Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich (Trieste) – HISTRI, archeologia, l’anfiteatro e il teatro romano: il museo archeologico dell’Istria

Foto Museo Archeologico dell’Istria
La mostra “Histri in Istria” e gli eventi collaterali
HISTRI, ARCHEOLOGIA, L’ANFITEATRO E Il TEATRO ROMANO: IL MUSEO ARCHEOLOGICO DELL’ISTRIA
Relatore il direttore del Museo Darko Komšo
martedì 26 marzo, alle ore 17.30 a
lla Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich (Trieste)

L’ultimo evento collaterale della mostra “Histri in Istria” è dedicato al Museo archeologico dell’Istria a Pola, partner della Comunità Croata di Trieste nella progettazione della preziosa esposizione ospitata al Museo Winckelmann, organizzata insieme al Comune di Trieste (aperta fino al 1 aprile 2024, dalle 10.00 alle 17.00) con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione CRTrieste.
Dal titolo “Histri, archeologia, l’anfiteatro e il teatro romano: il Museo Archeologico dell’Istria”, è in programma martedì 26 marzo, alle ore 17.30, alla Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich, e prevede come relatore il direttore del Museo archeologico dell’Istria/Arheološki muzej Istre a Pola/Pula Darko Komšo. Presente anche il sindaco di Pola, Filip Zoričić in rappresentanza del Comune di Pola e della partecipata Agenzia del turismo della città di Pola sponsor della mostra. Moderatore il presidente della Comunità Croata di Trieste, Damir Murkovic.
Il direttore del Museo archeologico dell’Istria, Darko Komšo, nel corso della conferenza (prevista la traduzione simultanea in italiano) presenterà la storia del Museo e dei principali monumenti sotto la sua tutela; illustrerà inoltre i significati del dirigere questa istituzione complessa, parlerà dei lavori per la nuova esposizione permanente del museo e dei programmi per il prossimo futuro.

Foto Museo Archeologico dell’Istria

Il Museo archeologico dell’Istria
Il Museo archeologico dell’Istria è il museo più visitato in Croazia e una delle istituzioni più importanti dell’Istria. La sua fondazione risale a 122 anni fa, strettamente connessa al recupero dei reperti trovati nell’area dell’antico capoluogo degli Histri, Nesazio. Il primo lapidario del museo era situato in uno degli imponenti monumenti antichi di Pola, il tempio di Augusto nell’antico Foro romano, e conteneva la raccolta di reperti iniziata già nel primo Ottocento. Alcuni anni dopo, il lapidario si espanse fino a comprendere l’anfiteatro. L’arena, l’anfiteatro di Pola, è il monumento antico più grande in Croazia, il sesto anfiteatro romano nel mondo per grandezza e con le sue quattro torri figura tra gli edifici anfiteatri con la struttura esterna meglio conservata.

Nella sua storia, che dura da oltre un secolo, il Museo archeologico dell’Istria, assieme al ricco patrimonio culturale di cui è responsabile, ha cambiato quattro stati ed è sopravvissuto a tre guerre, trasformandosi in un centro regionale scientifico e culturale. Accanto all’attività museale, archeologica e di tutela dei monumenti, si occupa di organizzazione e produzione di eventi culturali, quali mostre e concerti, e di editoria, rappresentando uno dei centri principali dell’offerta culturale di Pola e dell’Istria. Tra i progetti più ragguardevoli ultimamente realizzati vi è la rivitalizzazione del Piccolo teatro romano, l’unico teatro romano conservatosi in Croazia. Con i suoi 2000 posti a sedere, ogni estate si trasforma in uno spettacolare palcoscenico per pièce teatrali, balletti, opere e concerti di musica alternativa in questa parte dell’Europa.

Darko Komšo

Darko Komšo è nato nel 1972 a Pola, dove ha frequentato le scuole elementari e medie. Nel 1999 ha conseguito la laurea in Archeologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia/Filozofski fakultet dell’Università di Zagabria. Dal 1996 lavora al Museo archeologico dell’Istria/Arheološki muzej Istre a Pola/Pula, prima con il titolo di consulente museale e dal 15 gennaio 2009 come direttore. È membro del Consiglio museale croato/Hrvatsko muzejsko vijeće dal 2016 e suo presidente dal 2018. Dal 2018 è anche membro del Consiglio croato per i beni culturali/Hrvatsko vijeće za kulturna dobra.

Ha partecipato a più di 100 conferenze professionali e scientifiche in Croazia e all’estero. Autore di 135 articoli scientifici e professionali, pubblicati sulle riviste croate e internazionali. Ha preso parte a oltre 50 scavi archeologici, per lo più in qualità di direttore. Ha curato come autore tre mostre e come coautore numerose mostre collettive e presentazioni di archeologia sperimentale.

Darko Komšo figura negli annali dell’archeologia croata per la scoperta dell’arte rupestre nella grotta di San Romualdo/Romualdova pećina in Istria, l’unica finora trovata in Croazia. Per questa scoperta è stato premiato dalla Società archeologica croata/ Hrvatsko arheološko društvo per la promozione dell’archeologia croata nel Paese e all’estero.

Membro del Coordinamento per l’istituzionalizzazione dell’insegnamento della storia del territorio della regione Istriana/Koordinacija za zavičajnu nastavu Istarske županije, del Consiglio di partenariato dell’area urbana di Pola/Partnersko vijeće urbanog područja Pule e del Comitato per gli eventi culturali nei monumenti culturali della Città di Pola/Povjerenstvo za kulturne manifestacije u spomenicima kulture grada Pule. È stato membro del Consiglio di amministrazione del Museo archeologico di Osijek e presidente del Consiglio museale del Museo archeologico di Zara. Dal 2005 al 2009 ha rappresentato le regioni Istria e Litoraneo-montana/Primorsko-goranska županija nel Comitato centrale della Società archeologica croata e svolto la funzione di supervisore museale di secondo livello.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Milano, Palazzo Reale: Cézanne / Renoir. Capolavori dal Musée de L’Orangerie e dal Musée D’Orsay

Paul Cézanne, Arbres et maisons (© 2024 RMN-Grand Palais /
Hervè Lewandowski / RMN-GP / Dist. Photo SCALA, Firenze)
CÉZANNE / RENOIR
CAPOLAVORI DAL MUSÉE DE L’ORANGERIE E DAL MUSÉE D’ORSAY
 
Palazzo Reale Milano
19 marzo – 30 giugno 2024
 
A cura di Cécile Girardeau e Stefano Zuffi

Nel 2024, anno in cui si celebrano i 150 anni della nascita del movimento Impressionista, apre a Palazzo Reale a Milano, dal 19 marzo al 30 giugno, una delle mostre più importanti della primavera che pone a confronto le personalità e le opere di due pittori, Paul Cézanne e Pierre-Auguste Renoir, che hanno contribuito in maniera decisiva alle fortune dell’Impressionismo e che hanno influenzato le future generazioni di artisti.

Promossa da Comune – Cultura con il patrocinio del Ministero della Cultura e dell’Ambassade de France en Italie, l’esposizione è prodotto da Palazzo Reale, Skira Arte e Museum Studio, in collaborazione con Musée de l’Orangerie e Musée d’Orsay, nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, e curata da Cécile Girardeau, conservatrice al Musée de l’Orangerie di Parigi, e Stefano Zuffi, storico dell’arte, con la collaborazione di Alice Marsal, responsabile degli archivi e della documentazione al Musée de l’Orangerie. Il progetto è realizzato grazie a Enel, in qualità di main partner, e grazie a Fineco, premium partner.

La mostra presenta cinquantadue capolavori, capaci di offrire un esaustivo spaccato del lavoro dei due artisti, dalle prime tele degli anni settanta dell’Ottocento alle prove più mature dei primi del Novecento, riuniti dal mercante d’arte Paul Guillaume (1891-1934), che considerava Cézanne e Renoir capiscuola di una pittura a un tempo classica e moderna, e, dopo la sua morte, dalla moglie Domenica (1898-1977). Le tele sono poi confluite nelle prestigiose collezioni del Musée de l’Orangerie di Parigi e del Musée d’Orsay di Parigi, affiancate in mostra da due tele di Pablo Picasso.

Partendo dai loro dipinti più apprezzati e conosciuti, la rassegna dà conto delle diverse traiettorie che i due autori seguirono lungo le rispettive carriere: Cézanne focalizzava l’attenzione sulla struttura compositiva più rigorosa e geometrica e sulla forza della pennellata, Renoir si concentrava sull’armonia, sulle atmosfere delicate, sulla resa delle forme tramite il colore. Il percorso espositivo segnala i punti d’incontro di questi due itinerari artistici, sviluppati in parallelo alla nascita di una sincera amicizia, iniziata già nel 1860, che sfociò in un’ammirazione reciproca, portando i due maestri a porsi interrogativi comuni e a coltivare un interesse condiviso per alcuni generi, come la natura morta, il paesaggio, il ritratto e il nudo.

Questo dialogo tra l’opera di Cézanne e quella di Renoir costituisce la naturale estensione dello scambio intrapreso dai due nell’atelier di Charles Gleyre all’inizio delle rispettive carriere. Le loro affinità elettive si manifestano già negli anni Settanta, al Café de la Nouvelle Athènes a Parigi e in occasione delle prime mostre impressioniste cui partecipano insieme. Nonostante il progressivo allontanamento di Cézanne dalla scena parigina, i due amici continuano a frequentarsi e, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, Renoir sarà più volte ospite del maestro di Aix-en-Provence.

Auguste Renoir, Jeunes filles au piano (© 2024 RMN-Grand Palais / Franck Raux/ Dist. Foto SCALA, Firenze)

L’allestimento, che segue un criterio tematico, consente di apprezzare la loro evoluzione stilistica, che li porterà a soluzioni estetiche assai diverse, un dialogo in cui la calda espressività di Renoir si contrappone alla precisione analitica di Cézanne.

La rassegna propone i loro migliori esiti sia che si tratti di paesaggi (Renoir, Paysage de neige, 1875; Cézanne, Arbres et maisons, 1885), o di nature morte (Renoir, Fleurs dans un vase, 1898; Pêches, 1881; Cézanne, Le Vase bleu, 1889-1890; Vase paillé, sucrier et pommes, 1890-1894), dove la sensualità delle pesche succose e vellutate, delle fragole rosse, delle pere rosee, sature di sole e disposte su soffici tovaglie di Renoir si contrappone ai frutti sodi e gialli che Cézanne contorna di nero e colloca su tavoli spogli dagli spigoli netti; o ancora di ritratti (Renoir, Claude Renoir en clown, 1909; Cézanne, Portrait de Madame Cézanne, 1885-1895), caratterizzati in Renoir da un’atmosfera di dolcezza, di serenità e di tenerezza, mentre le figure di Cézanne sono spesso distanti e poco sorridenti, talvolta quasi astratte, o della serie delle bagnanti (Renoir, Baigneuse assise, 1914; Cézanne, Trois baigneuses, 1874-1875), dove i nudi distesi e voluttuosi di Renoir contrastano con quelli in piedi, muscolosi e virili, di Cézanne.

Nonostante queste differenze, i due hanno condiviso il medesimo destino, trasformandosi, mentre erano ancora in vita, nei numi tutelari di tutti quegli artisti che nel corso del Novecento hanno continuato a sviluppare e rielaborare il frutto della loro sperimentazione. L’esposizione si completa infatti con la sezione che documenta quanto decisivo sia stato l’impatto e l’influenza che Renoir e Cézanne ebbero sulla successiva generazione di pittori, attraverso il confronto tra due opere di Cézanne e Renoir con due dipinti di Pablo Picasso (Cézanne, Pommes et biscuits, 1880; Picasso, Grande nature morte, 1917; Renoir, Femme nue couchée, 1906; Picasso, Grand nu à la draperie, 1921-1923).

