Alberto Asor Rosa – Democrazia alla deriva e popolo uscito di scena

 

Nel popolo c’è nato, dice Alberto Asor Rosa: «Tutta la mia prima, fondamentale educazione è stata un’educazione popolare». Questo vale per la maggior parte di noi che scriviamo e di quanti ci leggono. I più giovani forse non hanno ben chiara la figura di questo professore “scomodo” che a torto o a ragione ha sempre detto e scritto quello che pensa. Nel 1965, appena trentaduenne, col vigoroso saggio Scrittori e popolo, lanciò la sua possente bordata alla letteratura italiana contemporanea, esprimendo, a chiare lettere, l’intento di smascherare il populismo. Si sollevò un coro di disapprovazione, sia da destra che da sinistra. Era inaccettabile mettere in discussione uno dei dogmi condivisi persino dalla classe media borghese e benpensante, vale a dire che con i buoni sentimenti si fa buona letteratura, quanto buona politica. Molti libri di autorevoli scrittori caddero sotto la critica del giovane professore: da Giovanni Pascoli a Carlo Levi. Disapprovò, persino, Ragazzi di vita, il romanzo di Pier Paolo Pasolini, altro intellettuale “scomodo” di quegli anni. «Asor Rosa è l’uomo che mi ha fatto più male in vita mia», commentò Pasolini. Scrittori e popolo è considerata tra le opere che hanno anticipato e creato il terreno fertile per il Sessantotto, di cui quest’anno ricorre il cinquantenario. Oggi l’intervista rilasciata a Nicola Mirenzi per HUFFPOST ha creato meno scompiglio. Forse la maturità del contesto è cresciuta. Forse è vero il contrario: lo scombussolamento è talmente grande che le affermazioni di un intellettuale di peso, come Asor Rosa, sono una goccia nel mare. FLIP riprende l’intervista e la ripropone in quanto è basilare riflettere sul «perché la sinistra, in tutte le sue forme, non abbia impedito la retrocessione e l’inabissamento del “popolo” nella “massa”, anzi abbia favorito il formarsi e l’emergere della “massa” come elemento costitutivo fondamentale del nostro modo di pensare, progettare e fare politica, operando così il suo suicidio». Per facilitare i più volenterosi dei lettori, oltre alla scheda di Wikipedia su Alberto Asor Rosa, rimandiamo alle voci tratte dalle opere del nostro prestigioso Istituto Treccani.

LEGGI ANCHE:

Voce Massa dal Dizionario di Storia (2010)

Voce Popolo dal Dizionario di Storia (2011)

Voce Populismo dalla Lingua italiana (2013)

 

ALBERTO ASOR ROSA (Roma, 23 settembre 1933) è un critico letterario, scrittore, politico e docente universitario italiano. Di formazione marxista, vicino alle posizioni operaiste di Mario Tronti, ha collaborato alle riviste Quaderni rossi, Classe operaia, Laboratorio politico e Mondo Nuovo. È stato direttore della rivista Contropiano (1968) e, dal 1990, del settimanale del PCI Rinascita. Ha progettato e diretto la collana Letteratura Italiana Einaudi. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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HUFFPOST

Alberto Asor Rosa: “La sinistra non ha impedito l’inabissamento del ‘popolo’ nella ‘massa’ e ha operato così il suo suicidio”

 

Educare adolescenti oppositivi, aggressivi e iperattivi

 

Con sempre maggiore frequenza gli insegnanti di oggi trovano in aula studenti difficili, ostili verso l’adulto, oppositivi alle consegne didattiche, persino provocatori e talvolta aggressivi ai limiti della violenza verbale, emotiva e addirittura fisica. Questi ragazzi sembrano immuni e resistenti agli interventi educativi di ogni sorta: le punizioni, come l’uso del potere e dell’autorità, sembrano infatti acuire la loro ostilità. Il permissivismo è in egual modo deleterio. Come può un insegnante diventare competente per tutte queste diversificate situazioni psicologiche e sociali? Se è vero che la causa – o se vogliamo – la diagnosi clinica di questi ragazzi è estremamente eterogenea, è altrettanto vero che tutti sono “gestibili” in modo efficace con un unico approccio educativo funzionale. Tutti questi studenti ribelli sono accomunati dallo stesso bisogno: trovare adulti significativi che credano in loro e siano per loro un riferimento educativo. Ragazzi che in classe, nel setting frontale e con un codice educativo autoritario, diventano aggressivi, oppositivi e dirompenti, si rifiutano di studiare, di andare a scuola e quando presenti attivano dinamiche di difficile gestione, cambiano in una relazione di fiducia liberando spazio per l’insegnamento e l’apprendimento. Quello che avete tra le mani non è un libro da leggere ma è soprattutto un libro da applicare con una ricca e documentata proposta di nuovi dispositivi formativi come l’Apprendimento Cooperativo, le classi aperte, le mappe mentali.

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