La iatrochimica, branca della chimica e della medicina, originatasi nel Rinascimento, sosteneva che la vita dipendesse dall’equilibrio tra elementi chimici e, quindi, la salute del corpo umano consisteva nell’equilibrio tra i vari fluidi corporei. Quindi la ricerca della chimica, applicata alla medicina, poteva trovare i rimedi farmacologici contro la malattia.
Le ricerche del famoso Paracelso, medico svizzero, e degli iatrochimici, inizialmente molto simili a quelle effettuate contemporaneamente dagli alchimisti, portarono all’individuazione di primi rimedi chimici, tra i quali anche di alcuni ancora oggi utilizzati. Ad esempio, tra questi, citiamo: la tintura di ferro, il laudano, il tartaro emetico, l’acetato ammonico, il colchino, l’etere solforico (o etere dietilico).
La iatrochimica, non ancora pienamente scienza, poggiava sul concetto di fluidi corporei, teorizzati molto tempo prima da Ippocrate. Fu definito, infatti, una scuola filosofica. Apertamente in contrasto con le pratiche mediche vigenti all’epoca, la iatrochimica scomparve proprio a causa delle moderne pratiche mediche, sviluppatesi seguentemente. Il suo periodo di massima diffusione che va dal 1525 al 1660.
La fine dell’Alchimia
Nel XVII secolo, l’Alchimia, ridotta a pseudo-scienza, denunciò la caratteristica filosofica delle sue teorie. Quella che era stata l’Ars magna, condivise lo stesso destino di altre teorie esoteriche, come l’astrologia e la cabala, apparentate tra loro semplicemente dalla superstizione. L’Alchimia si svalutò d’importanza ed uscì dagli studi universitari del tempo.
Tuttavia, il grande credito che l’Alchimia aveva goduto per millenni, non poteva scomparire da un momento all’altro. Soprattutto a livello popolare, non informato delle nuove scoperte scientifiche, l’alchimia continuò ad avere una grande diffusione. Gli alchimisti seguitavano ad avere doti di guaritori e detentori del grande sapere. Molti di questi scrissero libri sulla falsariga dei grandi alchimisti del passato, autocelebrandosi ed autoaffermandosi. Nacquero veri e propri manuali, come i cosiddetti “erbari dei falsi alchimisti”.
Con l’affermazione progressiva della scienza, nel tempo, l’alchimia perse ogni prestigio intellettuale, finendo per scomparire del tutto. Solo verso la fine dell’Ottocento e nei primi decenni del secolo successivo, l’alchimia venne riscoperta, ma più come fenomeno culturale del passato, non certo per la sua “scienza”. Tra le personalità che si interessarono ad essa, vi furono, tra gli altri, lo psicanalista Carl Gustav Jung, mentre tra i primi studiosi che si interessarono all’esoterismo e all’occultismo, e quindi di alchimia, vi furono Julius Evola e Giuliano Kremmerz.