Il Simbolismo: i pittori, Giovanni Marchini

 

Nato a Forlì, Giovanni Marchini si trasferì da piccolo in Argentina, nel 1890, seguendo la famiglia a Buenos Aires. Rientrò in Italia nel 1896. Dopo aver imparato i rudimenti del disegno e della pittura in Sud America, tornato in patria proseguì la carriera, studiando belle arti prima a Firenze, dove insegnava Giovanni Fattori, poi a Venezia, infine all’Accademia di Belle Arti di Roma (grazie ad una borsa di studio offertagli dal comune di Forlì).

A differenza di Odilon Redon, non dovette aspettare la maturità per ottenere i primi consensi. Nel 1903, espose a Milano il quadro Il cavallo narratore, ottenendo un discreto successo, anche grazie alla sua ispirazione letteraria. Si era ispirato ad un racconto di Leone Tolstoj. È ritenuto il quadro migliore del suo periodo Simbolista. L’anno seguente, a Napoli, poté apprezzare le opere dei pittori della scuola di Posillipo.

Dopo aver realizzato degli affreschi in palazzi o Chiese (nel palazzo Paganelli Rivalta a Terra del Sole e nella Chiesa di San Francesco a Forlì), Marchini partì volontario per la Prima Guerra Mondiale. Tornato alla vita civile realizzò diversi affreschi, come nella villa Masini a San Pietro in vincoli, altri per la villa Dettoni a San Pietro in Cariano (nel 1928), per la Cattedrale di San Pietro apostolo di Senigallia, presso Verona (nel 1931).

Le sue opere si incentrano in particolare sul tema del rapporto dell’uomo con la natura, soprattutto nei paesaggi. Ebbe anche un occhio di riguardo con il mondo dei poveri e degli ultimi. Fu pittore, quindi simbolista ma stranamente in questo tema contaminato dall’influsso verista. Presentò dei suoi quadri all’Esposizione Permanente di Milano (nel 1922) ed all’Esposizione Biennale di Roma (nel 1925). Realizzò molte altre opere, che, tuttavia, sono andate perdute o danneggiate.

ENCICLOPEDIA TRECCANI:  GIOVANNI MARCHINI

Fonte dell’immagine: GIOVANNI MARCHINI – I vecchi del ricovero, 1899