Nel percorso espositivo s’incontra una Sala atelier creata da Foll.ia, che conduce il visitatore all’interno degli studi dei due pittori. Partendo dalla documentazione relativa a quelli di Cagnes-sur-Mer per Renoir e del Jas de Bouffan per Cézanne, viene riprodotto il rapporto di entrambi gli artisti con il proprio spazio di lavoro che diventa un luogo di incontro e di relazione tra “la realtà” e l’artista.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione Skira Arte e arricchita da un programma didattico sviluppato secondo le diverse fasce di età e rivolto sia alle scuole, che alle famiglie.

Il public program, pensato per gli adulti, in collaborazione con l’Institut Français, approfondisce le tematiche sviluppate da Cézanne e Renoir, dagli artisti loro contemporanei e dai loro successori attraverso confronti con scrittori, poeti, musicisti e politici.

Radio Monte Carlo è la radio ufficiale della mostra.

“Siamo entusiasti di presentare per la prima volta – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi – una delle esposizioni più importanti di questa stagione di Palazzo Reale. Oltre a mostrare le traiettorie artistiche di questi due grandi Maestri, darà modo a visitatori e visitatrici di scoprire il percorso umano che li ha avvicinati in una sincera amicizia e stima reciproca. Grazie alla collaborazione con il Musée de l’Orangerie e con il Musée d’Orsay, Milano celebrerà il 150° anniversario dell’Impressionismo nel migliore dei modi, segnando – ne sono certo – la antologia delle esposizioni d’arte milanesi del nostro tempo”.

L’Ambasciatore di Francia, Martin Briens, racconta: “Paul Cézanne non venne mai in Italia, ma la sua opera ha, nella luce della sua Provenza, molto della luce dell’Italia che è stata di profonda ispirazione per gli artisti italiani del Novecento. Renoir invece disse, dopo il suo viaggio in Italia, di avere capito qui “che cos’è la pittura”. Mi auguro che i numerosi visitatori di questa mostra possano scoprire, o riscoprire la luce particolare di questi due pittori, sempre così potente a 150 anni di distanza”, salutando “il grande lavoro svolto dal Musée de l’Orangerie e da Skira”.

“Da tempo – afferma Catherine Castillon, CEO di Skira Arte -, il metodo di lavoro adottato da Skira Arte si è indirizzato a perseguire la qualità accademica che definisce il progetto espositivo e uno storytellig agile e di facile lettura, capace di attrarre indistintamente lo studioso o l’appassionato, il neofita o il giovane studente che si appassiona con entusiasmo ai temi più portanti della storia dell’arte di ogni tempo e ai capolavori più conosciuti dei suoi maestri. Attraverso il suo modus operandi, improntato sempre e comunque a una rigorosa severità, Skira Arte ha saputo ritagliarsi una solida credibilità sia a livello nazionale sia a quello internazionale che le ha consentito di tessere una serie di rapporti con le più prestigiose istituzioni culturali d’Italia, d’Europa e d’Oltreoceano. Non fa certo eccezione Cézanne e Renoir che coinvolge tre importanti realtà di Francia e d’Italia, come il Musée de l’Orangerie, il Musée d’Orsay di Parigi e Palazzo Reale di Milano. Il risultato è una mostra imperdibile, unica e, per certi versi, irripetibile che propone alcuni dei capolavori di due tra i maggiori esponenti dell’Impressionismo che proprio nel 2024 festeggia il 150° anniversario della sua nascita”.

“E per regalare allo spettatore – conclude Catherine Castillon – una emozione duratura dell’esperienza vissuta a Palazzo Reale, Skira Arte ha pensato a un progetto espositivo articolato in vari momenti. All’interno del percorso, una Sala Atelier che riproduce le suggestioni che si vivevano all’interno degli studi dei due maestri, porterà il visitatore a immedesimarsi in Cézanne e Renoir nell’atto di sprigionare la loro creatività e a respirare la stessa energia che ha dato forma ai loro capolavori. A questa si aggiunge un ricco public program, realizzato in collaborazione con l’Institut Français, e una serie di laboratori didattici per le scuole e le famiglie, che si terrà durante i mesi di apertura della mostra”.

“Da sempre – sottolinea Nicolò Mardegan, Direttore Relazioni Esterne di Enel – la nostra missione è dare energia, contribuendo alla crescita economica, sociale e culturale del Paese.  Una vocazione che si concretizza anche attraverso il lavoro sul territorio in sinergia con le istituzioni museali ed artistiche. È quindi un onore sostenere questa iniziativa così importante che potrà avvicinare migliaia di persone alle opere di due grandi artisti”.

“Da diversi anni – ricorda Paolo Di Grazia, Vicedirettore Generale Fineco – siamo impegnati nella promozione del patrimonio culturale in Italia, un progetto che esprime una parte importante del nostro approccio alla sostenibilità. Abbiamo scelto di supportare la mostra Cezanne/Renoir non solo perché è uno degli eventi artistici più importanti dell’anno a Milano, ma soprattutto per il legame tra lo spirito di innovazione che ha guidato la ricerca artistica dei due maestri e i valori che orientano l’attività di Fineco fin dalla sua nascita”.


Titolo
Cézanne | Renoir
Capolavori dal Musée de L’Orangerie e dal Musée D’Orsay
 
Sede
Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12 – Milano
 
Date
19 marzo – 30 giugno 2024
 
Una Mostra
Palazzo Reale
Comune di Milano
Skira Arte
Museum Studio
 
In collaborazione con
Musée de L’Orangerie
Musée d’Orsay
 
Con il patrocinio di
Ministero della Cultura
Ambassade de France en Italie
 
Main Partner
Enel
 
Premium Partner
Fineco
 
Partner
Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane
 
Media Partner
StreetVox
 
Radio Partner
Radio Monte Carlo
 
Mostra a cura di
Cécile Girardeau, conservatrice al Musée de l’Orangerie
Stefano Zuffi, storico dell’arte
con la collaborazione di Alice Marsal, responsabile degli archivi e della documentazione al Musée de l’Orangerie
 
Catalogo
Skira Arte
 
Orari
Da martedì a domenica ore 10.00-19.30
Giovedì chiusura alle 22.30
Ultimo ingresso un’ora prima
Lunedì chuso
 
Biglietti
Open: € 17,00
Intero: € 15,00
Ridotto: € 13,00
(Esclusi i costi di prevendita)
Gruppi di persone min 15 max 35 (prenotazione obbligatoria); visitatori dai 6 ai 26 anni; visitatori oltre i 65 anni; visitatori con disabilità; soci Touring Club (con  tessera); soci FAI (con tessera); militari; forze dell’ordine non in servizio; insegnanti; altre categorie convenzionate.
Ridotto € 10,00
Disabili con invalidità inferiore al 100%; studenti (età massima 25 anni); tesserati Abbonamento Musei Lombardia Milano; possessori Red Card Skira (con tessera)
Ridotto Milano Museo Card € 12,00
 
Ridotto Speciale € 6,00
Gruppi di studenti delle scolaresche di ogni ordine e grado (min 15 max 30); gruppi organizzati direttamente dal FAI e gruppi organizzati direttamente dal TCI Touring Club; giornalisti con tessera ODG con bollino dell’anno in corso; dipendenti Comune di Milano con badge nominale (un solo eventuale ospite al seguito ha diritto al ridotto €12,00); volontari Servizio Civile presso il Comune di Milano (previa esibizione del tesserino di identificazione).
 
Omaggio
Minori di 6 anni; Disabili con invalidità al 100%; 1 accompagnatore per disabile che presenti necessità; 1 accompagnatore per ogni gruppo; 2 accompagnatori per ogni gruppo scolastico; 1 accompagnatore e 1 guida per ogni gruppo FAI o Touring Club; dipendenti della Soprintendenza ai Beni Paesaggistici e Architettonici di Milano (previa presentazione del badge); guide turistiche abilitate (previa presentazione del tesserino di abilitazione professionale); tesserati ICOM; componenti Commissione di Vigilanza e Vigili del Fuoco (previa esibizione di tessera non nominativa); giornalisti accreditati dall’Ufficio Stampa del Comune e di CLP Relazioni Pubbliche (previa indicazione della testata e della data della visita); possessori coupon omaggio; dipendenti area Polo Mostre  Palazzo Reale (previa esibizione di tessera nominativa); componenti Commissione vigilanza e Vigili del fuoco (previa esibizione di tessera non nominativa); possessori Gold Card Skira (con tessera)
 
Biglietteria ufficiale
TicketOne
 
Siti internet
www.palazzorealemilano.it
www.mostracezannerenoir.it

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche | Anna Defrancesco | T +39 02 36755700
anna.defrancesco@clp1968.it | clp1968.it | skira.net
 
Ufficio stampa Comune di Milano
Elena Conenna elenamaria.conenna@comune.milano.it
 

CIRCULATION(S) 2024 / Discover the artists!

BLUE Audrey This Hurts HNGVR
The european young photography festival returns from April 6 to June 2, 2024 at CENTQUATRE-PARIS. The Fetart collective, creator and artistic director of the festival, is pleased to reveal the artists selected for this 14 edition!

Il festival europeo della fotografia giovane ritorna dal  6 aprile al 2 giugno 2024  al  CENTQUATRE-PARIGI .

Il collettivo Fetart , ideatore e direttore artistico del festival, è lieto di svelare gli artisti selezionati per questa 14esima edizione!

24 fotografi emergenti provenienti da 14 paesi europei — inclusi 4 artisti dal territorio ucraino, un paese evidenziato come parte del nostro focus.

TOLKACHOV Dima Safe Threat

Grazie ai nostri partner istituzionali: CENTQUATRE-PARIS, Città di Parigi, DRAC e Regione Ile-de-France

www.festival-circulations.com 
www.fetart.org


Contatto stampa:
Nathalie Dran
nathalie.dran@wanadoo.fr
+ 33 (0)6 99 41 52 49

“La missione enigmistica di Escher” – Testo critico di Vittorio Sgarbi

Allestimento
Il Palazzo dei Diamanti, emblema del Rinascimento italiano, ospiterà una grande mostra dedicata ad Escher, uno degli artisti più amati dal grande pubblico in tutto il mondo.

Dal 23 marzo al 21 luglio 2024 le sale espositive del Palazzo dei Diamanti di Ferrara accoglieranno per la prima volta le opere di Escher, artista geniale e visionario, da sempre amato dai matematici e ri-scoperto dal grande pubblico in tempi relativamente recenti.

Nato nel 1898 a Leeuwarden in Olanda, Maurits Cornelis Escher ha conquistato l’apprezzamento di milioni di visitatori grazie alla sua straordinaria capacità di trasportarli all’interno di mondi immaginifici e apparentemente impossibili.
Nelle creazioni del grande maestro olandese, che ha vissuto in ltalia fra le due guerre, confluiscono innumerevoli temi e suggestioni: dai teoremi geometrici alle intuizioni matematiche, dalle riflessioni filosofiche ai paradossi della logica.
Le sue inconfondibili opere, che hanno influenzato anche il mondo del design e della pubblicità, sono una sfida alla percezione e rappresentano un unicum nel panorama della storia dell’arte di tutti i tempi.

Con il Patrocinio della Regione Emilia-Romagna, la mostra ESCHER è organizzata da ArthemisiaFondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, in collaborazione con la M.C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea, uno dei più importanti esperti dell’artista, e Mark Veldhuysen, presidente della M.C. Escher Foundation.

La rassegna conta su ENI come partner della mostra e partner unico del progetto didattico “Le stanze delle meraviglie”, Frecciarossa Treno Ufficiale come mobility partner e la Repubblica come media partner.
Il catalogo è edito da Skira.

