DOMANDE & RISPOSTE: Cosa è un’entasis?


In italiano la chiamiamo semplicemente “èntasi“, in greco “èntasis” (ἔντασις), che tradotto letteralmente significa “tensione, sforzo”, per Vitruvio “gonfiezza della colonna”. È un termine tecnico, utilizzato da architetti e storici dell’arte per definire quell’ingrossamento del fusto di una colonna, che compare a circa un terzo dalla base. Se osserviamo infatti una colonna, noteremo che sovente si presenta rastremata, ossia affusolata verso l’alto, con un suo diametro massimo alla base (imoscapo) e uno minimo alla sommità (iposcapo). A questa progressiva riduzione verso l’alto della circonferenza del fusto, si aggiunge l’entasis, ossia un più o meno accentuato rigonfiamento in prossimità della base.

Colonne doriche del tempio di Era a Paestum con rastremazione ed entasi (entasis, in greco).

Questo ingrossamento indica uno sforzo di “tensione”, che richiama alla memoria le antiche colonne quando dovevano sopportare il peso sovrastante della trabeazione. Tale peso era distribuito uniformemente, ad esempio, sulle singole colonne di un peristilio, grazie ai capitelli, i quali sotto il profilo statico hanno la funzione di convogliare i carichi in asse alla colonna stessa. Lo sforzo di tensione è semplicemente apparente nell’architettura in pietra, poiché le colonne sono sovradimensionate rispetto ai carichi effettivi; ma era al contrario reale nell’architettura di epoca tardo antica, quando i templi erano costruiti quasi interamente di legno. Sappiamo infatti che un tronco di legno male si presta ad essere utilizzato per reagire a quello che i tecnici chiamano “carico di punta”. Pertanto sotto uno sforzo di compressione si deforma proprio alla base, in altri termini si schiaccia, determinando una deformazione delle fibre e una conseguente dilatazione della circonferenza: fenomeno che potrebbe preannunciare la rottura.

Non è da escludere, quindi, che nell’architettura classica, realizzata in pietra, l’origine dell’entasis sia da ricercarsi nella “mimesi”, ovvero nella imitazione, del fenomeno elastico o plastico delle primitive strutture lignee. Elastico, se consideriamo una deformazione che aumenta progressivamente, ma che potrà fare tornare il pilastro ligneo allo stato iniziale, una volta scaricata la struttura. Come nel caso di una struttura precaria: un puntellamento, un ponteggio. È fenomeno plastico, nel caso in cui la deformazione diviene permanente con il tempo, perché il carico rimane stabile: ad esempio in un tempio o in altre costruzioni. L’entasis non è sempre presente nelle colonne antiche. Infatti nel caso del dorico arcaico o dell’architettura etrusca molte volte l’entasis può essere totalmente assente, oppure al contrario può essere fortemente accentuata.

Partenone – Pianta e correzioni ottiche

Oltre a queste spiegazioni di ordine statico, secondo alcuni studiosi, l’entasis serviva a correggere le deformazioni ottiche tipiche di una architettura, come quella greca, interamente leggibile con un solo colpo d’occhio: una serie di colonne circondano il naòs, (la cella sacra) e sostengono il sistema di copertura. Guardando i loro templi, i greci, attenti ai fenomeni naturali, hanno percepito che la serie ripetitiva delle colonne, tutte allineate, dà origine a particolari effetti visivi di curvatura dello stilobate (piano di spiccato delle colonne) e ad un assottigliamento ottico del fusto. L’entasis, con il suo rigonfiamento, corregge il gioco di alterazione della vista.

Questi studi sono stati considerati dai trattatisti, a cominciare da Vitruvio Pollione (De Architettura) fino agli scrittori rinascimentali, che ne hanno dettato norme precise. Ad esempio le specifiche classiche di Vignola (Regola delli cinque ordini dell’architettura) stabiliscono che tutte le colonne siano affusolate correttamente, e contemporaneamente rigonfie, per sembrare visivamente corrette; altrimenti la colonna una volta installata presenterà un’apparenza ricurva. La posizione ed il grado di questa curvatura, chiamata appunto entasis, varia con l’ordine architettonico. Tuttavia, nonostante le indicazioni dei trattati di architettura, nelle realizzazioni pratiche di colonne in pietra, la soluzione estetica, scissa dalle concrete imposizioni fisiche delle colonne lignee, è sempre stata dovuta alla sensibilità artistica di ciascun progettista.

L’Entasi della Colonna

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Racconteremo il nostro lavoro di ogni giorno

 

Ve li ricordate i libri “mille lire”? Era la cultura a portata della gente. Un bene. Il male era la stampa tirata coi piedi, una carta scadente, una grafica sbrindellata. La forma non rispecchiava il contenuto, che era spesso quello di un classico. Così qualcuno sollevò la questione: un libro deve possedere la sua dignità. E’ questa rispettabilità che vorremmo dare ai libri da noi selezionati e pubblicati. I nostri e-book non sono una lunga colonna di testo in word, come si possono scaricare gratuitamente da molti siti internet, per rimanere poi dimenticati nel computer. Attraverso la riedizione di un libro, vorremmo farne riemergere la memoria fragorosa: quella che aveva suscitato alla sua prima apparizione. Vorremmo rimetterne in circolo le idee, in un mondo che vive alla giornata, perché ha dimenticato che è la nostra esperienza che ci fa trovare il coraggio per spiccare il salto verso il futuro.

