L’estate, dove l’avete trascorsa? A Leros nel Dodecanneso o alle Eolie? Avete imboccato i tornanti per Sarmizegetusa, capitale della Dacia o quelli che portano a Novara di Sicilia? Avete preferito il clima nordico dell’Estonia, del Baltico, della Scozia? Oppure siete andati alla ricerca di Kallipolis? Non Gallipoli, nella provincia di Çanakkale, sullo stretto dei Dardanelli e neppure Gallipoli in provincia di Lecce. Kallipolis in provincia di Messina, nell’entroterra della Valle dell’Alcantara in quel di Francavilla. A leggere le Storie della Sicilia scritte da Holm o da Freeman, la rammenteremmo. Così come ad ascoltare Maria Costanza Lentini o Giuseppe Restifo nell’incontro promosso dal Circolo Legambiente Taormina/Alcantara nell’ambito della campagna nazionale Salvalarte. È vero, c’è complementarietà tra fonti archeologiche e documentali. Ma anche col paesaggio o con le acque dello Jonio navigato da Teocle lungo la costa ubertosa che accolse la prima colonia greca di Sicilia. Chiamarono la nuova terra “Bella città”, questo significava Kallipolis nella lingua dei Calcidesi salpati dall’isola di Eubea. La fondazione risale al 734 a.C. e al 403 a.C. la distruzione, allorché Ippocrate di Gela fece guerra ai centri ionico-calcidesi della Sicilia orientale. Annientò la città e ne cancellò il nome dalla memoria. Ora che la temperatura tende a mitigarsi, è stagione ottimale per visitare gli scavi a Francavilla di Sicilia nel Parco archeologico di Naxos. Un Parco diffuso, a tutela di un comprensorio storico esteso tra Naxos, Taormina e Francavilla, un tempo così collegate da rappresentare una sola grande città: proprio Kallipolis. Nell’Antiquarium sono custoditi i suoi reperti e descritte le fasi dei rinvenimenti nella campagna di scavi condotta da Umberto Spigo. A volerlo, da noi la villeggiatura potrebbe continuare.
Pubblicato su 100NOVE n. 33 del 31 agosto 2017