Con il biglietto d’ingresso di Escher si potrà visitare, nelle sale dell’ala Tisi di Palazzo dei Diamanti, una mostra dossier intitolata Mirabilia estensi che approfondirà la conoscenza di un particolarissimo genere di opere d’arte del Rinascimento, quello dei cofanetti istoriati “in pastiglia”, calati nella scenografica ambientazione creata dalle fotografie di Wunderkammer di Massimo Listri.


Allestimento

Ciò che ci affascina di Escher è la vertigine. Entrare in uno spazio come in un labirinto e non sapere come uscirne. Questo perdersi, questo cadere nel vuoto lega la sua esperienza a Möbius, il cui nastro ci consente di passare da una parte all’altra senza attraversarlo.
Le superfici ordinarie, ossia le superfici che nella vita quotidiana siamo abituati ad osservare, hanno sempre due facce, per cui è sempre possibile percorrerne idealmente una senza mai raggiungere l’altra, se non attraversando una linea di demarcazione costituita da uno spigolo (chiamato “bordo”) o bucando la superficie: si pensi ad esempio alla sfera, al toro, o al cilindro. Per queste superfici è possibile stabilire convenzionalmente un lato “superiore” o “inferiore”, oppure “interno” o “esterno”. Nel caso del nastro di Möbius, invece, tale principio viene a mancare: esiste un solo lato e un solo bordo. Dopo aver percorso un giro, ci si trova dalla parte opposta. Solo dopo averne percorsi due ci ritroviamo sul lato iniziale. Quindi si potrebbe passare da una superficie a quella “dietro” senza attraversare il nastro e senza saltare il bordo ma semplicemente camminando a lungo.

Nessun dubbio che, nei suoi disegni per le fortunatissime incisioni, Escher abbia pensato a Möbius. Al nastro di Möbius, appunto. È quell’anello fatto in modo tale che una formica che ci si trovi sopra ne possa percorrere l’intera superficie trovandosi infine al punto di partenza senza mai scavalcarne il bordo, come immaginò Escher.

E come formiche noi stiamo entrando nel suo mondo. Le conoscenze matematiche di Escher erano essenzialmente intuitive. Le sue architetture e composizioni geometriche mostrano distorsioni prospettiche che, a prima vista, appaiono assolutamente attendibili ma che, a ben vedere, sono impossibili. “Una svolta importante – si legge in catalogo – avviene nel 1954, anno in cui vengono esposte alcune stampe di Escher durante il Congresso Internazionale dei Matematici ad Amsterdam. Da quel momento il suo lavoro è sempre più apprezzato dalla comunità scientifica e l’artista inizia un dialogo serrato con matematici e cristallografi, che si rivela una vasta fonte di ispirazione per la sua ricerca sulle strutture impossibili, le illusioni ottiche e la rappresentazione dell’infinito.”

Tra le due guerre Escher aveva viaggiato a lungo in Italia. Aveva visto, felice, l’intrico delle città: Genova, Siena, San Gimignano, Genazzano, Amalfi, Ravello, Atrani, Scilla, Tropea, Rossano. A San Gimignano fu travolto: “Mentre le 17 torri di San Gimignano si avvicinavano sempre più ero incredulo. Era come un sogno che non poteva essere vero”. Sono vedute di luoghi perfetti, intrinsecamente onirici. Ed Escher ne sente le profonde geometrie. A Ferrara Escher fu almeno una volta, il 5 giugno 1922, prima di raggiungere Venezia. Nel Palazzo dei Diamanti potrebbe aver trovato l’archetipo delle sue geometrie, delle sue metamorfosi, delle sue strutture paradossali. E percorrendo le strade di Ferrara, nelle direttrici della Addizione Erculea, giunse alla cattedrale di San Giorgio dove potrebbe aver visto le profetiche tarsie di Cristoforo e Lorenzo da Lendinara, prospettive di strade che finiscono nel nulla, interni, scaffali, gabbie, dodecaedri, ante semiaperte, nature morte di oggetti e di libri, solidi geometrici, in un campionario di immaginazioni, di invenzioni e di incastri che appare sorprendente. Sono veri e propri teoremi, un mondo di fantasie senza limite. E che ritroviamo tutti in Escher.

Dopo l’Italia è il mondo arabo che ispira Escher: decorazione e moltiplicazione.
Nel 1936 visita per la seconda volta l’Alhambra, edificata fra il XIII e il XIV secolo sul colle che domina Granada. Questa esperienza si rivela fondamentale: le elaborate decorazioni geometriche in stile moresco lo affascinano e lo inducono alla procedura della “tassellatura”, in geometria, il riempimento del piano attraverso figure ripetute all’infinito senza sovrapposizioni e spazi vuoti. I cosiddetti “tasselli” sono spesso poligoni o figure a contorni curvilinei. Come sappiamo “sono stati identificati diciassette diversi tipi di simmetrie che permettono di suddividere il piano. Di queste simmetrie, Escher costituì un catalogo di 137 acquerelli, numerati e archiviati secondo un suo proprio schema logico, da usare come motivi per realizzare tassellature e metamorfosi”. Con questo metodo Escher si dedicherà alla rappresentazione di immagini astratte, paradossali o illusorie.

Da Leonardo a Luca Pacioli, a Möbius, a Savinio, a Magritte, a Escher, a Luigi Serafini, visioni che cercano il sorprendente nel quotidiano, rovesciando la realtà in paradossi. È quella vertigine che ci attrae per come ribalta la nostra visione delle cose. Escher crea così un mondo in cui diverse figure generano vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa. Uno dei suoi capolavori, la xilografia del 1939-1940 Metamorfosi II, “è un universo circolare in cui una lucertola può progressivamente diventare la cella di un alveare o un pesce tramutarsi in uccello, che a sua volta si trasforma in un cubo e poi in un tetto”. La superficie ha il rilievo di una parete di Palazzo dei Diamanti. Com’è stato rilevato: “A volte nelle metamorfosi interagiscono elementi antitetici ma complementari, come il giorno e la notte o il bene e il male, intrecciando gli opposti all’interno di una stessa composizione. Lo studio delle tassellature e la realizzazione di cicli e metamorfosi (che peraltro possono coesistere nella stessa stampa, come in Ciclo, Giorno e notte, Rettili o ancora Incontro)” determinano in Escher il desiderio della rappresentazione dell’illimitato. Sin dalle sue prime opere dimostra un’attenzione particolare per l’organizzazione della composizione. Grande fascino esercitano su di lui sfere, superfici riflettenti, solidi geometrici o ancora percorsi rovesciati come il nastro di Möbius. Lo dimostra una delle sue opere più celebri, Mano con sfera riflettente del 1935: la sfera ingloba tutto lo spazio circostante, al cui centro si pone colui che la guarda.

“L’ego [dell’artista] è invariabilmente al centro del suo mondo”, ironizzò. La fonte diretta è lo specchio nei Coniugi Arnolfini di Jan van Eyck.
Escher porta la rappresentazione oltre il limite del possibile: ne escono Salire e scendere, Belvedere, Cascata, Galleria di stampe, Relatività. Il mondo delle tarsie è esplicitamente citato in Natura morta e strada, del 1937, in Cristallo, in Stelle. La piena consapevolezza della sua ricerca è in Altro mondo, capolavoro di un’architettura sognata, spazio perfetto per un mondo surrealista, che si prolunga nelle visioni di Su e giù, Relatività e Convesso e concavo. Le tarsie lignee si incrociano con Piranesi. Escher sperimenta così la vertigine dello spazio e la vertigine del tempo. Tutto il pensiero, che si traduce in forme, è contemporaneo. Escher lo capisce dentro l’arte, mentre la critica scopre l’attualità di Piero della Francesca. Lo mostra in modo esemplare un altro suo capolavoro: Mani che disegnano, e si disegnano. Un cortocircuito logico che spiega il senso dei paradossi di Escher. Le sue immagini non rappresentano la realtà, fanno pensare, attivano ragionamenti, come rebus.

Perfettamente coetaneo di Magritte, nato come lui nel 1898, Escher ha la stessa vocazione, meglio, missione enigmistica del pittore, lo stesso mistero da rendere visibile, e usa solo l’incisione per sottolineare il primato della ragione, anzi del ragionamento, del calcolo. Il disegno attiva la mente, chiede soluzioni, più di quante ne offra. Proprio come l’enigmistica.

Per entrambi l’inarrivabile modello resta Leonardo, pittore eluso o improprio, sperimentatore instancabile, che lo aveva capito per primo: “la pittura è cosa mentale”. L’occhio senza la ragione è imperfetto. Escher propone immagini come rebus. Ed è questa coincidenza fra immagini e concetti che rende la sua impresa coerente con la nostra attrazione per i cruciverba, per i virtuosismi dei prestigiatori, per i labirinti, per le clessidre, per il gioco degli scacchi. C’è gioco, c’è pensiero, c’è attesa. Escher gioca con noi, ha bisogno di noi.

L’obiettivo, suo, nostro, è lo scacco matto.



Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Prorogata fino a 15 maggio 2024 la mostra “Pathos. Valori, passioni, virtù”

Prorogata fino al 15 maggio 2024

“Pàthos. Valori, passioni, virtù”

Mostra promossa da Acri  
Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa e realizzata nell’ambito di R’Accolte

A seguito del successo riscontrato, la mostra virtuale “Pàthos. Valori, passioni, virtù” – curata dallo storico dell’arte Angelo Mazza, promossa dalla Commissione per i Beni e le Attività Culturali di Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa e realizzata nell’ambito di R’Accolte – è stata prorogata fino al 15 maggio 2024.

Susanna e i vecchi – Manifattura Lazzarotti

La proroga è stata annunciata in occasione dell’evento “Arte e @rte. I linguaggi della bellezza”, tenutosi lo scorso 13 marzo a Roma presso la sede centrale di Acri, promotore dell’incontro. Con il coinvolgimento di personalità di spicco del mondo della cultura – dotate di competenze, conoscenze e capacità scientifiche e comunicative nell’ambito dell’arte – sono stati affrontati diversi temi legati alla divulgazione artistica. L’obiettivo era mettere a confronto il mondo classico e tradizionale con quello contemporaneo, in modo da individuarne i punti di forza ma anche sollevando alcune criticità, creando insieme un dialogo condiviso e costruttivo. I protagonisti dell’evento – che ha visto la partecipazione di un vasto numero di giornalisti, addetti ai lavori e appassionati d’arte – sono stati: il giornalista e conduttore televisivo e radiofonico Nicolas Ballario, la giovane divulgatrice Benedetta Colombo – nota con il nome di @benedetta.artefacile – e lo storico dell’arte e curatore della mostra Angelo Mazza. Insieme a loro si è dialogato sul fenomeno della digitalizzazione dell’arte, sull’impatto dei social media e della realtà aumentata e su come le modalità tradizionali e quelle di ultima generazione al giorno d’oggi coesistano, rendendo l’arte sempre più accessibile. Hanno preso parte al confronto anche il nuovo Presidente di Acri Giovanni Azzone, la direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti e il Presidente della Commissione per i Beni e le Attività Culturali di Acri Donatella Pieri.

Giuditta con la testa di Oloferne Giacomo – Mancini di Tommaso detto El Frate

Pàthos. Valori, passioni, virtù“, inaugurata lo scorso 30 gennaio 2024, segna l’inizio di una nuova fase d’impegno di valorizzazione culturale da parte di R’Accolte, il più grande catalogo multimediale in Italia, che con l’avvio di questa prima mostra virtuale offre al pubblico l’opportunità di esplorare e comprendere le collezioni d’arte delle Fondazioni di origine bancaria in modi del tutto innovativi. L’esposizione, visitabile gratuitamente su www.pathos-raccolte.it, esplora in 10 stanze l’iconografia di numerose figure femminili dell’antichità e del Vecchio Testamento, divenute simbolo di uno specifico sentimento, emblema di valori, passioni e virtù.

