4^ Biennale Disegno Rimini: “Viaggio in una stanza” – Le opere dello Studiolo Rivi

Paul Jenkins, Phenomen a Noel, acquerello su carta, 1967. Foto Carlo Vannini
4^ Biennale Disegno Rimini
 
Mostra
VIAGGIO IN UNA STANZA
Una collezione d’arte moderna incorniciata all’antica.
Le opere dello Studiolo Rivi

Rimini, Museo della città, Saletta Bilancioni
4 maggio – 28 luglio 2024

Mostra a cura di Alessandra Bigi Iotti
 
Vernice per la stampa: venerdì 3 maggio 2024, ore 11.30, Rimini

Alla Biennale del Disegno di Rimini (4 maggio – 28 luglio) c’è una mostra che pone un originale dilemma: quadro o cornice? O meglio, da cosa si parte, cosa viene prima?
Consuetudine vuole che la seconda, ovvero la cornice, sia ancillare all’opera d’arte: prima l’artista crea l’opera, poi intorno ad essa un artigiano mette la cornice.

Ma in Italia c’è una collezione – e che collezione – dove a menar le danze è proprio la cornice, pur essedo il suo contenuto, ovvero il quadro, opera di artisti tra i più importanti del ‘900 italiano e non solo. I nomi degli “incorniciati” sono quelli di  Accardi, Afro, Alviani, Angeli, Appel, Arman, Baj,  Birolli, Bertini, Brunori, Bonalumi,  Capogrossi, Carmassi, Cassinari,  Corpora, Crippa, Dorazio, Dova, Fontana,  Fautrier, Guttuso, Hartung, Ligabue, Jenkins, Manzoni, Marca-Relli, Mastroianni, Masson, Mathieu, Mattioli, Melotti, Morandi, Munari, Music, Nigro, Perilli, Pomodoro, Rotella, Ruggeri, Sam Francis, Sanfilippo, Santomaso, Savelli, Scanavino, Schifano, Scialoia, Shimamoto, Schneider, Sironi, Sumi, Tancredi, Tapies, Tobey, Turcato, Vedova, Veronesi.

Giuseppe Santomaso, Sera a Castelfranco, tecnica mista su carta, 1957. Cornice toscana XVI secolo. Foto Carlo Vannini

Questa “rivoluzione” è frutto dello straordinario gusto – e competenza – di Lia e Daniele Rivi che non sanno dividersi tra due passioni: collezionano dagli anni ’80 carte di artisti italiani e stranieri degli anni ’50 e ’60 e preziose cornici antiche, dal XVI al XVIII secolo, che hanno il compito di ornare, impreziosire e personalizzare opere d’arte moderna con uno spiccato gusto per l’Informale italiano e internazionale.

Il loro Studiolo, spazio privato, contenuto, ma ricchissimo e oggetto di questa mostra raccoglie a oggi una settantina di opere che colpiscono sia per la bellezza e ricchezza delle cornici sia per la qualità, l’eleganza e l’omogeneità delle carte, le quali costituiscono una delle più raffinate e originali collezioni private di opere su carta degli anni centrali del XX secolo.

Perché unire un’opera d’arte moderna, informale o astratta, a una delicata e preziosa opera di ebanisteria e d’intarsio come una ricca cornice bolognese del XVII secolo? Quale il senso e il significato di tale operazione? La mostra, ospitata negli spazi del Museo della città di Rimini, cerca proprio di approfondire il problematico e stimolante rapporto tra quadro e cornice, affrontato in dettaglio nel catalogo dal Professor Pietro Conte, docente di estetica all’Università Statale di Milano.


Info: www.biennaledisegnorimini.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. +39 049.663499 | Rif. Simone Raddi simone@studioesseci.net
 
Ufficio Stampa Comune di Rimini
Tel. 0541 704262 | ufficio.stampa@comune.rimini.it
 
Ufficio stampa Apt Servizi Emilia-Romagna
Tatiana Tomasetta, cultura@aptservizi.com

Roma, Museo Orto Botanico: Fragile Ecosystem di Giulia Pompilj – Finissage 6 aprile 2024

FRAGILE ECOSYSTEM

Installazione di Giulia Pompilj


Finissage 6 aprile 2024
ore 17.30 su invito
 
Museo Orto Botanico – Serra Espositiva
Largo Cristina di Svezia, 23 A – 24 – Roma
 
Dall’8 marzo al 6 aprile 2024

Il giorno 6 aprile 2024 dalle 17.30 alle 20.00 si svolgerà presso la Serra Espositiva del Museo Orto Botanico – Sapienza Università di Roma il finissage del progetto espositivo ed installativo Fragile Ecosystem di Giulia Pompilj, con la collaborazione di Edoardo Tedone – soundscape design. 

Alle ore 18.30 la performance di Eva Grieco e Claudia Pelliccia

Fragile Ecosystem è una installazione, realizzata con tessuti e tinture di origine vegetale, che riflette sulla precarietà dell’ambiente naturale e richiama le silhouette e gli echi di un ecosistema in via di estinzione. I tessuti in cotone, attraversati dal vento, evocano l’effimero paesaggio di un mondo al suo stato terminale, nel quale, nascosto tra le pieghe, un debole bagliore resta in vita, a simboleggiare la resilienza della natura di fronte alle avversità. Al centro di Fragile Ecosystem è quella tensione che intercorre tra un ecosistema e gli elementi che lo compongono, spostando così il punto di osservazione sulla complessa rete di effimere relazioni di cui l’ambiente si nutre.

La forza di un ecosistema risiede nella sua capacità di ripristinare l’equilibrio in caso di perturbazioni. Tuttavia, tutti gli ecosistemi, se sottoposti a prove eccessive, possono rivelarsi fragili. La specificità e le condizioni che ne permettono lo sviluppo rendono alcuni ecosistemi più vulnerabili di altri: se una componente viene meno a causa di disturbi eccessivi o prolungati, anche gli ecosistemi più robusti possono subire danni irreparabili.

L’inserimento dell’opera all’interno del Giardino Botanico di Roma, luogo di biodiversità e di tutela della flora, apre un dialogo suggestivo sulla fragilità dell’esistenza biologica, coadiuvato dalla capacità dell’artista di trasformare processi materiali in veicoli narrativi e divulgativi.

Giulia Pompilj esplora la complessa trama di aspetti biologici, storici e sociali che plasmano gli ecosistemi. La curiosità intellettuale di Giulia ha trovato una vivace espressione presso la Design Academy Eindhoven nei Paesi Bassi, dove si è laureata nel dipartimento “Food Non-Food” nel gennaio 2020. Durante il suo percorso accademico, si è immersa nei mondi del bio e del research design. Durante lo stage a Mater Iniciativa, un centro di ricerca gastronomica in Peru, Giulia ha forgiato una metodologia distintiva: questo metodo coinvolge l’uso del processo di tintura naturale e della ricerca etnobotanica per trasformare le molecole vegetali in colori. Il risultato è una rappresentazione visiva della profonda connessione tra gli abitanti locali e il loro ambiente naturale. Giulia considera questa forma di ricerca, di intuizioni e scienza, un potente mezzo di comunicazione. L’impegno di Giulia per l’arte è riflesso nella serie di mostre internazionali alle quali ha preso parte. Le sue opere, come “What Does Colour Mean”, ora in mostra ad Hong Kong Design Institute e “WARMI” , mostrano la sua capacità di fondere arte e scienza. Oltre alle mostre, Giulia coinvolge il pubblico attraverso conferenze, workshop e pubblicazioni. Eventi notevoli includono “Dirty Dyes” presso il Textile Art Camp di Berlino, o “Behind the Beauty of Fashion”video proiettato durante New York Textile Month, oltre a contribuire a DAMN Magazine. Il suo impegno per l’istruzione si estende a workshop sui processi di tintura naturale, come “Tintura Naturale” presso OZ Officine Zero a Roma e “Natural Dye” presso BGK Holbeak in Danimarca o “Water Lab” per l’Università dell’Arte e del Design a Karlsruhe in Germania. Giulia ha partecipato a residenze artistiche, tra cui “Spark Narration” presso ACED ad Amsterdam e “Metabolic Relation” presso DieDAS a Saaleck, in Germania.


