondo a partire dal 1978: in Brasile dove riprende la vita dei bambini di strada, a Berlino nel 1989 nei giorni che precedono la caduta del muro, a Cuba in pieno período especial, in Russia e a Kabul, nelle carceri e negli ospedali dove operano i medici di Emergency.

Mario Dondero – Note biografiche

Mario Dondero

Mario Dondero nasce a Milano nel 1928. Appena sedicenne si unisce alla lotta partigiana nella Repubblica dell’Ossola, animato da sentimenti di libertà e giustizia sociale che saranno alla base delle sue future scelte sul piano umano e professionale. All’indomani della Seconda guerra mondiale è di nuovo a Milano, dove intraprende la carriera di fotogiornalista, collaborando a partire dal 1951 con testate quali l'”Avanti”, “l’Unità”, “Milano Sera”, “Le Ore”. Protagonista del milieu di intellettuali legati al Bar Giamaica, Dondero appartiene a una generazione di fotografi come Ugo Mulas, Carlo Bavagnoli, Giulia Niccolai, Alfa Castaldi, che hanno contribuito a trasformare la cultura fotografica italiana degli anni cinquanta, mossi dall’urgenza di rinnovare il linguaggio fotografico in un’ottica di forte impegno civile e con il proposito di gettare luce su storie rimaste ai margini del dibattito pubblico. Dello spirito del tempo troviamo una viva testimonianza nel romanzo La vita agra di LucianoBianciardi, amico fraterno di Dondero, alla cui figura lo scrittore s’ispira per tratteggiare il personaggio del fotografo Mario.

Dal 1954 al 1960 Dondero si trasferisce a Parigi, sua città d’elezione, dove documenta la realtà politica, i cambiamenti sociali e molti dei più significativi intellettuali del tempo, pubblicando con regolarità su testate quali “Le Monde”, “France Observateur”, “L’Express”, “L’Humanité Dimanche”. Sua è la fotografia di gruppo, divenuta un’icona, che ritrae nel 1959 gli esponenti del Nouveau Roman, tra cui Alain Robbe-Grillet e Samuel Beckett, davanti alla sede delle Éditions de Minuit di Parigi. Dal 1961 Dondero torna per alcuni anni in Italia, stabilendosi a Roma, dove fotografa la scena artistica e culturale del tempo: pittori, scultori, registi, scrittori, attori e musicisti, di cui restituisce ritratti intensissimi che offrono uno spaccato sulle migliori intelligenze attive allora nel nostro Paese. Pur facendo base in Italia e in Francia, Dondero negli anni compie numerosi viaggi in giro per il mondo ed entra in contatto con culture e realtà diverse: Portogallo, Spagna, Inghilterra, Irlanda, Algeria. Rientrato a Parigi nel 1968, dove riprende i fatti del maggio francese, il fotografo segue la vita politica e sociale parigina per altri tre decenni, fino al trasferimento nelle Marche, a Fermo, negli anni novanta. Dagli anni settanta sino alla morte, avvenuta nel 2015, Dondero continua sempre a viaggiare: Mali, Senegal, Guinea- Bissau, Cambogia, Germania, Brasile, Cuba, sino ai reportage in Russia e a Kabul. Prosegue fino all’ultimo una intensa collaborazione con quotidiani e periodici, quali “il venerdì di Repubblica”, “il manifesto”, “Diario”. Dalla metà degli anni ottanta a oggi le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre personali in Italia e all’estero.

Sponsor tecnico sarà Leica, Main sponsor Autoguidovie, oltre agli sponsor Veuve Clicquot Ponsardin, Gatti Pavesi Bianchi Ludovici e Castello6.

La mostra è corredata da un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, curato dalla stessa Raffaella Perna.


Ufficio stampa Mostra
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo Via San Mattia, 16 – 35121 Padova
Simone Raddi, tel. 049.66.34.99; simone@studioesseci.net
 
Ufficio stampa Comune di Milano
Elena Conenna elenamaria.conenna@comune.milano.it
 
Ufficio stampa Silvana Editoriale
Alessandra Olivari alessandra.olivari@silvanaeditoriale.it

