Karl Marx – Come non accettare supinamente il pensiero egemone

 

Ricorrono duecento anni dalla nascita di Karl Marx. Per ricordarne l’evento FLIP oggi presenta due articoli. Quello del “Fatto Quotidiano” scritto da un professore di Storia economica come Sergio Noto e… sentite-sentite… una intervista fatta allo stesso Marx nel 1871. L’ha riproposta il settimanale “Internazionale”. L’originale è uscito su The World il 18 luglio 1871, con il titolo Interview with Karl Marx, head of L’Internationale. Accingiamoci alla lettura, dunque.

Karl Marx (1818-1883), filosofo politico e sociale, iniziò la sua carriera a Colonia nei primi anni quaranta come direttore di un giornale. Quando questo venne chiuso per motivi politici, si trasferì a Parigi, dove diresse un’altra pubblicazione fino a quando anch’essa venne chiusa per la stessa ragione. Si sistemò allora a Londra, dove scrisse le sue principali opere di filosofia e di economia politica. Si occupò ancora di giornalismo e fu corrispondente estero del New York Tribune dal 1851 al 1862. Il suo capolavoro, Il Capitale, venne pubblicato nel 1867. R. Landor, corrispondente del World, ha intervistato Marx a Londra e ha trasmesso il testo al giornale il 3 luglio 1871. Si pensa che l’altro signore tedesco presente per tutta la durata dell’intervista fosse Engels. Soltanto un paio di mesi prima, la Comune di Parigi, cui Marx aveva partecipato, era stata soffocata nel sangue.

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Marx, il nuovo Socrate

 

KARL MARX, spesso italianizzato in Carlo Marx (Treviri, 5 maggio 1818 – Londra, 14 marzo 1883), è stato un filosofo, economista, politologo, storico, sociologo, uomo politico e giornalista tedesco. Il suo pensiero, incentrato sulla critica in chiave materialista dell’economia, della politica, della società e della cultura capitalistiche, ha dato vita alla corrente socio-politica del marxismo. Teorico della concezione materialistica della storia e assieme a Friedrich Engels del socialismo scientifico, è considerato tra i filosofi più influenti sul piano politico, filosofico ed economico nella storia dell’Ottocento che ha avuto un peso decisivo sulla nascita delle ideologie socialiste e comuniste. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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IL FATTO QUOTIDIANO

Il capitalismo muore senza Marx

Mappa sui bisogni formativi dei professionisti museali

 

“Musei del futuro. Competenze digitali per il cambiamento e l’innovazione” è stata una tavola rotonda, che si è svolta a Roma nella sede del MAXXI il primo marzo 2018, per restituire i risultati emersi dall’indagine di scenario del progetto Mu.SA – Museum Sector Alliance, realizzato da Fondazione Symbola e Melting Pro, al fine di mappare i bisogni formativi dei professionisti museali in Italia, in relazione alle loro competenze digitali e trasferibili. Sono stati invitati gli esperti italiani del settore, tra direttori di musei e parchi archeologi, esperti di vari ambiti della sfera museale, project manager di musei di piccole dimensioni, di start-up innovative e cooperative che forniscono servizi museali, docenti universitari, esperti di profili professionali e rappresentanti delle istituzioni competenti in materia, a livello regionale e nazionale.

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Ninalee Allen Craig – Splendida in quello scatto d’ammirazione e curiosità

 

FLIP vi racconta in breve chi era Ninalee Craig, una bella ragazza che nel 1951, fece un giro di sei mesi in Europa. A Firenze ha incontrato la fotografa Ruth Orkin e le due divennero amiche, in men che non si dica. Orkin l’ha ripresa mentre passeggiava facendo acquisti nei mercati, flirtando nei caffè, insomma mentre godeva della sua giovinezza e della sua bellezza. La più iconica delle foto è conosciuta come American Girl in Italia e mostra Ninalee che cammina per strada sotto lo sguardo di un gruppo di giovanotti affascinati. Oggi che i tempi sono cambiati, nessun ragazzo guarderebbe una coetanea con la medesima intensità, ecco perché quella fotografia è interpretata erroneamente come frutto di molestie e sessismo. Ma la stessa modella ha sempre sostenuto che in nessun momento è stata messa in imbarazzo e nessun ragazzo l’ha mai importunata durante le sue vacanze in Europa. In realtà quella foto rappresenta «il simbolo di una donna nell’età più meravigliosa!» che è quella della giovinezza e nessuno sguardo d’ammirazione ha mai avuto intenzione di offenderla. L’articolo che riprendiamo da “La Repubblica” racconta quella foto che ha fatto epoca. Serve a riflettere, una volta di più.