Al centro dell’esposizione le vicende di grandi eroine, come Cleopatra, Lucrezia, Eva, Betsabea, Rebecca e Giuditta, raffigurate da importanti artisti che hanno fatto la storia dell’arte.  Elisabetta Sirani, Guercino, Parmigianino, Guido Reni, Giambattista Tiepolo, Giacinto Gemignani Agostino Carracci sono solo alcuni dei nomi dei 60 artisti che hanno messo in luce le varie interpretazioni dei racconti biblici attraverso prevalentemente dipinti – ma anche incisioni, maioliche, bronzi e terrecotte – presentando al pubblico online una selezione di 80 capolavori che coprono un arco temporale dal XVI al XX secolo, provenienti da 31 Fondazioni.

Adamo ed Eva nel paradiso terrestre – Manifattura Urbinate

R’Accolte continuerà a celebrare e diffondere il ricco patrimonio delle collezioni d’arte delle Fondazioni di origine bancaria con l’avvio di nuove mostre virtuali, proseguendo sulla scia del successo ottenuto con “Pàthos. Valori, passioni, virtù“. Inoltre, è in fase di realizzazione un ampio programma di eventi e di iniziative culturali.


Le Fondazioni per l’Arte: un impegno decennale nella promozione culturale

Le Fondazioni di origine bancaria sono organizzazioni non profit, private e autonome, rappresentate collettivamente da Acri, il cui settore primario di intervento è proprio la cura e l’accessibilità dei beni culturali. Dal 2000 a oggi, a questo settore le Fondazioni hanno destinato complessivamente oltre 7,5 miliardi di euro, contribuendo significativamente allo sviluppo culturale delle comunità di riferimento e dell’intero Paese. Gli interventi sostenuti consistono prevalentemente in percorsi di creazione artistica, conservazione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali, con particolare attenzione all’accessibilità dei giovani e delle fasce più fragili delle comunità. Proprio con la medesima finalità, nel 2012 è nato R’Accolte, il grande catalogo multimediale delle opere d’arte delle Fondazioni, che ha reso alla portata di tutti le loro collezioni d’arte. Dal suo avvio, R’Accolte ha reso accessibili oltre 15.000 opere, censite secondo i più accurati standard internazionali, appartenenti a 78 collezioni, spaziando dal mondo antico al contemporaneo.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO MOSTRA: Pàthos. Valori, passioni, virtù
A CURA DI: Angelo Mazza
QUANDO: Dal 30 gennaio al 31 marzo 2024
DOVE: Online su www.pathos-raccolte.it
PROMOSSA DA: Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa NELL’AMBITO DI: R’accolte – https://raccolte.acri.it/

CONTATTI ACRI

SITO: https://www.acri.it/
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UC2E13fBWzJc30EtBv0bnWtQ
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/raccolte.arte/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105 – 392 2527126
info@culturaliart.com
www.culturaliart.com
Facebook: Culturalia
Instagram: Culturalia_comunicare_arte
Linkedin: Culturalia di Norma Waltmann
Youtube: Culturalia

SYLVA GALLI (1919-1943) e le artiste del suo tempo

Sylva Galli: Natura morta, olio su tavola, 31.5 x 45 cm. Eredi Sylva Galli

Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera 
26 marzo – 8 settembre 2024

A cura di: Mariangela Agliati Ruggia e Giulio Foletti
con la collaborazione di: Alessandra Brambilla

L’esposizione si inserisce nel filone delle rassegne dedicate alle donne artiste, al quale la Pinacoteca ha sempre riservato un’attenzione particolare, e intende raccogliere le principali opere realizzate da Sylva Galli, restituendo un’immagine a tutto tondo del suo percorso e mettendola a confronto con altre presenze attive negli stessi anni.

Sylva Galli, originaria di Bioggio, sviluppa la sua carriera artistica su un breve arco di tempo a causa della prematura scomparsa a soli 23 anni nel 1943.

Dopo una formazione alle Scuole di disegno di Lugano, frequenta il Technicum di Friborgo e l’Akademie Wabel, una scuola privata di nudo e di paesaggio aperta nel 1939 a Zurigo nello studio di Henry Wabel (1889-1981), orientando così la sua pittura anche all’esterno del territorio ticinese.

I generi da lei trattati vanno dalle nature morte ai ritratti ai paesaggi, agli interni, ai nudi, nei quali esprime una vena artistica già matura nonostante la giovane età.

Due sue opere sono conservate nelle collezioni di Palazzo Pitti a Firenze, una alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; le altre, ad eccezione di alcuni pezzi importanti di proprietà del Museo d’arte della Svizzera italiana (Lugano), sono custodite ancora oggi dai discendenti.

Sylva Galli: genitori alla finestra, olio su tavola, 73.5 x 50.3 cm.
Eredi Sylva Galli

Alle opere di Sylva è affiancata una selezione di dipinti realizzati da altre pittrici del suo tempo quale complemento e utile confronto. La scelta è ricaduta su coloro che si sono dedicate all’attività artistica tentando di farne una professione, muovendo da studi non solo da autodidatta e partecipando ad esposizioni: Anna Baumann-Kienast, Regina Conti, Rosetta Leins, Margherita Osswald-Toppi, Irma Giudici Russo, Anita Nespoli, Anita Spinelli, Mariangela Rossi, Irma Bernasconi-Pannes, Adelaide Borsa. A Germaine e Simonetta Chiesa, rispettivamente moglie e figlia di Pietro Chiesa, viene dedicata un’apposita sezione.

Nella sala da cui prende avvio il percorso, quale ideale premessa, si presentano inoltre opere delle poche donne con studi accademici che si dedicarono all’arte non solo per diletto appartenenti alle generazioni precedenti: Adelaide Pandiani Maraini, Valeria Pasta Morelli, Marie-Louise Audemars Manzoni e Giovanna Béha-Castagnola. È inoltre proposta una ricostruzione non filologica realizzata con oggetti del tempo, con l’intento di far assaporare i temi legati al lavoro femminile. Sono esposti in particolare due abiti disegnati da Rachele Giudici, appassionata studiosa di costumi tradizionali ancora legata all’Ottocento, anche se la sua vita si svolse prevalentemente nel XX secolo.

Il lavoro di ricerca e studio è documentato attraverso un catalogo riccamente illustrato, che vuole offrire un primo sguardo su figure significative per ricostruire l’evoluzione della presenza femminile anche in campo artistico.


Mostra a cura di
Mariangela Agliati Ruggia
Giulio Foletti
con la collaborazione di
Alessandra Brambilla
 
Assistenti alla segreteria,
mediazione e allestimento
Isabella Foglia
Beatrice Mastropietro
Monica Pagani
Micol Sofia Regazzoni
Lucrezia Sertori
 
Ricerche bibliografiche
Isabella Foglia
Nicoletta Paolocci Alborghetti
Lucrezia Sertori
 
Allestimento Progetto
Sofia Petraglio
Direzione lavori e coordinamento
Paolo Bianchi Alessandra Brambilla Realizzazione
Dipartimento delle finanze e dell’economia,
Sezione della logistica
con
Piercarlo Bortolotti
Desio Canzali
Falegnameria Enzio Cereghetti Sagl
 
Orari, prezzi e servizi:
 
26 marzo – 8 settembre 2024
 
marzo-giugno e settembre:
da martedì a venerdì: 9–12 / 14–17
sabato, domenica e festivi: 10–12 / 14–17
luglio e agosto: 14–17
chiuso il lunedì (aperto 1/4 e 20/5)
 
intero: CHF/€ 10.-
ridotto (pensionati, studenti, gruppi): CHF/€ 8.-
Visite guidate su prenotazione anche fuori orario; bookshop; parcheggi nelle vicinanze.
Si accettano carte di credito.
 
Ufficio stampa per la Svizzera:
Pinacoteca Züst
Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera
 Tel. +41 (0)91 816.47.91
decs-pinacoteca.zuest@ti.ch ; 
www.ti.ch/zuest
 
per l’Italia:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo Padova, Italia
Tel. +39 049.663.499 (Simone Raddi)
simone@studioesseci.net
www.studioesseci.net
 
Mostra realizzata in collaborazione con
 Centro di dialettologia e di etnografia Bellinzona
 
COME RAGGIUNGERE LA PINACOTECA ZÜST
Rancate (Mendrisio) si trova a pochi chilometri dai valichi di Chiasso, Bizzarone (Como) e del Gaggiolo (Varese), facilmente raggiungibile con l’ausilio della segnaletica. La Pinacoteca si trova di fronte alla chiesa parrocchiale. Rancate è raggiungibile anche in treno, linea Milano-Como-Lugano, stazione di Mendrisio, e poi a piedi, in 10 minuti, o con l’autobus (linea 524, Mendrisio-Serpiano).

Roma, Medina Art Gallery: Vernissage | Amor, collettiva a cura di Nicoletta Rossotti

Nicoletta Rossotti
ÀMOR
Il 22 Marzo a Roma il Vernissage della mostra collettiva 
Curata da Nicoletta Rossotti
 
Venerdì 22 marzo 2024 ore 18.30 | Roma, Medina Art Gallery
Via Angelo Poliziano 32/34 | Ingresso libero

Si intitola ÀMOR la mostra collettiva che  inaugurata dal Vernissage di venerdì 22 Marzo  prossimo alle ore 18:00 presso Medina Art Gallery di Roma, in via Angelo Poliziano 32/34, curata dalla dott.ssa Nicoletta Rossottistorica dell’arte, critica d’arte e curatrice, nell’allestimento dell’arch. Elisabetta Sinibaldi. L’evento ha il patrocinio di Roma CapitaleAccademia Internazionale Medicea di Firenze e Performativa Academy.

Un titolo, ÀMOR, che rimanda a uno dei nomi sacri e segreti di Roma e al suo rito di fondazione, ma qui, nella collettiva, usato anche per parlare dell’amore nelle varie culture e civiltà, tra cui mostrare parallelismi anche in conoscenza e sapienza.

In qualità di Coordinatrice Nazionale dell’Accademia Internazionale Medicea la curatrice presenterà alcuni artisti come nuovi interpreti della realtà contemporanea, per la complessità materica, simbolica e concettuale veicolata dalle loro opere. Ad esporre nella collettiva, oltre venti artisti. Tra loro, Alessandra Meschini, Alessio Mariani, Carla Patella, Eleonora Perillo, Elisa Curto, Milo Pepe, Enzo Monterosso, Ilaria Di Fabio, Lorenzo Pazzuello, Alessio Luca Bandini, Maurizio Saletti, Nadia Gaggioli, Paola D’Antuono, Piergiorgio Dessì, Pierpaolo Mancinelli, Roberto Pestarino, Nunzia Romeo, Sabrina Barbagallo, Sylvia Teri, Strimi 21, Veronica Van Saften, Giuseppe Virgilio Pascuzzi (Gip), Vittoria Marziari, Anna D’Elia.

Al Vernissage, al quale sono attese personalità importanti della cultura e della politica italiana, interverranno, insieme alla Dott.ssa Rossotti, il Rettore dell’Accademia Internazionale Medicea di Firenze, Prof. Michele Coppola, la Dott.ssa Ludovica Rossotti dell’Università La Sapienza di Roma e CEO di Performativa Academy, il Prof. Uliano Conti dell’Università degli studi di Perugia, la Dott.ssa Michela Colella Archeologa specializzata, Fondazione Nino Lamboglia e il Dr. Carlo Valerio Cozzella, Archeologo. 


