GENOVA E SICILIA
In atti notarili, databili al 1316 e 1329, in un testo culinario napoletano, viene citata una ricetta di Tria tipica di Genova. Pur non essendoci notizie su una ipotetica produzione genovese di pasta, è lecito pensare che la città ligure fosse impegnata in un’attività di commercializzazione in tutto il Mediterraneo di prodotti provenienti da Sicilia e Sardegna. A provarlo esistono dei contratti, stilati tra il 1157 e il 1160, di esportazioni dalla Sicilia normanna alla Repubblica genovese. Solo, infatti, nel XVI secolo si ha notizia di Fidelari, produttori di pasta secca, a Genova.
La pasta secca in esportazione viaggiava contenuta in barili. Questa attività non era sporadica, ma continua. Essa è ampiamente attestata dai Registi del dazio del Banco di San Giorgio a Genova, per un lungo periodo (dal 1497 al 1535). Oltre alla pasta secca, la Repubblica marinara di Genova otteneva dalla Sicilia anche grano, farina, semola e biscotti, cioè tutti ingredienti derivati da prodotti molitori siciliani. A sua volta le navi genovesi smerciavano i prodotti in tutto il Mediterraneo occidentale. Non solo Roma, Napoli e altri centri del tirreno, ma raggiungendo anche Barcellona e Marsiglia.
La pasta di produzione sarda, invece, subiva la concorrenza di Pisa e di importatori spagnoli, che godevano di privilegi fiscali. Questi originavano dalla conquista spagnola di Alfonso IV d’Aragona (del 1326). Proprio il re incitò i mercanti spagnoli a vincere la concorrenza pisana e genovese, favorendo gli imprenditori catalani in ogni maniera. Tra il 1351 e il 1397, infatti, i Registri annotano traffico in partenza da Cagliari diretto proprio verso la Catalogna di tutti i formati di pasta secca e dei relativi prodotti di molitoria.
In questo periodo, al di fuori della penisola italiana non si hanno notizie di una sostanziosa produzione di pasta, se non in Provenza. Da rilevare che in Spagna, in periodo medievale, non si aveva la necessità di produrla, in quanto la Sicilia e la Sardegna erano sotto la corona aragonese.