 

NINALEE CRAIG also known as Jinx Allen (6 November 1927 in Indianapolis – 1 May 2018 in Toronto) was an American woman, known for being the subject of a series of photographs by Ruth Orkin the most notable of which is American Girl in Italy. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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RUTH ORKIN (September 3, 1921 – January 16, 1985) was a self-taught award-winning American photographer, photojournalist, and filmmaker, with ties to New York City and Hollywood. Best known for her photograph An American Girl in Italy (1951), she photographed many celebrities and personalities including Lauren Bacall, Doris Day, Ava Gardner, Tennessee Williams, Marlon Brando, and Alfred Hitchcock.

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LA REPUBBLICA

Morta a 90 anni la ragazza della foto American girl in Italy: ‘Non c’era sessismo in quegli sguardi’

Progettare paesaggi sognando anche di giorno

 

La ricerca della sostenibilità può essere considerata un’astratta ‘utopia della fuga’ mentre in realtà è interessante la sua concretezza come ‘utopia della ricostruzione’. L’Architettura del paesaggio è uno strumento efficace per la concezione di trasformazioni sostenibili degli habitat urbani. Questo libro propone alcuni argomenti ritenuti significativi nel loro insieme per interpretarne la contemporaneità.

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Stanley Kubrick – Storia di un’Odissea geniale

 

Il Giornale, in edicola, dedica un articolo alla vera storia di “2001 Odissea nello spazio” il film cult di Stanley Kubrick. L’articolo è in anteprima web su Cinquantamila.it ed è molto interessante, perché delinea i rapporti tra il regista e Arthur C. Clarke, il cui racconto breve La sentinella ha dato l’avvio ad una stretta collaborazione tra i due autori, anche se lo stesso Clarke ha affermato che «La sentinella assomiglia a 2001 come una ghianda assomiglia a una quercia adulta». L’affermazione sta ad evidenziare il lungo processo di costruzione (nel vero senso della parola) del capolavoro filmico, al quale fece seguito tre mesi dopo l’uscita nelle sale un ulteriore capolavoro letterario che ancora oggi è ristampato e letto e che si è moltiplicato in una serie di altri tre romanzi, diffusi tra il 1982 e il 1997. FLIP non aggiunge di più, perché nell’articolo in anteprima web la vicenda raccontata è accattivante e vale leggerla d’un fiato. Poi basta farsi un giro su Google per scoprire la miriade di servizi dedicati dai grandi quotidiani, dal momento che quest’anno ricorre il 50° anniversario dell’uscita del film “2001: A Space Odyssey”. Aggiungiamo soltanto un richiamo alle pagine del Corriere della sera, che mettono in luce come Kubrick immaginasse l’evoluzione hi-tech che oggi fa parte delle nostre vite: dalla stazione spaziale, ai tablet, agli assistenti virtuali, alle videochiamate e così via. Potenza dell’immaginazione.

LEGGI ANCHE:
Corriere della Sera: «2001: Odissea nello spazio» compie 50 anni: 7 profezie sulla tecnologia che oggi usiamo

STANLEY KUBRICK (New York, 26 luglio 1928 – St Albans, 7 marzo 1999) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense naturalizzato britannico. Viene considerato uno dei più grandi e geniali cineasti della storia del cinema, è stato anche direttore della fotografia, montatore, scenografo, creatore di effetti speciali, scrittore, fotografo. Le sue opere sono considerate dal critico cinematografico Michel Ciment “tra i più importanti contributi alla cinematografia mondiale del ventesimo secolo”. Ha diretto in totale tredici lungometraggi ed è stato candidato per tredici volte al Premio Oscar, vincendolo solo nel 1969 per gli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio. Nel 1997 gli è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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IL GIORNALE - Anteprima su www.cinquantamila.it

La vera storia di 2001 Odissea nello spazio

 

A Cosenza i maestri scalpellini perpetuano l’antico mestiere

 

Presso il Museo delle Arti e dei Mestieri nel 2015 si metteva in evidenza “La Pietra. Il mestiere e l’arte del decorare. Storia della lavorazione della pietra nella provincia di Cosenza”. La mostra è stata promossa dalla Provincia di Cosenza, col patrocinio e il sostegno della Fondazione Carical e della collaborazione del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria. Il catalogo qui presentato delinea un quadro completo delle opere che furono realizzate dalle schiere di scalpellini che operavano sul territorio nel campo della scultura, del decoro ornamentale e dell’architettura, fornendo una considerevole messe di informazioni sulla storia dell’arte calabrese e sulla storia della locale economia: dall’estrazione della materia prima ai modelli figurativi e architettonici originatisi attorno ad essa. La mostra esprime la ricchezza pietrifera del territorio cosentino evidenziando l’attività di maestri scalpellini che ancora oggi, seppure in pochi, difendono dalla modernità il loro importante ed antico mestiere. Un mestiere che viene ripercorso con esempi di materiali grezzi, con prime attestazioni di decoro ornamentale provenienti dall’area archeologica della Sibaritide e dall’Archivio di Stato di Cosenza, con artisti contemporanei che reinterpretano e sperimentano la pietra locale.

