La torre degli Asinelli di Bologna è la torre pendente più alta d’Italia. Raggiunge, infatti, i 97,2 metri di altezza, ma ha un’inclinazione di 1,3 gradi rispetto alla perfetta verticale. Talmente alta e talmente conosciuta che, in coppia con la Garisenda (un’altra torre limitrofa), è divenuta il simbolo stesso della città (le cosiddette due torri di Bologna). L’abitudine di costruire torri in città, però, era tale che, nel XII secolo, se ne contavano circa cento. Quasi tutte erano torri gentilizie. La torre degli Asinelli, deve, infatti, il suo nome alla famiglia che la costruì. Verso il XIV secolo, la proprietà della torre passò al Comune. Come funzione le fu data quella di prigione e militare. Successivamente, si dice che Giovanni Visconti, Duca di Milano, subentrato alla Signoria dei Pepoli di Bologna, per controllare il mercato sottostante (il Mercato di Mezzo), luogo di possibili assembramenti e rivolte, fece costruire a circa 30 metri una piattaforma in legno, collegata con una passerella alla vicina torre della Garisenda. L’impalcatura però andò a fuoco nel 1398.
Non avendo un parafulmine, che fu installato solo nel 1824, la torre degli Asinelli fu colpita da ripetuti fulmini, che arrecavano danni, piccoli crolli ed eventuali incendi. Di questi se ne ricordano almeno un paio. Il primo nel 1185, che fu però doloso, ed il secondo, come detto, nel 1398. Oltre al parafulmine è stato installato recentemente un ripetitore televisivo della RAI. Come accadde per la torre di Pisa con Galileo Galilei, anche la Torre degli Asinelli fu luogo di ricerche scientifiche (nel XVII-XVIII secolo) da parte di Giovanni Battista Riccioli e Giovanni Battista Guglielmini. Attualmente il monumento è visitabile dal pubblico, che può salire la scala interna fino alla cima. Un bell’esercizio ginnico (circa 500 gradini). Nella notte le due torri di Bologna sono illuminate e visibili da ogni punto della città.