Di capre ce ne sono tante

 

LA COSTITUZIONE E LA BELLEZZA. Non è solo il titolo di un libro, ma l’intrinseco programma della nostra Carta Costituzionale. I due autori, Michele Ainis e Vittorio Sgarbi, hanno il merito di averlo messo in evidenza in sedici capitoli: dodici per quanti sono i princìpi fondamentali e quattro correlati ai titoli in cui si articola la prima parte della Costituzione. «La Carta italiana è una sorgente di bellezza, oltre che la prima fonte del diritto», dichiara Ainis. «L’Italia è il paese più bello del mondo. Non può non avere la bellezza come elemento costituzionale», fa eco Sgarbi. Occorrerebbe chiedersi quanto gli italiani siano consapevoli della bellezza di un paesaggio antropizzato da secoli di cultura. Non il FAI o la Lega Ambiente, perché è scontata una risposta positiva. Mi piacerebbe credere che le folle alle presentazioni del libro ne siano consapevoli, ma la foto postata dallo stesso Sgarbi su Facebook, del “Grande Cretto” di Burri a Gibellina sormontato da pale eoliche, pone il dubbio. I libri servono, però, a chiarire ciò che prima non aveva neppure sfiorato l’intelletto di qualche amministratore sprovveduto. Non credo ai libri edificanti e questo non lo è senz’altro, perché permetterà a molti di rapportare articoli costituzionali e riferimenti d’Arte. Come l’art. 1, «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», associato al Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, espressione di un popolo che, tramite il lavoro, «acquisisce cittadinanza e diventa portatore di democrazia». Ha ragione Ainis: occorre far capire quanto il nostro destino futuro sia legato a quel passato che ci ha resi ricchi di genialità, arte e gusto estetico. Ma di “capre” ce ne sono tante, potrebbe dire Sgarbi.

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