Voltata pagina ora ricominciamo

 

La Galleria V. E. di Messina è un monumento, soggetto al Codice dei Beni culturali. Con questi ultimi lavori abbiamo compiuto non un restauro, ma una manutenzione ordinaria, cioè un insieme di operazioni correttive finalizzate a riportare il sistema Galleria allo stato di buon funzionamento, in modo da affrontare l’insorgere di ulteriori problemi. Parlo dell’imbrattamento dovuto ad affissioni, scritte a pennarello e vernici spray, che deteriorano intonaci, mostre decorative e serrande di chiusura. Parlo della pavimentazione che necessiterà di integrazioni laddove il cambio di formato delle tessere musive o l’accostamento con materiali differenti dal gres – come nel caso dei tondi luciferi in vetro – creano oggettivi problemi di distacco. Nell’intervento oggi praticato è stata anche attuata una manutenzione migliorativa. Questo, chiudendo i cancelli in orario notturno; bonificando le superfici dei prospetti e collocando dissuasori chimici e fisici così da allontanare i volatili; sostituendo gli apparecchi illuminanti con più moderne lampade Led a basso consumo energetico. Ciò porterà all’accordo su di un protocollo d’intervento in grado di indicare azioni preventive e gestionali, con modalità e ruoli di coordinamento fra le parti interessate alla corretta conduzione della Galleria. Tale protocollo e l’applicazione di un idoneo progetto di valorizzazione limiteranno le problematiche pregiudizievoli all’omogeneità estetica e funzionale dell’ambiente interno fruibile dalla cittadinanza. L’obiettivo, oggi come in futuro, è mantenere un’immagine corrispondente al decoro dell’edificio monumentale. Finalmente Messina potrà godere del suo “salotto esclusivo” in Galleria, come tante altre città italiane ed europee.

 

Una figura rituale dal carattere perenne

 

Babbo Natale esiste o non esiste? “The Lancet Psychiatry” dice la propria idea sulla “aeterna quaestio” con un articolo firmato dagli psicologi Christopher Boyle dell’Università di Exeter nel Regno Unito e Kathy Mc-Kay di quella del New England in Australia. I due non hanno altre turbe psichiche su cui indagare, se non quelle dei bimbi traumatizzati alla scoperta che gli adulti li hanno turlupinati. Né avranno letto il saggio di Claude Lévi-Strauss: “Babbo Natale giustiziato”. Il 24 dicembre 1951 “France-Soir” informava: «Ieri pomeriggio Babbo Natale è stato impiccato all’inferriata del duomo di Digione e arso pubblicamente sul sagrato. La spettacolare esecuzione si è compiuta sotto gli occhi di parecchie centinaia di fanciulli dei patronati. Era stata fissata con il consenso del clero che aveva condannato Babbo Natale quale usurpatore ed eretico». L’accusa era di aver paganizzato il Natale a scapito del presepe. L’antropologo francese comprese che non si trattava di un semplice fatto di cronaca. Scrisse un lungo e documentato saggio, dimostrando che il vecchietto barbuto è una creazione moderna nella quale si mescolano «formule inedite che perpetuano, trasformano o rivitalizzano antiche usanze». Pratiche diffuse in differenti società mai entrate in contatto fra loro, ma che hanno nei riti di passaggio e di iniziazione il punto nodale. Si somigliano in modo sorprendente, perché servono agli adulti per stabilire quanta disciplina ed obbedienza i bambini debbano dimostrare per ottenere un premio. Per cui la tradizione di Babbo Natale «non costituisce un amabile inganno deliberato dagli adulti alle spalle dei bambini; ma è, in larga misura, il risultato di una transazione molto onerosa tra le due generazioni».

 

Opportunità di sviluppo per le Isole Minori

 

Nello scenario dell’arcipelago della Maddalena, il ministro Franceschini ha firmato il Contratto di Sviluppo per i Beni Culturali e il Turismo nelle Isole Italiane e del Mediterraneo. Rappresenta, come ha spiegato, «un impegno del Governo a intervenire su un settore trascurato per troppo tempo». L’accordo, sottoscritto con l’Associazione Nazionale Comuni e Isole Minori (ANCIM) e con le Regioni Sardegna, Sicilia, Campania, Lazio, Liguria, Puglia e Toscana, punta a trasformare un patrimonio dal carattere insulare in una reale opportunità. Il fine è realizzare una strategia complessiva di difesa e conservazione della natura, di sviluppo sostenibile e adeguamento infrastrutturale materiale e immateriale del sistema delle Isole minori: 36 comuni con oltre 200.000 abitanti che accolgono milioni di visitatori nel corso dell’estate. La Sicilia schiera le sue bellezze: Favignana, Lampedusa e Linosa, Leni, Lipari, Malfa, Pantelleria, S. Marina Salina, Ustica. L’intento è valorizzare peculiarità e diversità, trasformando le debolezze in punti di forza. Riferimento è il DUPIM (Documento Unico di Programmazione delle Isole Minori), che in sintesi punterà a riqualificare i centri abitati, recuperando quel patrimonio storico ed edilizio che potrebbe svolgere funzioni turistiche e culturali. Terreno fertile saranno le attività produttive tradizionali, anche adottando uno specifico marchio di qualità. Il tutto inserito in un sistema di rete materiale e immateriale. Il patto ha chiaro, fra i suoi step, che si potrà agevolare il percorso stabilito solo ricercando e realizzando azioni comuni di sviluppo nell’area del Mediterraneo. Occorrono quindi nuovi modelli di cooperazione e di integrazione e una grande forza di volontà.