Non si conosce con certezza il progettista della Torre di Pisa. Si ipotizza si tratti di Diotisalvi, l’architetto che contemporaneamente stava realizzando il Battistero vicino. Ci si basa, però, soprattutto sulle analogie tra le due costruzioni. Ma le ipotesi sono molte. Ad esempio, Vasari l’attribuisce a Bonanno Pisano, altri ancora al Gherardi. La teoria di Vasari si basa sul ritrovamento di un’epigrafe su una pietra tombale trovata nell’atrio. Così come ne esiste un’altra sullo stipite del portone di ingresso, dove è riportata la scritta “cittadino pisano di nome Bonanno”. Alcuni studiosi però sostengono che il frammento, sia parte della cattedrale, successivamente al suo incendio, avvenuto nel 1595.
La preziosità del monumento ha fatto sì che vi fossero numerosi restauri. Si comincia nell’Ottocento, nel tentativo di creare maggiore stabilità, sotto la guida dell’architetto Alessandro Gherardesca. Vennero eseguiti dei saggi del terreno, assumendo notizie sull’esistenza di argilla e sulla presenza di acqua a livello di fondazione. La causa era quindi tecnica e non, come si asseriva, allora, la volontà progettuale di costruirla già pendente. Si presentava, perciò, la necessità di lavori di consolidamento alla base. Questi sono stati eseguiti negli ultimi decenni. I risultati sono brillanti, tanto che gli operatori garantiscono la solidità della torre per altri 300 anni. Negli ultimi venti anni sono stati eseguiti, inoltre, restauri delle superfici lapidee, sia all’esterno che all’interno della torre.