INFO

FRAGILE ECOSYSTEM
Installazione di Giulia Pompilj

Soundscape design: Edoardo Tedone
La mostra è accompagnata da una collezione di lampade in ceramica a tiratura limitata

Finissage 6 aprile 2024 ore 17.30 su invito
Degustazione a cura di Altrovino (www.altrovino.eu)

Museo Orto Botanico – Serra Espositiva
Largo Cristina di Svezia, 23 A – 24 – Roma

Apertura al pubblico: dall’8 marzo al 6 aprile 2024

Orari: dal lunedì alla domenica  9.00 – 17.30 (ultimo ingresso 16.30) – non è necessaria la prenotazione
Biglietteria: 06 49917107 (10:00 – 17:30)
Tariffe: intero 5,00 € (non è necessaria la prenotazione) – ridotto 4,00 € 6-18 anni; over 65; studenti universitari e scuole; soci enti convenzionati – gratuito 0-5 anni; studenti e personale Sapienza Università di Roma; diversamente abili e relativi accompagnatori; docenti accompagnatori di gruppi scolastici

Museo Orto Botanico
info-ortobotanico@uniroma1.it
https://web.uniroma1.it/ortobotanico

Giulia Pompilj
giuliapompilj@gmail.com
www.giuliapompilj.com

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
roberta.melasecca@gmail.com

Genova, Palazzo Ducale: GRANDE SUCCESSO della mostra “ARTEMISIA GENTILESCHI. Coraggio e passione” che chiude a oltre 80mila visitatori

Artemisia Gentileschi
Autoritratto in forma di allegoria della Pittura, con un ritratto maschile
sul cavalletto, 1630-35,
Olio su tela, 98×74,5 cm
Roma, Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini

Un grande successo per la mostra

“ARTEMISIA GENTILESCHI.
Coraggio e passione”

che chiude con oltre 80mila visitatori

Dallo scorso 16 novembre, dopo 137 giorni di apertura, ha chiuso lo scorso lunedì di Pasquetta la prima grande mostra a Genova dedicata a una delle artiste più amate di sempre: Artemisia Gentileschi.
Sono stati infatti 81.886 i visitatori – compresi tutti coloro che sono intervenuti ai numerosi eventi collaterali organizzati in occasione dell’esposizione – che, dal primo giorno, hanno potuto apprezzare e conoscere le opere e la vita di un’artista unica come Artemisia tra le sontuose sale dell’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale.
Un successo dove a parlare sono stati oltre 50 tra i maggiori capolavori di una delle artiste più potenti della storia, dalla vita appassionante, dolorosa, ricca di colpi di scena e di passione.

I visitatori, provenienti da quasi tutte le regioni di Italia e anche dall’estero, hanno manifestato un gradimento molto alto rispetto alla media, con una maggiore percentuale di commenti positivi sia sulle scelte curatoriali che sull’allestimento e la cura per testi, audioguide, ecc.

Curata dallo storico dell’arte Costantino D’Orazio, la mostra è stata promossa e organizzata da Arthemisia con Palazzo Ducale Fondazione per la CulturaComune di Genova e Regione Liguria ed è rientrata nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro 2023.
La mostra ha visto come sponsor Generali Valore Culturaspecial partner Ricolamedia partner Il Secolo XIXmobility partner Frecciarossa Treno Ufficialecharity partner Komen Italia e hospitality partner Hotel NH Centro di Genova.


Capita spesso che le persone mi domandino se il nome Arthemisia sia un omaggio alla omonima pittrice. Non è così, il riferimento originale al nome dell’azienda è legato a una pianta che ha magnifiche virtù, ma negli ultimi anni, ovvero da quando abbiamo iniziato a occuparci di Artemisia (Gentileschi), mi piace pensare che la coincidenza sia provvidenziale, dal momento che per me lei – più di qualsiasi altra artista – rappresenta il coraggio, la passione, la femminilità, il talento, quella forza delle donne di cui oggi si parla tanto e di cui è diventata emblema già quattrocento anni fa.Artemisia vive nella prima metà del Seicento, in una società dominata dagli uomini; cresce all’ombra di un padre famoso, Orazio Gentileschi, che segnerà per sempre il suo destino: prima la introduce alla pittura incoraggiandone la naturale predisposizione, poi le presenta l’uomo che, stuprandola, la farà paradossalmente diventare una pittrice nota e amata, infine si prenderà involontariamente il merito diaver dipinto i quadri di sua figlia, almeno fino a una ventina di anni fa, quando Artemisia viene riscoperta dal mondo dell’arte e diventa in breve tempo una delle artiste più amate di ogni tempo.È indubbio che la sfortuna degli artisti ne aiuti la fortuna – la tragedia che si cela dietro le pennellate crea un’empatia fortissima con chi osserva le loro opere – e Artemisia deve molto del suo successo anche a quello stupro, che la fece diventare protagonista del primo processo mediatico della storia.Se non avete mai letto gli atti del processo della Gentileschi vi invito a farlo, sono toccanti. I giudici ecclesiastici parlano in latino e lei risponde in volgare, loro insinuano continuamente che se è stata stuprata tutto sommato se lo è cercato, lei si difende come una tigre raccontando dettagliatamente i fatti. L’amico di suo padre, Agostino Tassi, l’ha violentata più volte, promettendole un matrimonio riparatore che ovviamente non ci sarebbe mai stato. E sotto processo finisce di fatto lei, la vittima, di facili costumi secondo la visione dell’epoca. Si potrebbe dire che non c’è molto di nuovo sotto il sole, visto che a distanza di quattrocento anni leggiamo ogni giorno più o meno le stesse cose. Artemisia vince il processo ma perde lo stesso, sconfitta dal giudizio morale che punisce più della legge.Poteva nascondersi da qualche parte, scomparire; e invece l’esperienza più difficile della sua vita sitrasforma nella sua forza.Dopo il processo Artemisia diventa l’artista più richiesta nelle corti d’Europa, viaggia da una cittàall’altra, si sposta a Firenze, Venezia, Londra, Napoli, ha un marito di facciata e un amante che non nasconde, ha quattro figli; diventa quello che oggi definiremmo una donna realizzata, libera, che vive del suo lavoro e si muove a suo agio in una società dove tutto questo non era affatto previsto, precorrendo i tempi e lasciandoci un grande insegnamento. Non si dimenticano mai i momenti difficili della vita, e le opere di Artemisia trasudano di dolore, odio e vendetta, sono traboccanti di passione per la vita. Credo sia questo che ci faccia amare profondamente la Gentileschi, che abbiamo l’orgoglio di celebrare con la nuova bellissima mostra genovese.


Hashtag ufficiale
#ArtemisiaGentileschiGenova

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T +39 06 69380306

Roma: Hyunnart Studio presenta “Just a ride” personale di Bahar Hamzehpour

Bahar Hamzehpour
Just a ride
 
Hyunnart Studio
Sabato 13 aprile 2024, dalle ore 18.00
13/04/2024 – 18/05/2024
a cura di Roberto Piloni

Sabato 13 aprile, Hyunnart Studio presenta “Just a ride”, personale di Bahar Hamzehpour, artista e tecnico di laboratorio presso la cattedra di Grafica d’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Roma.
In mostra una selezione di lavori che testimoniano i tratti salienti della sua ricerca. Bahar Hamzehpour in molte sue opere si serve di parole che si sovrappongono e si infittiscono sempre di più, fino a creare dei grovigli neri e indistinti di pigmento concentrato, ma soprattutto realizza composizioni nelle quali il linguaggio esprime la notevole complessità della comunicazione, la necessità di esplorare il proprio io e l’inevitabile sfida di riuscire a farlo in modo profondo. L’artista concepisce opere composte da gesti e segni attraverso i quali emergono immagini che hanno molto a che fare con lo sprigionamento di energia compressa, emissioni quasi inarrestabili di forze finalmente liberate. In altri termini rappresentano delle manifestazioni che incarnano una visione di disfacimento e di conseguente riscatto finale. La fase processuale in questo suo operare è determinante.