Ufficio stampa ÀMOR
Da Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com

Roma, HyunnArt Studio: Finissage | Vincenzo Scolamiero – di altri luoghi

Vincenzo Scolamiero, Come sogni perduti, china e pigmenti, 100×200, 2023
Di altri luoghi, HyunnArt studio di Paolo di Capua | Febbraio Marzo 2024
Foto: @Fabio Milani
HyunnArt Studio presenta, come prima mostra nel 2024, la personale di Vincenzo Scolamierodi altri luoghi.

Dopo avervi già esposto in diverse occasioni, alla soglia del 2000, Vincenzo Scolamiero torna nello HyunnArt Studio con una mostra personale in cui presenta lavori recentissimi, inediti, legati alla sua ultima produzione, esposta nel Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz di Viterbo nel 2023 con la mostra personale Di terra, acqua e vento.

L’attuale mostra è accompagnata da un testo di Paolo Di Capua, artista e fondatore di HyunnArt Studio. In esposizione alcune grandi tele e, sulla mensola, un ‘libro’ pieghevole, esemplare più che unico, che in totale estensione raggiunge i 5 metri di lunghezza.

Nel testo in catalogo Paolo Di Capua evidenzia: Per le opere che vengono esposte in questa circostanza mi sento di parlare di una pittura plastica di Vincenzo Scolamiero eppure senza pesi, in assenza di qualsivoglia sensazione di gravità, in cui si alternano simultaneamente profondità, delicatezza e trasparenza sullo stesso avvolgente piano percettivo, secondo dinamiche imprevedibili di limpida essenzialità. Sfiorando con lo sguardo le immagini le possiamo sentire estremamente concentrate e dilatate allo stesso tempo, in un insieme di stratificazioni senza soluzione di continuità. Come solari nubi in continuo movimento ci attraggono e ci incantano in grado di ribaltare ogni pregiudizio precostituito. Davanti ai nostri occhi un lirico vento sposta e spiazza il campo visivo, attraversando paesaggi tra sogno e veglia.

Dalla conca dei colori, come fosse un cratere vulcanico, i verdi, i neri e il color dell’oro attingono dalle onde della meditazione, dal fuoco, dalle arie di antiche musiche, da spartiti del tutto contemporanei, da un non so che di raffinatamente orientale, ma anche dalla terra e dal fango, da radici e rami secchi, da contorti tralci di vite con gli appassiti acini, da rimandi letterari di un profondo e libero pensiero, fondendosi in atmosfere notturne, si imprimono e si svelano sulle larghe campiture accuratamente predisposte, per via di gesti ampi e veloci, ma anche a volte lentissimi, scoprendone la meraviglia contrapposta alla caducità della vita.

Vincenzo Scolamiero è docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. Sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private. La sua prima personale si tiene nel 1987 presso la storica galleria Al Ferro di Cavallo di Roma. In seguito ha esposto in rilevanti spazi nazionali e internazionali, tra Roma (oltre a diverse gallerie private, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Palazzo delle Esposizioni, Chiostro del Bramante, Gam, Macro), Milano, Venezia, Bologna, Torino, Rimini, Treviso, New York, Seul, Busan, Pechino, Fenghuang. Partecipa alla Quadriennale di Roma (1996), alla Biennale di Venezia (2011) ed è vincitore della LXV Edizione del Premio Michetti (2014). Nel 2017 collabora con la compositrice Silvia Colasanti ( video-scenografie e immagini per il frontespizio e il booklet del Requiem Stringeranno nei pugni una cometa; 7 libri-opera sul Quartetto d’Archi Ogni cosa ad ogni cosa ha detto addio, Edizioni Eos-Libri d’Artista di Piero Varroni in Roma). Nel 2019 il Museo Carlo Bilotti di Roma ospita una sua personale dal titolo La declinante ombra, a cura di Gabriele Simongini (Catalogo De Luca). Nel 2021/22 la sua mostra Del silenzio e della trasparenza si tiene al Palazzo Pubblico a Siena – sale dei Magazzini del Sale e presso la Fondazione Accademia Musicale Chigiana, a cura del Comune di Siena Assessorato alla Cultura e di inner room Siena (Catalogo De Luca). Nel maggio 2022 è protagonista di uno dei Martedì critici di Alberto Dambruoso. Nel 2023 la mostra Di terra, acqua e vento al Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz di Viterbo. Dal 1996 collabora con la galleria Edieuropa QUI arte contemporanea di Roma.


HyunnArt Studio
Viale Manzoni 85/87 00185 Roma
Orari: dal martedì al venerdì ore 16.00-18.30
Per appuntamento:3355477120 – pdicapua57@gmail.com 
Ufficio stampa
 
Simona Pandolfi
pandolfisimona.sp@gmail.com
 
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
tel 349 494 5612 – roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
Cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Grande successo per la mostra “Alchimie su carta” di Alberto Valese

Nonostante la riconosciuta notorietà del Maestro Alberto Valese e il discreto successo del vernissage di venerdì 16 febbraio, nessuno poteva prevedere che in mesi come febbraio e marzo, considerati meno vivaci in Città, questa esposizione potesse registrare una partecipazione finora di 2.000 visitatori.

L’arte e la storia di vita di Alberto Valese non hanno certamente smesso di entusiasmare critica, pubblico e i tantissimi amici veneziani ed internazionali che a lui si erano affezionati.

Per tutti coloro che non sono ancora riusciti a visitare la Mostra c’è ancora tempo fino a mercoledì 27 marzo, insieme ad un brindisi di finissage previsto per sabato 23 marzo alle ore 17.30, a cui tutti sono calorosamente invitati.

Alchimie su carta
Omaggio al maestro Alberto Valese
Con più di 2.000 visitatori la mostra giunge a conclusione con un felice brindisi

A cura di Silvia Previti

Bicchierata di finissage il 23.03.2024 ore 17.30
Fine mostra il 27.03.2024 

Spazio SV – Centro espositivo San Vidal
Scoletta di San Zaccaria, Venezia

Tutti gli organizzatori, a cominciare dalla curatrice Silvia Previti, si sono impegnati con passione e professionalità per la realizzazione della mostra retrospettiva Alchimie su carta. Questo soprattutto perché l’Omaggio al maestro Alberto Valese fosse all’altezza dell’artista e della persona. Ricordiamo che Alberto Valese (1951 – 2022) è stato artista poliedrico e raffinato artigiano di fama internazionale, l’unico Maestro Ebrù straniero riconosciuto in Turchia, nonché amatissimo nella sua città, Venezia, dove ha mantenuto il proprio laboratorio, un negozio e la propria dimora.

Ciò nonostante, pur essendo stato quello di venerdì 16 febbraio, nell’accogliente Spazio SV nella Scoletta di San Zaccaria a Venezia, un Opening di successo, nessuno poteva prevedere che in mesi come febbraio e marzo, considerati meno vivaci in Città avvicinandosi anche il periodo di Biennale, questa esposizione potesse registrare la partecipazione fino ad ora di circa 2.000 visitatori.

L’arte e la storia di vita di Alberto hanno entusiasmato critica, pubblico e i tantissimi amici veneziani ed internazionali che a lui si erano affezionati.

Per tutti coloro che non sono ancora riusciti a visitare la Mostra c’è ancora tempo fino al giorno 27 marzo, insieme alla bicchierata di finissage prevista per sabato 23 marzo alle ore 17.30.

Alberto Valese, nato a Venezia nel 1951, si è dedicato per più di quarant’anni alla legatoria ed in particolare allo studio della tecnica della marmorizzazione che inizia da autodidatta, dando vita ad una serie di opere uniche nel loro genere che lo hanno reso noto in tutto il mondo. L’esposizione riesce ad essere, oltre che un omaggio al maestro veneziano attraverso una selezione ad ampio spettro fra le tipologie di carte da lui prodotte, anche un’occasione per far comprendere, attraverso dei supporti video, il modus operandi di Valese ed il suo immaginario. Carte marmorizzate, suminagashi, ebrù, sono tutte tecniche che convogliano nella realizzazione delle decorazioni, dal floreale all’astratto, di libri pregiati, quaderni, scatole, tessuti e oggetti di ogni tipo. In mostra si possono trovare non solo carte marmorizzate ed ebrù, ma anche vere e proprie opere d’arte come le pietre “non infossibili”, finti fossili realizzati fondendo l’ebrù con la modellazione della carta pesta, le piastre oscillanti che assomigliano a piccoli universi in miniatura sospesi da delicate strutture di ferro, i mobile, d’ispirazione calderiana, e ancora sculture a forma di teste ed oggetti di design.

Un artista a tutto tondo, in laboratorio così come nella vita, noto per la sua originalità e visione innovativa che ha riportato nelle sue carte, espressione di un genio di cui in molti sentono la mancanza. Essere riusciti a trasmettere l’eclettismo di Valese è un punto di orgoglio per Giampietro Freo, suo amico e collaboratore impegnato a portare avanti l’attività. Oggi, nello stesso luogo dove aveva sede il negozio Ebrù in Campo Santo Stefano, si trova l’Antica Legatoria Ofer, bottega che porta avanti nel solco della tradizione l’arte della legatoria tramandando i saperi lasciati da Alberto Valese ad una nuova generazione di giovani artigiane.

“Sintetizzerei i passaggi della vita artistica di Alberto e quindi dell’esposizione in questo modo – racconta Giampietro Freo – la sua passione che nasce con le carte marmorizzate (marbled) lo porta a fare innumerevoli viaggi in Turchia fino ad impadronirsi così bene della tecnica Ebrù da diventare addirittura unico “Maestro Ebrù” non turco. Comincia a produrre carte sempre più raffinate, poi sete finissime. Marmorizzava tutto, piramidi piedi, facce, teste, lampade, sfere, qualsiasi cosa, fino ad arrivare agli oggetti d’arte marmorizzati. La curiosità, la perseveranza, il buon gusto e la meticolosità che si oggettivizzano in termini creativi come un fiume in piena, lo fanno entrare a pieno titolo nell’arte sia con le carte che con gli oggetti ed alla mostra ci si potrà rendere conto di tutto ciò. Questa evoluzione porta la sua sperimentazione a raggiungere apici mai raggiunti da nessuno”.


ALCHIMIE SU CARTA. Omaggio al maestro Alberto Valese
A cura di Silvia Previti
Dal 16 febbraio al 27 marzo 2024
Orario: 10,30 – 12,30 / 15,00 – 18,00 chiuso il lunedì

SPAZIO SV
SCOLETTA DI SAN ZACCARIA (VE)
Entrata libera

Per informazioni
tel: +39 0415234602
mail: info@spaziosv.com

In collaborazione con Antica Legatoria OFER

Immagine che contiene testo, Carattere, design, Elementi grafici

Descrizione generata automaticamente
Ufficio Stampa e Comunicazione Davide Federici info@davidefederici.it

Bologna, Museo civico del Risorgimento: “La pittura a Bologna nel lungo Ottocento” – Mostra diffusa

Ottavio Campedelli (Bologna, 1792 ‐ ivi, 1862), Un mulino in mezzo a un luogo montuoso, 1826
Olio su tavola, cm 35 x 45
Bologna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (Collezioni storiche),
n. inv. H103 / 2019/5106 (1995)
La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915

Mostra diffusa a cura di Roberto Martorelli e Isabella Stancari


21 marzo – 30 giugno 2024

Bologna 
Collezioni Comunali d’Arte | Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Strada Maggiore 44
Museo civico del Risorgimento | Piazza Giosue Carducci 5

Inaugurazione martedì 19 marzo 2024 ore 20.30
Museo civico del Risorgimento 
Piazza Giosue Carducci 5, Bologna

Anticipata da un ricco palinsesto di attività che ha preso avvio nel dicembre scorso, la primavera della stagione espositiva a Bologna apre al pubblico dal 21 marzo al 30 giugno 2024 con l’ampia rassegna espositiva diffusa La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915 dedicata alla pittura felsinea dall’età napoleonica all’inizio della Grande Guerra, ideata e coordinata dal Settore Musei Civici Bologna attraverso il Museo civico del Risorgimento, a cura di Roberto Martorelli e Isabella Stancari.