Roma, Sala Nagasawa Ex Cartiera Latina: Climate Change “Anthropos e Kainos” II

Progetto Climate Change “Anthropos e Kainos” II

A cura di Maria Rita Bassano Ferretti e Carlo Marchetti

Opening venerdì 9 giugno 2023 ore 17.00 

Sala Nagasawa Ex Cartiera Latina
Via Appia Antica 42 – Roma

Fino al 16 giugno 2023

Venerdì 9 giugno 2023 alle ore 17.00 inaugura, presso la Sala Nagasawa dell’Ex Cartiera Latina a Roma, il Progetto Climate Change “Anthropos e Kainos” II, a cura di Maria Rita Bassano Ferretti e Carlo Marchetti. L’evento si avvale del patrocinio di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e della collaborazione di numerose associazioni che operano nel settore ambiente. 
Il Clima. Non c’è argomento più urgente. Il riscaldamento globale, causato dall’uso di combustibili fossili, dal disboscamento su larga scala e dagli allevamenti intensivi, genera conseguenze gravi ed importanti. Piante e specie animali vanno estinguendosi, le calotte glaciali si sciolgono e il livello del mare si sta innalzando. È necessario agire, prendere posizione, divulgare, e questa consapevolezza ha motivato i curatori a chiamare l’Arte a sostegno, per realizzare sia il primo evento del 2022, ed oggi il secondo appuntamento del Progetto Climate Change “Anthropos e Kainos II” 2023, un evento tematico di enorme attualità, il cui titolo deriva dall’unione di due parole greche: anthropos (uomo) e kainos (recente, nuovo). Il significato che assume, dunque, è quello di un “periodo in cui la Terra ha un nuovo aspetto a causa delle azioni umane”: senza sostituire il termine corrente usato per l’epoca geologica attuale, Olocene, indica esclusivamente l’impatto che l’homo sapiens ha sull’equilibrio del pianeta, sull’impatto dei cambiamenti climatici e sul loro destino. Visto attraverso il prisma dell’arte, il progetto presenta più di cento tra opere di artisti italiani ed esteri, coinvolgendo inoltre designer, architetti, street artist, attori, poeti, musicisti, e ricercatori che si confrontano, con la volontà di farsi vettori del cambiamento e dare la possibilità di rovesciare l’idea di mondo. Un percorso in cui l’arte è ambasciatrice di sensibilizzazione, soprattutto verso un pubblico ancora in difficoltà nel percepire l’entità del pericolo della crisi climatica.

L’arte e l’artista, antropologo e “semionauta” intento a navigare e ad intercettare nelle sue esplorazioni il mondo, sono il punto di contatto positivo per ispirare l’azione e il cambiamento dei comportamenti nei confronti della natura e del pianeta, mettendo in luce e denunciando i problemi e le indifferenze dei potenti della terra, evidenziando le possibili soluzioni della crisi climatica, spiegando l’effetto serra e come dovremmo agire per limitare i danni. Negli ultimi anni in Europa e nel mondo, molti artisti hanno denunciato i cambiamenti climatici e l’indifferenza dei leader mondiali, hanno appoggiato i movimenti ambientalisti, e molti di questi sono a sostegno dell’evento, e messo in discussione la società dei consumi: è ciò che “Anthropos e Kainos” fa qui oggi. Una performance corale, che propone un’introspezione per smentire idee preconcette e sensibilizzare positivamente ed attivamente, proponendo al visitatore un’intensa riflessione sul rapporto che lega il Sapiens e l’ambiente naturale, esprimendo tutta la cecità ancora presente nell’uomo nei confronti dell’attuale situazione.

Artisti

Giovanni Albanese, Fabio Maria Alecci, Paola Alviano Glaviano, Ali Assaf, Carmelo Baglivo, Jan Bauer, Claudia Bellocchi, Giancarlino Benedetti Corcos, Edoardo Bernardi, Paolo Bielli, Rodrigo Blanco, Raimondo Bonamici, Lorenzo Budello, Valeria Cademartori, Ennio Calabria, Francesco Canini, Tommaso Cascella, Massimo Catalani, Antonio Maria Catalani , Franco Cenci, Francesco Cervelli, Primarosa Cesarini Sforza, Marco Cipriani , Marco Colletti, Daniele Contavalli, Lea Contestabile, Giampaolo Conti, Federico Cozzucoli, Verena D’Alessandro, Eleonora del Brocco, Giammaria De Luca, Cecilia De Paolis, Laura Della Gatta, Simonetta Domiziani, Ermanno Dosa , Barbara Duran, Gianluca Esposito, Luciano Fabale, Stefania Fabrizi, Marisa Facchinetti, Massimo Fedele, Paolo Ferigo, Elisabeth Frolet, Giorgio Galli, Lucia Gangheri, Toni Garbasso, Antonella Graziano, Luo Guixia, Paulina Humeres, Eemyun Kang, Fariba Karimi, Susanne Kessler, Jukhee Kwon, Cesare Lauri, Luigi Lauria, Emanuela Lena, Silvana Leonardi, Enrico Lombardi, Rosy Losito, Giulia Lusikova, Nora Lux, Renata Maccaro, Claudio Marani, Claudio Marini, Carlo Marchetti, Adamo Marrucci, Carola Masini, Danilo Massi, Diego Mazzoni, Piero Meogrossi, Riccardo Monachesi, Daniela Monaci, Luis Moro, Lucilla Monardi, Massimo Napoli, Anna Onesti,  Raffaello Paiella, Claudio Palmieri, Giorgios Papaevangeliou, Beatrice Pasquet, Vincenzo Pennacchi, Daniela Perego, Adriana Pignataro, Roberto Piloni, Elisabetta Pizzichetti, Andrea Pochetti, David Pompili, Piero Pompili, Marco Rea, Paolo Romani, Virginia Ryan, Massimo Ruiu, Rocco Salvia, Sara Santarelli, Maurizio Savini, Diana Sblano, Otello Scatolini, Stefano Trappolini, Silvia Stucky, Giuseppe Tersigni, Fabiano Trionfi, Yongxu Wang, Mara van Wees, Barry Wolfryd, Fiorenzo Zaffina, Gaetano Zampogna. 