C’è un ulteriore aspetto molto interessante nelle sue opere più recenti. La leggerezza e la fragilità apparente, sia dei materiali che Bahar utilizza, sia del modo in cui vengono presentati, cela invece tematiche spesso complesse e dolenti. Laddove l’azione e il gesto fisico sono indispensabili per la costruzione dell’immagine, ancora una volta l’aspetto posto in risalto è legato alla fase di elaborazione, al processo di lavoro appunto, come nel caso di Isteria, un’installazione a parete composta da 441 forcine per capelli piegate e deformate una ad una e successivamente allineate a formare un grande rettangolo a parete. Come lei stessa dichiara, “Questo processo di deformazione non è solo un atto artistico, ma una rappresentazione della nostra esperienza di vita: cadere, rialzarci e cercare di rimetterci insieme. Le forcine deformate da tante persone diventano così un’opera collettiva, simboleggiando la bellezza che può emergere anche dalla deformazione. In definitiva, questo lavoro di nuovo riflette il senso di bellezza che affiora dall’assurdità della vita. Una semplice azione si trasforma in un simbolo di resistenza e ricerca di significato in un mondo caotico”.

Opere in mostra:
–  Ire-volution, 2023, xilografia, carta di riso cinese, cm 600 x 67
Just a ride, 2024, grafite, carta di riso cinese, cm 400 x 30
Isteria, 2024, forcine in metallo per capelli, cm 136 x 100
I Suoi Occhi, 2024, tecnica mista, carta di riso cinese, cm 180 x 120

Bahar Hamzehpour è nata a Tehran e da otto anni vive a Roma. Dopo aver conseguito il Diploma Accademico in Grafica d’Arte e Tecnologie dei Materiali Cartacei presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, ha focalizzato la sua pratica artistica sull’incisione calcografica e sulla creazione di carta artigianale. Il suo interesse per l’arte spazia attraverso diverse forme e modalità di espressione, con una particolare attenzione ai temi sociali e alla condizione della donna. La sua ricerca artistica si concentra principalmente sulle questioni di genere e societarie. Nel corso degli ultimi dieci anni, Bahar ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, Tra le mostre recenti:

2024 – III° Rassegna Biennale Fiber Art, a cura di M. Giuseppina Caldarola e Pierfrancesco Caprio. Ex Museo Civico, Ex Monte di Pietà, Museo Nazionale del Ducato di Spoleto – Rocca Albornoziana, Galleria Officina d’Arte&Tessuti, Spoleto (PG)

2023 – Sguardo Di Confine. L’arte femminile tra archeologia e presente, Museo MAV – Ercolano (NA).

2022 – La Metà Nascosta Della Luna, a cura di M. Giuseppina Di Monte, Francesca Colantonio e Giulia Maccauro. Museo Hendrik Christian Andersen – Roma.

2022 – Dalle carte d’ARchivio alle carte d’Artista. Erbari, foglie e fogli di carta: risorse per la creatività. Sala Alessandrina, Archivio di Stato – Roma.

2022 – Impressum Est. Libri d’artista fra Private Presses e Accademia di Roma, a cura di Marina Bindella e Beatrice Peria. Salone Borromini, Biblioteca Vallicelliana – Roma.

2022 – Carta Coreana HANJI. L’Arte Contemporanea incontra un sapere antico, Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese – Roma.

2021 – Alfabeti Riflessi. Arte e scrittura oltre i confini, Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette – Roma.

2021 – II° Rassegna Biennale Fiber Art, a cura di M. Giuseppina Caldarola e Pierfrancesco Caprio. Ex Museo Civico, Ex Monte di Pietà, Museo Nazionale del Ducato di Spoleto – Rocca Albornoziana, Galleria Officina d’Arte&Tessuti, Spoleto (PG)

2019 – Nell’acqua e nel colore, a cura di Laura Salvi e Riccardo Ajossa. Istituto Culturale Coreano – Roma.


INFORMAZIONI
Hyunnart Studio – Roma, Viale Manzoni 85-87
13 aprile – 18 maggio 2024
Inaugurazione 13 aprile 2024, ore 18.00
Orario settimanale: dal martedì al venerdì, ore 16,00-18,30
Email: pdicapua57@gmail.com

Rimini, Museo della Città “L. Tonini”: I MIGLIORI VIAGGI DELLA NOSTRA VITA. Disegni e storie di avvistamenti, rotte, transiti

4^ Biennale Disegno Rimini
“Ritorno al Viaggio”
Rimini, sedi varie.
20 aprile – 28 luglio 2024
Progetto a cura di Massimo Pulini

Dai taccuini di Felice Giani a quelli di Mattotti, dagli acquerelli settecenteschi al Novecento di Thayaht, dalle incisioni di Piranesi ai disegni di Morandi, Fontana, Fautrier per giungere agli artisti contemporanei – Torna a Rimini la Biennale del Disegno con la quarta edizione dal titolo: “Ritorno al Viaggio, dal Grand Tour alla fantascienza” che, dal 20 aprile al 28 luglio, apre 12 mostre in contemporanea – Protagonisti i luoghi simbolo della città: dal Museo della città a Castel Sismondo, dalla Biblioteca Gambalunga al Palazzo del Fulgor, al Grand Hotel.

Dopo la parentesi causata dal Covid-19, torna a Rimini la Biennale del Disegno, organizzata dal Comune di Rimini.

Questa quarta edizione, dal titolo “Ritorno al Viaggio, dal Grand Tour alla fantascienza”, si terrà dal 20 aprile al 28 luglio, con il suo format di mostre dislocate nelle diverse sedi istituzionali: Museo della Città, Biblioteca Gambalunga, Palazzo del Fulgor e Castel Sismondo. Inoltre il Circuito Open, espressione del dialogo diretto e interagente con la città e il suo territorio, che comprende altre esposizioni in spazi privati e pubblici (gallerie, studi d’artisti e d’architettura, librerie).

12 mostre in contemporanea espongono 1.000 disegni che provengono dall’Accademia Reale di San Fernando di Madrid e dai Fonds Regionale d’Art Contemporain de Picardie, da importanti collezioni private come i disegni di Morandi, Fontana e Fautrier, che spaziano dai taccuini di viaggio di Felice Giani a quelli di Lorenzo Mattotti dalle incisioni di Piranesi al Novecento di Thayaht. E ancora dai Carteles del cinema cubano ai disegni del primo film d’animazione italiano “La Rosa di Bagdad” per giungere agli artisti contemporanei che espongono nel Cantiere Disegno.

Il tema di questa edizione, curata da Massimo Pulini, è il Ritorno al viaggio come esito e ispirazione, ma anche come registrazione e contaminazione dal presente al passato. Quel che hanno prodotto gli artisti in questo tempo epocale, ma anche quello che, nei secoli passati, hanno espresso grazie ai viaggi, come durante la stagione del Grand Tour (il lungo viaggio nell’Europa continentale intrapreso dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere) preso a stella polare di questa ripartenza della Biennale.

La formula dell’evento è quella già sperimentata nelle precedenti edizioni, composta da un corollario di esposizioni parallele e congiunte, incontri con specialisti, studiosi e giornalisti, reading, conferenze, performance, lezioni, art talk, atelier didattici attorno al disegno in tutte le sue accezioni.

Info: www.biennaledisegnorimini.it

Vito Capone, Libro, carta fatta a mano, 2000, Foto Franco Cautillo

Per i navigatori che si fermano a Horta è norma lasciare sulla muraglia del molo un disegno, un nome, una data. È un muro lungo un centinaio di metri dove si sovrappongono disegni di barche, colori di bandiere, numeri, frasi“.
(Antonio Tabucchi, Donna di Porto Pim).

4^ Biennale Disegno Rimini
 
Mostra
I MIGLIORI VIAGGI DELLA NOSTRA VITA
disegni e storie di avvistamenti, rotte, transiti
Rimini, Museo della Città “L. Tonini”
4 maggio – 28 luglio 2024

A cura di Eleonora Frattarolo, con la partecipazione di Enrico Fornaroli (curatela opere Lorenzo Mattotti) e Andrea Lo Savio (curatela opere Vuitton travel books).
 