Per ampiezza del percorso delineato, numero delle opere esposte e varietà di soggetti e luoghi coinvolti, si tratta della più ampia ricognizione monografica mai organizzata per presentare le origini e le evoluzioni della modernità artistica in ambito bolognese, e in particolare della produzione pittorica la cui presenza è dominante nella cultura figurativa del “lungo Ottocento”.
Sono oltre 500 le opere, di cui circa un centinaio mai esposto prima proveniente dai depositi di istituzioni museali pubbliche e da collezioni private, di 80artisti appartenenti a generazioni differenti, a essere visibili in 18 sedi (5 musei, 5 gallerie antiquarie, 3 fondazioni, 2 edifici di culto, un palazzo comunale, un teatro storico e un’associazione culturale) situati tra BolognaCrespellano e San Giovanni in Persiceto, che spaziano tra tecniche (dal disegno al dipinto su tela e tavola, all’acquerello su carta), contesti di realizzazione (dalle grandi decorazioni pubbliche alle opere da salotto, alle riviste) e generi rappresentati (paesaggi, ritratti, soggetti storici, pale d’altare, vedute urbane).

La prima inaugurazione si svolge martedì 19 marzo 2024 alle ore 20.30 al Museo civico del Risorgimento, con la partecipazione di rievocatori in costume storico di 8cento APS che animano quadri viventi ispirati alle opere esposte nella sezione che dà il titolo all’intera rassegna, La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915. Per offrire un’immersione ancora più suggestiva nelle atmosfere della vita ottocentesca sono aperti in via straordinaria, dalle ore 20.00 alle 23.00 con ingresso gratuito, sia il museo sia, grazie alla collaborazione di Biblioteche di Bologna, Casa Carduccila residenza con gli arredi e le suppellettili originali dove il poeta Giosue Carducci ha abitato dal 1890 fino alla morte nel 1907, situata al secondo piano dello stesso edificio storico situato nella piazza a lui intitolata.

Partendo dallo spoglio della pregevole collezione dei tre album fotografici che documentano la produzione artistica e architettonica a Bologna nella seconda metà del XIX secolo, raccolta da Raffaele Belluzzi (1839-1903) e da lui donata al Museo civico del Risorgimento di Bologna di cui fu primo direttore, l’iniziativa si prefigge l’ambizioso obiettivo di proporre con nuovo slancio interpretativo una visione complessiva su questa fervida stagione culturale rinnovatrice della città attraverso gli studi più aggiornati, le scoperte recenti e le ricostruzioni biografiche acquisite negli ultimi anni.

Giuseppe Bortignoni junior (Bassano del Grappa, 1859 – Bologna, 1936), Madre e figlio sotto il pergolato, fine XIX secolo
Olio su tela, cm 90 x 57, Collezione Lucchese Salati

Numerosi soggetti pubblici e privati concorrono ad arricchire un’iniziativa corale fondato su una co-progettazione culturale durata oltre due anni, con l’obiettivo di restituire a questo patrimonio artistico una rinnovata visibilità per farne riscoprire a un pubblico di non soli specialisti l’altissimo valore non ancora adeguatamente conosciuto e riconosciuto.
Collaborano: Comune di San Giovanni in Persiceto, Confcommercio Ascom Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna con Genus Bononiae.
Partecipano: 8cento APS, Accademia di Belle Arti di Bologna, Antichità Barberia, Archivio Fabio Fabbi, Confguide Bologna, Associazione Amici della Certosa di Bologna, Associazione Bologna per le Arti, Associazione per le arti “Francesco Francia”, Bologna Servizi Cimiteriali, Centro Sociale Casa Gialla, Comitato per Bologna Storica e Artistica, Comune di San Lazzaro di Savena, Federagit Guide turistiche, Fondantico, Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Fondazione Gualandi a favore dei sordi, Galleria Artifigurative, Galleria de’ Fusari, Galleria del Caminetto, La Quadreria di ASP Città di Bologna, Le Guide d’Arte, MetROzero di Associazioni Jaya e Samà APS, Mirarte Bologna, Museo Ottocento Bologna, Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Per queste sue peculiarità, il progetto si configura come opportunità rara per vedere rappresentato l’inquieto alternarsi di nuovi stili e ricerche – dal Neoclassicismo accademico al movimento romantico, passando per le tendenze naturalistiche del Purismo e del Realismo, l’Eclettismo storicista fino alle sperimentazioni dei Simbolisti e dei Divisionisti – nel periodo storico in cui, dopo la fine del dominio pontificio e l’adesione al Regno d’Italia, Bologna è attraversata da profondi mutamenti politici, sociali e culturali che conducono la città alle soglie dell’epoca contemporanea.

La città felsinea è geograficamente destinata a essere il crocevia d’Italia, luogo d’incontro e confronto della cultura e dell’economia. Questo ruolo viene in parte perdendosi negli anni centrali del Risorgimento, ma con l’Unificazione Bologna può tornare a diventare uno dei centri vitali nazionali. Un’occasione importante per accreditare questo ruolo è certamente l’Esposizione Emiliana del 1888, quando – sotto l’egida di Giosue Carducci – di fatto si candida a capitale culturale della Terza Italia. Sede della più antica Università d’Europa, nel corso del “lungo Ottocento”vede un fiorire di nuove istituzioni e circoli artistici che si affiancano all’Accademia Clementina (poi delle Belle Arti), fondata nel 1710. Il Collegio Venturoli inizia l’attività nel 1825 offrendo a studenti in difficoltà economica la possibilità di accedere agli studi, mentre con la nascita della Società Protettrice delle Belle Arti (1853) e in seguito con la società “Francesco Francia” (1894) vengono organizzate mostre-mercato che avvicinano gli artisti a un pubblico borghese. In Accademia, ai Concorsi Curlandesi, riformati nel 1870, si affianca dal 1878 il Premio Baruzzi. Il Comitato per Bologna Storica e Artistica (1899) e il movimento dell’Aemilia Ars, insieme ad altre gilde e cenacoli di minore durata, sono tutte occasioni per sviluppare il gusto contemporaneo. Tutto questo fervore artistico si riflette in un grande numero di giornali e riviste d’arte e nella nascita di una delle più importanti tipografie italiane, la Litografia Chappuis.

L’itinerario espositivo diffuso documenta la ricchezza espressiva e la complessità di questi nuovi orizzonti visivi attraverso i lavori degli artisti locali che si sono confrontati con i movimenti italiani e internazionali, partecipando alle Esposizioni Nazionali, a quelle Universali, alle Biennali di Venezia come alle Secessioni romane, ottenendo commissioni all’estero, viaggiando per il mondo. Accanto ai protagonisti di primo piano, più documentati e studiati – Gaetano Gandolfi, Antonio Basoli, Pelagio Palagi, Ottavio Campedelli, Alessandro Guardassoni, Luigi Bertelli, Luigi Busi, Mario De Maria detto “Marius Pictor”, Fabio Fabbi, Luigi Serra, Coriolano Vighi, Augusto Majani detto “Nasica”Carlo Corsi, Athos Casarini, Alfredo Protti – sono rappresentati altri artisti dimenticati o oggi quasi del tutto sconosciuti come Giuseppe Bortignoni junior,Achille Frulli, Dina Pagan de’ Paganis.
Non mancano poi documenti di artisti “forestieri” che hanno influito sulla cultura artistica locale, o che vi hanno soggiornato, o che hanno insegnato nella locale Accademia delle Belle Arti: Antonio Canova, Felice Giani, Antonio Puccinelli, Leonardo Bistolfi, Giovanni Boldini.

Accanto alle iniziative espositive, grande attenzione è dedicata alle attività di mediazione culturale per adulti, bambine e bambini, e a momenti di approfondimento specialistico per il pubblico più appassionato. Durante l’intero periodo di apertura della rassegna sono proposte 70 visite guidate, 22 conferenze, 10 laboratori didattici e attività per famiglie, 4 rievocazioni storiche, oltre a 12 altre iniziative tra passeggiate, momenti musicali e l’esposizione Bolognesi all‘avanguardia – l’esperienza Liberty di “Modelli d’Arte Decorativa” allestita dal 16 al 30 maggio 2024 presso la Mediateca di San Lazzaro di Savena.

Il calendario completo degli appuntamenti è disponibile sui siti web 
www.museibologna.it/risorgimento e 
www.storiaememoriadibologna.it/ottocento.

Alfonso Savini (Bologna, 1838 – ivi, 1908), Io mi sedea in parte, 1863
Olio su tela, cm 105 x 142
Bologna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (Collezioni storiche), n. inv. H 159 / H 1666 / 20908 / 5226
LE SEDI ESPOSITIVE (in ordine alfabetico)

Antichità Barberia | Via Barberia 8/a, Bologna
Chiesa Collegiata di San Giovanni Battista | Piazza del Popolo 22, San Giovanni in Persiceto (BO)
Chiesa della Madonna della Cintura | 
Piazzetta Guazzatoio 5, San Giovanni in Persiceto (BO)
Collezioni Comunali d’Arte | Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6, Bologna
Comitato per Bologna Storica e Artistica | Strada Maggiore 71, Bologna
Fondazione Collegio Artistico Venturoli | Via Centotrecento 4, Bologna
Fondazione Gualandi a favore dei sordi | Via Nosadella 49, Bologna
Galleria Artifigurative | Via Provinciale 27, Crespellano (Valsamoggia)
Galleria de’ Fusari | Via de’ Fusari 7/A, Bologna
Galleria del Caminetto | Galleria Falcone e Borsellino 4/D, Bologna
Galleria Fondantico | Via de’ Pepoli 6/E, Bologna
Museo civico del Risorgimento | Piazza Giosue Carducci 5, Bologna
Museo d’Arte Sacra | Piazza del Popolo 22, San Giovanni in Persiceto (BO)
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Strada Maggiore 44, Bologna
Museo Ottocento Bologna | Piazza San Michele 4/C, Bologna
Palazzo d’Accursio, Sala del Consiglio Comunale | Piazza Maggiore 6, Bologna
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni | Via Alessandro Manzoni 2, Bologna
Teatro Comunale | Corso Italia 72, San Giovanni in Persiceto (BO)

Per consentire la più ampia fruizione del progetto espositivo diffuso, presentando il biglietto di ingresso a una delle sedi è previsto l’accesso a tariffa ridotta nelle altre sedi coinvolte entro la data di conclusione della mostra.
Collezioni Comunali d’Arte (intero € 6 | ridotto € 4)
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (gratuito)
Museo civico del Risorgimento (intero € 5 | ridotto € 3)
Fondazione Collegio Artistico Venturoli (intero € 5 | ridotto € 3)
Museo Ottocento Bologna (intero € 12 | ridotto € 10)
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni (intero € 5 | ridotto € 3)
Musei e Teatro Comunale di San Giovanni in Persiceto (intero € 5 | ridotto € 3).


Tre sono le sedi espositive del Settore Musei Civici Bologna coinvolte nel percorso di visita, dove è possibile ammirare il meglio della pittura locale: Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini e Museo civico del Risorgimento.

