Un trimestrale che racconta le nuove tendenze in Calabria

 

“E’ lifestyle” è il primo magazine gratuito calabrese che si occupa di stile. E’ un trimestrale che racconta le nuove tendenze e gli interessi di vita originali ed esclusivi del mondo contemporaneo, riscoprendo e valorizzando le produzioni e le attività locali. E’lifestyle è bilingue, italiano e inglese, è si rivolge sia ai residenti che ai turisti con raffinatezza e un linguaggio che tutti tutti. Un progetto ambizioso che presto coinvolgerà anche il web e le sue community. 144 pagine di cultura, moda, costume, viaggi, gusto, benessere, design, eventi e altro ancora.

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Ricordi della musica per film nelle raccolte di Casa Levi

 

La Fondazione Ugo e Olga Levi onlus di Venezia è una fondazione culturale nata il 14 febbraio 1962. La Fondazione per statuto ha sede presso palazzo Giustinian Lolin, sul Canal Grande, opera giovanile di Baldassarre Longhena. Sin dalla sua origine, l’Istituzione ha avviato un’attività di studio e di ricerca musicologica di livello internazionale, agevolata dalla presenza di una foresteria e di sale congegnate per ospitare studiosi provenienti da tutto il mondo.

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Orto botanico e botanica a Catania in età risorgimentale

Perché due secoli fa alcuni botanici andavano a vedere le piante che crescevano accanto ai resti archeologici? Perché vari medici sono convinti che bisognasse nutrirsi e curarsi con le erbe locali? Perché naturali non sono le piante esotiche e vantavano, invece, le piante indigene e la loro “patria” vegetale? Perché i frequentatori di giardini e di orti botanici esprimevano opinioni che sostengono le peculiarità native e il particolarismo … Quante domande, tutte in una volta. Un po’ di pazienza e avrete tutte le risposte che desiderate leggendo l’anteprima o l’intero libro di Francesca M. Lo Faro.

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Un itinerario di colori tra Marrakech e il Marocco centrale

 

Un itinerario particolare, fatto per immagini. Sono le foto di Cesare Francini, scattate tra Marrakech, le montagne Atlas, Ouarzazate e Ait-Ben-Haddou, a novembre del 2017. Saltano all’occhio i colori: quelli della terra – e delle case e delle città di terra – quelli degli oggetti, dei tessuti, delle lampade che rendono variegata l’oscurità della notte. 

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Pasta secca: pregiudizi al Nord e grande consumo al Sud

 

Pur essendo presente sin dagli inizi della storia della pasta, la variante secca, realizzata con grano duro, si è sviluppata in età più tarda, raggiungendo la sua piena affermazione, con lo sviluppo dei pastifici industriali nel XX secolo. La cucina oggi comprende le due varianti, secca e fresca, in un ampio ricettario che raccoglie preparazioni storiche e moderne.

Al contrario, nel XVII secolo, Guglielmino da Prato scrive un breve trattato di economia domestica dove critica largamente l’uso della pasta secca. Non è solo frutto dei pregiudizi dell’epoca, ma lui stesso la ritiene fatta di ingredienti popolari, con farine vecchie, per cui il suo consumo potrebbe essere indicato solo in periodi di grande carestia. Non è alimento per nobili (in particolare del Nord), i quali dovranno preferire di mangiare pasta fresca, appena fatta in famiglia. Tali pregiudizi, col tempo, divengono un luogo comune. Prodotta principalmente nelle regioni del Mezzogiorno, la pasta secca è ritenuta infatti alimento vile e popolare. Non stupisce se tali presupposti finiscono per creare il soprannome dei napoletani come “mangiamaccheroni”.

Vari formati di pasta secca.

Ma se nel XVII secolo, abbiamo cuochi che disprezzano la pasta secca, ne abbiamo altri che, nonostante i pregiudizi, inseriscono questo tipo di pasta nel menù del proprio signore. È il caso del cuoco Giovan Battista Crisci, che spazia nel campo della pasta prodotta nelle regioni meridionali, cucinando maccheroni di Puglia, maccheroni di Palermo e tagliarini di Cagliari, oltre che vermicelli napoletani. Tutti tipi di pasta detta “d’ingegno”, prodotta con torchio e trafila. Crisci è un cuoco innovatore, che non ha paura del futuro e confeziona i suoi “vermicelli d’amido”, simili alla pasta cinese. Tuttavia, non avendo ulteriori informazioni, se non da lui stesso, è difficile comprenderne la fattura.

Sta di fatto, che nello stesso secolo, abbiamo l’Italia gastronomica divisa in due. Mentre nel Meridione la pasta arriva sulle tavole della nobiltà napoletana, al Nord si è ancora ostici nei suoi confronti. Abbiamo, infatti, nel XVII secolo, Bartolomeo Stefani, cuoco del Nord, che sembra disconoscere la pasta, non solo quella secca, ma, addirittura quella ripiena. Al Sud, invece, Antonio Latini, contemporaneamente, porta in tavola un brodo di cappone con maccheroni di Cagliari ed una spolverata di parmigiano.

Al di là delle differenze nel XVII secolo, tra Nord e Sud dell’aristocrazia gastronomica, il consumo e la “sperimentazione” continuò a produrre sempre nuove ricette con la pasta, dando vita a quella prolifica fantasia in cucina che abbiamo ereditato dal passato. A Napoli, in particolare, si creano infinite rielaborazioni, culminate con l’invenzione di timballi e sartù. Questo ricco tesoro di esperienze e varietà di ricette, andò oltre i confini locali, conquistando ampi mercati e, di conseguenza, una serie di riscontri letterari anche all’estero, come è d’esempio la trattatistica gastronomica francese.

Bloom: la passione che conduce sulla via della ricerca

 

Presentiamo la Rivista trimestrale di architettura a cura del Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica della Facoltà di Architettura di Napoli. Nella pagina web curata da Paolo Sibilio ci sono vari numeri di questa pubblicazione. L’ultimo pota la data del 2014. I successivi numeri non sono stati più caricati oppure Bloom ha chiuso le pubblicazioni? Sarebbe davvero un peccato, perché occorre parlare e scrivere molto di architettura. Serve a convincere anzitutto gli architetti che possono fare molto con la loro professionalità, giacché senza questa loro convinzione non convinceranno mai gli altri (dai politici alle persone comuni) che hanno bisogno degli architetti per vivere in un ambiente meritevole di essere vissuto.

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Esperienze Mediterranee: Che fine hanno fatto le parole?

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L’editoriale è tratto dalla rubrica “Mediterranei”, che conclude le 100 pagine del secondo numero di “Esperienze Mediterranee”, che potrete sfogliare, leggere, vedere, ascoltare, ripercorrendo una giornata di lavori tenuti il 7 aprile nell’aula magna dell’Università degli studi di Messina.

Due metaforiche fotografie a confronto. La prima raffigura un recente progetto della UE sul “Bacino del Mediterraneo”, Med-Phares, incentrato sulla rete dei fari. Ha coinvolto Francia, Tunisia, Libano e tre stazioni semaforiche in Sardegna: Cagliari, Sant’Antioco e Asinara. La seconda fotografia rappresenta gommoni di migranti riguardo ai quali l’accoglienza umanitaria è diventata “semplicemente” una disquisizione etica, filosofica, letteraria, piuttosto che giuridica e politica. Giorni fa, Sandro Veronesi ricordava: «Da quando il Mediterraneo ospita la civiltà, cioè da migliaia di anni, il naufrago in mare è sempre stato considerato sacro: anche i fenici lo traevano in salvo e gli riservavano l’onore dell’ospitalità, non foss’altro per superstizione, perché non avessero a offendersi gli Dei ai quali esso, il naufrago, partendo, si era raccomandato». A proposito: che fine hanno fatto parole come “onore” e “ospitalità”, tanto sacre nella Grecia dei nostri studi? Perché mai è stata costruita, a partire dai tempi antichi, quella rete di fari? Raccontano la millenaria storia dei popoli del Mediterraneo, ne tengono vivi miti e leggende, a memoria della propria umana solidarietà. Sollecito domande, perché la cultura non è qualcosa relegata ad un’aula scolastica o ad un museo: la si porta nella mente e nell’animo e aiuta a dare un senso alla vita. Ecco dunque che in mare misurare miglia nautiche su di una carta, scorgere il bagliore di un faro, erano preziosi ausili ai naviganti. Quindi, non bastano più progetti per mettere a punto “soltanto” strategie per conservare, recuperare, valorizzare, un patrimonio costiero di architetture da restituire come attrazione mondiale, fattore di sviluppo turistico per il territorio. Questo perché gli strumenti europei di vicinato e partenariato devono potere incidere anche sulle coscienze. A proposito: dove è finita una parola come “coscienza”? Scriveva Hervé Bazin: «Nessuno ha ancora ben chiaro dove sia la sede della coscienza. Ciò che è certo è che non ci si può sedere sopra».