Ex Cartiera Latina di Roma

Ex Cartiera Latina di Roma, Parco Regionale Appia Antica, tra i pochi impianti industriali sopravvissuti nella città di Roma, è una struttura unica nel suo genere ed eccezionale per la posizione strategica a ridosso delle Mura Aureliane: lambita per tutta la sua lunghezza dal fiume Almone, unisce idealmente l’Appia Antica alla via Cristoforo Colombo. In realtà le prime testimonianze della storia produttiva di questo luogo risalgono all’anno 1061 quando qui si trovava una struttura adibita alla follatura dei panni di lana, la valca, utilizzata dal 1600 dai Padri Cappuccini per la realizzazione dei tessuti di lana prodotti nel loro convento di Roma. All’inizio dell’800 fu trasformata in mulino per macinare sostanze naturali per usi diversi; nel 1912 l’impianto fu modificato e iniziò la produzione della carta dagli stracci di lino e cotone e in seguito da carta da macero. La fabbrica chiuse nel 1985. Oggi il complesso della Ex Cartiera Latina è un prestigioso centro culturale ed espositivo multifunzionale.

PROGRAMMA

/ Venerdì 9 giugno
ore 17.00
Opening e inaugurazione della mostra

Presentazione di Maria Rita Bassano, Achille Maria IppolitoCarlo Marchetti
ore 17.30

Intervento “La Psicologia dell’Albero” recitata dall’attore e artista Massimo Napoli
ore 18.00
Intervento “Anthropos e Kanois 2023” dell’architetto Piero Meogrossi e del digital artist Paolo Ferigo
ore 20.00

Performance site specific “Templum III Movimento Sulla Pietra Nera” dell’artista visuale e transmediale Nora Lux 
/ Sabato 10 giugno
ore 10.00/17.00
Paolo Ferigo
, digital artis: Workshop “Intelligenza artificiale pratica per tutti” 
ore 17.30
Performance di Roberto Bellatalla (Contrabbasso) e Maddalena Gana (corpo) 
/ Domenica 11 giugno
ore 16.30

Conferenza “Intelligere” del Prof. Francesco Gallo Mazzeo  
ore 18.00
Performance “Il Tempo delle cose” di Silvia Stucky  
/ Lunedì 12 giugno ore 17.30
Performance “Rosa_Farfalla il pugile rosa farfalla lotta sempre instancabilmente” di Paolo Bielli
/ Martedì 13 giugno ore 17.00
Conferenza “Bussola Solare in Antartide” del Dott. Domenico Di Mauro – Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia
/ Mercoledì 14 giugno ore 17.30
Performance di Roberto  Bellatalla (Contrabbasso) e Maddalena Gana (corpo) 
/ Giovedì 15 giugno ore 17.30
Performance di Silvana  Leonardi (poesia) e Monica Limongelli (flauto) 
/ Venerdì 16 giugno
ore 17.00

Tavolo delle Conclusioni con il maestro Ennio  Calabria e l’architetto Piero  Meogrossi Compagnia Instabile 
ore 19.30
Intervento “La Psicologia dell’Albero” di Massimo Napoli

INFO
Progetto Climate Change  “Anthropos e Kainos” II
A cura di Maria Rita Bassano Ferretti e Carlo Marchetti
Organizzazione: Fabrizio Boccadolce
Con il patrocinio di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura
Con il patrocinio e collaborazione di  ASvis, Save Your Globe, LegaAmbiente, Van Verdi Ambiente e Società, Green Cross Italia, Italia Nostra, Greenpeace

Opening venerdì 9 giugno 2023 ore 17.00
Sala Nagasawa Ex Cartiera Latina
Via Appia Antica 42 – Roma
Fino al 16 giugno 2023
Orari mostra
: dal 10 al 15 giugno dalle 17.00 alle 19.30
Ingresso libero e gratuito
Per info
Maria Rita Bassano Ferretti
rbassano@libero.it
tel. 334 363 0727
Ufficio stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com / 349.4945612
www.melaseccapressoffice.it
www.interno14next.it

Bologna, MAMbo: Muna Mussie. Bologna St.173, Un viaggio a ritroso. Congressi e Festival Eritrei a Bologna

Muna Mussie
Bologna St.173, Un viaggio a ritroso. Congressi e Festival Eritrei a Bologna
veduta della mostra nella Project Room del MAMbo
Museo d’Arte Moderna di Bologna
Photo Ornella De Carlo
Courtesy Settore Musei Civici Bologna | MAMbo

Muna Mussie
Bologna St.173, Un viaggio a ritroso. Congressi e Festival Eritrei a Bologna

A cura di Francesca Verga con Archive Ensemble

2 giugno – 10 settembre 2023
Opening giovedì 1° giugno 2023 h 18.00

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Project Room

Via Don Minzoni 14, Bologna


www.mambo-bologna.org

La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna conferma la propria vocazione alla ricostruzione, al racconto e alla valorizzazione delle esperienze culturali e artistiche che hanno avuto luogo a Bologna e in Emilia-Romagna accogliendo la mostra di Muna Mussie (Eritrea, 1978) Bologna St.173, Un viaggio a ritroso. Congressi e Festival Eritrei a Bologna, che inaugura giovedì 1°giugno alle h 18.00 con la performance collettiva Uroboro e rimane aperta dal 2 giugno al 10 settembre 2023.

Il progetto, a cura di Francesca Verga con Archive Ensemble, riattiva la memoria personale dell’artista e l’archivio storico e iconografico dei Congressi e Festival Eritrei che si sono tenuti a Bologna ininterrottamente dal 1972 al 1991. Frequentati dalle comunità diasporiche eritree provenienti da tutto il mondo, i Festival si sono collocati in prima linea per supportare la lotta armata inaugurata nel 1961 per l’Indipendenza dell’Eritrea dall’Etiopia.
A sottolineare l’importanza che queste occasioni di incontro hanno avuto, al termine della guerra, il neo governo eritreo, proclamato nel 1993 dal presidente Isaias Afewerki, ha voluto dedicare ad Asmara – la capitale dell’Eritrea – una strada intitolata Bologna St., come riconoscimento permanente del ruolo fondamentale che la città di Bologna ha avuto nel raggiungimento dell’indipendenza dell’Eritrea.

A partire dal legame che unisce l’Eritrea, il paese nativo dell’artista, e Bologna, la sua città adottiva, Muna Mussie consegna una narrazione e una mappatura tracciata dai Congressi e Festival eritrei, attraverso la consultazione di archivi pubblici e privati raccolti nel territorio bolognese. I materiali di archivio vengono messi in dialogo dall’artista con alcune opere che hanno accompagnato le tappe precedenti della ricerca e altre inedite, tra cui la performance che inaugura la mostra, un rito collettivo e propiziatorio che segue un movimento circolare e richiama, in parte, le danze tradizionali della cultura eritrea e, in parte, la figura dell’uroboro. L’uroboro, un antico simbolo rappresentato da un serpente che si morde la coda, è la metafora dell’eterno ritorno e il serpente, che ciclicamente cambia pelle, rivela l’essenza di un nuovo inizio.

Bologna St.173, Un viaggio a ritroso. Congressi e Festival Eritrei a Bologna si realizza grazie al sostegno dell’Italian Council (XI edizione, 2022), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Nell’ambito del programma è prevista la donazione al MAMbo di un’opera che verrà completata alla fine del processo di ricerca di Muna Mussie.
L’esposizione al museo bolognese nasce inoltre dal dialogo e dal confronto con Archive Kabinett e fa seguito alla mostra personale di Muna Mussie, intitolata Bologna St. 173. Il sole d’agosto, in alto nel cielo, batte forte (Milano 2021), curata da Zasha Colah e Chiara Figone.

Per la realizzazione di Bologna St.173, Un viaggio a ritroso. Congressi e Festival Eritrei a Bologna sono stati coinvolti: l’Archivio storico del Comune di Bologna; la Biblioteca Amilcar Cabral | Settore Biblioteche e Welfare Culturale del Comune di BolognaHome Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia – Fondo Giorgio Lolli; l’Archivio storico de il Resto del Carlino; l’Archivio storico Paolo Pedrelli CdLM Bologna; la Comunità Eritrea in Italia; gli Archivi fotografici dei fotoreporter Mario RebeschiniMassimo Sciacca e Luciano Nadalini.

La mostra fa parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico
Bologna-Modena.

Muna Mussie

Muna Mussie – Ph Monia Ben Hamouda

Muna Mussie (Eritrea, 1978) inizia il suo percorso artistico nel 1998 formandosi e lavorando come attrice e performer con Teatrino Clandestino fino al 2001. Nel 2002 frequenta il Corso Europeo di alta formazione per l’attore, condotto da Cesare Ronconi del Teatro Valdoca e prosegue la collaborazione come attrice fino al 2012. Dal 2001 al 2005 è parte fondante del collettivo di ricerca Open, dove a seguito della performance opentolikemunamussie (2005) inizia a maturare il desiderio di indagare i propri modi dello stare in scena. Il lavoro di Muna Mussie, tra gesto, visione e parola, indaga i linguaggi della scena e delle performing arts per dare forma alla tensione che scaturisce tra differenti poli espressivi.
Tra le produzioni: Più che piccola, media (2007), Con Permesso (2008), progetto site specific per Galata Perform Istanbul, Ti ho sognato, ma non eri il protagonista (2009).
È autrice con Flavio Favelli della collezione di abiti FFMM (2007-2009).
Tra i progetti scenici internazionali: Monkey SeeMonkey Do (Chapter I-II, 2011-2012).
Le sue produzioni recenti, tra cui l’installazione e performance Milite Ignoto (2015), le performance Oasi (2018), Curva (2019), Curva Cieca (2021) e PF DJ (2021), indagano le apparizioni fantasmatiche e la storia minore.
Tra gli interventi oggettuali si segnalano il progetto Punteggiatura (2018), e Bologna St. 173 (2021), mostra personale da Archive sites Milano, sui concetti di casa, cittadella, fortezza e libertà. Seguono la performance Bientôt l’été (2021) sul nomadismo mentale e erranza, e PERSONA (2022), incontro ad personam mediato dalla pratica del cucito. I recenti progetti Oblio (2021) e Oblio/Pianto del Muro (2022) introducono una ricerca sull’arte pubblica.
Il suo lavoro è stato presentato ad Art Fall/PAC Ferrara, Xing/Raum e Live Arts Week Bologna, Fondazione  Sandretto Re Rebaudengo Torino, Museo Marino Marini Firenze, Workspace Brussels, Kaaitheater Bruxelles, MAMbo Bologna, Santarcangelo Festival, Museion Bolzano, ERT Bologna, Rue d’Alger/ Manifesta 2020 Marsiglia, Archive Books Milano, SAVVY Contemporary Berlino, Short Theatre Roma, ArteFiera Bologna, HangarBicocca Milano, Biennale Democrazia Torino, Mattatoio Roma, Sesc  San Paolo, Kunstencentrum BUDA Kortrijk, SZENE Salzburg, Centrale Fies Dro, Black History Month Firenze, Spazio Griot Roma, Villa Romana Firenze.



SCHEDA TECNICA
 
Mostra:
Muna Mussie
Bologna St.173, Un viaggio a ritroso. Congressi e Festival Eritrei a Bologna

A cura di:

Francesca Verga con Archive Ensemble
 
Promossa da:
Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
 
Con il sostegno di:
Italian Council (XI edizione, 2022)
 
Sede:
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
via Don Minzoni 14 | Bologna
 
Periodo di apertura:
2 giugno – 10 settembre 2023
Opening giovedì 1 giugno 2023 h 18.00
 
Orari di apertura:
martedì e mercoledì h 14-19
giovedì h 14-20
venerdì, sabato, domenica e festivi h 10-19
chiuso lunedì non festivi

Ingresso:
Intero 6 euro | ridotto 4 euro | gratuito per possessori Card Cultura

Informazioni generali:
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611
www.mambo-bologna.org
info@mambo-bologna.org
Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
Twitter: @MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel
 
Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

Ufficio stampa Settore Musei Civici Bologna
e-mail UfficioStampaBolognaMusei@comune.bologna.it
Elisa Maria Cerra – Tel. +39 051 6496653 e-mail elisamaria.cerra@comune.bologna.it
Silvia Tonelli – Tel +39 051 6496620 e-mail silvia.tonelli@comune.bologna.it Con la collaborazione di Ornella De Carlo

L’opera “Tre Pesci” di Nino Ventura entra nella collezione del Museo del Parco di Portofino

I Tre Pesci di Nino Ventura

L’opera Tre Pesci 
dell’artista Nino Ventura 
entra a far parte della Collezione permanente del Museo del Parco di Portofino, Centro Internazionale di Scultura all’aperto

Grazie al Patrocinio del Comune di Portofino, a partire dal primo giugno 2023 la scultura sarà esposta nel Porticciolo del Borgo per alcune settimane, prima di essere collocata all’interno del Museo

A partire dal primo giugno la scultura Tre Pesci (2010) dell’artista Nino Ventura andrà ad arricchire il Museo del Parco di Portofino, Centro Internazionale di Scultura all’aperto, presieduto da Daniele Crippa e curato da Serena Mormino, in collaborazione con AMARTE.
Grazie al Patrocinio del Comune di Portofino, l’opera sarà prima esposta nel Porticciolo del Borgo e successivamente collocata all’interno del Museo, durante un evento – il 3 luglio 2023 – che vedrà coinvolta l’intera comunità.
La scultura entrerà a far parte della Collezione permanente del Museo accanto ad oltre duecento opere presenti in questo prezioso scrigno di arte e natura.

Tre Pesci nasce dalla seconda fusione dei diciotto pesci che l’artista realizzò nel 2010 per la Fontana di Fuenlabrada – Madrid in Spagna. La bellezza e la grandiosità dell’opera madrilena, ha spinto Nino Ventura a riprodurre un particolare della stessa di soli tre elementi.
Realizzata con l’antica tecnica etrusca della cera persa, la scultura, che sarà visibile a tutti nel Porticciolo del Borgo di Portofino, misura dai 1,70 fino ai 2,10 metri di altezza e ha una base di oltre 2 metri. Essa ben rappresenta tutta la sua poetica, il cui fil rouge collega la sua produzione all’acqua e alle sue creature, temi alla base della ricca e geniale creatività dell’artista.
L’istallazione in bronzo ramato è tra le sue sculture impulsive, instabili e assurde, dal sapore fiabesco che affascinano e contagiano il grande pubblico. L’opera, collocata sul Porto in uno spazio dove il protagonista assoluto è il mare, vuole essere un messaggio chiaro della cultura mediterranea del nostro Paese.


Ufficio Stampa
Adele Della Sala
ads@ufficiostampa-arte.it | M. +39 366 4435942
Anastasia Marsella
am@ufficiostampa-arte.it | M. +39 380 3079809
 
Informazioni
M. +39 320 4332283
www.ninoventura.com

Al Palatino l’opera con Il viaggio mitopoietico da Creta a Roma di Giancarlino Benedetti Corcos

Giancarlino Benedetti Corcos, L’albero della vita lungo i sentieri del Mediterraneo

Presentata a Roma sul Palatino l’opera di Giancarlino Benedetti Corcos: “L’albero della vita lungo i sentieri del Mediterraneo”, 2020.