Figure e paesaggi dell’Ottocento alle Collezioni Comunali d’Arte
A cura di Isabella Stancari
21 marzo – 30 giugno 2024
Collezioni Comunali d’Arte | Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6, Bologna
Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica

Alle Collezioni Comunali d’Arte,nella sezione intitolataFigure e paesaggi dell’Ottocento alle Collezioni Comunali d’Arte, a cura di Isabella Stancari, sono esposti 23 dipinti rivolti a due tematiche principali.
La prima è dedicata all’Accademia delle Belle Arti, luogo di formazione di quasi tutti gli artisti locali e promotore di due concorsi artistici nazionali, il Curlandese e il Baruzzi. Il Premio Curlandese fu Istituito nel 1785 per volontà del duca di Curlandia (regione situata nella parte meridionale dell’attuale Lettonia), mentre i Concorsi Curlandesi (piccolo e grande premio) vennero assegnati dal Senato di Bologna su giudizio di una commissione nominata dall’Accademia, dal 1777 al 1870 e, in seguito, dalla Municipalità fino al 1936. Nel 1878 lo scultore Cincinnato Baruzzi volle che dopo la sua morte venisse istituito un premio nazionale a suo nome. Ogni anno, in alternanza, un pittore, uno scultore e un musicista venivano premiati per un’opera di cui avevano presentato il bozzetto. Il vincitore poteva realizzarlo in grande, o tradurlo in marmo, o metterla in scena al Teatro Comunale di Bologna. Del Premio Curlandese sono esposte le tele Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria (1875) di Raffaele Faccioli e Giovane signora – Mughetto (1905) di Giuseppe Brugo mentre del Premio Baruzzi sono presentati i due grandi dipinti Senza lavoro e senza pane – Disoccupati (1895) di Augusto Majani “Nasica” e Idillio fugace (1899) di Gian Emanuele Covelli detto Gaele. A corredo della narrazione sono presenti inoltre opere che proposte nell’annuale esposizione che si teneva presso l’Accademia, tra cui l’inedita versione della Linda di Chamounix (1857-1861) di Giulio Cesare Ferrari.
La seconda tematica affronta il paesaggio, con numerose opere inedite: ai noti soggetti eseguiti da LuigiBertelli delle collezioni storiche del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna sono affiancati straordinari paesaggi. In prestito dalla Galleria de’ Fusari sono visibili la Veduta di Castel Gandolfo (1810-1815) di Giovan Battista Bassi e un Paesaggio (1840-1850) di Ottavio Campedelli. Grazie a due collezionisti, altrettante opere dialogano inoltre con tele di proprietà pubblica. Uno splendido Paesaggio innevato con alberi di Alessandro Guardassoni è collocato accanto al suo Autoritratto(1870 ca.) della Fondazione Gualandi a favore dei sordi, dove l’artista si ritrae dipingendo proprio la tela qui esposta al pubblico. Il Ritratto di Petronio Montanari (1815 ca.) di Pelagio Palagi nella versione mai terminata delle Collezioni Comunali d’Arte è affiancato dalla versione completata e donata al committente, ora in collezione privata. Oltre alle opere in mostra si possono ammirare nel percorso museale i due ampi saloni dedicati in permanenza allo stesso Palagi, il più importante pennello neoclassico locale, la cui carriera internazionale come pittore, architetto, decoratore d’interni, scultore e disegnatore di arredi si concluse a Torino come artista della corte Savoia di re Carlo Alberto.

Orari di apertura
Martedì, giovedì 14.00-19.00 | mercoledì, venerdì 10.00-19.00 | sabato, domenica, festivi 10.00-18.30 | chiuso lunedì non festivi

Ingresso
Intero € 6 | ridotto  4 | ridotto speciale 19-25 anni  2 | gratuito possessori Card Cultura
Biglietto integrato Collezioni Comunali d’Arte e Torre dell’Orologio: intero € 10 | ridotto € 7

Informazioni
Collezioni Comunali d’Arte
Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 2193998
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna
TiKTok: @museiarteanticabologna
X: @MuseiCiviciBolo

L’Incredulità di San Tommaso di Gaetano Serra Zanetti: due versioni a confronto
A cura di Mark Gregory D’Apuzzo
21 marzo – 30 giugno 2024
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Strada Maggiore 44, Bologna
Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica in collaborazione con La Quadreria di ASP Città di Bologna

I Musei Civici d’Arte Antica, in collaborazione con La Quadreria di ASP Città di Bologna, espongono presso il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini due versioni dell’Incredulità di San Tommasodi Gaetano Serra Zanetti (Bologna, 1807 – ivi, 1862). L’iniziativa è a cura di Mark Gregory D’Apuzzo.
Entrambi i dipinti sono abitualmente conservati nei depositi, dunque non accessibili al pubblico. L’esposizione offre quindi l’opportunità di conoscere de visu due opere significative nel percorso del pittore, che fu tra i protagonisti dell’Ottocento bolognese, più volte gratificato da premi e riconoscimenti.
Commissionata dal marchese Giuseppe Davia per la cappella di famiglia nella Chiesa di San Francesco (1850), la bella Incredulità di San Tommaso è stata di recente sottoposta a un capillare restauro che ha interessato sia l’intera superficie pittorica, sia la cornice originale, ideata in forme di ispirazione gotica – archiacuta, lobata con colonnine a tortiglione – per meglio adattarsi alla sede ecclesiale. Ne sono riemersi, oltre alla firma e alla data sul retro, “la splendidezza dei toni, la vivacità delle tinte, la leggerezza delle ombre”, notate già dall’anonimo estensore della recensione apparsa nella rivista L’Iniziatore (23 gennaio 1851), che aveva definito il pittore “uno dei migliori artisti che al presente onorino Bologna“, sottolineandone il debito nei riguardi della “divina scuola degli immortali cinquecenteschi”.
Allievo all’Accademia di Francesco Albéri e Giuseppe Badiali, Serra Zanetti avvia fin a partire dagli anni Trenta un’intensa produzione di soggetto storico, anche di carattere religioso, in cui i modelli dei grandi maestri sono tradotti “con accenti di maggiore verità e naturalezza” (Farioli 1983). Sono infatti da collocarsi in quegli anni i viaggi a Parma, dove approfondisce lo studio di Correggio, da lui molto apprezzato per l’amabilità della pittura e per gli effetti di luce e ombra, a Firenze e a Venezia, dove si reca per vedere Tiziano. Nella città lagunare, in particolare, coadiuvato dall’amico pittore polacco Taddeo Gosetschi, elabora una nuova tecnica pittorica, visibile anche nel nostro dipinto, “che consiste nell’uso di una vernice che formando un glutine trasparente serviva non solo a stemperare i colori ma anche a mantenerli più pastosi e lucidi” (Farioli 1983). Un successivo soggiorno a Roma gli consentirà di meglio focalizzare il portato del “bel dipingere”, nel confronto con la tradizione del classicismo da Raffaello a Guido Reni, di cui esegue alcune copie. L’immersione delle figure “in un gelido e astratto limbo formale di stretta osservanza purista” (Benati 1980) è rivelatrice, tuttavia, delle propensioni del pittore, aperto a tangenze “nazarene, alquanto insolite nell’ambiente bolognese” (Renzo Grandi 1983-1984). Condivide tali intenzioni stilistiche nella stesura levigata e “linda”, quasi “da quattrocentista”, la successiva versione del medesimo soggetto – firmata e datata 1853 (La Quadreria di ASP Città di Bologna) in cui la composizione, accresciuta dalla presenza degli apostoli, appare più “complessa ed evoluta sia per numero di figure che per articolazione e sentimento narrativo” (Masini 1995).
Lungo il percorso del museo sono inoltre segnalati alcuni paesaggi ottocenteschi di età romantica esposti in permanenza: il delizioso quadretto La scalinata di Giuseppe Termanini e alcuni dipinti di Giacomo Savini, entrambi allievi del pittore e scenografo Vincenzo Martinelli, esponente di spicco del paesaggismo bolognese della seconda metà del Settecento.

Orari di apertura
Martedì, mercoledì, giovedì 10.00 – 15.00 | venerdì 14.00 – 18.00 | sabato, domenica, festivi 10.00 – 18.30 | chiuso lunedì non festivi

Ingresso
Gratuito

Informazioni
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 236708
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna
TiKTok: @museiarteanticabologna
Twitter: @MuseiCiviciBolo

La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915
A cura di Roberto Martorelli e Isabella Stancari
21 marzo – 30 giugno 2024
Museo civico del Risorgimento | Piazza Giosue Carducci 5, Bologna
Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento
Inaugurazione martedì 19 aprile 2024 ore 20.30 in collaborazione con 8cento APS

Al Museo civico del Risorgimento è allestita la sezione a cura di Roberto Martorelli e Isabella Stancari da cui prende il titolo l’intera rassegna espositiva diffusa.
Tra le opere ispirate ai temi risorgimentali si segnala uno dei capolavori della ritrattistica ottocentesca, il Ritratto di Giovan Maria Damiani in uniforme delle Guide Garibaldine (1872) di Antonio Puccinelli, appartenente alla collezione dello stesso museo e raramente esposto. L’iconica opera è affiancata dalle opere I fatti di Savigno (Passaggio delle truppe pontificie) di Ferdinando Fontana e dal modelletto preparatorio, in collezione privata, della omonima grandiosa tela di Carlo Arienti La cacciata dell’imperatore Barbarossa da Alessandria, voluta dal re Carlo Alberto in chiave antiaustriaca. 
Grazie alle opere delle collezioni storiche del MAMbo viene inoltre ripercorso il tema del soggetto storico, tanto caro alla cultura artistica di metà Ottocento, con le opere La morte di Zerbino (1851) del pittore di figura Ippolito Bonaveri Io mi sedeva in parte… (1873) di Alfonso Savini, mentre il genere del paesaggio bolognese è rappresentato dalle vedute neoclassiche di Giacomo Savini, di età romantica con Ottavio Campedelli e del primo Novecento con Augusto Majani “Nasica”.
Oltre alle cinque piccole opere inedite di Giulio Cesare Ferrari, ritrovate da Isabella Stancari durante il lavoro di ricerca confluito nel Bollettino 2020/2022 del Museo civico del Risorgimento, notevole è inoltre il nucleo di quattro tele dipinte da Alessandro Guardassoni, che si ricollegano idealmente alla mostra monografica visibile nella sede della Fondazione Gualandi a favori dei sordi. Il capolavoro giovanile del pittore bolognese Anna Bolena forsennata, vincitore del piccolo premio Pittura al Concorso Curlandese del 1843 e proveniente dai depositi del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, è esposto insieme a tre opere inedite da collezioni private che testimoniano il lato più sperimentale dell’artista. Si tratta del Giardiniere che annaffia una pianta e due particolari vedute di giardini, eseguite a tempera e chine sui toni del grigio, che mostrano la rielaborazione del reale sulla base di fotografie.
Per la delicata eleganza si distingue infine uno dei rari di ritratti Luigi Serra, Ritratto di signore (Enrica Merlani) eseguito nel 1888, anno della prematura scomparsa del pittore.