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Alberto Asor Rosa – Democrazia alla deriva e popolo uscito di scena

 

Nel popolo c’è nato, dice Alberto Asor Rosa: «Tutta la mia prima, fondamentale educazione è stata un’educazione popolare». Questo vale per la maggior parte di noi che scriviamo e di quanti ci leggono. I più giovani forse non hanno ben chiara la figura di questo professore “scomodo” che a torto o a ragione ha sempre detto e scritto quello che pensa. Nel 1965, appena trentaduenne, col vigoroso saggio Scrittori e popolo, lanciò la sua possente bordata alla letteratura italiana contemporanea, esprimendo, a chiare lettere, l’intento di smascherare il populismo. Si sollevò un coro di disapprovazione, sia da destra che da sinistra. Era inaccettabile mettere in discussione uno dei dogmi condivisi persino dalla classe media borghese e benpensante, vale a dire che con i buoni sentimenti si fa buona letteratura, quanto buona politica. Molti libri di autorevoli scrittori caddero sotto la critica del giovane professore: da Giovanni Pascoli a Carlo Levi. Disapprovò, persino, Ragazzi di vita, il romanzo di Pier Paolo Pasolini, altro intellettuale “scomodo” di quegli anni. «Asor Rosa è l’uomo che mi ha fatto più male in vita mia», commentò Pasolini. Scrittori e popolo è considerata tra le opere che hanno anticipato e creato il terreno fertile per il Sessantotto, di cui quest’anno ricorre il cinquantenario. Oggi l’intervista rilasciata a Nicola Mirenzi per HUFFPOST ha creato meno scompiglio. Forse la maturità del contesto è cresciuta. Forse è vero il contrario: lo scombussolamento è talmente grande che le affermazioni di un intellettuale di peso, come Asor Rosa, sono una goccia nel mare. FLIP riprende l’intervista e la ripropone in quanto è basilare riflettere sul «perché la sinistra, in tutte le sue forme, non abbia impedito la retrocessione e l’inabissamento del “popolo” nella “massa”, anzi abbia favorito il formarsi e l’emergere della “massa” come elemento costitutivo fondamentale del nostro modo di pensare, progettare e fare politica, operando così il suo suicidio». Per facilitare i più volenterosi dei lettori, oltre alla scheda di Wikipedia su Alberto Asor Rosa, rimandiamo alle voci tratte dalle opere del nostro prestigioso Istituto Treccani.

LEGGI ANCHE:

Voce Massa dal Dizionario di Storia (2010)

Voce Popolo dal Dizionario di Storia (2011)

Voce Populismo dalla Lingua italiana (2013)

 

ALBERTO ASOR ROSA (Roma, 23 settembre 1933) è un critico letterario, scrittore, politico e docente universitario italiano. Di formazione marxista, vicino alle posizioni operaiste di Mario Tronti, ha collaborato alle riviste Quaderni rossi, Classe operaia, Laboratorio politico e Mondo Nuovo. È stato direttore della rivista Contropiano (1968) e, dal 1990, del settimanale del PCI Rinascita. Ha progettato e diretto la collana Letteratura Italiana Einaudi. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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HUFFPOST

Alberto Asor Rosa: “La sinistra non ha impedito l’inabissamento del ‘popolo’ nella ‘massa’ e ha operato così il suo suicidio”

 

Educare adolescenti oppositivi, aggressivi e iperattivi

 

Con sempre maggiore frequenza gli insegnanti di oggi trovano in aula studenti difficili, ostili verso l’adulto, oppositivi alle consegne didattiche, persino provocatori e talvolta aggressivi ai limiti della violenza verbale, emotiva e addirittura fisica. Questi ragazzi sembrano immuni e resistenti agli interventi educativi di ogni sorta: le punizioni, come l’uso del potere e dell’autorità, sembrano infatti acuire la loro ostilità. Il permissivismo è in egual modo deleterio. Come può un insegnante diventare competente per tutte queste diversificate situazioni psicologiche e sociali? Se è vero che la causa – o se vogliamo – la diagnosi clinica di questi ragazzi è estremamente eterogenea, è altrettanto vero che tutti sono “gestibili” in modo efficace con un unico approccio educativo funzionale. Tutti questi studenti ribelli sono accomunati dallo stesso bisogno: trovare adulti significativi che credano in loro e siano per loro un riferimento educativo. Ragazzi che in classe, nel setting frontale e con un codice educativo autoritario, diventano aggressivi, oppositivi e dirompenti, si rifiutano di studiare, di andare a scuola e quando presenti attivano dinamiche di difficile gestione, cambiano in una relazione di fiducia liberando spazio per l’insegnamento e l’apprendimento. Quello che avete tra le mani non è un libro da leggere ma è soprattutto un libro da applicare con una ricca e documentata proposta di nuovi dispositivi formativi come l’Apprendimento Cooperativo, le classi aperte, le mappe mentali.