Per Giancarlino Benedetti Corcos è stato innanzitutto un gesto d’amore per Maria Maddalena Scoccianti. Così ieri l’Artista durante l’evento di presentazione della sua opera in ceramica, ricordando in un misto di “commozione e felicità” l’architetta della Soprintendenza Archeologica di Roma (oggi Parco del Colosseo), una vita dedicata alla conservazione e tutela del patrimonio archeologico e monumentale di Roma e d’Italia, cui era dedicato l’incontro. Approda grazie a lei infatti, e al successivo interessamento del Direttore del Parco Archeologico del Colosseo, la Dottoressa Alfonsina Russo, e dei funzionari e maestranze tutti del Parco, lunedì 29 maggio, “L’albero della vita, lungo i sentieri del Mediterraneo”, formelle in ceramica, 2020, alla Domus Praeconum, edificio di età severiana appendice del palazzo di Domiziano sul colle Palatino, in Via dei Cerchi a Roma. A raccontare insieme all’Artista l’opera e l’approdo in questo luogo la Dottoressa Alfonsina Russo stessa, con l’architetto Piero Meogrossi e il Prof. Lucio Altarelli.

Piero Meogrossi e Claudio Grandoni
con Giancarlino Benedetti Corcos

Meogrossi descrive l’opera come l’esito del “viaggio neoantico dell’Europa approdata a Creta e ora testimoniato sul colle Palatino dall’opera mitopoietica di Giancarlino, cha affabulando i simboli ed il segno rimette in gioco il sogno di Roma“. Una imago mundi immaginifica e composita per recuperare un senso collettivo attraverso miti dimenticati, a partire da quello di Europa rapita da Zeus. Tanti i simboli nell’opera, ben descritti nella sua legenda. Composta da più formelle bianche scolpite da Giancarlino e posate poi insieme a formare un’unica parete grazie all’artigiano Claudio Grandoni, l’opera riflette la dimensione quantistica dello scorrere fluido del tempo tra passato, presente e futuro. E l’albero della vita vede inerpicarsi sui suoi rami leggende, fatti storici, miti, simboli senza tempo, uniti insieme per provare a rispondere a quelli che Meogrossi ha definito i bi-sogni, tanto di realtà quanto di fantastico, degli Uomini.  E a rappresentare il “sogno di Roma, una Roma Mediterranea. Collocata nell’area destinata ai servizi, è una parete secretata e nel contempo aperta al mondo e ai suoi bisogni, fisici e spirituali. 

Lo stesso Giancarlino è costantemente in bilico tra realtà e fantasia. L’opera nasce da un intento didascalico si, di recupero della memoria, ma anche di unione, unione di culture nella e attraverso la cultura, per il tramite di un coacervo di richiami, di simboli e figure, umane, animali, vegetali, architettoniche, mitologiche, appese tutte insieme all’albero della vita allo scopo di riunire le culture del Mediterraneo, come è necessario – e gli artisti da più parti lo rivendicano – al mondo di oggi. 

Se vivere e lavorare a Roma, per un artista, non è indifferente, certo non è per Giancarlino. Ne è persuaso il Prof. Lucio Altarelli, parlando dell’uso dei colori del pittore – anche se l’opera in questione invece è bianca – e soprattutto del colore rosso scuro, che dimostra attenzione alla tradizione romana e la volontà dell’Artista di dialogare con le sue vestigia per rispondere alle loro domande e a sua volta porre loro le sue.  Un’attenzione alla memoria, attraverso segni e citazioni, una memoria che però riesce “a trasformare in poesia”. “L’Albero della vita lungo i sentieri del Mediterrano” il Prof. Altarelli la legge sia in modo orizzontale che verticale. Nel primo caso gli appare come un liquido amniotico, un magma indistinto dal quale vede emergere figure e archetipi, nel secondo un muro sul cui passano veloce come sospinte da un vento (della Storia?) le stesse figure e archetipi. 

Tra i commenti alle ceramiche di Giancarlino, quello di Achille Bonito Oliva: non frutto di un’arte minore, ma l’estensione di una poetica che trova nella ‘craqueler’, nella rottura, nella disseminazione, nella memoria di un’unità perduta, la sua matrice. Una ceramica policroma, una scultura che usa un materiale sostanzialmente flessibile e morbido che sotto gli occhi sviluppa una tendenza verso l’umiltà, la riduzione o l’espansione, una mobilità, un respiro….che gioca tra l’ampolla, il pieno e lo svuotamento. Quello che interessa a Giancarlino è la rovina, ciò che resta, la memoria di una unità perduta mai agognata mai desiderata….. nella ricerca di un principio di “veritas” nel senso di svelamento del potenziale di un materiale come quello della ceramica, passando per la prova del fuoco; la ceramica come linguaggio “santone”, che sa camminare sui carboni ardenti, attraversare la distanza e giungere fino a noi“. 