Vernice per la stampa: venerdì 3 maggio 2024, ore 11.30, Rimini
Antonio Gall, Israel tank, 2006, pastelli e matita su carta,
foto La nuova Tinaia

La Biennale del Disegno, organizzata dal Comune di Rimini e curata da massimo Pulini, presenta al Museo della Città, tra le altre esposizioni, I migliori viaggi della nostra vita: disegni e storie di avvistamenti, rotte, transiti.
Nella mostra, curata da Eleonora Frattarolo, sono esposti disegni in bianco e nero, a colori, su carta, su ceramica, in video, che 15 artisti hanno creato per fermare la memoria visiva di un viaggio, e, con essa, frammenti di tempo della propria vita.

Si tratta di viaggi esemplari, ad alta densità emotiva e spirituale, che hanno generato opere d’arte potenti per forma e significato. In un’epoca in cui il modello culturale del viaggio è preconfezionato dalle agenzie di viaggio e dal conformismo social, I migliori viaggi della nostra vita riempie di stupore e di meraviglia per l’assoluta bellezza e singolarità delle immagini esposte. La mostra è divisa in due sezioni; la prima dedicata a geo-grafie di viaggi e transiti in paesaggi memorabili, la seconda a rotte e avvistamenti mentali, intimi e segreti.     

1a sezione: La memoria del viaggio
 
Davide Benati-Taccuini tra Oriente e Occidente
Rufoism-Di mare e altri luoghi blu
Karin Andersen-Time to leave (video)
Lorenzo Mattotti-Viaggi nelle città (a cura di Enrico Fornaroli)
Louis Vuitton travel books- G. Giandelli, Icinori, T. Ott,  (edizioni a stampa e tavole originali-a cura di Andrea Lo Savio)
 
2° sezione: Voyage autour de ma chambre
 
Robert Longo-Johnny Mnemonic-VR Headset (SC #45)
Gianni Moretti-I segreti
Antonio Galli-Areoplani e voli erotici
Vito Capone-Parole intrappolate in libri misterici
Massimiliano Galliani-Rotte di una strana matita
Andrea Barin-Viaggio nella stanza in solitaria
Antonio Riello, Gabriele Bonato-Cose di nomadi

La mostra è curata da Eleonora Frattarolo, con la partecipazione di Enrico Fornaroli (curatela opere Lorenzo Mattotti) e Andrea Lo Savio (curatela opere Vuitton travel books).

La Biennale del Disegno è organizzata dal Comune di Rimini ed è curata da Massimo Pulini.


Info: www.biennaledisegnorimini.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. +39 049.663499 | Rif. Simone Raddi simone@studioesseci.net
 
Ufficio Stampa Comune di Rimini
Tel. 0541 704262 | ufficio.stampa@comune.rimini.it
 
Ufficio stampa Apt Servizi Emilia-Romagna
Tatiana Tomasetta, cultura@aptservizi.com,
Tel. 0541-430190 | www.aptservizi.com

Ganzirri (ME), FORO G gallery: “Mavare – il potere del femminile”, a cura di Roberta Guarnera e Mariateresa Zagone

Mavare banner

Venerdì 12 aprile, alle ore 18.00, presso la FORO G Gallery di Via Lago Grande a Ganzirri, Messina, avrà luogo il vernissage della mostra “Mavare – il potere del femminile”, a cura di Roberta Guarnera e Mariateresa Zagone. Le opere sono il frutto della selezione di un numero maggiore di lavori pervenuti a seguito del lancio dell’open call che ha inteso far lavorare gli artist* sul potere di guarigione e creare il collegamento tra l’azione/creazione taumaturgica dell’arte e il proprio potere personale.

Le Mavare erano quelle donne che, in società patriarcali che toglievano loro diritti e dignità, acuivano il loro “sentire”, tramandavano saperi tutti femminili fatti di riti e piante, di nenie e aruspicina, di fasi lunari e fondi di caffè e che, semplicemente, riuscivano a vedere meglio le cose, erano guaritrici.

Erano nate con la capacità, o il dono (o, forse, la maledizione) di non avere filtri sugli occhi né nella mente.
Per questo venivano, ben prima dei tempi delle nostre nonne, bollate come streghe.
E per questo facevano paura – come fa paura chi dice la verità.

Noi donne, in questi rigurgiti di maschilismo tossico, siamo streghe quando ci poniamo domande, quando vogliamo capire. Quando ci ribelliamo ad una regola, quando ragioniamo con la nostra testa, quando scegliamo di usare il potere personale per la nostra crescita e non lo sacrifichiamo per la crescita dell’altro. E per questo ancora oggi esistono le streghe – ed esiste chi le vuole bruciare. E strega (o stregone) è chiunque non abbia paura di esplorare le proprie ombre.

Le venti opere in mostra (+ 2) provengono da varie regioni italiane (Sicilia, Toscana, Campania, Calabria) e vogliono essere una prima parziale mappatura di tradizioni, usi, nenie, riti, legati al potere del femminile.
La mostra sarà visitabile fino a sabato 20 aprile negli orari riportati online della galleria.


FORO G gallery
foroggallery.com
Via Lago Grande 43B 98165 Ganzirri (ME)
forog.gallery@gmail.com
Instagram: @forog.gallery

Roma, Galleria Biblioteca Angelica: DE AQUA – 30 artisti d’oggi riflettono sull’acqua

Maria Letizia Volpicelli
Lo zampillo, 2015 
arazzo in lana, cotone, seta 
cm 40×40
DE AQUA
30 artisti d’oggi riflettono sull’acqua

A cura di Stefania Severi
 
Inaugurazione mercoledì 3 aprile 2024 ore 17.00
 
Galleria Biblioteca Angelica
Via di Sant’Agostino 11, Roma
 
Fino all’8 aprile 2024

Mercoledì 3 aprile 2024 alle ore 17.00, inaugura, presso le sale della Galleria della Biblioteca Angelica, prestigioso spazio espositivo adibito alle mostre di arte contemporanea, il progetto De Aqua – 30 artisti riflettono sull’acqua, a cura di Stefania Severi, promosso e organizzato dalla FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori e Federintermedia, fortemente voluto dal Presidente della FUIS, Natale Antonio Rossi.

Infatti, la FUIS, che recentemente ha ampliato il suo campo di interesse aprendosi anche all’arte contemporanea, intende far riflettere, con questa esposizione, in prima istanza gli artisti e poi tutti coloro che visiteranno la mostra, sul tema dell’acqua che, in quest’epoca di grandi cambiamenti climatici e di tante problematiche politiche, è diventato centrale come non mai per la popolazione mondiale.

In esposizione 30 opere di altrettanti artisti i quali hanno offerto variegate interpretazioni del tema: l’acqua come elemento fisico, metafisico e panteistico; la visione mitica; i risvolti politici e sociologici; il rapporto con l’arte. Varie le tecniche: pittura (acquerello, olio, encausto), scultura (gesso, ceramica, porcellana), grafica, grafica al computer, vetrata Tiffany, libro d’artista, fotografia, arazzo. 

Gli artisti, uomini e donne quasi in pari numero, sono: Raffaele Arringoli, Lidia Bagnoli, Massimo Campi, Anna Caser, Lucio Castagneri, Giulio Cavanna, Michela Cesaretti, Carolina De Cecco, Anna Dell’Agata, Raffaele Della Rovere, Angelo Falciano, Antonella Iovinella, Massimiliano Kornmüller, Luigi Manciocco, Roberto Mannino, Raffaella Menichetti, Patrizia Molinari, John David O’Brien, Lina Passalacqua, Maria Luisa Passeri, Vittorio Pavoncello, Rita Piangerelli, Lillo Santoro, Placido Scandurra, Isabella Tirelli, Lucio Trojano, Sandro Trotti, Romana Vanacore, Piero Varroni, Maria Letizia Volpicelli.

Nel catalogo, a cura della FUIS, i testi di Natale Antonio Rossi e Stefania Severi ed una poesia di Marco Corsi.

Isabella Tirelli
Nereide, 2024
pittura digitale stampata su tela con interventi dipinti a mano.
cm 60×45

Nel corso dell’evento sono previsti i seguenti incontri:

/ Venerdì 5 aprile ore 15.30 – 18.00
Incontro sulla tutela della proprietà intellettuale, focus sul diritto di seguito, sulla contrattualistica per l’arte e su Federintermedia, organismo di gestione collettiva del Diritto d’Autore.

/ Sabato 6 aprile ore 17.00 – 19.00
I poeti leggono le loro poesie sull’acqua. 