I nostri Reprint sono quelli che oggi trovate solo nelle biblioteche. Il problema è che le biblioteche, comprese quelle su internet, sono vuote di lettori capaci di leggerle. Le edicole sono invece piene di libri da comprare a pochi euro, belli ed allettanti, ma servono per riempire librerie d’arredamento, costruite per far mostra di una cultura che desideriamo possedere, ma che non è ancora divenuta nostra. I libri così rimangono mummificati, mentre cercherebbero persone sensibili per tornare a nuova vita. Ogni libro, in realtà, contiene il viaggio liberatorio dell’autore che racconta la propria passione. Interesse di Experiences è portare alla conoscenza corretta di un mondo legato alla realtà “quotidiana”, dove i prodotti della cultura (i libri e ciò che narrano) non sono opere eccezionali isolate dal contesto.

Siamo in sintonia con quanti non ne possono più di libri sacrali, che promettono la salvezza dal peccato dell’ignoranza. L’ignoranza, semmai, sta nel considerare imbalsamato il passato, senza volerlo esplorare nella sua vera essenza. Considerare gli autori come busti marmorei erti sul piedistallo di un corridoio scolastico. Da venerare, perché irraggiungibili. Bene, impariamo ad ascoltare i libri, perché tra le loro righe nascondono sorprese. Parliamone insieme e facciamo scaturire nuovi libri. E se è vero che oggi esistono più scrittori che lettori, è solo perché nessuno vuole più rimanere in silenzio. Scrittori di tutto il mondo unitevi. Experiences è qui per darvi voce.

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Piccole librerie o enormi megastore?

 

L’altra sera ho partecipato alla presentazione di un libro. L’atmosfera familiare ed accogliente mi ha ricordato quella del “Negozio dietro l’angolo” gestito con passione da Meg Ryan nello scontro con la catena dei bookstore Fox proprietà di Tom Hanks. Alla fine del film trionfavano i buoni sentimenti e da Doralice, a fine serata, ha riscosso successo un buon libro, con copie quasi esaurite. Questo in un’epoca in cui la carta sta per essere sorpassata del digitale. La concorrenza portata dai tablet influisce su di un mercato in crescita anche in Italia, pur se il fatturato ancora non compensa la flessione dei lettori. I titoli elettronici triplicano in numero e formato, ma già si fa evidente la progressiva concentrazione della vendita di ebooks nelle mani dei global players come Amazon, Google, Apple, Kobo. La loro quota di mercato è dell’80%.

Altro che lotta tra piccole, deliziose, librerie e famelici megastore. Perciò ci si preoccupa d’individuare nuove strade e nuovi canali. Ma la tecnologia, come già avvenuto per la lotta degli anni Settanta tra stampa a caldo e a freddo, si evolve con soluzioni inattese. Un inchiostro a base di nanoparticelle di grafene sarà in grado assumere interattività al tocco. Se le sperimentazioni troveranno conferma, ne conseguirà che libri e giornali di carta, sostituendo il vecchio col nuovo inchiostro conduttivo, potrebbero diventare meravigliosamente interattivi. Sfiorati con un tocco si accederà a contenuti multimediali visualizzati su tablet e smartphone collegati via Bluetooth. Con buona pace di tradizionalisti e innovatori, a vincere saranno i libri.

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Ma chi legge nella vasca da bagno?

 

Qualche anno fa il profumo di carta era in vendita a Torino. Si poteva trovare fra gli stand del 24° Salone Internazionale del Libro, sfogliando pile interminabili di volumi. Ma era anche distribuito gratuitamente in boccetta, per aspirane la fragranza di cellulosa usando un e-book. In verità, questa gara fra libro di carta e libro elettronico è divenuta una gran noia. È utile ad interessare un pubblico di curiosi, nel tentativo di vendere qualche copia in più. La realtà è sorprendentemente lineare.

Sto scrivendo questo articolo su di un foglio di Word e non di carta. Lo spedirò via e-mail al giornale, dove sarà impaginato elettronicamente. Se ne ricaverà un file ottimizzato per la stampa tipografica, visto che il settimanale è distribuito in edicola. Lo stesso file, se l’editore lo decidesse, potrebbe scaricarsi online e visualizzarsi su di un dispositivo elettronico o un computer. Lo leggerebbe in tempo reale anche chi all’estero è impossibilitato a raggiungere una rivendita italiana. A dirlo mi pare di rubare spazio a cose meno ovvie. Ma tant’è che perfino un bibliofilo di sofisticata intelligenza come era Umberto Eco ironizzava: «Il computer dipende dalla presenza dell’elettricità e non ti consente di leggere nella vasca da bagno, né disteso sul fianco a letto. Il libro, quindi, è a conti fatti uno strumento più flessibile». Questa ed altre amenità sono raccolte in una conversazione a senso unico su «Non sperate di liberarvi dei libri». Naturalmente libri, giornali, incunaboli, di carta.

Un tempo, però, c’erano codici su pergamena e alla rivoluzione di Gutenberg ugualmente alcuni intellettuali manifestavano dubbi e perplessità, quando non ricorrevano ad accuse inquisitorie. Ultimato l’articolo tornerò ad un manoscritto membranaceo stilato verso la metà del secolo XIV. Lo possiedo in versione elettronica tratto dal CD Rom di una prestigiosa Università toscana. Eppure questa stessa Università non ha la disponibilità di una cinquecentina, che sostiene introvabile. Testi antichi come questi sono stati finora reperibili soltanto nella sede che ne ha conservato copia. Poiché sono scritti completamente in latino, sarebbero fuori mercato se pubblicati in cartaceo. Non se digitalizzati.

La cultura va sapientemente conservata, ma anche diffusa, resa disponibile. Romanticherie sul suono eccitante della carta quando si sfoglia una pagina, interessano soltanto chi legge libri sotto l’ombrellone. Di pergamena, di carta o elettronici, i libri valgono per i saperi in essi contenuti e per questa preziosità considerati.

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