Orari di apertura
Martedì, giovedì 9.00 – 13.00 | venerdì 15.00 – 19.00 | sabato, domenica, festivi 10.00 – 18.00 | chiuso lunedì, mercoledì

Ingresso
Intero € 5 | ridotto € 3 | ridotto speciale 19-25 anni  2 | gratuito possessori Card Cultura

Informazioni
Museo civico del Risorgimento
Piazza Giosue Carducci 5 | 40125 Bologna
Tel. + 39 051 2196520 (reception e biglietteria) / 225583 (direzione e uffici)
www.museibologna.it/risorgimento
museorisorgimento@comune.bologna.it
Facebook: Museo civico del Risorgimento – Certosa di Bologna
YouTube: Storia e Memoria di Bologna

LE ALTRE MOSTRE DEL PERCORSO DIFFUSO

Antonio Basoli. “Alfabeto pittorico ossia raccolta di pensieri pittorici…”
21 marzo – 30 giugno 2024
Antichità Barberia | Via Barberia 8/A, Bologna
Del geniale ideatore di luoghi esotici e paesaggi di Bologna, viene presentata l’edizione integrale dell’Alfabeto (1839) e una grande veduta dipinta della Cattedrale di San Pietro. Grazie alla collaborazione con il Museo Tattile Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, si vuole dare forma plastica alla lettera “A” dell’Alfabeto, ai fini della lettura tattile per ipovedenti e non vedenti.
Ingresso: libero
Info e orari di apertura: www.antichitabarberia.com

La collezione dei dipinti del Comitato per Bologna Storica e Artistica
21 marzo – 30 giugno 2024
Comitato per Bologna Storica e Artistica | Strada Maggiore 71, Bologna
Scoprire la storia del Comitato con i progetti dei restauri di Alfonso Rubbiani e i bellissimi disegni del Salone del Palazzo del Podestà per il concorso vinto da Adolfo De Carolis. Grazie a recenti donazioni sono presentati per la prima volta opere di Dina Pagan de’ Paganis, Alfredo Protti, Garzia Fioresi (pseudonimo di Alfredo Grandi) e Giuseppe Rivani.
Orari di apertura: martedì, venerdì 17.00 – 19.00
Ingresso: libero
Info: www.comitatobsa.it

Lo sviluppo del talento
A cura di Dante Mazza
22 marzo – 15 giugno 2024
Inaugurazione giovedì 21 marzo 2024 ore 17.00
Fondazione Collegio Artistico Venturoli | Via Centotrecento 4, Bologna
Il progetto espositivo ed editoriale riunisce opere eseguite nel corso dell’Ottocento dagli artisti bolognesi Cesare Bacchi, Ettore Buttazzoni, Filippo Buriani, Luigi Busi, Cleto Capri, Raffaele Faccioli, Ermenegildo Giorgi, Giovanni Masotti, Giuseppe Romagnoli e Luigi Serra, durante il loro periodo di residenza presso il Collegio Venturoli, istituito nel 1825 grazie al lascito dell’architetto Angelo Venturoli (1749-1821) per accogliere e assistere giovani bolognesi inclini alle arti che, a causa del loro stato sociale, non avrebbero potuto intraprendere studi artistici.
La mostra comprende circa 150 tra disegni e dipinti e si suddivide in due sezioni. La prima, allestita nella sala affrescata del Collegio, include i disegni e le iniziali esercitazioni di pittura dei giovani artisti con indicata l’età di esecuzione. La seconda, all’interno della nuova galleria espositiva, riunisce le opere della maturità donate al Collegio dagli stessi artisti in segno di gratitudine, tradizione proseguita fino ai giorni nostri, che ha permesso la creazione di una collezione che conta attualmente oltre 300 opere.
L’esposizione intende evidenziare e seguire il percorso evolutivo della formazione dei dieci artisti selezionati, sottolineando la precocità nell’apprendimento e le conquiste conseguite, che data la loro giovane età risultano spesso sorprendenti.
Orari di apertura: sabato 14.00 – 19.00 | da lunedì a venerdì prenotazione obbligatoria info@fondazionecollegioventuroli.org
Ingresso: intero € 5 | ridotto € 3
Info: www.fondazionecollegioventuroli.org

Alessandro Guardassoni (1819-1888). Dalle volte al cavalletto
21 marzo – 30 giugno 2024
Fondazione Gualandi a favore dei sordi | Via Nosadella 49, Bologna
La mostra presenta una selezione di disegni preparatori per le chiese e quadri presentati da Alessandro Guardassoni alle esposizioni d’arte per mostrare gli esiti illusivi della sua tecnica pittorica. Altre opere sono dedicate a momenti di vita quotidiana, paesaggi e scorci, soggetti prediletti dai committenti privati.
Ingresso: libero
Orari di apertura: da lunedì a venerdì 9.00 – 13.00 (prenotazione obbligatoria 051 3399506)
Info: www.fondazionegualandi.it

Paesaggi dipinti della Valsamoggia. Dieci vedute dell’Ottocento da Pragatto Alto a Vignola
23 marzo – 30 giugno 2024
Galleria Artifigurative | Via Provinciale 274, Crespellano (Valsamoggia)
La mostra offre la riscoperta di otto grandi splendidi paesaggi – dalla Rocca di Bazzano al Castello di Vignola passando dal Castello di Serravalle – realizzate da Ugo Gheduzzi (1853-1925), scenografo del Teatro Regio di Torino, paesaggista di successo sempre affezionato alla sua Crespellano. Opere che sono anche documenti unici del territorio.
Ingresso: libero
Orari di apertura: sabato, domenica 15.30 – 19.00
Info: 339 6511564 | info@albertorodella.191.it

Anche Bologna! Quaranta dipinti dell’Ottocento bolognese
21 marzo – 30 giugno 2024
Galleria de’ Fusari | Via de’ Fusari 7/A, Bologna
Una selezione di rarità. Di Luigi Bertelli una straordinaria veduta di Villa Malvezzi. Tra i quattro dipinti di Luigi Serra uno era considerato perduto, mentre di Lugi Busi, Raffaele Faccioli, Paolo Bedini e Alfonso Savini sono presenti otto creazioni. Del raro Carlo Legnani sono proposte opere che sorprenderanno anche i conoscitori più attenti. Leopoldo Bersani e Luigi Folli arricchiscono il percorso con dipinti di grandi dimensioni.
Ingresso: libero
Info e orari: www.galleriadefusari.it

L’800 ritrovato: dipinti, disegni e sculture bolognesi dalla Restaurazione al primo ‘900
21 marzo – 30 giugno 2024
Galleria del Caminetto | Galleria Falcone e Borsellino 4/D, Bologna
27 opere che attraversano l’arte, dai paesaggi romantici di Giacomo Savini alle esperienze del Novecento di Carlo Corsi. Luigi Serra, Giovanni Paolo Bedini, Mario De Maria “Marius Pictor”e Alfredo Protti sono solo alcuni dei pittori selezionati. Tra le opere inedite il capolavoro giovanile di Cleto Capri, Alla finestra, del 1895. Un dialogo d’arte ancora più ricco grazie a una selezione di sculture bolognesi.
Ingresso: libero
Info e orari di apertura: 051 235292 | galleriacaminetto@libero.it

L’Ottocento prezioso
A cura di Edoardo Battistini
21 marzo – 5 maggio 2024
Galleria Fondantico | Via de’ Pepoli 6/E, Bologna
Un percorso dal romanticismo al ‘900 con più di 80 opere. Si parte dal periodo Goupil con Giovanni Paolo Bedini e Alfonso Savini. Si continua con Luigi Busi e si approda a Luigi Bertelli. L’Orientalismo dei fratelli Fabbi apre visioni verso gli artisti della Secessione: Alfredo Protti e Giovanni Romagnoli. Di Alessandro Scorzoni si presenta un quadro rivoluzionario, Paesaggio nella nebbia del 1910. Il dipinto di Giuliano Amadori L’Ottocento prezioso dona il titolo della mostra.
Ingresso: libero
Info e orari di apertura: www.fondantico.it

Mario De Maria detto “Marius Pictor” (1852 – 1924). Ombra cara
A cura di Francesca Sinigaglia
21 marzo – 30 giugno 2024
Museo Ottocento Bologna | Piazza San Michele 4/C, Bologna
A cent’anni dalla morte, il Museo Ottocento Bologna celebra la figura del pittore Mario De Maria, noto anche come “Marius Pictor“.
L’esposizione presenta 70 dipinti  tra capolavori, inediti e opere ritrovate e appositamente restaurate dal Museo Ottocento Bologna – provenienti da prestigiose istituzioni museali italiane (Gallerie degli Uffizi di Firenze, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Galleria d’Arte Moderna di Milano) e da collezioni private nazionali e internazionali.
Una mostra antologica significativa – la prima che tenta di organizzare una disamina della produzione di De Maria – per conoscere e approfondire il singolare percorso dell’artista, uomo complesso e tormentato, sodale di Gabriele D’Annunzio, padre del “Simbolismo italiano” o “Naturalismo spiritualista”, e tra i pionieristici fondatori della Biennale di Venezia.
Orari di apertura: tutti i giorni 10.00 – 19.00
Ingresso: intero € 12 | ridotto € 10 (visite guidate incluse nel prezzo del biglietto)
Info: mobologna.it

Enrico Romolo.Un’eroina della sfortunata Carini in Sicilia
8 marzo – 27 ottobre 2024
Palazzo d’Accursio, Sala del Consiglio Comunale | Piazza Maggiore 6, Bologna
Con l’esposizione del dipinto di Enrico Romolo Un’eroina della sfortunata Carini in Sicilia (1860) prosegue il progetto voluto dall’Amministrazione Comunale di Bologna per ospitare nella Sala del Consiglio opere d’arte volte ad attribuire rilievo e visibilità a figure femminili che hanno contribuito alla storia della pittura felsinea e del Paese.
Il soggetto ritrae a mezzo busto una giovane e avvenente donna che indossa gli abiti tradizionali siciliani ornati da una coccarda tricolore, intenta a caricare un moschetto. L’inequivocabile figura, insieme al titolo – che rimanda alle vicine a ancora vive vicende del Risorgimento italiano e in particolare alle sanguinose repressioni che colpirono la cittadina siciliana che aveva osato ribellarsi ai Borboni -, colloca il dipinto in quel filone di pittura di storia contemporanea che in quegli anni riscuoteva un notevole successo in tutte le maggiori esposizioni nazionali.
L’iniziativa è resa possibile da una convenzione sottoscritta nel 2023 dal Settore Musei Civici di Bologna con la Pinacoteca Nazionale di Bologna, che ha concesso in prestito l’opera di Enrico Romolo nell’ambito di una progettualità condivisa tra le due istituzioni per la valorizzazione dei rispettivi patrimoni museali.
Orari di fruizione:  da lunedì a venerdì 10.00 – 13.00, compatibilmente allo svolgimento di attività istituzionali

Da Felice Giani a Luigi Serra. L’Ottocento nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
A cura di Angelo Mazza
21 marzo – 30 giugno 2024
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni | Via Alessandro Manzoni 2, Bologna
La Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, in collaborazione con Genus Bononiae, presenta per la prima volta al pubblico una mostra con le principali opere dell’Ottocento bolognese presenti nelle proprie Collezioni d’arte e di storia.
A Palazzo Fava è possibile ammirare, con il grande gesso della Maddalena di Antonio Canova posto al centro del salone affrescato dai Carracci, opere di Felice Giani e di Pelagio Palagi, di Clemente Alberi e di Pietro Fancelli, di Antonio Basoli e Giacomo De Maria; proseguendo con Luigi Busi, Alessandro Guardassoni, Giovanni Masotti e Luigi Serra. Circa 30 artisti rappresentati da oltre 100 opere, tra dipinti, disegni, acquerelli e sculture, per concludere con le maioliche della manifattura Minghetti appartenute al duca di Montpensier.
Ingresso: intero € 5 | ridotto € 3
Info e orari di apertura: www.genusbononiae.it

La pittura dell’Ottocento a Persiceto tra storia e costume
6 aprile – 30 giugno 2024
San Giovanni in Persiceto, vari luoghi
La città di San Giovanni in Persiceto espone il suo patrimonio ottocentesco: il Teatro storico comunale, la Chiesa Collegiata di San Giovanni Battista, l’adiacente Museo d’Arte Sacra e, nel Coro della Chiesa della Cintura, la Quadreria civica. Un’occasione unica per ammirare ritratti, paesaggi, soggetti religiosi e storici poco noti agli studiosi e agli stessi cittadini persicetani.
Biglietteria presso il Teatro Comunale, Corso Italia 72, San Giovanni in Persiceto
Ingresso: intero € 5 | ridotto € 3 (visite guidate comprensive di ingresso € 15 | bambine e bambini dai 7 anni € 10)
Info e prenotazioni: 051 6812955 | cultura.turismo@comunepersiceto.it


Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Tel. +39 051 2193469 / 051 6496658
Silvia Tonelli – Elisabetta Severino
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it – elisabetta.severino@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei