Christo – The Floating Piers, dopo due anni rimane solo il ricordo

 

The Floating Piers collega Montisola a Sulzano e all’Isola di San Paolo (nella foto)

 

«Caduto il fiore resiste l’immagine della peonia». È un delicato haiku del poeta giapponese Yosa Buson (1716-1784). Ci ricorda l’installazione artistica temporanea di Christo. The Floating Piers è stata aperta il 18 giugno 2016 sul Lago d’Iseo e fino al 3 luglio ha richiamato migliaia di visitatori. Se ne prevedevano 500 mila e ne sono arrivati quasi tre volte tanto. Amanti dell’arte o semplicemente curiosi? Era un’opera d’arte o una grande operazione di marketing? Sulle sponde bresciana e bergamasca del lago d’Iseo ancora oggi si raccoglie l’eredità dell’affluenza turistica lasciata dall’artista americano di origini bulgare. “Sia lodato Christo”, osannano a Sulzano, Monte Isola, Sale Marasino, Iseo, Marone, Sarnico. Lovere. Da pochi giorni a Sulzano si celebra «Albori Music Festival: cittadella indipendente», il primo degli eventi che fino al 30 giugno evocheranno a due anni di distanza «The Floating Piers». Un ricco cartellone di eventi. Se tutto questo richiamo serve a scoprire il Lago, ben venga. Ora, passati due anni, torna imperativa la domanda dello storico Mimmo Franzinelli: «Entreremo davvero – come tanti profetizzano – nella storia dell’arte, o non piuttosto nel catalogo del Kitsch, per il proverbiale quarto d’ora di celebrità?». Torniamo qui a richiamare l’attenzione sull’idea di installazione come opera d’arte. Un’arte evanescente come la peonia di Yosa Buson, che sfiorisce in un breve arco di tempo senza lasciare tracce tangibili se non l’immagine del proprio ricordo.

Dagli anni ’60 del Novecento, artisti di tendenze diverse, legati al minimalismo, all’arte processuale, all’arte povera, all’arte concettuale, hanno sintetizzato le proprie esperienze direttamente nello spazio, anziché scegliere una tela o una parete. Hanno utilizzato linguaggi e mezzi espressivi propri della contemporaneità (videoinstallazioni o installazioni visive, sonore, computerizzate, interattive) che trovano il loro denominatore comune nello spazio-tempo. Un luogo specifico utilizzato in un tempo definito. Julia Kristeva pone l’accento sulla “teatralità” dell’installazione, dove l’opera si compie nel momento della sua rappresentazione: «È uno spettacolo, ma senza palcoscenico; un gioco, ma anche un’attività quotidiana; un significante, ma anche un significato. Come la scena del carnevale, dove non c’è scena, non “teatro”, è allo stesso tempo scena e vita, gioco e sogno, discorso e spettacolo». L’installazione può essere proposta, smontata, rimontata in ambienti espositivi differenti, adattandola di volta in volta come la scenografia in un teatro, purché si mantenga inalterato il senso dell’opera. Nel caso specifico dell’opera di Christo, tuttavia, l’installazione è progettata espressamente per uno spazio ben determinato, dove il contesto è attivamente e indissolubilmente parte dell’opera stessa. Per questo motivo si parla di “site specific”.

L’artista sognava di realizzare la passerella sin dal 1970, ma non ha ottenuto le autorizzazioni pubbliche nei luoghi che gli parevano i più adatti, come in Argentina o Giappone. Ha coronato la sua idea in Italia. Qui ha costruito l’opera scegliendo i materiali idonei allo scopo, come uno scultore cinquecentesco sceglieva un “marmo pario”. I materiali sono importanti, ma non sono l’opera d’arte. Christo stesso lo spiega: «L’opera d’arte non è il tessuto; il tessuto è soltanto il materiale che le dà forma e vita. L’opera d’arte è anche l’acqua, sono le case su Montisola. Tutto questo è l’opera d’arte. E siccome l’opera d’arte è in acqua, abbiamo dovuto trovare un tessuto che potesse cambiare colore. E abbiamo usato un tipo di nylon molto sensibile all’umidità dell’aria. Ecco perché è come un dipinto astratto». Come scrivevamo su Experiences due anni fa, l’opera stimola il desiderio di camminare – quasi involontariamente, meglio se a piedi scalzi – per abbandonarsi al sole, all’umidità del lago, alla pioggia o al vento. In un altro haiku di Yosa Buson leggiamo: «Brezza primaverile, lungo cammino sull’argine e la casa è lontana». Ci piace pensare che l’argine sia quello sul Lago d’Iseo, la brezza l’opera nel presente. La casa lontana il senso dell’arte temporanea che conservi solo nel ricordo, se prima lo avevi conosciuto.

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CHRISTO E JEANNE-CLAUDE, o più spesso semplicemente Christo, è il progetto artistico comune dei coniugi statunitensi Christo Yavachev (Христо Явашев, Gabrovo, 13 giugno 1935) e Jeanne-Claude Denat de Guillebon (Casablanca 13 giugno 1935 – New York, 18 novembre 2009), fra i maggiori rappresentanti della Land Art e realizzatori di opere su grande scala (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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THE FLOATING PIERS è stata un’installazione artistica temporanea dell’artista Christo, concepita come una passerella che attraversava le sponde del lago d’Iseo. L’opera era costituita da una serie di passerelle installate sulla sponda bresciana del lago d’Iseo, che permettevano ai visitatori di camminare appena sopra la superficie dell’acqua del lago da Sulzano, sulla terraferma, sino alle isole di Monte Isola e San Paolo, dal 18 giugno al 3 luglio 2016. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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Il testo di questa tesi di laurea, dice Alberto Minero che ne è l’autore, è da intendersi come un punto di partenza per un progetto più ampio, un progetto cioè di rinnovo urbano e di densificazione mutualistica, per coinvolgere tutti coloro che – per un motivo o per un altro – si trovano a leggere questo studio. I contenuti qui descritti sono frutto di lavoro e ricerche, ed in quanto tali chiunque voglia utilizzare tali contenti può contattare l’autore, anche solo per scambiare un’opinione o per far nascere una eventuale collaborazione.

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