/ Lunedì 8 aprile ore 17.00
Presentazione del volume Gli Artisti di oggi e l’Arcadia. 

La F.U.I.S. Federazione Unitaria Italiana Scrittori è nata nel 2009, federando tre organizzazioni sindacali: il Sindacato Libero Scrittori Italiani – SLSI-CISL, il Sindacato Nazionale Scrittori – SNS-CGIL e l’Unione Nazionale Scrittori e Artisti – (UIL UNSA). La FUIS tutela e organizza gli scrittori di opere a stampa (nonché di ebook, di audiolibri, di testi in I.A.), gli autori e gli artisti associati per la loro qualità di produttori di opere dell’ingegno letterario e artistico con la finalità della tutela del loro lavoro professionale e dei loro diritti d’autore.



DE AQUA
30 artisti d’oggi riflettono sull’acqua
A cura di Stefania Severi
Promossa da FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori e Federintermedia
In collaborazione con Apriti Sesamo Cooperativa Sociale Onlus

Inaugurazione mercoledì 3 aprile 2024 ore 17.00
Fino all’8 aprile 2024
Orari
: tutti i giorni feriali ore 11.00 – 19.00; domenica chiuso
 
Galleria Biblioteca Angelica
Via di Sant’Agostino 11 – Roma
+ 39 066840801
b-ange@beniculturali.it
www.bibliotecaangelica.beniculturali.it
F.U.I.S. Federazione Unitaria Italiana Scrittori
Via Pietro Cossa 13 – Roma
tel. 066833646
info@fuis.it
www.fuis.it
 
Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
roberta.melasecca@gmail.com

Pistoia, Palazzo Buontalenti: ’60 POP ART ITALIA

Roberto Crippa, La mia Marilyn, 1964, collage su tavola, cm 117 x 68. Collezione privata, Courtesy Farsettiarte, Prato © ROBERTO CRIPPA, by SIAE 2024
PISTOIA | PALAZZO BUONTALENTI
 
16 MARZO – 14 LUGLIO 2024
’60 POP ART ITALIA
 
A cura di Walter Guadagnini
 
Una grande mostra, un viaggio nei centri italiani della Pop Art con i maggiori esponenti di questo fenomeno artistico,
dalla “Scuola di Piazza del Popolo” alla “Scuola di Pistoia”
da Mario Schifano a Tano Festa, da Franco Angeli a Mimmo Rotella, da Enrico Baj a Valerio Adami, da Emilio Tadini a Michelangelo Pistoletto, da Ugo Nespolo a Piero Gilardi.

In programma a Palazzo Buontalenti la grande mostra ’60 Pop Art Italia, fino al 14 luglio 2024,realizzata da Fondazione Pistoia Musei e promossa da Fondazione Caript con il sostegno di Intesa Sanpaolo.
La rassegna, curata da Walter Guadagnini, presenta 70 opere che ricostruiscono le vicende della Pop Art in Italia, attraverso i suoi maggiori esponenti, tra cui Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Mario Ceroli, Pino Pascali, Fabio Mauri, Jannis Kounellis, Renato Mambor, Titina Maselli, Giosetta Fioroni, Laura Grisi, Enrico Baj, Valerio Adami, Emilio Tadini, Michelangelo Pistoletto, Ugo Nespolo, Piero Gilardi, Concetto Pozzati, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi.

Prestigiosi i prestiti che provengono da alcune importanti istituzioni pubbliche come la Galleria d’Arte Moderna di Palermo, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, il Mart di Trento e Rovereto, i Musei Civici Fiorentini, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da collezioni private di statura istituzionale come quella di Intesa Sanpaolo o da gallerie e collezionisti che possiedono alcuni capolavori di questi artisti.

Il percorso espositivo si configura come un viaggio nei principali centri d’irradiazione italiani di questo fenomeno prettamente metropolitano, nato a Londra nel 1956 e sviluppatosi in contemporanea nei grandi centri urbani dove la moderna società dei consumi e delle comunicazioni di massa si manifesta in maniera più evidente, da New York a Los Angeles e quindi in Europa, al punto da divenire la principale espressione artistica degli anni Sessanta del secolo scorso.

Un itinerario tra quelle città – come Roma, Milano, Torino, Venezia, Palermo e Pistoia – che, attraverso una serie di connessioni, hanno recepito i temi e i linguaggi della moderna società dei consumi e della comunicazione di massa creando un terreno fertile per la diffusione della Pop Art. Un periodo di straordinaria vivacità e ricchezza creativa grazie agli artisti che hanno guardato alla scena internazionale, all’attività delle gallerie private, dei critici d’arte che hanno intessuto i rapporti tra l’Italia e il resto del mondo, dei collezionisti, delle riviste e delle istituzioni pubbliche che hanno saputo cogliere le novità e dare loro il giusto rilievo. Notevole è la presenza in mostra di importanti artiste, alle quali è dedicato anche un saggio in catalogo, un ulteriore segno di quella spinta al rinnovamento e alla messa in discussione dello status quo che investono la società e la cultura italiana del decennio.

Il viaggio prende avvio da Venezia, con la storica Biennale d’Arte del 1964, che ospita quattro artisti americani che anticipano la Pop Art: Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Jim Dine e Claes Oldenburg.

Ettore Innocente, Jasper Johnson alla Casa Bianca, 1964, oggetti e smalto su tela, cm 181 x 120 x 21,5. Collezione eredi Ettore Innocente. Ph: Giovanni Isopi

Rauschenberg vince il Gran premio per la pittura segnando l’affermazione della Pop Art e dell’arte americana sulla scena mondiale. Il percorso si apre proprio con tre lavori di Robert Rauschenberg (Blue Exit, 1961), Jasper Johns (Flag, 1969) e Roy Lichtenstein (Yellow and Black Brushstroke – Eat Art, 1970-1971) invitato alla Biennale del 1966, opere di autori che generano immediate reazioni negli artisti italiani che si appropriarono del loro stile e anche delle icone della società statunitense. Mimmo Rotella, ad esempio, in L’ultimo Kennedy (1963) usa un manifesto relativo alla visita in Italia del 1963 di John Fitzgerald Kennedy per comporre il ritratto del presidente americano con la tecnica del décollage, Ettore Innocente (Jasper Johnson alla Casa Bianca, 1964) cita le opere di Jasper Johns e allude con ironia a Lyndon Johnson, appena incaricato di succedere a Kennedy assassinato proprio alla fine del 1963, mentre Roberto Crippa (La mia Marilyn, 1964) si concentra sul mito hollywoodiano di Marilyn Monroe.

Un’ampia sezione si focalizza su Roma, il principale centro artistico nazionale di quegli anni, dove raggruppati nella “Scuola di Piazza del Popolo”, così chiamata in onore del Caffè Rosati e della Galleria La Tartaruga situati nei pressi della piazza, si ri trovano Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Mario Ceroli, Pino Pascali, Fabio Mauri, Jannis Kounellis, Titina Maselli, Giosetta Fioroni, Laura Grisi e altri ancora, sostenuti da galleristi quali Plinio de Martiis e Giuseppe Liverani, o da intellettuali quali Alberto Moravia e Goffredo Parise.

Il gruppo si caratterizza per varietà di stili e linguaggi. Si va dalle soluzioni liriche, come la nave di Jannis Kounellis, o il cielo americano vagheggiato da Tano Festa (Cielo NewYorchese, 1966) all’analisi della politica del presente e del passato che emerge nei simboli imperiali della lupa capitolina (Testa di lupa capitolina che sbava, 1964) e dell’aquila americana (Frammento romano, 1965) ripresi da Franco Angeli, dal profilo del Segretario della Difesa americano Robert McNamara (1961-1963) di Sergio Lombardo al chepì, un copricapo militare francese, imbiancato da Gianfranco Baruchello (La révision du procès, 1962), per ricordare la lotta di liberazione dell’Algeria dal dominio coloniale della Francia.