Enrico Alleva rileva invece la grande capacità interpretativa dell’albero della vita che si inerpica verso l’alto, verso l’astro, quale metafora della visione darwiniana, ma gli sembra in questo caso “non un elegante abete natalizio“, quanto piuttosto “un intricatissimo cespuglio, dove rami ramoscelli rametti si biforcano, correndo e irradiandosi verso località cangianti, spunti di luce, di nutrimento, di vitale ispirazione generativa“. A sostenere la candidatura della realizzazione di un pannello in ceramica di Giancarlino a compimento dell’opera avviata a suo tempo da Maria Maddalena Scoccianti per la realizzazione di un ambiente “modesto”, ma indispensabile per l’accessibilità e la fruibilità dei monumenti c’è stato anche Carlo Severati, che lo vede come una “trascrizione illetterata, apocrifa, di un improbabile albero della vita, devitalizzato dal bianco assoluto. Che evoca fantasmi della sopraffazione imperiale, lente per guardare Roma“, “piombata lì, nell’antibagno della nostra presente inciviltà, fra Vasarely e distributori di bevande, casse d’acciaio, memore dei ramage Augustei“.

Festina lente (lat. “affrettati lentamente”), un ossimoro che ossimoro non è, celebre frase attribuita da Svetonio ad Augusto, esortazione a ad agire presto, ma con cautela. È l’invito di Giancarlino Benedetti Corcos, riportato inciso su una delle formelle sulla sinistra della parete di ceramica. Non c’è tempo, bisogna affrettarsi, sembra dire, per recuperare il meglio di noi come è stato consegnato all’Umanità dalla Storia, dalle Leggende, dal Mito che ci hanno preceduti. E allo stesso modo c’è invece tutto il tempo del mondo, se sappiamo prendercelo, se sappiamo ascoltare. Per vivere meglio. Tra Terra e Cielo. Dove siamo.  

Giancarlino Benedetti Corcos

Alfonsina Russo e Giancarlino Benedetti Corcos

Giancarlino Benedetti Corcos, è un artista (ma preferisce pittore). Diplomato presso L’Istituto Nazionale per la Grafica, studia poi architettura nei corsi di Bruno Zevi. Espone in molte gallerie romane, spesso accompagnando le mostre con sue performances basate su testi teatrali (“commediole” scritte a quattro mani con la compagna, oggi scomparsa, Laura Rosso, storica dell’arte, sua musa) o su figure immaginarie. Diversi i supporti su cui dipinge: ceramica, tela, legno, carta, materiali semplici o di recupero, lenzuola. Da otto anni usa la ceramica come campo di sperimentazione del progetto di architettura. Le sue opere sono state esposte tra l’altro alla Biennale di Venezia nel 2012 a cura di Vittorio Sgarbi, nell’appartamento di Innocenzo X e Olimpia a Sant’Agnese in Agone in occasione del 350esimo compleanno del Borromini, a cura di Achille Bonito Oliva e Francesco Giulio Mazzeo, a Neuss nel Castello di Benrath, New Orleans performance al Gary Keller, Macro Asilo a Roma.


Info stampa
Diana Daneluz
Media Relations
Mail: dianadaneluz410@gmail.com

Bologna, Palazzo Albergati: Grande successo per la mostra “Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente” che chiude con più di 125.000 visitatori

Visitatori in attesa di accedere alla mostra di Palazzo Albergati

A Bologna è stata proposta per la prima volta una straordinaria mostra: “Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente”.

Tre interpreti del mondo contemporaneo che dominano la scena artistica internazionale, riuniti in un inedito confronto a Palazzo Albergati.

Arthemisia prosegue nella nuova proposta di grandi mostre dedicate agli artisti contemporanei.

Chiude con 126.398 visitatori la mostra “Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente” a Palazzo Albergati.
Il pubblico – sia italiano che straniero – ha accolto con entusiasmo la proposta di Arthemisia, che ha scelto la città di Bologna per presentare in anteprima la mostra più “controcorrente” del momento, con tre grandi artisti della scena artistica contemporanea, molto discussi e molto amati.

Attraverso l’esposizione di 60 capolavori di Jago, Banksy, TvBoy (ma anche Obey, Mr. Brainwash, Ravo, Laika e Pau), la mostra ha messo in dialogo alcune delle storie più estreme e trasgressive della public art italiana e internazionale, suscitando riflessioni e reazioni sui più scottanti temi sociali di oggi.

Un successo per gli artisti, ma anche per Arthemisia – che si conferma un fondamentale promotore anche dell’arte contemporanea – e per la Città di Bologna, divenuta negli ultimi anni una delle principali mete culturali italiane.

Come dichiara la Presidente di Arthemisia Iole Siena“Per la mostra di Bologna abbiamo selezionato artisti di grande intelligenza, capaci di comunicare in maniera immediata col grande pubblico sui temi più attuali e spinosi della contemporaneità.  Mi fa molto piacere che la mostra abbia avuto il successo meritato e sono orgogliosa di aver contribuito ancora una volta a confermare la centralità di Palazzo Albergati di Bologna nella programmazione culturale italiana.”