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Giulia Agrippina Augusta – Sorella, moglie, madre di imperatori

 

I libri si rifanno ai libri. E dei nuovi libri si parla nei Saloni ad essi dedicati. Lo storico Salone del Libro del libro italiano è quello di Torino che sta per aprire i battenti (10 – 14 maggio 2018). Per cui cominciano le grandi manovre. Noi con FLIP abbiamo scelto il saggio di Andrea Carandini Io, Agrippina (Laterza, pagine 312, euro 20), arricchito con illustrazioni e tavole a cura di Maria Cristina Capanna e Francesco De Stefano. Il saggio, da giovedì 3 maggio in libreria, descrive le molteplici vicende della dinastia Giulio-Claudia, ove spicca una figura femminile ben lontana da ogni scrupolo, Agrippina, madre di Nerone. Paolo Mieli analizza il personaggio e il contesto storico da par suo e commenta il lavoro di Carandini, fra i più grandi archeologi che l’Italia possa vantare: «Il modello è, fin dal titolo, Io, Claudio di Robert Graves pubblicato nel 1934 e tradotto in Italia, in tempi recenti, per le edizioni Corbaccio. Ma il racconto di Carandini si differenzia in più parti da quello ben più romanzato di Graves. Ovviamente un altro punto di riferimento sono le Memorie di Agrippina di Pierre Grimal, un testo però meno ricco e affascinante di quello di Carandini. Fonte di ispirazione, più alla lontana, sono anche le Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar». Si possono aggiungere, oltre alla biografia Nerone di Edward Champlin (Laterza, 2005), tanti altri libri ancora, divenuti dei classici come quelli citati, ed altri se ne scriveranno, perché di libri non ci stancheremo mai. Sul tema del suo lavoro l’illustre archeologo terrà una lectio magistralis, introdotta da Alessandro Laterza, al Salone del libro di Torino venerdì 11 maggio (ore 12, Sala Rossa). Nell’attesa godiamo delle parole di Paolo Mieli.

VEDI ANCHE:

Il 31° Salone Internazionale del Libro di Torino: Da giovedì 10 a lunedì 14 maggio 2018 al Lingotto Fiere – Torino.

 

GIULIA AGRIPPINA AUGUSTA (in latino: Iulia Agrippina Augusta; Ara Ubiorum 6 novembre 15 – Baia, marzo 59), nata semplicemente Giulia Agrippina e meglio conosciuta come Agrippina minore (Agrippina minor, per distinguerla dalla madre Agrippina maggiore), è stata una nobildonna e imperatrice romana, appartenente alla dinastia giulio-claudia. Sposò l’imperatore romano Claudio, suo zio, il quale adottò il figlio da lei avuto dal precedente matrimonio con Gneo Domizio Enobarbo, Nerone, che sarebbe poi diventato a sua volta imperatore. Insignita del titolo di Augusta dell’Impero romano nel 50, Agrippina ebbe il ruolo di reggente durante l’assenza del marito Claudio e fu la prima donna a governare di fatto l’impero durante i primi anni di regno del figlio. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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CORRIERE DELLA SERA

La feroce lotta per il potere
nella Roma dei veleni

Sulla natura delle cose: l’esistenzialismo di Lucrezio

 

Della vita di Lucrezio ci è ignoto quasi tutto: egli non compare mai sulla scena politica romana né sembra esistere negli scritti dei contemporanei in cui non viene mai citato, eccezion fatta per la lettera di Cicerone ad Quintum fratrem II, contenuta nella sezione Ad familiares, in cui il celebre oratore accenna all’edizione, forse postuma, del poema di Lucrezio, che egli starebbe curando. Però, in scrittori romani successivi egli viene spesso citato: ne parlano Seneca, Frontone, Marco Aurelio, Quintiliano, Ovidio, Vitruvio, Plinio il Vecchio, senza tuttavia fornire nuove informazioni sulla vita. Questo però dimostra che non si tratta di un personaggio inventato.

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