Giosetta Fioroni, Particolare della nascita di Venere, 1965, olio su tela, cm 100 x 200. Collezione Intesa Sanpaolo Credito immagine: Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo / foto Paolo Vandrasch, Milano

Nelle opere pop i riferimenti all’arte del passato dialogano con le allusioni alla cultura e alla società contemporanea. Se Giosetta Fioroni (Particolare della nascita di Venere, 1965) e Mario Ceroli (Goldfinger / Miss, 1964) rivisitano, trasformandola, la Venere di Botticelli, Renato Mambor crea rebus visivi accostando i monumenti romani come il Colosseo a silhouette di animali (Zebra e Colosseo, 1965).

Gli oggetti quotidiani contribuiscono a dare forma alle rappresentazioni della società degli anni Sessanta. Le opere di Laura Grisi (Model Car Racing, 1967) e Pino Pascali (Baco da setola, 1968) alludono alla civiltà dei consumi e alle sue diverse manifestazioni scegliendo soggetti e materiali sorprendenti; Cesare Tacchi (Sul divano a fiori, 1965) sfrutta invece un elemento tipico dell’arredo borghese, la stoffa trapuntata, per rappresentare scene di vita domestica.

Nella mostra di Pistoia non manca un affondo su Mario Schifano che inizia la sua ricerca con opere monocrome che rimandano all’essenzialità delle forme degli schermi e della segnaletica stradale, ma che già nel 1963 introducono i simboli più riconoscibili del consumismo e dell’influenza americana sugli stili di vita, come i loghi di Coca Cola o Esso. Se Schifano evoca le merci in forma di loghi e icone accompagnandoli con la scritta “tutta propaganda”, Titina Maselli con la sua bottiglia di Acqua minerale le presenta per quello che sono. Anche il corpo, frammentato e riprodotto all’infinito dal cinema e dai media, diventa merce. Umberto Bignardi ritaglia la bocca di Sofia Loren da una rivista, mentre Claudio Cintoli probabilmente riproduce nel suo dipinto quella di Ursula Andress, attrice cult del film Agente 007 – Licenza di uccidere del 1962, che divenne modello per il murale realizzato all’interno del Piper club a Roma, uno dei locali iconici della capitale cui si deve un impulso decisivo all’affermazione della musica Beat in Italia.

Proseguendo verso nord, le sale dedicate a Pistoia, presentano le opere di quattro autori, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi, collettivamente denominati “Scuola di Pistoia”.

Gianni Ruffi, Riposo, 1965, tempera su legno ritagliato, cm 95 x 75 x 5. Collezione dell’artista, Archivio Aurelio Amendola

Quello di Pistoia è un caso unico nel panorama artistico degli anni Sessanta. Muovendo dal piccolo capoluogo di provincia questi artisti sono in grado di dialogare, ciascuno con un proprio linguaggio personale e caratterizzato, con le forze più innovative della ricerca artistica del periodo e di fornire una precisa e riconoscibile interpretazione della Pop Art.

L’itinerario continua a Torino, dove le gallerie Il Punto e Sperone, in collaborazione con la galleria Sonnanbend di New York e Parigi, introducono in Italia i lavori di Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Robert Rauschenberg. In questo clima crescono ed espongono autori come Michelangelo Pistoletto con i suoi quadri specchianti (Scala, 1964) e Piero Gilardi con i tappeti-natura (Cocomeri, 1966), due personalità che saranno presto protagoniste del fenomeno artistico dell’Arte povera nato proprio a Torino, oltre ad Aldo Mondino e Ugo Nespolo che rappresentano invece una versione particolarmente ironica e giocosa del linguaggio pop, che mischia riferimenti alla tradizione artistica moderna con i più popolari giochi enigmistici e puzzle. A questi autori si aggiungono nomi più defilati come Pietro Gallina o Anna Comba.

Enrico Baj, La mondana con gli ultracorpi, 1959, olio, collage, ovatta, vetri, passamaneria su tela ready-made, cm 92 x 73. Collezione privata, Courtesy Gió Marconi, Milano

Milano, punto di riferimento per la modernizzazione del Paese, anche in ambito artistico, vede affermarsi una versione della Pop Art più prossima al Nouveau Réalisme francese, e in seguito, anche per l’azione della Galleria Milano e dello Studio Marconi, un’altra d’ispirazione londinese, con autori quali Valerio Adami, Lucio Del Pezzo, Emilio Tadini. A questi si aggiunge Enrico Baj che, unendo gusto kitsch a raffinate citazioni, riesce a creare un collegamento tra dadaismo, surrealismo e Pop Art.

Questo tour lungo la Penisola, che tocca realtà come Firenze, Bologna e Genova, ciascuna delle quali ha ricoperto un ruolo particolare nella diffusione della Pop Art in Italia con autori come Alberto Moretti, Roberto Malquori, Elio Marchegiani, Concetto Pozzati, Plinio Mesciulam, giunge infine a Palermo dove, a fronte di una situazione sociale complessa, si assiste alla formazione di una scena culturale vivacissima, come dimostrano le due edizioni della mostra Revort, che nel 1965 e nel 1968 presentano i maggiori rappresentanti della Pop Art internazionale nel capoluogo siciliano. Animatore di queste vicende è il musicologo Antonio Titone che per alcuni anni si dedica alla pittura con opere dal linguaggio pop particolarmente originali.

La rassegna si completa con l’ultima sezione dove s’incontrano due figure icona della Pop Art inglese e statunitense: Richard Hamilton e Andy Warhol. Del primo si presenta una delle sue opere più conosciute, Swingeing London, che ritrae il musicista Mick Jagger e il gallerista Robert Fraser durante il loro arresto per droga nel 1967; del secondo, una serigrafia della serie Flowers, che racconta un immaginario psichedelico che segnerà a sua volta gli anni Settanta ormai alle porte.

Fabio Mauri, Senza titolo, 1968, acrilico su tela emulsionata, cm 89 x 110. Courtesy: Collezione Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani, Bologna. Ph: Carlo Favero

Le opere di Fabio Mauri e Franco Angeli, ancora pop nello stile, ma ben diverse nei contenuti, registrano la crisi della fase del “boom economico” tra contestazioni politiche e sociali.

La mostra è corredata da un volume edito da Electa con un testo critico dedicato al contesto storico artistico della Pop art italiana di Walter Guadagnini, e affondi tematici di Raffaella Perna, Helga Marsala e Marco Bazzini; chiude il catalogo una sezione con apparati biografici e bibliografici.

L’esposizione è realizzata da Fondazione Pistoia Musei e Fondazione Caript con il sostegno di Intesa Sanpaolo, con il patrocinio di Regione Toscana e Comune di Pistoia, la collaborazione di Visit Pistoia e Consorzio Turistico della Città di Pistoia, grazie al supporto delle aziende che partecipano al progetto di Corporate Membership di Pistoia Musei: CMSA Società Cooperativa Muratori Sterratori e Affini, Confcommercio Pistoia e Prato, Conad Nord Ovest, Consorzio Leonardo Servizi e Lavori, Del Pinto Studio Legale e Associati, Fabo Tape Solutions, Florence One, Formitalia, Publiacqua, Tosco Data, Vannucci Piante.


’60 POP ART ITALIA
Pistoia, Palazzo Buontalenti (via de’ Rossi 7)
16 marzo – 14 luglio 2024
 
Biglietti:
Super Pop (mostra + sedi Fondazione Pistoia Musei): intero €12,00; ridotto €9,00
Solo mostra: intero €10,00; ridotto €7,00
 
Info su orari e biglietteria: www.pistoiamusei.it
 
Catalogo Electa
 
COORDINAMENTO COMUNICAZIONE E UFFICIO STAMPA PISTOIA MUSEI
comunicazione@pistoiamusei.it
 
Responsabile relazioni esterne e fundraising
Francesca Vannucci | francesca.vannucci@fondazionecaript.it 0573 974228
 
Digital e social media
Rachele Buttelli | rachele.buttelli@fondazionecaript.it 0573 974248
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | clara.cervia@clp1968.it
M. 333 91 25 684 | T. 02.36755700 | www.clp1968.it

Venezia, TAEX, Scoletta dell’Arte: DIGITAL REFORM – A cura di Antonio Geusa

In occasione della 60ª Biennale Arte di Venezia TAEX presenta la mostra interattiva dedicata all’arte digitale

19.04 > 15.09.2024

Scoletta dei Tiraoro e Battioro
San Stae, Santa Croce 1980
30135 Venezia

Esposta alla Scoletta dell’Arte dei Tiraoro e Battioro — la sede della Corporazione degli artigiani del XVIII secolo che producevano fili e foglie d’oro — dal 19 aprile al 15 settembre 2024, in concomitanza con la 60ª Biennale d’Arte di Venezia, la mostra proporrà un viaggio interattivo attraverso l’artigianato digitale, creando un legame diretto con l’arte del passato e coinvolgendo attivamente il pubblico attraverso il gioco. 

