Van Gogh – Penso di accettare apertamente il mio mestiere di matto

 

Gli stati d’animo singolari di Vincent Van Gogh, i suoi entusiasmi o le sue inquietudini, emergono nelle opere, dove soggetto e colore riflettono il mutare delle emozioni. Questo è il caso di una bella quantità di tele sul tema dei girasoli. Le troviamo esposte in molti musei del mondo: da quello statale di Amsterdam ovvero il Van Gogh Museum interamente dedicato all’opera dell’artista olandese, alla National Gallery di Londra, dal Kunstmuseum di Berna al Metropolitan Museum di New York. Cominciò a dipingere girasoli recisi a Parigi, a fine estate del 1887. Quando si trasferì ad Arles, a partire da febbraio del 1888, prese a dipingere girasoli in vaso: in una tela se ne contano 15, in un altra 12, oppure 5 o 3. Ne parla in varie lettere a suo fratello Theo. Agosto 1988: «Sto dipingendo con il gusto di un marsigliese ghiotto di boullabaisse, e non ti sorprenderà che i soggetti siano dei grossi girasoli», cosi scrive richiamandosi alla zuppa di pesce bollita a fuoco lento come sanno farla in Provenza. «Ci sto lavorando ogni mattina, dall’alba in avanti, in quanto i fiori si avvizziscono così rapidamente». Quando a ottobre Gauguin lo raggiunge e prende a vivere con lui, lo trova che dipinge ancora, ossessivamente, girasoli. A dicembre l’amico lo raffigura intento al cavalletto, un po’ infastidito perché non ama essere ritratto nel suo stato febbrile. Il tema è sempre lo stesso, solo che non è più stagione di girasoli quindi non c’è più preoccupazione che i fiori avvizziscano. Ne ha dipinti così tanti che li può replicare a memoria o ispirandosi alle tele che ingombrano le stanze che occupa al n.2 di place Lamartine, la sua «casa gialla». Gialla come la rappresenterà in un quadro e che arrederà con i suoi girasoli immancabilmente in variazioni di giallo: «Nella speranza di vivere con Gauguin in un nostro studio, mi piacerebbe realizzare una decorazione per l’ambiente. Mi piacerebbero molto dei grandi girasoli».

Il colore dominante di questi suoi lavori è, dunque, il giallo. Ora il Museo Van Gogh di Amsterdam lancia l’allarme: il giallo sta pian piano virando verso toni più cupi di un marrone olivastro. Non hanno torto i giornali di questi giorni quando titolano «I girasoli di Van Gogh stanno “appassendo”». La scoperta è frutto di due anni di studio. La “mappatura chimica” ai raggi X ha rivelato, infatti, che l’artista ha utilizzato due tipi differenti di colori a olio, uno dei quali risulta scadente, per cui è più sensibile alla luce e portato a smorzarsi. Tale variazione non è visibile ad occhio nudo, ciò nonostante in futuro il giallo di sfondo, i petali, i verdi dello stelo ottenuti sempre miscelando il colore giallo, potrebbero virare sulla gamma dei bruni. Sembrerebbero invece immuni le parti dove prevalgono gli arancioni. Frederik Vanmeert, esperto dell’Università di Antwerp, chiarisce: «Van Gogh usava un giallo cromo molto sensibile alla luce, un tipo di verde smeraldo e un rosso detto “di piombo” in aree molto piccole del dipinto, che diventeranno molto più chiare, nel corso del tempo». La motivazione è evidente. Vincent spiega a Theo le proprie ristrettezze economiche in una delle lettere: «Finora ho speso più in quello che mi serve per dipingere, tele e pigmenti, che per me stesso». A Parigi era solito acquistare i pigmenti da Tasset et Lhôte; a volte economizzava recandosi da Tanguy. «Non ti devo precisare – insiste per lettera – che, se mi comprerai i colori, le mie spese si ridurranno del 50%». Arlem non è Parigi e la scelta dei fornitori si restringe. La storia dell’arte, come si può capire, non si legge solo sui libri e anche le analisi dei restauratori possono avvalorare le parole di un artista. Fortuna è che individuate le cause del deterioramento spesso si riesce a trovare anche il rimedio. Marco Ciatti, soprintendente dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, conosce il fenomeno e nell’articolo del Corriere della Sera, qui di seguito, fornisce la sua soluzione al problema.

 

VINCENT WILLEM VAN GOGH (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato un pittore olandese. Fu autore di quasi novecento dipinti e più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi non portati a termine e i tanti appunti destinati probabilmente all’imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese. Tanto geniale quanto incompreso in vita, Van Gogh influenzò profondamente l’arte del XX secolo. Dopo aver trascorso molti anni soffrendo di frequenti disturbi mentali, si suicidò all’età di 37 anni. In quell’epoca i suoi lavori non erano molto conosciuti né apprezzati. Van Gogh iniziò a disegnare da bambino, nonostante le continue pressioni del padre, pastore protestante che continuò ad impartirgli delle norme severe. Continuò comunque a disegnare finché non decise di diventare un pittore vero e proprio. Iniziò a dipingere tardi, all’età di ventisette anni, realizzando molte delle sue opere più note nel corso degli ultimi due anni di vita. I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazione di campi di grano e girasoli. La sua formazione si deve all’esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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CORRIERE DELLA SERA

Si scoloriscono i girasoli di Van Gogh
Il giallo del capolavoro è a rischio