Ma quali erano le cause e le contraddizioni nascoste? In realtà, l’espansione imperialista verso le colonie e la competizione tra le varie nazioni europee (sovrani regnanti), l’ascesa della prima borghesia, detentrice dell’economia, stavano cancellando i significati di libertà nati dalla Rivoluzione francese. Il perbenismo della borghesia ed il suo atteggiamento conformista, aveva creato un punto di frattura con le masse popolari. Era iniziato il travaglio che caratterizzerà il Novecento. Nascono i sindacati, le ideologie, basate sulle lotte tra il proletariato ed il capitale e, quindi, l’intero mondo del lavoro dipendente. Appaiono le prime emigrazioni, tra campana e città e lontano verso l’America e l’Australia, che seguiranno anche successivamente nel XX secolo in grande misura.
In questo periodo, quindi, il pensiero degli intellettuali si avvita su se stesso, si confonde, divenendo individualista e personale, diviso com’è tra prospettive di sviluppi futuri ed egoismi nazionali ed imperialistici, con le prime lotte di classe.
Gli sviluppi tecnologici, architettonici, scientifici e materiali, in genere, non coinvolgevano il mondo personale dell’essere umano. Il dibattito interiore procede in maniera indipendente e propria. Esso non è intaccato dalle prospettive future, rimane personale e quindi non collettivo. Nasce il concetto di esistenziale e psicologico (non è un caso che proprio in questo periodo, Freud fondi la psichiatria moderna). Infatti, la stessa scienza, in quel momento, si rivela solo utile per catalogare e classificare. La logica scientifica, però, non fornisce risposte emotive agli esseri umani (siamo ancora nel XIX secolo). L’individualità dell’artista necessita di risposte proprie e differenziate, al contrario della scienza, che cerca leggi universali nella natura, ancora da conoscere.
Come poteva sopravvivere il positivismo, messo in discussione proprio da queste istanze motivate dal nuovo punto di vista? Lentamente sfumò, lasciando il posto alla visione (più ampia) del decadentismo. Ugualmente, nel campo della filosofia, l’idealismo di Hegel, lascia il posto a Kierkegaard, quasi ritornando allo spiritualismo.
Entra perciò in crisi la borghesia. I poeti maledetti si arrendono (per conoscerlo?), accettando gli aspetti più negativi del mondo personale. L’intellettuale, per questo motivo, perlustra il male, come vizio, l’apatia, la noia, ma anche la lussuria e la voluttà. È questo l’aspetto decadente e perdente dell’artista. Tuttavia la propria interiorità riscoperta apre nuove prospettive, prima sconosciute. Questo è il motivo delle proteste di Jean Moréas, che fonderà da esso il Simbolismo, cogliendone lo spirito migliore e il valore che verrà ripreso in futuro.
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ENCICLOPEDIA TRECCANI: BORGHESIA
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IL SECOLO DELLA BORGHESIA IN EUROPA E IN ITALIA di Alessandro Grussu
Fonte dell’immagine: Giovanni Segantini, Ave Maria a trasbordo, 1886