L’esposizione è presentata da TAEX, piattaforma interdisciplinare per artisti, curatori e collezionisti per analizzare, discutere, creare, esporre le nuove forme d’arte digitali. Coinvolgendo esperti provenienti da diversi campi del sapere – dalla sociologia all’antropologia, dall’architettura alla storia dell’arte – la loro missione è dare spazio a una nuova comunità artistica. Una comunità con una solida base di esperienza e un approccio critico. 

La piattaforma TAEX è guidata da curatori alla scoperta di nuovi nomi, contesti rilevanti e volti all’analisi costante del mercato oltre che aver stabilito connessioni con istituzioni offline come Christie’s Education e Art Basel.

Il progetto espositivo presentato a Venezia, curato dal critico Antonio Geusa, restituisce all’antico edificio della Scoletta il ruolo originale di Scuola d’Arte — fili e foglie d’oro vengono sostituiti da linee di codici e opere audiovisive mentre l’allestimento è strutturato come un percorso di apprendimento innovativo e non convenzionale, finalizzato a conoscere la creazione dell’arte digitale e la sua relazione con la storia dell’arte. Come nelle antiche scuole artigiane, la formazione passa qui attraverso l’esperienza diretta delle opere con le quali è possibile anche interagire, un’opportunità per comprendere meglio il mondo delle nuove tecnologie applicate all’arte e il suo contesto storico. 

Tra gli artisti coinvolti ci sono Shu Lea Cheang, pionera della Net Art e artista vincitrice del Premio LG Guggenheim 2024 dedicato alla promozione di artisti che lavorano all’intersezione tra arte e tecnologia, MAOTIK e Funa Ye che già fanno parte della piattaforma TAEX a cui si affiancano nuovi artisti con un curriculum consolidato: Andrea Meregalli, Francesco D’Isa e Accurat. 

Il percorso di apprendimento inizia con un’installazione interattiva di Andrea Meregalli You Are Making Art, che mette lo spettatore nel ruolo sia dell’artista che dell’opera d’arte, grazie all’aiuto di una piattaforma di AI programmata per produrre costantemente nuove immagini durante i 6 mesi di mostra. Le radici dell’opera affondano nella metà degli anni ’60 del secolo scorso, quando gli artisti iniziarono a creare situazioni performative per estremizzare il processo di dematerializzazione dell’opera d’arte. 

L’installazione di Andrea Meregalli riprende questa missione, aggiornandola con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e problematizzando l’idea stessa della paternità del prodotto artistico digitale. 

Da un lavoro concettuale, si passa ad un lavoro analitico incentrato sui canoni che regolano l’estetica. Errors del filosofo artista Francesco D’Isa è costituito da un insieme di stampe digitali e un’installazione interattiva. In entrambe le opere, l’artista commenta la natura soggettiva di ciò che costituisce un errore nel fare arte in collaborazione con l’intelligenza artificiale. Utilizzando programmi text-to-image disponibili su Internet, l’artista compone prompt personalizzati che generano bug nel sistema, causando risposte inaspettate che interrompono la richiesta originale pur mantenendo la coerenza interna. Qui, l’artista si pone come uno psicoanalista umano, cercando di sondare la complessità del subconscio della macchina.

La fase successiva del percorso di apprendimento proposto dalla mostra è rappresentata dall’installazione immersiva di MAOTIK che richiama quei momenti fondamentali della storia della digital art a partire dagli anni ‘60 in cui gli artisti, molti dei quali anche ingegneri, hanno creato attrezzature e software personalizzati per trovare una “nuova visualità” in linea con la loro contemporaneità.

Di conseguenza, l’artista ha sviluppato un software originale e programmato l’installazione multi-canale per creare un’esperienza audio-visiva totale, diretta e coinvolgente per lo spettatore.  

L’esposizione prosegue con una “mostra all’interno della mostra”, schizzi di grandi Maestri in connessione con il percorso proposto. Opere di Theodore Gericault, John Constable, Abraham Bloemaert, George Rouault, Kazimir Malevich, provenienti da una collezione privata, evidenziano i vari passaggi della realizzazione: dal bozzetto al perfezionamento, dall’artigianato classico alla rottura con le convenzioni.

La sezione seguente riporta il visitatore alla contemporaneità con i ritratti Neo-Mastr di Funa Ye, un lavoro che parla di tecnologia e identità. Questa serie di pezzi unici, realizzati utilizzando la tecnologia GAN (GAN è un’architettura di deep learning/apprendimento automatico composta da due reti neurali che competono e si ottimizzano a vicenda, per creare immagini fake indistinguibili da quelle reali) approfondisce l’identità multiforme, la cultura e l’estetica della Cina moderna attraverso la rappresentazione artistica guidata dall’AI. Con l’aspetto di un muro pieno di vecchi ritratti, il progetto analizza le immagini online delle minoranze etniche cinesi e i selfie di Smart – una sottocultura nota in Cina per avere una forte identità culturale e sociale ben definita. I selfie vengono utilizzati poi per creare avatar unici e distintivi. 

Posizionata non a caso vicino alle finestre della Scoletta affacciate sul Canal Grande, l’installazione di Accurat, uno studio italiano che applica l’approccio Data Humanism per analizzare le informazioni. Si tratta di un’opera che mette in discussione il ruolo della “pittura paesaggista” nel contesto attuale e su come possa essere ripensata nell’era digitale. Utilizzando un approccio basato sui dati e con Venezia come soggetto, Accurat crea un nuovo “dipinto” che rappresenta visivamente i metadati relativi alla morfologia della città forma della città e al suo funzionamento sociale, realizzato con un plotter che simula l’azione di un pittore.

Infine è importante notare che ogni mezzo ha i suoi detrattori, spesso dovuti a un uso scorretto. È questo il punto affrontato nel lavoro di Shu Lea Cheang, UKI Virus Rising, che solleva l’allerta sull’apprendimento tramite le nuove nuove tecnologie. Un monito essenziale sui rischi dell’abuso illustrato sotto forma di un’animazione digitale.

Arricchiscono la mostra due progetti speciali, sempre ideati da TAEX, per rafforzare il concetto principale della mostra insieme all’aspetto educativo: verrà messo a disposizione dei visitatori un computer con Vera, il programma personalizzato di TAEX per convertire testo in immagini. Grazie all’AI addestrata su un database di opere d’arte digitale, gli utenti potranno trasformare i loro input in opere originali che successivamente potranno ricevere via email. 

Per coloro che preferiscono un approccio più analogico per valutare l’affidabilità dell’intelligenza artificiale sulla conoscenza della storia dell’arte, viene proposto ai visitatori un gioco di carte a quiz a cui è possibile partecipare da soli, in coppia o in gruppo. Tutte le domande e le risposte sono fornite dall’AI: ogni carta presenta una domanda, 4 possibili risposte, quella giusta secondo l’AI e una spiegazione quando la macchina non la indovina correttamente.


Shu Lea Cheang, UKI , Digital film, 06″18′, 2023, Image courtesy of Shu Lea Cheang

Shu Lea Cheang è un’artista e regista taiwanese-americana, che lavora con net art, performance partecipative multi-player, video e installazione. Avendo un ampio background nell’attivismo artistico, il suo lavoro promuove la libertà di espressione e critica l’oppressione politica, le questioni tecnologiche e ambientali. Come artista multimediale, ha ottenuto il riconoscimento per il suo pezzo di net art BRANDON (1998-1999), la prima commissione di web art del Guggenheim Museum. Una delle commissioni più recenti e straordinarie di Cheang è la mostra personale 3x3x6 per la 58ª Biennale di Venezia (2019), dove l’artista ha rappresentato Taiwan.

