La notizia riportata dal corrispondente del Corriere della Sera è curiosa come non mai. Riguarda Sarlat-la-Canéda, comune francese di diecimila abitanti nella regione della Nuova Aquitania. Il piccolo borgo è restato legato alle origini medievali, giacché le sue strade sono ancora senza nome e occorrerà intitolarle quanto prima ai personaggi autorevoli che hanno fatto la storia di quei luoghi. Experiences vorrebbe proporre il nome di Jean de Reveillon, vescovo della diocesi di Sarlat, dal 2 ottobre 1370 fino alla sua morte nel 1396. Nel catalogo dei libri pubblicati da Experiences compare, infatti, il prezioso volume scritto a quattro mani da Sergio Bertolami e Rosa Manuli, intitolato “ex Aqua”. La vicenda che vi si descrive – relativa allo studio dell’area falcata di Messina e del suo toponimo di San Raineri – ha come fulcro la firma del Trattato di Avignone del 1371, voluto da papa Gregorio XI. Nel tentativo di pace tra angioini ed aragonesi, per porre fine ad una guerra che contava ormai novant’anni, il papa Gregorio XI proteggeva e vigilava costantemente la regina Giovanna I di Napoli, attraverso collaboratori fidati quali Niccolò Spinelli e Raimondo del Balzo, nonché proprio il vescovo di Sarlat Jean de Reveillon. Grazie ad un’opera di ricucitura politica molto complessa, il papa riuscì a condurre a buon fine il matrimonio tra il siciliano Federico IV d’Aragona ed Antonia del Balzo, nipote della regina angioina Giovanna I di Napoli.
La principessa Antonia accompagnata dal vescovo di Sarlat, legato pontificio, e dagli ambasciatori siciliani e napoletani, sbarcò sulla riva del porto falcato di Messina in prossimità del Faro, accolta con grandissimo giubilo dallo sposo e da tutte le autorità della cittadinanza messinese. Due giorni dopo, il 26 ottobre 1373, furono fastosamente celebrate le nozze dal legato pontificio nel Duomo di Messina. Ciò che più conta, sotto il profilo politico, è che il re aragonese Federico poco meno di un mese dopo annunzierà di avere giurato il 17 dicembre il trattato di pace nelle mani del vescovo di Sarlat ed in presenza dei grandi del regno. Si compivano così le operazioni relative alla pace, la quale, sulla base del Trattato di Avignone dell’anno precedente, era stata concordata dal re Federico con la regina Giovanna I nel 1372; modificata dal pontefice e ratificata dalle parti contraenti il 31 marzo 1373 ad Aversa. Fu quindi sottoscritta da Federico IV in persona il 17 dicembre 1373 nel palazzo reale di Messina, dove il 17 gennaio del nuovo anno prestava giuramento di fedeltà al papa (che tolse la scomunica sull’isola di Sicilia) nelle mani del vescovo Sarlat, suo legato.
Per la verità, il re aragonese, è passato alla storia come “Federico il semplice” vale a dire “lo stupido”; con questo soprannome lo appella il grande storico Tommaso Fazello. In realtà, a differenza degli avi, è grazie al suo tenace agire che la pace si è concretizzata veramente, dimostrando di fatto – scrive Francesco Renda nella sua documentata Storia della Sicilia dalle origini ai nostri giorni, (Sellerio editore, Palermo 2003) – «che non fu poi così semplice se con il trattato di pace del 1372 sciolse il nodo storico che non era riuscito a sciogliere il nonno Federico III, cioè pose fine alla guerra dei 90 anni e raggiunse il riconoscimento internazionale del Regno di Sicilia».
SARLAT-LA-CANÉDA è un comune francese di 10.082 abitanti situato nel dipartimento della Dordogna nella regione della Nuova Aquitania, sede di sottoprefettura (arrondissement). Lo sviluppo della cittadina avvenne in epoca medievale, intorno ad una abbazia benedettina, che ancor oggi rimane centro turistico di interesse internazionale (candidato come patrimonio dell’umanità UNESCO). La sua moderna rivalutazione, spinta anche dal lavoro del ministro della cultura francese (1960-69) André Malraux, l’ha resa importante e riconosciuta come città medievale. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).