La mostra, con il patrocinio del Comune di Bologna, è stata prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di PiumaPop House Gallery e Apapaia.
La mostra ha visto vede come sponsorPoema, come mobility partner Frecciarossa Treno ufficiale e Cotabo, come media partner Urban Vision ed è stata consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira.


Sede
Palazzo Albergati
Via Saragozza, 28
40123 Bologna

www.palazzoalbergati.com
www.arthemisia.it
T. +39 051 030141

Hashtag ufficiale
#BolognaControcorrente

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VVR Fashion Metaverse, il nuovo progetto digitale di Vitruvio Virtual Reality | Unico finalista europeo del premio MAD – Metaverse Architecture and Design Awards

Fashion Metaverse – Vitruvio Realtà Virtuale

VVR Fashion Metaverse

Il nuovo progetto digitale di Vitruvio Virtual Reality è l’unico finalista europeo del premio “MAD – Metaverse Architecture and Design Awards” promosso dalla rivista statunitense “INTERIOR DESIGN

Arte, moda, architettura e tecnologia si fondono in VVR Fashion Metaverse, il nuovo progetto digitale di interior design realizzato da Vitruvio Virtual Reality. Un’esperienza immersiva innovativa, uno spazio nel Metaverso dedicato al fashion e al luxury.
Tra oltre cento candidature arrivate da noti progettisti di tutto il mondo, Vitruvio Virtual Reality, con lo showroom VVR Fashion Metaverse, è l’unico studio europeo finalista del MAD – Metaverse Architecture and Design Awards nella categoria Built – Experiential, il premio internazionale promosso dalla rivista statunitense Interior Design in partnership con Digby che celebra il talento di studi creativi che realizzano progetti e spazi per il Web3. Essere selezionati come finalisti è un riconoscimento significativo per Vitruvio Virtual Reality e un attestato alla qualità e all’innovazione del progetto. Questo successo dimostra l’importanza di un approccio multidisciplinare che combina diversi linguaggi artistici per creare spazi digitali stimolanti.

Grazie all’uso della realtà virtuale, in VVR Fashion Metaverse gli utenti potranno immergersi completamente in un ambiente virtuale unico, che combina l’estetica artistica, le tendenze della moda più innovative e la bellezza dell’architettura moderna. Questa fusione di elementi crea un’esperienza coinvolgente e straordinaria per gli amanti della moda e per coloro che desiderano scoprire nuovi orizzonti.

VVR Fashion Metaverse, il nostro spazio dedicato al fashion e al luxury, è un’architettura sospesa, elegante e pura, progettata con libertà d’introspezione e incurante delle leggi della fisica. Uno showroom virtuale nel quale mettere in mostra abiti e accessori digitali con i quali è possibile interagire a vari livelli. Uno spazio luogo che abbiamo dedicato alla moda per celebrare le nuove frontiere digitale e creare un ponte tra i migliori marchi del fashion e del luxury e il metaverso” così racconta Simone Salomoni coordinatore del progetto e co-fondatore di Vitruvio Virtual Reality.

L’obiettivo principale di VVR Fashion Metaverse è quello di restituire uno spazio etereo in grado di vincere le leggi della fisica attraverso un’architettura imponente ma al tempo stesso leggera, sospesa in un paesaggio onirico dove alba e tramonto si susseguono senza soluzione di continuità. Questa innovativa esperienza nel metaverso apre nuove possibilità per i brand di moda, consentendo di presentare le loro collezioni in modo creativo e coinvolgente. VVR Fashion Metaverse rappresenta il punto di incontro tra la moda e la tecnologia, dove le barriere fisiche vengono superate e l’arte prende vita.

Ad oggi l’industria della moda sta scommettendo molto sul metaverso, utilizzando la piattaforma per raggiungere nuovi mercati e promuovere i suoi prodotti. Proprio sul metaverso è stata organizzata la prima Metaverse Fashion Week, quattro giorni di sfilate e tavole rotonde ospitate nel mondo virtuale 3D ai quali hanno partecipato i più grandi marchi del fashion. In questo contesto in continua espansione e molto apprezzato dal pubblico, si inserisce il nuovo progetto di Vitruvio Virtual Reality studio bolognese multidisciplinare specializzato in CGI e cinema 3D che da tempo collabora con alcune rinomate case di moda internazionali. Lo studio inoltre realizza spot pubblicitari, tour virtuali per mostre o eventi di moda, esperienze di realtà aumentata e virtuale. VVR Fashion Metaverse però “va oltre il fashion”, proponendo al pubblico un ambiente innovativo dove arte, architettura e design dialogano in un solo spazio.

Lo showroom si articola in due aree diverse collegate tra loro da una passerella. All’interno di ognuno dei due ambienti saranno esposti asset digitali, tra cui accessori e vestiti di alta moda, che sarà possibile veder sfilare indosso a modelli 3D. Si può vivere l’esperienza immersiva entrando in Spatial, anche senza essere utenti registrati: https://www.spatial.io/s/VVR-Fashion-Metaverse-63fcb8fe6d2cd1839a856afe?share=2474607036114180015


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