MAOTIK, SUPERNATURAL, interactive installation, 2024

MAOTIK (Mathieu Le Sourd) è un artista digitale francese, che crea lavoro all’intersezione tra arte, scienza e tecnologia – ambienti immersivi, installazioni interattive, sculture architettoniche digitali e performance audiovisive. MAOTIK utilizza strumenti generativi per creare una sinergia speculare tra il mondo reale e quello digitale, codificando algoritmi inestricabilmente ispirati alla natura. Crea sculture audiovisive che possono respirare, muoversi e cambiare forma; una miscela di natura, scienza e tecnologia che porta esperienze uniche e irripetibili al pubblico. Le sue opere sono state esposte ad Art Basel, Frieze London, FIAC Paris, British Film Institute e recentemente alla Digital Art Fair di Hong Kong con TAEX. 

Funa Ye, Neo Mastr Portraits, Video, 01″19′, 2023, Image courtesy of Funa Ye

Funa Ye è un’artista cinese che esplora il rapporto tra le realtà della vita quotidiana e la connessione percepita tra autorità e vita sociale. La sua pratica studia le diverse strutture di potere, i gruppi etnici e lo spazio immaginario della propaganda che si sforza per il concetto di ‘perfezione’ all’interno di un sistema ideologico e di un paesaggio utopico. È stata artista residente presso la K11 Foundation (Hong Kong), Pro Helvetia Swiss Council 2018 Studio Residency (Berna) ed ha esposto il suo lavoro a livello internazionale.

Andrea Meregalli, You Are Making Art, People AI software and mixed media, 2024, Image courtesy of Andrea Meregalli

Andrea Meregalli è un artista e architetto italiano. Si occupa di design a diversi livelli. Ha sempre sviluppato progetti di ricerca attraverso la pittura, il disegno, le tecniche di stampa, le tecnologie digitali e la creazione di libri unici. Ha lavorato per anni senza mostrare nulla, poi, quasi per caso, ha elaborato il suo dolore e ha iniziato a rendere pubblico il suo lavoro.

Francesco d’Isa, Pearls 1, Stable Diffusion, 2024, Image courtesy of Francesco d’Isa 

Francesco D’Isa è un filosofo e artista italiano. Ha esposto le sue opere a livello internazionale in gallerie e centri d’arte contemporanea. Ha debuttato con il romanzo grafico “I.” (Nottetempo, 2011) e da allora ha pubblicato saggi e romanzi con rinomati editori come Hoepli, effequ, Tunué eNewton Compton. Tra le sue opere più note figurano il romanzo “La Stanza di Therese” (Tunué, 2017) e il saggio filosofico “L’assurda evidenza” (Edizioni Tlon, 2022). Più di recente, ha pubblicato il romanzo grafico “Sunyata” con Eris Edizioni nel 2023. Francesco è direttore editoriale della rivista culturale “L’Indiscreto” e contribuisce con scritti e illustrazioni a varie riviste, sia in Italia che all’estero.

Accurat, Data Landscapes: Venice, Pen plotter on paper, 2024, Image courtesy of Accurat

ACCURAT è una società di design data-driven con sede a Milano e a New York. Offre una varietà di servizi di design per i suoi clienti, creando visualizzazioni di dati personalizzati di alto livello e scoprendo correlazioni e tendenze nei dati estratti dalla sua piattaforma di analisi visiva geospaziale. 


TAEX è una piattaforma di arte digitale che sta costruendo una nuova comunità di collezionisti che plasmano il futuro dell’arte. Mostrano e co-producono opere di artisti di spicco con il plauso della critica, selezionati da curatori qualificati.

Da oltre 20 anni la sua missione è quella di facilitare la produzione, la circolazione e la ricezione dell’arte contemporanea. Il suo lavoro comprende l’organizzazione di conferenze e seminari, la cura di mostre e lo studio e l’insegnamento della storia dell’arte. Il suo campo di competenza è l’arte e le nuove tecnologie – ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università di Londra in Media Arts. In particolare, negli ultimi due anni, è stato coinvolto nella realizzazione di progetti di arte digitale. Attualmente è uno dei curatori della piattaforma TAEX, specializzata in arte digitale.  È anche l’iniziatore e curatore del festival di arte ed ecologia “Echoes of Eco” (dal 2011), del relativo “Video Art Laboratory” (dal 2016), di “Art Digital”, il primo festival di arte digitale in Russia (2005-2010), e della piattaforma di arte digitale “Techne” (2016-2020). Inoltre, ha una notevole esperienza nella cura di progetti educativi. Nel recente passato, tra le altre cose, ha lavorato come curatore aggiunto per la Tate Gallery di Londra; è stato membro della giuria e del comitato di esperti per vari premi di arte contemporanea; e ha collaborato con varie università e organizzazioni artistiche in tutto il mondo. Particolarmente noto e frequentemente citato è il suo studio sulla storia della video arte russa. Non meno importante per lui è il suo lavoro come docente e relatore. È titolare della cattedra di Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università di Tomsk e collabora con varie istituzioni specializzate nell’insegnamento dell’arte contemporanea. Luoghi in cui è stato invitato a tenere un talk includono: Centre Pompidou, Parigi; Università degli studi di Milano-Bicocca, Milano; Bozar, Bruxelles, Belgio; Photographers’ Gallery, Londra.


Scoletta dell’Arte: Digital Reform
A cura di Antonio Geusa
19.04 > 15.09.2024
Opening 18 Aprile ore 16
ORARI
martedì-domenica ore 10-18
Scoletta dei Tiraoro e Battioro
Santa Croce 1980
30135 Venezia

Responsabile TAEX 
Stefanie De Regel 
stefanie@taex.com

SITO WEB e SOCIAL MEDIA 
taex.com 
instagram.com/taex_com
twitter.com/taex_com

CONTATTI STAMPA 
Cristina GATTI Press & P.R.
press@cristinagatti.it  

Venezia: Kuril CHTO “Under Jove’s Protection”

Blue chair bronze, 2023 Painted Bronze 40 x 34 x 33 cm 15.7 x 13.4 x 13 in
Kuril Chto
UNDER JOVE’S PROTECTION

17.04 — 17.05.2024
a cura di Valentin Diakonov
Bahnhof Gallery
 
PRESS PREVIEW 
16 Aprile dalle 15 alle 19
17 Aprile dalle 11 alle 18 

Con la presenza dell’Artista e del Curatore 
 
KUNST DEPOT
‘Parrucche ai Biri’
Cannaregio 541530121, Venezia

L’esposizione Under Jove’s protection a cura di Valentin Diakonov, promossa dalla Bahnhof Gallery, vedrà protagonista l’installazione con a tema la sedia Monobloc, un oggetto di design che da tempo è oggetto di ricerca da parte di Kuril Chto. L‘Artista  nato e cresciuto a San Pietroburgo, dove nel 2012 ha fondato SAM – Street Art Museum, il primo museo al mondo dedicato alla street art – nel 2018 lascia il suo Paese perché il sistema russo non lo vede di buon occhio,  attualmente vive e lavora tra Lisbona e New York, indaga le caratteristiche di questo oggetto di uso comune ed estremamente diffuso su tutto il pianeta, quasi fosse un personaggio di fama universale attraverso cui conoscere il mondo e riflettere su ciò che sta accadendo.

Silver chair, 2023 – Silver, 925
3 x 3 x 3 cm

Volendo aderire al tema della Biennale 2024 che riflette sul concetto di straniero e di spostamento, Kuril erige Monobloc, tipologia di sedia estremamente diffusa, leggera ed impermeabile realizzata in polipropilene, a simbolo dell’essere sempre “a casa”, in quanto oggetto ovunque presente in abitazioni, nei locali pubblici, sulle spiagge. L’installazione della sedia Monobloc vuole essere per Kuril una riflessione su quelle figure che solitamente, nella narrazione generale del nomade e dello straniero, sono spesso assenti, attribuendo alla sedia  valori come l’accoglienza, l’ospitalità e la generosità gratuita che l’artista stesso ha incontrato durante i suoi viaggi.



17.04-17.05
Da Mercoledi a Lunedi 
dalle 11 alle 19 
Chiuso il Martedi 
KUNST DEPOT
‘Parrucche ai Biri’
Cannaregio 5415
30121, Venezia
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UFFICIO STAMPA
Cristina GATTI
PRESS &P.R.

press@cristinagatti.it