Villa Farnesina a Roma: risparmiata dalle turbinose vicende

 

“Roma, una città un impero” è una rivista degna di attenzione, dedicata a monografie su opere tutelate dalla soprintendenza di Roma. Ha interrotto da tempo le proprie pubblicazioni ed è un vero peccato. In questo numero leggiamo della Villa Farnesina.

Edificata ai primi del Cinquecento per volere di Agostino Chigi, ricco banchiere di origine senese, la Villa Farnesina a Roma, di proprietà dell’Accademia Nazionale dei Lincei, è una delle più nobili e armoniose realizzazioni del Rinascimento italiano, un’opera in cui il progetto architettonico e la decorazione pittorica si fondono in un’unica, mirabile sintesi. Nella sobria articolazione volumetrica e spaziale della Villa, concepita dall’architetto Baldassarre Peruzzi, si inserisce infatti alla perfezione il ricco programma decorativo dell’interno, realizzato ad affresco da sommi maestri come Raffaello, Sebastiano del Piombo, Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma e lo stesso Peruzzi.

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L’App Store – A 10 anni dall’invenzione verso un futuro di realtà aumentata

 

Fu lanciato il 10 luglio 2008 e aveva in catalogo solo 500 applicazioni; oggi l’App Store ha, invece, 500… milioni di visitatori a settimana e le applicazioni sono in crescita esponenziale per miglioni di novità. «Nel suo primo decennio, l’App Store ha superato le nostre più rosee aspettative – esulta Phil Schiller, senior vice president, Worldwide Marketing di Apple, in un post celebrativo pubblicato dalla casa di Cupertino in relazione al decennale – Dalle app innovative che gli sviluppatori hanno immaginato, al modo in cui i clienti hanno fatto delle app parte della loro vita quotidiana. E questo è solo l’inizio. Non potremmo essere più orgogliosi di ciò che gli sviluppatori hanno creato e di ciò che i prossimi 10 anni hanno in serbo». Benché sia stato “clonato” da Google e Microsoft, App Store vanta comunque il primato delle spese. Stando alle informazioni diffuse dalle rilevazioni più recenti i suoi frequentatori sono molto disponibili agli acquisti di applicazioni a pagamento rispetto a quelle piene di pubblicità e quelle inutili, come ad esempio le app diffuse dagli editori che chiaramente non offrono quotidiani e riviste gratis, come invece i loro annunci vogliono far credere. Su App Store si spende di più, quindi, e si è protetti dai virus di cui i concorrenti sono strapieni. Cosa riserva il futuro? La tecnologia ARKit apre nuove frontiere. L’acronimo sta per Kit di Realtà Aumentata, che offrirà contributi edificanti alla fantasia. Gli sviluppatori hanno in serbo sorprese per i propri utenti che potranno trovare sullo store di Apple non soltanto giochi interessanti. Apple si rivolge agli sviluppatori, annunciando il prossimo “iOS 12”, il sistema operativo mobile più avanzato al mondo, col quale produrre app ancora più penetranti. Sfrutteranno il potere dell’apprendimento automatico con Core ML 2 e Crea ML. Sarà possibile realizzare applicazioni di realtà aumentata multiplayer e incorporare oggetti del mondo reale con ARKit; utilizzare scorciatoie con Siri, e nuove API per fotocamere. Il mondo della tecnologia non si ferma e, a guardare il passato, viene da sorridere pensando al grande Steve Jobs che dovette essere convinto per dare l’ok a questa avventura senza fine delle app che hanno arricchito il negozio on line di iTunes.

 

L’APP STORE è uno strumento realizzato da Apple disponibile per iPhone, iPod touch e iPad che permette agli utenti di scaricare e acquistare applicazioni disponibili in iTunes Store. Le applicazioni possono essere sia gratuite che a pagamento, e possono essere scaricate direttamente dal dispositivo o su un computer. L’App Store è stato aperto il 10 luglio 2008 tramite un aggiornamento software di iTunes. Al 13 giugno 2016 sono disponibili in App Store più di 2.000.000 applicazioni sviluppate da terze parti, con oltre 130 miliardi di download. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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