Per studiare i mezzi di comunicazione digitale

 

Nell’editoria, nel packaging, nelle trasmissioni televisive, nelle interfacce computerizzate e nella pubblicità, la progettazione grafica è un anello di collegamento di grande importanza che unisce chi trasmette l’informazione a chi la riceve. Tale legame ha permesso la nascita, lo sviluppo, il trionfo della civiltà moderna, caratterizzata da una comunicazione visiva di massa, in cui la grafica ha fornito uno dei linguaggi più eloquenti. Per questo motivo il libro analizza i contesti storici, le motivazioni stilistiche, le ragioni metodologiche e le tecniche progettuali, create ed usate nelle diverse epoche artistiche in un interessante discorso sia visivo che concettuale.

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I grandi maestri della pittura italiana

 

Itinerari Travel, rivista da sempre impegnata nella valorizzazione di quanto in Italia primeggia ha deciso di pubblicare una serie di numeri speciali. Quale miglior argomento, si sono chiesti in redazione, se non la pittura italiana, che ha reso il nostro Paese protagonista nel corso dei secoli. L’Italia infatti ha vantare un patrimonio di dipinti e di affreschi unico al mondo. Si trova disseminato lungo tutta la penisola, dalle grandi città d’arte alle piccole realtà museali, nelle chiese e negli edifici conventuali e persino nei palazzi pubblici dei nostri centri storici. Sfogliamo alcune pagine della rivista e facciamo gioire i nostri occhi.

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Il lavoro delle donne nella produzione della pasta

 

Nel Settecento, padre Labat, nota che non tutti i formati di pasta vengono fatti a macchina. Ad esempio, i cosiddetti millefanti (pasta fine) sono fatti a mano. Ve ne sono di tutti i tipi: simili a piselli, fagioli, noccioli di arance o semi di zucca. Questo tipo di pasta è ben accetta a corte, tanto che il Venerdì Santo la famiglia reale consumava i millefanti. La tradizione, tuttavia, nel 1767, era ormai superata. Questo tipo di pasta figurata era realizzata da personale femminile. Padre Labat, ci riporta che questa pastina, a forma di pesce, veniva realizzata anche all’interno dei conventi. Facendola, le religiose in clausura potevano rompere il voto del silenzio e chiacchierare.

Anche altri formati, ma sempre dalla forma impossibile da produrre con il torchio (sferica, cilindrica, a stella, ecc.), venivano fatti a mano dalle donne. A quel tempo, ad esse era riconosciuta un’abilità particolare nell’esecuzione. Durante una fiera del settore manifatturiero a Bari, nel 1841, un giornalista loda, per l’esecuzione della pasta, le suore di clausura del monastero di Acquaviva. Descrive la loro fantasia, come per i cavatelli, cannoncetti, ritortini, e gnocchetti.

In realtà, questo tipo di attività esisteva già nel medioevo. Era, chiaramente, in aperta concorrenza con i pastai, ma ben tollerata, perché autorizzata dal governo, con facilitazioni e meno tasse sul prodotto dei monasteri. Solo nel 1665, a Napoli. Venne pubblicato un bando che vietava questo tipo di concorrenza, ma senza essere messo molto in pratica. Superato il bando, riprese la rivalità.

La vera rivalità stava nel rapporto di subordinazione delle donne agli uomini. Se nel medioevo il ruolo importante femminile nella produzione della pasta, si doveva al fatto che questa era considerata un’attività “domestica”. Quando il settore si ampliò con la meccanizzazione, le donne, pian piano, cominciarono ad essere messe in disparte. Certamente perché la nuova strumentazione era molto faticosa da usare; ma fu solo un fatto di maggiore forza fisica? No: fu un problema di specializzazione in un mestiere che andava complicandosi. Il prefetto Chabrol, funzionario napoleonico della Liguria, in un testo accenna al lavoro nei pastifici di Portomaurizio (Imperia) e di Savona. Scrive che la lavorazione era eseguita da una squadra di cinque persone: due uomini e tre donne, queste ultime pagate molto meno dei colleghi. Negli stabilimenti il personale femminile si occupava della preparazione delle materie prime, del lavaggio del grano, della stacciatura della semola, della fattura manuale di alcuni formati e della essicazione della pasta.

Lo staccio, ci riporta Lalande, era formato da maglie di varie dimensioni, con cui setacciare la semola, almeno per cinque o sei volte. Appeso al soffitto non doveva essere sostenuto con la forza. Per questo era ritenuto, come gli altri esempi citati, un compito adatto alle donne. Quando, nel napoletano, si resero conto (prima di tutti gli altri) dell’importanza dell’essicazione della pasta, il compito divenne maschile.

L’intuizione come segreto del successo

 

Domandiamoci: che cos’è l’intuizione? Per scegliere l’orientamento corretto, prendere la decisione giusta o avere un’idea che funzionerà a colpo sicuro, abbiamo a disposizione un’intelligenza favolosa! Tutti quelli che hanno successo affermano che a svolgere il ruolo maggiore nella loro riuscita e stata l’intuizione! Per imparare quindi a farvi più affidamento, cominciamo a capire cosa sia davvero l’intuizione. Apriamo il libro e leggiamo.

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Mirare all’architettura sostenibile

 

Questo libro, di Paola Gallo e Rosa Romano, ha il pregio di fornire un’analisi completa del complesso processo di organizzazione inerente la struttura metodologica e organizzativa di un laboratorio progettuale, articolato in momenti di approfondimento teorico e di esercitazioni, entrambi finalizzati allo sviluppo di un progetto complesso che porti lo studente a riflettere sulla necessità di adottare soluzioni tecnologiche di impianto e di involucro innovative, capaci di incidere positivamente sull’impatto ambientale degli edifici e, parallelamente, su quello del luogo urbano in cui sono collocati. Lo afferma Marco sala, nella prefazione di questa stimolante pubblicazione a carattere progettuale.

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Diventa minimalista e fai spazio a ciò che serve

 

Diceva Carl Gustav Jung: «la più grande conquista è diventare semplici». Tutti lo citano, ben pochi lo seguono. Ecco allora un libro interessante per imparare l’arte di semplificarsi la vita e, come dice il sottotitolo, eliminare le gabbie mentali così da realizzare tutti gli obiettivi. Allora cominciamo col domandarci, afferma l’autore dei testi, “ma i pesi che ci stiamo portando addosso sono davvero utili per noi”? Risponde da sé: “Un fatto è certo se la nostra vita di ogni giorno ci appare psicologicamente troppo faticosa e i rapporti umani sono insoddisfacenti, significa che siamo interpretando una parte che non è la nostra”. Non rimane che vedere come eliminare le complicazioni.

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Per concepire oggetti e contesti

 

Il corso di storia del design IED, condotto dal professore Leonardo Rossano, ha concepito, grazie anche alla buona volontà della studentessa Luana Leo, questo particolare libro che passo passo ripercorre la storia del design nelle sue variegate sfaccettature. Possiamo trovarvi nozioni sulla scuola scandinava e il design organico, l’industria al design negli Stati Uniti, la scuola di Ulm, Il design italiano del secondo dopoguerra, quindi gli anni ‘60 e i maestri del design italiano, nonché gli anni ‘70, il post moderno, il design giapponese, quello minimalista, per approdare finalmente al design dello star system. Ogni momento storico mette in luce i protagonisti e le proposte da loro progettate. Vale la pena di leggere, per un ripasso generale.

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